(Adnkronos) – "La salute vive una transizione focalizzata su innovazione scientifica, tecnologica, industriale e sanitaria, di cui il Governo ha compreso la portata stanziando maggiori risorse per la Salute. Un segnale importante per la competitività delle imprese farmaceutiche e per i cittadini. La collaborazione con le istituzioni è molto positiva. Per questo ringrazio i ministri della Salute Orazio Schillaci e delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso oggi presenti, per la loro visione e il riconoscimento del valore dell'industria farmaceutica per la nazione". Lo ha detto Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, intervenendo da remoto alla sesta edizione di 'Inventing for Life – Health Summit', dedicata al tema 'Investing for Life: la salute conta!', iniziativa organizzata a Roma da Msd Italia. "Il 2023 è stato un anno record per produzione ed export", ha ricordato Cattani. "Le nostre imprese – ha aggiunto – continuano a crescere in termini di competitività internazionale e come piattaforma tecnologica nella ricerca clinica e nella R&D. E vogliono dare un contributo fondamentale all'Italia che necessita di un ulteriore incremento del Fondo sanitario nazionale e della modernizzazione tecnologica delle competenze e delle infrastrutture, per migliorare il percorso di fruizione delle cure del paziente. E' quindi necessaria una strategia che abbandoni la logica dei silos. L'evento di oggi ci permette di riflettere sul ruolo dell'industria farmaceutica in Italia e nel mondo. Ringrazio quindi gli amici e i colleghi di Msd Italia per questa iniziativa e per il gentile invito a partecipare". —[email protected] (Web Info)
Ucraina, al via progetto italiano per curare ferite da guerra
(Adnkronos) –
Intervenire sulle cicatrici e le ustioni da guerra prima che peggiorino e diventino irrecuperabili. Agendo in modo innovativo grazie ai progressi della Medicina estetica e ricostruttiva e puntando a conservare la funzionalità della zona interessata e rendere meno impattante l'esito, fisico ma anche sociale e lavorativo, per la persona coinvolta. E' l'obiettivo del progetto 'Mission to Kiev' promosso da 'RigeneraDerma' oggi a Roma. Nato per curare le donne oggetto di violenza, il progetto RigeneraDerma oggi viene rivolto gratuitamente a militari e civili feriti nel corso della guerra in Ucraina. L'iniziativa è stata ideata da Maurizio Busoni, fondatore dell'azienda Expo Italia, che ha creato RigeneraDerma, ma vede una forte alleanza con il mondo scientifico.
La missione umanitaria 'Mission to Kiev' si avvale del patrocinio dell’Università di Verona con la collaborazione del professor Andrea Sbarbati e dell’ingegnere Sheila Veronese, del professor Francesco D'Andrea dell'Università Federico II di Napoli; di Andrzej Ignaciuk, past presidente Uime (Union Internationale de Mèdicine Esthétique) di Varsavia e di un gruppo di medici ucraini. La metodologia Biodermogenesi per la rigenerazione dei tessuti cutanei, sarà messa a disposizione dei medici ucraini, si parte con un gruppo di 10, aderenti all’iniziativa che erogheranno le terapie ai pazienti dopo specifica formazione. "Al momento puntiamo a formare i primi 10 medici ucraini e la stima, almeno all'inizio è di aiutare con il trattamento un centinaio di pazienti. A noi interessa far sapere alla popolazione Ucraina che oggi ha un aiuto gratuito per le ferite da guerra", ha spiegato Busoni. 'Mission to Kiev' ha solide basi scientifiche. "Nonostante la storia dell'umanità sia stata scandita dalle guerre, nessuno si è preoccupato di curare le cicatrici dei feriti sopravvissuti, che sono stati abbandonati a loro stessi, con problemi di relazione causati proprio dalle cicatrici, talvolta deturpanti, e molte volte impossibilitati a rientrare nel mondo del lavoro, perdendo di conseguenza la propria indipendenza economica. Ad oggi – ha evidenziato Busoni – non esiste un protocollo terapeutico convalidato, né una scala di valutazione del danno. Pertanto siamo partiti dallo studio delle cicatrici di guerra e delle loro conseguenze, quali ad esempio dermatiti gravi e talvolta croniche o devastanti forme di tumore cutaneo come le ulcere di Marjolin, sviluppando una scala di valutazione di tali cicatrici che abbiamo chiamato Powasas, (Patient and observer war scar assessment scale). La scala verrà adottata per tutta la durata di Mission to Kiev e permetterà inizialmente di determinare la gravità delle lesioni e successivamente di valutare i miglioramenti apportati. Saranno quindi raccolti i dati di tutti i pazienti curati al fine di pubblicare degli studi clinici destinati a ridurre il vuoto informativo nell'ambito della cura delle cicatrici di guerra". "Le cicatrici di guerra sono la conseguenza di traumi da arma da fuoco e hanno caratteristiche peculiari. Si tratta infatti di ferite spesso estese, di tipo lacerocontuso, infette e con perdita di tessuto. La guarigione di tali ferite è verso cicatrici di tipo patologico, ispessite, spesso dolenti e retraenti, con associati disturbi funzionali se localizzate in zone flesso-estensorie quali arti e collo. La terapia non è di facile realizzazione", ha spiegato Francesco D'Andrea, direttore del Dipartimento di Chirurgia plastica ed estetica del Policlinico Federico II di Napoli e past president della Sicpre, la Società di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. "Le ferite di guerra rappresentano da sempre una sfida per la medicina, perché nascono in situazioni difficili e sono poco prevedibili, sia per la sede, sia per il meccanismo di formazione. Sono sempre state una sfida per l'umanità. Si potrebbe dire che la medicina è nata per curare le ferite di guerra. E questa sfida non è stata ancora vinta. Nella cicatrice noi abbiamo un esempio di quello che avviene in ogni parte del corpo durante l'invecchiamento, ma in modo acuto – ha sottolineato Andrea Sbarbati, ordinario di Anatomia umana, direttore della Sezione di Anatomia umana e Istologia, Università degli Studi di Verona – Si generano, infatti, fenomeni di atrofia, di ipertrofia, che portano ad un tessuto fibrotico con problemi vascolari, come succede nei tessuti invecchiati. E' come se il tessuto invecchiasse nel giro di pochi giorni o mesi. Oggi abbiamo a disposizione delle metodiche in grado di ringiovanire il tessuto. Potremmo dire, in termini tecnici, di mesenchimalizzare il tessuto, e abbiamo il dovere morale di sviluppare queste tecnologie perché possono essere utili in tante situazioni patologiche, anche al di fuori del contesto di guerra. L'Università di Verona da tempo studia il trattamento presentato sia dal punto di vista anatomico-funzionale, sia bio-ingegneristico. I risultati di questi studi sono stati pubblicati su riviste scientifiche internazionali. In particolare, sono state evidenziate possibilità di induzione di fenomeni rigenerativi dei tessuti". "Per capire come trattare le ferite di guerra è fondamentale capire come si determinano. Focalizzandosi, in particolare, su quelle causate da arma da fuoco o esplosivo, si deve considerare che la ferita è generata da una scottatura termica associata ad una bruciatura chimica. L'effetto termico si esaurisce con il raffreddamento dei tessuti. Gli agenti chimici, invece, continuano ad erodere anche in profondità i tessuti fino a che l'ultima molecola di agente non viene lavata via dal corpo. Curare questo genere di danni significa ristrutturare tutti i tessuti coinvolti, talvolta rigenerandoli. Perché tanto più profonda è la ferita, tanto più estesa la cicatrice, e tanto più grave il danno funzionale, e, conseguentemente, il danno sociale", ha concluso Sheila Veronese, esperta di medicina rigenerativa, che si occupa di dispositivi biomedicali, dal funzionamento alle interazioni fisiologiche, presso il dipartimento di Scienze neurologiche, biomediche e del movimento dell'Università di Verona. —[email protected] (Web Info)
Malattie rare, Omar: “Pieno di sfide il passaggio all’età adulta”
(Adnkronos) – “In Italia sono circa 2-2,5 milioni le persone affette da malattie rare. Il 75% di queste patologie ha origine genetica e si manifesta fin dall’infanzia ma non tutti i pazienti con malattie rare sono bambini. Per questo tipo di pazienti il passaggio tra l'età pediatrica e quella adulta è spesso particolarmente pieno di sfide da affrontare”. Così Ilaria Ciancaleoni Bartoli, giornalista, fondatrice e direttrice dell’Osservatorio malattie rare (Omar), a margine del ‘Sobi Talk’ sul tema ‘Raro ma vero. Ogni storia è un percorso di inclusione’. “Ci sono poi delle persone che certamente hanno malattie rare, ma che non hanno una diagnosi. Il numero è veramente difficile da stabilire in questo momento – continua Ciancaleoni Bartoli – Ovviamente i bisogni dei pazienti con malattie rare sono tanti. Tutti vorrebbero avere una terapia, ma ad oggi le terapie veramente efficaci e specifiche sono poche. Forse il 2% o 3% delle patologie rare ha una terapia specifica. Al di là di questo, le persone con malattie rare vogliono un percorso chiaro, che cominci dalla diagnosi e arrivi alla presa in carico anche domiciliare”. Proprio “l'assistenza domiciliare è una delle richieste più frequenti, insieme alla presa in carico psicologica – sottolinea la fondatrice di Omar – E questo vale anche per i caregiver. C’è poi il tema dei diritti umani, che non sono scontati: il diritto a poter studiare, a potersi muovere negli ambienti, anche quelli di lavoro, a poter decidere con chi vivere e dove vivere la propria vita in modo indipendente. Indipendenza non vuol dire essere soli – conclude – poiché alcuni pazienti hanno bisogno di assistenza, ma significa poter decidere, al di là dei limiti oggettivi che si possono avere”. —[email protected] (Web Info)
Malattie rare, Lovrencic (Aipit): “Inclusione significa poter vivere una vita piena”
(Adnkronos) – "Per le persone con trombocitopenia immune, ovvero con l'Itp, inclusione vuol dire riuscire a vivere la propria vita al massimo, realizzare i propri sogni e vivere una vita piena. E' il sogno di tutte le persone affette da malattie rare e anche da altre malattie. Per me inclusione significa anche accettare i propri limiti, perché la mia è una patologia che include anche dei limiti, delle attenzioni particolari e delle preoccupazioni". Così Barbara Lovrencic, presidente dell'Associazione italiana porpora immune trombocitopenica (Aipit Aps), intervenendo a 'Raro ma vero. Ogni storia è un percorso di inclusione', primo 'Sobi Talk' dell'anno. "Anche dopo lunghi periodi di remissione, può bastare una semplice infezione a causare una ricaduta in chi soffre di Itp – spiega Lovrencic – Noi viviamo purtroppo con questa 'spada di Damocle' sopra la nostra testa, sempre. Una sensazione che abbiamo sperimentato tutti anche nella durante la pandemia. Vivere con la paura di ammalarsi e stare di nuovo male. Non è semplice e per noi. Purtroppo, anche una semplice influenza può significare ricadere nella fase acuta della malattia, durante la quale abbiamo bisogno di cure e maggiori attenzione". "Per me inclusione vuol dire accettare questi limiti e cercare di comunque dare il massimo per essere parte attiva della società di cui facciamo parte – ribadisce – Per parlare di inclusione prima di tutto bisogna conoscere le patologie e le persone, perché ognuno di noi reagisce in modo individuale". Anche per questo l'associazione quest'anno ha dato vita a "un progetto di supporto psicologico dedicato ai pazienti con Itp perché, a volte, l'ansia e la paura della ricaduta può essere più invalidante dei sintomi della malattia stessa – sottolinea Lovrencic – Tra i sintomi dell'Itp c'è anche la fatigue, ovvero una stanchezza che ci porta a ridurre la nostra qualità di vita. Bisogna quindi, da un lato, lavorare sulla sensibilizzazione e sulla consapevolezza, per far capire le difficoltà che affrontiamo e, dall'altro, aiutare i pazienti stessi a gestire l'ansia così da poter vivere una vita un po' più libera". —[email protected] (Web Info)
Allarme smog, da sport all’aperto a mascherina in bici: cosa fare e cosa no
(Adnkronos) – Cautela per le corse nei parchi cittadini e negli spostamenti in bicicletta in presenza di livelli elevati di smog. L'aria inquinata che attanaglia in questi giorni le città, in particolare in Lombardia e Pianura Padana, invita a qualche attenzione in più per proteggere la nostra salute. "Nelle ore di punta, quando l'aria è più inquinata, non è consigliabile fare sport all'aperto". E per chi si sposta in bicicletta "l'uso di mascherine Ffp2 può essere d'aiuto". Così come è meglio "non portare i bambini al parco nelle ore e nelle aree a maggior rischio smog. E, se si può, è utile portarli in gita fuori città nel weekend". Lo spiega all'Adnkronos Salute Carlo Vancheri, docente di Malattie respiratorie all'università di Catania e past president della Società italiana di pneumologia (Sip), secondo il quale "non si deve fare allarmismo, ma sono utili comportamenti adeguati, ovviamente diversi a seconda del grado di vulnerabilità delle persone". 'L'impatto dell'inquinamento – continua – non è uguale per tutti. Dobbiamo fare distinzione tra chi è sano e chi soffre di patologie respiratorie croniche, chi è asmatico, anziano. Queste persone devono fare più attenzione. Evitare di uscire nelle ore in cui c'è maggiore concentrazione di inquinanti. E, in generale, limitare le uscite per ridurre il più possibile l'esposizione". Anche per chi sta bene, in questo periodo "per l'attività fisica all'aperto si possono scegliere le ore del primo mattino – consiglia lo pneumologo – quando c'è meno traffico automobilistico e vengono meno usati i riscaldamenti. O anche concentrare le attività il sabato e la domenica". Particolare attenzione va tenuta per i bambini, "che sono più bassi e quindi respirano di più l'aria inquinata. Meglio scegliere quindi di farli uscire in zone dove il traffico automobilistico è minore", conclude l'esperto sottolineando "che le persone sane non devono allarmarsi per esposizioni di pochi giorni. Ma quelle più vulnerabili rispetto alle patologie respiratorie devono proteggersi particolarmente e, ripeto, stare a casa il più possibile perché la loro malattia può peggiorare". Lo smog è alleato di virus e batteri. "Il particolato può determinare un'irritazione delle prime vie aeree e quindi una maggiore suscettibilità dell'albero respiratorio alle infezioni". Lo sottolinea all'Adnkronos Salute Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università Statale di Milano. Il legame fra polveri sottili e virus è stato più volte discusso ai tempi dell'emergenza Covid. "Io stesso ho firmato un articolo sulla correlazione tra fattori ambientali e Covid-19", ricorda Pregliasco. "Effettivamente il particolato può irritare le alte vie respiratorie, esponendole a un maggior rischio infettivo", conferma. In questi studi "la densità di popolazione è sicuramente un possibile fattore confondente che va considerato", precisa l'esperto. "Ma certamente – chiosa – la non qualità dell'aria aiuta le infezioni dell'albero respiratorio in generale, Covid compreso". —[email protected] (Web Info)
Sanità, Pagnoncelli: “Dal 58% degli italiani giudizio positivo su Ssn ma restano criticità’
(Adnkronos) – "Questa rilevazione che tiene conto delle opinioni di un campione rappresentativo degli italiani evidenzia la centralità del tema della salute e della sanità nel nostro Paese. Le valutazioni sono in larga misura positive, un 58% esprime un giudizio positivo sul Sistema sanitario anche se si pensa che in Italia la spesa sanitaria sia inferiore a quella europea. C’è anche aspettativa di un ulteriore investimento”. Lo ha detto Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, a margine della sesta edizione dell’”Inventing for Life Health Summit” organizzato a Roma da Msd Italia. Nel corso dell’evento sono stati presentati i risultati del sondaggio Ipsos “Priorità e aspettative degli italiani per un nuovo Ssn” da cui è emerso che le priorità assolute degli italiani si confermano la salute e la sanità, che acquisiscono sempre più rilevanza negli anni (dal 52% del 2021 al 69% del 2023), seguite dal lavoro e dai costi per l’energia. “Le priorità per gli italiani sono legate in particolare a pronto soccorso, assistenza ospedaliera e prevenzione. La prevenzione è però in calo rispetto agli altri anni, ma ritorna su un'accezione antecedente al Covid – ha aggiunto Pagnoncelli – Mentre quando eravamo nella piena emergenza sanitaria la prevenzione voleva rispetto al contagio per la pandemia, oggi è legata agli stili di vita, agli screening, alle vaccinazioni. Tutto questo mostra elementi di criticità, in particolare sui tempi di attesa per la diagnostica, per la prima visita, la carenza di medici”. La ricerca “ha evidenziato dunque un atteggiamento prevalentemente positivo ma allo stesso tempo non nasconde le aree di criticità". —[email protected] (Web Info)
Malattie rare, Ambroso (FedEmo): “Diagnosi precoce per l’emofilia è fondamentale”
(Adnkronos) – "La principale necessità di un paziente emofilico, soprattutto nei bambini, è una diagnosi precoce. Sappiamo infatti che una diagnosi precoce può permettere un trattamento adeguato nell'immediatezza, così da evitare i danni articolari. Basta una sola emorragia per innescare un processo degenerativo". Lo ha detto Luigi Ambroso, vicepresidente della Federazione delle associazioni emofilici (FedEmo), a margine del primo 'Sobi Talk' del 2024, evento in cui pazienti e medici dialogano per migliorare la risposta a bisogni insoddisfatti. "Il ruolo di FedEmo – aggiunge Ambroso – è sicuramente quello di far conoscere il più possibile la malattia anche al mondo al di fuori dell'emofilia. Inoltre, FedEmo è impegnata a sorvegliare affinché tutti i pazienti abbiano lo stesso trattamento da Nord a Sud, perché sappiamo che ci sono delle disparità. E' importantissimo che, fin da piccoli – sottolinea – i pazienti abbiano un centro di riferimento preparato, che sappia prendersi carico del paziente in tutti gli aspetti della malattia, anche delle comorbidità che, ovviamente, ci sono anche nei pazienti emofilici". —[email protected] (Web Info)
Malattie rare, Adani (Sobi): “Ascoltare i pazienti per migliorare qualità di vita”
(Adnkronos) – "Obiettivo principale di Sobi è quello di migliorare la qualità di vita di chi ha una patologia rara e dei caregivers. Un obiettivo importante che noi perseguiamo è innanzitutto quello di ascoltare i bisogni insoddisfatti delle persone che vivono con queste patologie rare, gli unmet needs. Ci impegniamo quindi per dare il più rapido accesso possibile a trattamenti innovativi, dialogando con le associazioni pazienti e le istituzioni". Lo ha detto Annalisa Adani, Vice President e General Manager di Sobi Italia, Grecia, Malta e Cipro, a margine del primo Sobi Talk del 2024 dedicato alla condivisione delle storie delle persone con patologie ematologiche rare. "Oltre all'impegno sul piano clinico – aggiunge Adani – in Sobi portiamo avanti varie progettualità, che nascono dall'ascolto degli unmet needs delle persone con malattie rare, offrendo loro nuove opportunità terapeutiche e strumenti che favoriscano una maggiore inclusione. Abbiamo inoltre l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica su queste patologie ancora così poco conosciute". Lo scopo di incontri come i Sobi Talk "è quello di creare uno spazio di dialogo e una riflessione su tematiche attuali e sulle trasformazioni in corso nel campo delle malattie rare, che per noi è fondamentale", conclude. —[email protected] (Web Info)
Sanità, sondaggio: “Ia in medicina utile per 68% italiani”
(Adnkronos) – L'intelligenza artificiale in medicina e gli italiani: il 68% ritiene che la trasformazione digitale e l'Ia possano essere di aiuto all'assistenza sanitaria del nostro Paese; tuttavia il 32% esprime preoccupazione, soprattutto per l'assenza di contatto umano e la difficoltà delle persone ad avere accesso agli strumenti digitali. Sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca Ipsos 'Priorità e aspettative degli italiani per un nuovo Ssn', presentata in occasione della sesta edizione di 'Inventing for Life Health Summit', evento organizzato a Roma da Msd Italia. Secondo l'indagine, per il 68% degli italiani la transizione digitale può ridurre il carico di lavoro del personale sanitari, identificare precocemente fattori di rischio, aiutare nella diagnosi, personalizzare i trattamenti. Mentre per il 32% del campione degli intervistati esprime preoccupazione, soprattutto per l'assenza di contatto umano e la difficoltà di accesso agli strumenti digitali. "La trasformazione digitale e l'intelligenza artificiale sono viste con grande attenzione da parte dei cittadini, ma ci sono elementi di preoccupazione – ha affermato Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos – Preoccupa l'idea che venga meno il contatto umano. Quindi sì alla telemedicina, ma non bisogna impoverire la relazione". In questo, ha aggiunto, "il medico di medicina generale ha un ruolo fondamentale anche nel contrastare le fake news. Il cittadino è vulnerabile verso le informazioni non veritiere. La prossimità del medico e la sua autorevolezza possono essere un antidoto alla diffusione di false notizie". —[email protected] (Web Info)
Farmaceutica, Urso: “Le imprese sono l’elemento trainante del Made in Italy”
(Adnkronos) – "La pandemia ha riportato a livello mondiale la farmaceutica tra gli asset indispensabili a raggiungere l'indipendenza strategica, perché il bene della salute è supremo e propedeutico a ogni altra attività umana. Nel 2023 il settore in Italia ha superato per la prima volta il traguardo dei 50 miliardi di produzione e crescerà pure quest'anno confermandosi al top tra i Paesi europei. Le esportazioni sono in grande espansione e nel 2023 hanno segnato un più 5%. Abbiamo istituito presso il Mimit un Tavolo dedicato al farmaceutico e al biomedicale, che vede cooperare imprese e istituzioni, in collaborazione con il ministero della Salute. La farmaceutica è tra gli asset indispensabili per raggiungere l'indipendenza strategica del Paese". Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenendo alla sesta edizione dell''Inventing for Life Health Summit', organizzato a Roma da Msd Italia. Nel corso dell'evento sono stati presentato i risultati del sondaggio Ipsos 'Priorità e aspettative degli italiani per un nuovo Ssn', da cui è emerso tra le altre cose che il 73% della popolazione ritiene che lo Stato debba investire di più nell'assistenza farmaceutica. —[email protected] (Web Info)












