(Adnkronos) – Il medico, endocrinologo e neuroscienziato francese naturalizzato statunitense Roger Guillemin, co-scopritore degli ormoni con cui il cervello controlla molte funzioni corporee, è morto mercoledì 21 febbraio in una struttura sanitaria per anziani di San Diego, in California, all'età di 100 anni. L'annuncio della scomparsa è stato dato dalla figlia Chantal Guillemin al 'New York Times'. Per le sue ricerche sulla regolazione ipotalamica delle secrezioni dell'ipofisi anteriore, che hanno fornito anche un notevole contributo pratico al trattamento di alcune disendocrinie e al controllo della fertilità, Guillemin nel 1977 è stato insignito del Premio Nobel per la Medicina che, assieme ad Andrew Viktor Schally, ha diviso con Rosalyn Yalow Sussmann. La carriera di Guillemin è stata segnata da due competizioni spettacolari che hanno scosso il rigido mondo della ricerca endocrinologica. La prima è stata una lotta decennale con Schally, che si è conclusa con un pareggio quando i due hanno condiviso metà del Nobel (l'altra metà andò a Rosalyn Yalow per ricerche non correlate per il dosaggio radioimmunologico degli ormoni proteici). La seconda competizione iniziò poco dopo, quando Wylie Vale Jr., suo collaboratore, creò un laboratorio rivale nello stesso campus del Salk Institute for Biological Studies di San Diego, dove entrambi lavoravano, facendo precipitare Guillemin in un altro periodo di intensa lotta scientifica. Le ricerche di Guillemin e del suo team rappresentano lo sviluppo, attuato con disponibilità di non comuni risorse tecniche e finanziarie, di quelle con cui G. W. Harris (1913-71) aveva dimostrato che le secrezioni dell'adenoipofisi sono regolate da sostanze, configurate poi come fattori liberatori degli ormoni tireotropo, luteinizzante e follicolo stimolante, che raggiungono la ghiandola tramite i vasi portali ipofisari Nato in Francia, a Digione, l'11 gennaio 1924, Guillemin aveva conseguito prima il dottorato in Medicina a e poi in Medicina e Chirurgia sperimentale presso l'università di Montréal. E' stato successivamente professore di Fisiologia al Baylor University College di Houston (1953-60), direttore del Dipartimento di Endocrinologia sperimentale del Collège de France (1960-63) e poi nuovamente a Houston da dove nel 1970, con il suo gruppo, si era trasferito nell'Istituto Salk di La Jolla in California. Guillemin si era ritirato dalla scienza di laboratorio nel 1989, ma era rimasto attivo al Salk Institute nel corso degli anni. Ha spostato la sua esperienza di lunga data con i computer dalla scienza all'arte ed è stato uno dei pionieri nel campo in espansione dei dipinti digitali. Numerose le onorificenze ricevute. Nel 1974 venne eletto membro della National Academy of Sciences e ottenne il premio internazionale Gairdner; nel 1975 il Premio Lasker per le scienze di base; nel 1976 l'elezione all'American Academy of Arts and Sciences, il Premio Dickson per la medicina, il Premio Passano in scienze mediche e Medaglia nazionale della scienza. Guillemin è anche elencato come uno degli scienziati più 'citati' dal 1981 al 1999 dall'Institute for Scientific Information. —[email protected] (Web Info)
Aifa, dal commissario al nuovo presidente: scenari e papabili dopo Palù
(Adnkronos) – Non conosce pace l'Agenzia italiana del farmaco. Un anno per arrivare alla riforma, fortemente voluta dal ministro della Salute Orazio Schillaci e dal Governo, e una volta stabilita la governance ecco le polemiche per il profilo dei nomi in Cda con il caso del farmacista di Bari. E ora che le tessere della nuova Aifa stavano andando al loro posto, arrivano le dimissioni a sorpresa del presidente, il virologo Giorgio Palù. E adesso? Diversi gli scenari. Secondo il nuovo regolamento dell'ente, pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 15 gennaio 2024, "in caso di assenza o di legittimo impedimento del presidente, le sue funzioni sono temporaneamente svolte dal consigliere di amministrazione designato dal ministro della Salute". Altro scenario è quello del commissario che il ministro della Salute può nominare a stretto giro, individuando una personalità del mondo scientifico con esperienza nel settore e che può traghettare l'agenzia fino al nuovo presidente che viene nominato con decreto del ministro della Salute, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, sentito il ministro dell'Economia e delle Finanze. Un percorso più complesso rispetto all'opzione commissario. Se il professor Palù ha lasciato dopo la sua nomina nel dicembre del 2020, gli altri vertici dell'Aifa sono invece appena arrivati. Il direttore amministrativo e tecnico-scientifico, rispettivamente Giovanni Pavesi e Pierluigi Russo. Poi c'è il Cda con i consiglieri: Vito Montanaro e Angelo Gratarola, membri scelti dalla Regioni; Emanuele Monti, presidente della Commissione Welfare del Consiglio regionale lombardo, scelto dal Mef; Francesco Fera, designato dal ministero della Salute. La Commissione unica scientifico-economica (Cse) è guidata da Lara Nicoletta Angela Gitto, indicata dal ministero della Salute insieme a Giancarlo Agnelli, Walter Marrocco, Vincenzo Danilo Lozupone e Ida Fortino in rappresentanza del Mef. I membri della Cse indicati dalle Regioni sono: Giovanna Scroccaro, Elisa Sangiorgi e Giuseppe Toffoli. Ma chi sostituirà Giorgio Palù alla presidenza dell'Aifa? Nel messaggio con cui ieri ha sbattuto dietro di sé la porta dell'Agenzia italiana del farmaco, annunciando le sue dimissioni a Cda e direttori, il virologo tracciava in realtà anche il profilo che vorrebbe per chi verrà dopo di lui: un 'identikit' che potrebbe calzare bene a due dei nomi più pronunciati fra chi in queste ore si interroga sul futuro dell'ente regolatorio nazionale. Da un lato Marco Cavaleri, che all'Agenzia europea del farmaco Ema è responsabile Rischi sanitari e Strategie vaccinali e presiede la Task force emergenze; ma dall'altro anche il suo 'maestro' Guido Rasi, fra i vari incarichi professore di Microbiologia all'università di Roma Tor Vergata, che nella sua carriera ha guidato sia l'Ema che l'Aifa. Ci sono alcuni obiettivi che Palù, nel suo messaggio, ha spiegato di ritenere "essenziali per rilanciare l'agenzia: una forte e qualificata rappresentanza di Aifa in seno alle commissioni europee; l'informatizzazione dei dati farmaco-economici; gli studi clinici e la Rwe", Real World Evidence, "per stimare il valore delle cure; la comunicazione scientifica; il coinvolgimento di esperti di altissimo profilo a sostegno della Cse", la Commissione unica scientifica ed economica dell'Aifa; "la promozione della ricerca biomedico-farmaceutica, sicuramente uno dei settori più qualificanti per lo sviluppo scientifico-tecnologico del Paese". Indicazioni che il ministro della Salute, Orazio Schillaci, commentando in serata "con stupore" le dimissioni di Palù e le sue motivazioni, ha assicurato di voler tenere presente. "Accolgo di buon grado – recitava la nota da Lungotevere Ripa – il suggerimento di nominare un successore con un mandato temporale e professionale più ampio, in grado di aggiungere a una forte e qualificata rappresentanza di Aifa in seno alle commissioni europee, all'informatizzazione dei dati farmaco-economici, agli studi clinici e alla Rwe, alla comunicazione scientifica, al coinvolgimento di esperti di altissimo profilo a sostegno della Cse, alla promozione della ricerca biomedico-farmaceutica, anche la capacità – era la chiosa dal sapore polemico – di lavorare in squadra per il bene del Paese". Caratteristiche che occhi attenti riconducono sicuramente a Cavaleri – curriculum internazionale, posizione apicale all'Ema consolidata dall'impegno in prima linea durante l'emergenza Covid, il desiderio mai nascosto di poter tornare un giorno in Italia, profilo tecnico che metterebbe d'accordo tutti o quasi – ma il ritratto si adatta anche a colui del quale Cavaleri è allievo e pupillo, ossia Rasi: già direttore generale Aifa, per due volte direttore esecutivo Ema, paladino della Real World Evidence a cui ha dedicato vari scritti, sulla carta ancora anagraficamente in tempo per poter portare a termine un mandato quinquennale alla presidenza dell'Aifa, spalle (da ex nuotatore) abbastanza larghe per sostenerne il peso. Insomma, 'una poltrona per due'? Troppo presto per dirlo. Servirebbe certo la voglia – non scontata – di occupare una sedia non comodissima, e per entrambi non mancano nemmeno elementi che potrebbero smentire i rumors del momento. Uno è particolarmente forte ed è il fattore 'genere': un'Aifa più 'rosa', con una donna con tutte le carte in regola per impugnarne finalmente lo scettro, è il sogno e l'auspicio di molti. —[email protected] (Web Info)
Sla, ok dell’Ema a una nuova terapia
(Adnkronos) –
Via libera dell'Agenzia europea del farmaco Ema a una nuova terapia anti-Sla. Il Comitato tecnico per i medicinali a uso umano (Chmp) dell'ente regolatorio Ue ha raccomandato di concedere l'autorizzazione all'immissione in commercio (Aic) nell'Unione europea a tofersen (Qalsody), farmaco indicato per il trattamento degli adulti con sclerosi laterale amiotrofica che presentano un particolare profilo genetico: una mutazione nel gene della superossido dismutasi 1 (Sod1). La pazienti con Sla – ricorda l'Ema – le cellule nervose di cervello e midollo spinale che controllano i movimenti volontari si deteriorano gradualmente, provocando una perdita progressiva della funzione muscolare e la paralisi dei muscoli volontari, compresi quelli che permettono di respirare. La Sla è una malattia devastante e il tempo medio di sopravvivenza di chi ne soffre va dai 2 ai 5 anni, sottolinea l'agenzia. Le cause esatte non sono ancora conosciute, ma si ritiene includano fattori genetici e ambientali. Nel 2% circa dei pazienti Sla la patologia è causata da una mutazione genetica che porta alla produzione di enzimi Sod1 difettosi. Ad oggi esiste un solo medicinale per la Sla autorizzato in Ue, il riluzolo. Ora l'ok a tofersen. Tecnicamente – illustra l'Ema – si tratta di un oligonucleotide antisenso che si lega all'mRna del gene Sod1 per ridurre la produzione della proteina Sod1. Diminuendo i livelli di Sod1 difettosa, tofersen migliorerebbe i sintomi della Sla. Il parere positivo espresso dal Chmp si basa, tra le altre informazioni disponibili, sui risultati di uno studio randomizzato in doppio cieco contro placebo, durato 28 settimane e condotto su 108 pazienti dai 23 ai 78 anni con debolezza attribuibile alla Sla e mutazione Sod1 confermata in laboratorio. I partecipanti sono stati divisi casualmente, in un rapporto 2 a 1, a ricevere per 24 settimane o il trattamento con tofersen tramite iniezione spinale o placebo. Durante lo studio sono stati misurati nel sangue i livelli di Nfl (catena leggera del neurofilamento), come indicatore di danno neuronale. Nei pazienti che hanno ricevuto il farmaco sono state osservate riduzioni di circa il 60% delle concentrazioni plasmatiche di Nfl, rispetto al gruppo placebo, suggerendo quindi un diminuito danno neuronale. E' stato inoltre notato un miglioramento nelle capacità fisiche dei malati trattati (scala Alsfrs-R). Gli effetti indesiderati più comuni sono stati dolore, affaticamento, febbre, dolori articolari o muscolari, aumento dei livelli di globuli bianchi e proteine nel liquido cerebrospinale. La raccomandazione formulata dal Chmp – precisa l'Ema – riguarda un'Aic concessa in circostanze eccezionali. Una formula che consente ai pazienti di avere accesso a medicinali per cui, complici diversi fattori tra i quali la rarità della malattia, non è possibile raccogliere un set di dati completo come richiesto abitualmente. Questi farmaci sono soggetti a specifici obblighi e monitoraggio post-autorizzazione. In questo caso all'azienda richiedente viene chiesto di presentare dati di efficacia e sicurezza a lungo termine, raccolti con uno studio di estensione in aperto, la collaborazione con due registri di malattia e uno studio osservazionale basato su registri. Inoltre, si valuterà se l'uso di tofersen possa ritardare o addirittura prevenire l'insorgenza di Sla nei pazienti pre-sintomatici con mutazione del gene Sod1. Durante la valutazione il Chmp ha consultato i rappresentanti dei pazienti, per tenere conto delle loro esigenze e considerazioni durante l'iter decisionale. Il parere adottato dal Chmp verrà inviato alla Commissione europea perché decida se accordare o meno l'Aic. Una volta concessa l'autorizzazione Ue, le decisioni relative a prezzo e rimborso spetteranno agli Stati membri. —[email protected] (Web Info)
Malattie rare, l’odissea di una coppia per diventare genitori
(Adnkronos) – Dalla Calabria alla Lombardia, passando per il Veneto e la Toscana. Un viaggio di 6 anni, faticoso (e costoso), attraverso 4 Regioni, con l'obiettivo di diventare genitori di un figlio che non dovesse fare i conti con la malattia rara e potenzialmente invalidante del papà. E' la storia di Emmanuela Siciliano e Alessio Pittari, nato con una patologia genetica ereditaria, il rene policistico, per il quale non esiste oggi una terapia risolutiva e che può portare nel tempo alla perdita della funzionalità renale negli adulti, oltre a molte complicazioni per altri organi. Un''eredità' che attualmente può essere risparmiata ai figli solo ricorrendo alla fecondazione assistita con diagnosi pre-impianto – tecnica oggi consentita a genitori fertili con malattie genetiche trasmissibili – che permette di studiare eventuali anomalie degli embrioni prima del trasferimento in utero. "Mio marito – racconta Emmanuela all'Adnkronos Salute, in vista della Giornata delle malattie rare che sarà il 29 febbraio – ha sempre saputo della sua malattia, di cui era affetta sua nonna che, quando aveva dovuto ricorrere alla dialisi, ha scoperto, insieme alla patologia, di averla trasmessa a tutti i suoi figli eccetto una. Già quando è nato la possibilità che avrebbe potuto avere la malattia era nota. E a 10 anni una ecografia lo ha confermato. Oggi sta bene, ma parliamo di un problema complesso, che costringe a controlli costanti e l'esito della dialisi è sempre una spada di Damocle". Le condizioni di Alessio "le conoscevo. Abbiamo avuto un lungo fidanzamento e addirittura ho fatto la tesi, per la laurea in Farmacia, sui farmaci del rene policistico". Ed è stato proprio l''essere informati' il punto di forza della coppia. "Alessio si è iscritto all'Associazione italiana rene policistico – continua la moglie – e abbiamo iniziato a seguire i loro convegni con loro, gli incontri". In uno di questi appuntamenti, nel 2015, l'incontro con il nefrologo Francesco Scolari e la decisione di contattarlo a Brescia partendo da Paola, in Calabria, dove la coppia vive. Da qui l'inizio del percorso per diventare un giorno genitori. "Sapevamo sin dall'inizio quale strada sarebbe stata necessaria per questo progetto – prosegue Emmanuela – ovvero il ricorso alla diagnosi pre-impianto. Abbiamo quindi cominciato il percorso con la genetista" che ha coinvolto anche altri membri della famiglia e che ha necessitato di una consulenza in un'altra città ancora, a Padova. "Il primo passo da fare in questi casi – sottolinea – è avere la certezza di ciò che, a livello genetico, si dovrà analizzare nel feto". Il viaggio della coppia, cominciato nel 2015, fa quindi tappa a Firenze a settembre 2018 in un centro di fecondazione privato. "Ci sono state diverse fasi – dice Emmanuela -. Ci siamo sposati nel 2018 e siamo stati fortunati, Luce è nata nel 2021. E' bastato un solo tentativo di Pma. Non per tutti è così". I tempi, infatti, possono essere molto più lunghi. "E' un percorso faticoso fisicamente – testimonia Emmanuela – stressante. Ci sono molte visite, monitoraggi, analisi, procedure varie. E' importante trovare persone competenti, in grado di aiutare anche ad orientarsi". Anche sul piano economico si tratta di un'impegno importante. "In Calabria in particolare gli ostacoli non mancano", ricorda. "Nella nostra regione queste procedure devono essere pagate direttamente dai cittadini e solo successivamente vengono rimborsate. Ci abbiamo rinunciato, abbiamo scelto il privato e anche di spostarci in altre regioni. Solo un pick up ovocitario (il prelievo degli ovuli), che facevo a Firenze, costava circa 1.500 euro, a cui aggiungere i monitoraggi (120 euro in media) fatti in Calabria. Non abbiamo mai voluto calcolare il costo complessivo, rifarei tutto senza pensarci un attimo. Ma considerando anche i diversi viaggi, i soggiorni, gli spostamenti, è stato sicuramente elevato". Per Emmanuela e Alessio, oggi 35 e 34 anni, "raccontare la nostra storia, che è positiva, è molto importante per noi perché per le persone che hanno malattie rare le problematiche sono proprio queste: il dover 'girare' molto prima di avere delle risposte, dover spesso anche pagare di tasca propria e fare dei percorsi molto più lunghi degli altri". Per questo "è fondamentale informare subito i ragazzi che hanno patologie di questo tipo perché il percorso per avere dei figli, se lo desiderano, è spesso molto lungo. Noi abbiamo avuto Luce praticamente subito rispetto ad altri. Ma, ad esempio, abbiamo provato a fare un'altra volta il percorso, per avere un secondo figlio, e non ci siamo riusciti. E' importante essere informati in tempi giusti anche perché l'età ha il suo peso". All'inizio, conclude, si è "inconsapevoli di quello che ti aspetta. C'è molta carica, tanta motivazione. Poi non è facile mantenerle perché comunque è dura, è molto dura, e il fallimento diventa drammatico. Per questo ci piacerebbe, con la nostra storia, dare speranze ai ragazzi, ma anche metterli davanti alla realtà, perché non perdano tempo se hanno un sogno da realizzare. Perché non è così scontato riuscire". —[email protected] (Web Info)
Torna il freddo, da faringiti a dolori articolari 8 consigli per difendersi
(Adnkronos) – Torna il freddo sull'Italia dopo le temperature miti delle settimane scorse. "Ogni cambiamento climatico, come il passaggio dal caldo al freddo, obbliga il nostro organismo a rimodulare i meccanismi di termoregolazione di cui è dotato. Si tratta di meccanismi complessi che, coinvolgendo apparati composti da organi vitali, come i sistemi cardiocircolatorio, polmonare, nervoso, ormonale, sottopongono questi ultimi ad un faticoso lavoro di rapido ri-adattamento a brusche variazioni termiche. Ciò che comporta un rebound funzionale che può farsi sentire pesantemente, soprattutto in chi soffre di patologie croniche o in chi ha difese immunitarie deboli come gli anziani o i bambini". Lo spiega all'Adnkronos Salute Mauro Minelli, immunologo e responsabile per il Sud della Fondazione per la Medicina personalizzata. "Sul versante immunologico, magari evitando di imbottirsi alla rinfusa di integratori che 'rinforzano le difese immunitarie', andranno opportunamente rispettate e mantenute le buone prassi che aiutano il sistema immunitario a lavorare in modo ottimale – suggerisce lo specialista – Non possono mancare, tra queste, le regole basiche finalizzate a mantenere in buona salute il nostro sistema microbico intestinale, organo essenziale per l'induzione, la formazione ed il funzionamento del comparto immunitario". L'immunologo sintetizza in un veloce decalogo cosa possiamo fare per difenderci da questo colpo di coda dell'inverno: 1) "Conveniente e vantaggioso per la nostra salute, in questo estremo tentativo di riscatto che, rispetto alla gradevole mitezza dei mesi già trascorsi, l'inverno si appresta a proporre, sarà munirsi di sciarpa, di giaccone e vestirsi 'a strati' tanto per trattenere il più possibile il calore del corpo, avendo cura soprattutto di proteggere con un cappello la testa che è risaputamente la parte del nostro organismo in cui maggiore è la termodispersione; 2) Buona norma sarà anche proteggere la pelle applicando creme e balsami protettivi e idratanti; 3) Sul versante alimentare, utile potrà essere in questi giorni aumentare leggermente l'apporto calorico giornaliero. Diete con scarse calorie potrebbero rallentare la capacità di regolare la temperatura corporea". 4) "Preferire verdure reperibili in questa stagione come zucche, barbabietole, cicoria, cavoli, cardi e poi carciofi, spinaci, bietole, broccoli, sedano, porro, patate, cipolle, lattuga, finocchi: sono ricchi di acido folico, di vitamina C, di carotenoidi, precursori della vitamina A e di antiossidanti che stimolano le difese immunitarie", prosegue Minelli. Ancora: 5) "Assumere liquidi non freddi, come una giusta quantità di acqua a temperatura ambiente o di spremute di agrumi, consente l'introduzione di sali minerali e vitamine in quantità almeno sufficiente a svolgere un'azione protettiva sulle cellule e sul sistema immunitario; 6) Evitare di bere bevande alcoliche in genere, in quanto dopo un'iniziale sensazione di beneficio, promossa dalla loro proprietà di dilatare i vasi sanguigni e quindi determinare una piacevole sensazione di calore, lasciano spazio ad una vasocostrizione che induce freddo; 7) Lo sbilanciamento di questo ecosistema, con squilibrio tra le proporzioni dei ceppi batterici ed eventuale predominanza di quelli potenzialmente patogeni, può avere gravi conseguenze per la salute. Quel che in questi casi si verifica è una disbiosi potenzialmente associata ad una vasta gamma di disturbi anche extraintestinali, tra i quali quelli respiratori". Infine: 8) "Evidenze sperimentali associate a un'ampia letteratura scientifica incentrata sull'interazione tra il tratto respiratorio e quello gastroenterico sono sempre più consistenti e documentano nei fatti l'esistenza di un 'asse intestino-polmoni', cioè una comunicazione a doppia via realizzata per il tramite dei microbi dell'uomo. Si riscontrano molto spesso – avverte Minelli – alterazioni della composizione microbica intestinale, per esempio, nell'asma bronchiale e nelle allergie, nella fibrosi cistica o nei tumori polmonari. E' come se, grazie alla flora batterica, lungo l'asse intestino-polmone venisse modulata l'efficacia della risposta immunitaria e, di conseguenza, l'entità dei processi in infiammatori anche in sedi distanti dall'intestino. "L'apparato che maggiormente sembra risentire dei cambiamenti termici – ricorda Minelli – è quello respiratorio: non a caso al cambio di temperatura sono molto frequenti raffreddori e faringiti. Anche perché un classico 'colpo di freddo', tanto più micidiale quanto più improvviso, può inceppare quel sofisticato meccanismo di protezione che all'altezza delle prime vie aeree, dopo aver intrappolato in una cortina di muco gelatinoso le particelle estranee presenti nell'aria inspirata, le spinge fuori grazie ad un vivace sistema di ciglia vibratili, così evitando che quel particolato esterno eventualmente contaminato da microbi patogeni possa fare danni". Dunque, raccomanda l'immunologo, "un'attenzione particolare all'abbassamento delle temperature deve sempre essere posta dalle persone affette da broncopneumopatie croniche ostruttive (Bpco) o da asma bronchiale. Non solo per la possibile disattivazione di quei meccanismi primari di fisiologica difesa già descritti, ma anche perché sottoposte all'azione irritativa diretta dell'aria fredda inspirata sulle mucose respiratorie, con conseguente insorgenza di tosse, secrezioni catarrali e possibile dispnea anche per sforzi minimali. Utile sarà, pertanto, restare in ambienti riscaldati nelle ore più fredde e, dovendo uscire, indossare una sciarpa tanto per riscaldare l'aria inalata, ovvero una mascherina soprattutto in ambienti affollati o scarsamente ventilati". Un rapido abbassamento della temperatura, tuttavia, conclude l'esperto, "può portare con sé anche dolori articolari, contratture muscolari, crampi addominali, mal di testa, nevralgie e, soprattutto quando l'esposizione al freddo è improvvisa e intensa, anche paralisi temporanea del nervo facciale". —[email protected] (Web Info)
Modena, si barrica in casa con la moglie a Pavullo: trattative in corso
(Adnkronos) – Un uomo si è barricato in casa a Pavullo nel modenese. Sul posto i carabinieri. L'uomo potrebbe essere armato e si è chiuso nell'abitazione insieme alla moglie. —[email protected] (Web Info)
Firenze e Pisa, studenti caricati da polizia a manifestazione per la Palestina. Schlein: “Basta manganelli”
(Adnkronos) – Scontri tra studenti e polizia nei cortei per la Palestina che hanno sfilato oggi 23 febbraio a Firenze e Pisa. Nel capoluogo toscano il corteo, partito da piazza Santissima Annunziata ha sfilato per le vie del centro storico arrivando fino ai lungarni in prossimità del consolato degli Stati Uniti. Qui era stato predisposto uno sbarramento dalle forze dell'ordine. I manifestanti hanno cercato di avanzare e la polizia li ha respinti con cariche di alleggerimento. Alla fine il corteo ha raggiunto piazza Ognissanti dove si sono tenuti gli interventi finali. Cariche anche a Pisa dove a sfilare per chiedere la fine dei combattimenti nella Striscia di Gaza sono stati anche studenti giovanissimi delle scuole superiori. "Si vedono ragazze e ragazzi inermi manganellati dalla polizia in tenuta anti sommossa all'inizio di via San Frediano – scrive su X l'ex presidente della Camera e parlamentare Pd Laura Boldrini condividendo un video – una delle strade che conducono a Piazza dei Cavalieri, dove si trovano la Scuola Superiore Normale e il Polo Carmignani dell'Università statale. In alcune sequenze, si vedono gli agenti colpire con i manganelli, inseguendoli, ragazzi che scappano mentre in altri, un paio di studenti vengono costretti a sdraiarsi a terra immobilizzati con le mani dietro la schiena. E' l'ennesima carica contro giovani che manifestano pacificamente ed è inaccettabile – prosegue Boldrini annunciando un'interrogazione al ministro dell'Interno – che in Italia non si possa scendere in piazza e si tenti di reprimere il dissenso colpendo ragazze e ragazzi che esercitano un diritto costituzionale. Aderisco all'iniziatica del collega Emiliano Fossi e sottoscrivo la sua interrogazione al ministro Piantedosi perché faccia luce sull'accaduto". "Basta manganellate sugli studenti", tuona anche la segretaria Dem Elly Schlein via Instagram. "Le immagini di Pisa sono inaccettabili: studenti e studentesse intrappolati in un vicolo e caricati a manganellate dalla polizia. Presentiamo subito un’interrogazione parlamentare al ministro Piantedosi, affinché chiarisca. C’è un clima di repressione che abbiamo già contestato mercoledì scorso al ministro in Parlamento. Difendiamo la libertà di manifestare pacificamente". Insorge anche il capogruppo M5S alla Camera, Francesco Silvestri: "Quanto accaduto a Pisa, e purtroppo in altre parti di Italia, dove alcuni manifestanti sono stati manganellati mentre supportavano la causa palestinese, è inaccettabile, indegno per un Paese democratico che deve permettere il dissenso. Il governo Meloni non taccia di fronte a tutto questo. La libertà di opinione è un valore di tutti". Protesta anche il sindaco di Firenze Dario Nardella. "Le immagini delle cariche della polizia sugli studenti di Pisa e Firenze sono inquietanti – scrive su X – . Usare la violenza contro chi manifesta pacificamente il proprio dissenso politico non è accettabile". "Le immagini che arrivano stamani da Pisa sono gravissime. L'Italia non può essere lo Stato in cui, nel 2024, per fermare degli studenti adolescenti si utilizzano i manganelli e la violenza – afferma il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo – e non può essere una giustificazione il fatto che quel corteo non fosse stato comunicato o autorizzato. La funzione di presidio del territorio e tutela della sicurezza, da parte delle forze dell'ordine, è un elemento fondamentale e imprescindibile ma il diritto a manifestare e il diritto al dissenso sono previsti dalla nostra Costituzione e non possono in alcun modo essere messi in discussione. Chiedo a tutti gli organi preposti, e in primis al governo e al ministro competente, che su quanto accaduto venga fatta chiarezza il prima possibile e si accertino tutte le eventuali responsabilità". —[email protected] (Web Info)
Ferragnez, l’edicolante del quartiere CityLife: “Fedez? Non lo vedo da tre settimane”
(Adnkronos) – "Sono tre settimane che non vedo più Fedez". E' quanto rivela all'Adnkronos un edicolante del quartiere CityLife a Milano, dove si trova l'attico dei Ferragnez. Questo aggiungerebbe conferme alle voci che secondo cui Fedez avrebbe lasciato da qualche giorno la casa, dove viveva con la moglie Chiara Ferragni e i due figli, Leone e Vittoria. "Prima lo vedevo spesso mentre passeggiava al parco che si trova qui, nel centro del quartiere, era solo o con il cane. Ora invece non si vede più nessuno, sembra essere sparito''. —[email protected] (Web Info)
Sofia Goggia e l’infortunio, mostra foto cicatrice: “Questo dolore non sarà invano”
(Adnkronos) – Sofia Goggia mostra la sua cicatrice a poco più di due settimane dall'infortunio seguito da un'operazione a tibia e malleolo che ha chiuso in anticipo la sua stagione. E scrive su Instagram: "Se questo è il piano che Dio ha riservato per me, altro non posso fare che spalancare le braccia, accoglierlo e accettarlo'. Questa frase, che già utilizzai prima di Pechino, non è mia ma di Elena Fanchini: la pronunciò durante un’intervista con la sua autentica genuinità – che tanto mi manca!- quando venne a sapere della ricaduta del tumore". "Mi sono ispirata a Lei, l’ho fatta 'mia' ed è ciò che mi sono detta quando mi stavano trasportando a Milano in elicottero, con la ferma consapevolezza che quella sgradevolissima sensazione che avevo avuto in pista, quando ancora non mi ero fermata dalla caduta, era veritiera – scrive la 31enne bergamasca, campionessa olimpica di discesa nel 2018 – la mia tibia era rotta e frantumata. Mio papà mi ha scritto per messaggio che 'questo mio dolore non sarà invano' ma, anche se poi il tempo mi dirà che lui aveva ragione, attualmente stento a crederci". "Non è un osso che si rompe e non è la fatica, seppur pesantissima, del settimo, complicato, intervento chirurgico in carriera -prosegue Goggia – Ciò che fa male, davvero male, è quella lacerazione che sento dentro al petto, strappo che solo io posso avvertire radicato nel mio profondo, figlio del fatto di essere per l’ennesima volta a tu per tu con me stessa in una situazione del genere nonostante gli sforzi, l’impegno e le scelte lavorative affinché la possibilità che questo tipo di avvenimenti potesse accadere, si riducesse drasticamente.… è l’impossibilità di riuscire solamente, che poi per me è tutto, a vivere normalmente la mia passione sugli sci, passione per cui ho lavorato e per cui lavoro assiduamente da una vita intera. Fa malissimo. Ma bisogna trovare la forza e andare avanti. La Elly aveva ragione: per quanto dura sia accettare questa situazione, non posso fare altrimenti; il senso forse arriverà poi. È 'solo' una prova in più: difficilissima, tosta, ma una in più".
"E caro papà.. anche se nel mio cuore mi sembra di essere ferma distesa su quella pista a Ponte temendo il momento in cui dovrò incrociare gli occhi del mio allenatore, skiman e preparatore per dirgli che anche quest’anno il Sogno si è interrotto, ti prometto che ce la metterò tutta per far sì che questo dolore terribile non sarà invano. Lo prometto a mio padre. E lo prometto a tutti voi", conclude. —[email protected] (Web Info)
Mattarella: “Piena solidarietà a Meloni, violenza travolge dignità politica”
(Adnkronos) – “Si assiste a una intollerabile serie di manifestazioni di violenza: insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale, perfino effigi bruciate o vilipese, più volte della stessa presidente del Consiglio, alla quale va espressa piena solidarietà". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando al Quirinale un gruppo di studenti e rispondendo alle loro domande. "Il confronto politico, la contrapposizione delle idee e delle proposte, la competizione, anche elettorale, ne risultano mortificate e distorte. Ne viene travolta – ha proseguito il capo dello Stato – la dignità della politica che scompare, soppiantata da manifestazioni che ne rappresentano la negazione. Mi auguro che la politica riaffermi sempre e al più presto la sua autenticità, nelle sue forme migliori". Ieri un fantoccio di cartone con le sembianze di Giorgia Meloni è stato bruciato da alcuni manifestanti, circa 1200, riuniti in via Monte Bianco, a Montesacro, in ricordo di Valerio Verbano, militante appartenente all'area di Autonomia Operaia ucciso a Roma 44 anni fa. Le immagini riprese dalla Polizia scientifica sono al vaglio e le indagini in corso. —[email protected] (Web Info)












