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Verona-Juventus 2-2, Allegri non vince più

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(Adnkronos) – La Juventus pareggia 2-2 sul campo del Verona nel match in calendario oggi 17 febbraio per la 25esima giornata della Serie A 2023-2024. La formazione allenata da Allegri, senza vittorie da 4 partite, non esce dalla crisi e dopo aver detto addio allo scudetto rischia di perdere anche il secondo posto. La Juve ha 54 punti, a -9 dall'Inter capolista che deve recuperare una partita, e può essere scavalcata dal Milan attualmente terzo a 52. Il Verona, terz'ultimo con 20 punti, perde l'occasione di uscire dalla zona retrocessione.  La Juve ha la prima chance al 7' quando Kostic serve Yldiz, conclusione a botta sicura e respinta di Dawidowicz. Il Verona risponde e pesca il jolly che vale il vantaggio all'11'. Folorunsho colpisce al volo, il suo sinistro è perfetto: 1-0. Le due squadre si allungano subito, gli spazi abbondano e gli errori sono tantissimi in un match di qualità mediocre. La Juve, che si affida come spesso accade alle iniziative personali, prova a battere un colpo con Cambiaso e Rabiot. Al 27', l'episodio che propizia il pareggio bianconero. Tocco di mano di Tchatchoua, rigore. Vlahovic trasforma dal dischetto: 1-1. La Juve di Allegri comincia il secondo tempo in maniera inguardabile, con un copione proposto più volte. Al Verona bastano un paio di passaggi per trovare il gol del nuovo vantaggio. Suslov innesca Folorunsho, pallone a Noslin e tocco per battere Szczesny: 2-1 al 52'. I bianconeri hanno il merito di reagire subito e Rabiot, servito da Locatelli, al 55' buca Montipò di sinistro: 2-2. Allegri effettua sostituzioni a ripetizione, la Juve cambia volto ma il prodotto finale rimane il solito: organizzazione assente, gioco farraginoso e davanti bisogna aspettare il 69' per vedere il colpo di testa impreciso di Vlahovic. All'83' tracce di Chiesa, con una conclusione fuori bersaglio. Al 92' Chiesa ci riprova dopo la combinazione con Alcaraz, Montipò salva con una parata eccellente: finisce 2-2. —[email protected] (Web Info)

Trani, evadono due detenuti: uno bloccato alla stazione di Barletta

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(Adnkronos) – Due detenuti sono evasi nel pomeriggio dalla Casa Circondariale di Trani. Entrambi sarebbero originari del Marocco e in attesa di primo giudizio. Immediate sono scattate le ricerche della Polizia penitenziaria e delle altre forze dell’ordine. In serata uno dei due sarebbe stato bloccato dai carabinieri alla Stazione ferroviaria di Barletta. Lo si apprende da fonti sindacali della polizia penitenziaria.  Le forze dell'ordine sarebbero sulle tracce dell'altro detenuto evaso che sarebbe stato inseguito da un agente della penitenziaria verso il mare dove si sarebbe anche ferito sugli scogli ma per il momento, forse grazie al buio, sarebbe riuscito a nascondersi.  I carabinieri del Comando provinciale Bat hanno diffuso le immagini dei due "per la collaborazione della cittadinanza che in caso di avvistamento, è invitata a contattare il numero di emergenza 112". Da quanto si apprende, l'evasione è avvenuta scendendo dal muro di cinta grazie a lenzuola annodate", riferisce Federico Pilagatti, segretario regionale pugliese del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria.  "L'agente di guardia – sottolinea Pilagatti – era da solo nel reparto accoglienza dove erano ristretti i due detenuti. Oltre alla sezione il poliziotto doveva gestire altri due posti di servizio", prosegue. "Situazione sfruttata dai detenuti che sono usciti dal reparto aggrappandosi all'intercinta per poi arrivare al muro di cinta. Una via utilizzata anche nella precedente evasione dell'agosto di due anni fa, passando dall'intercinta, il muro che è intorno al muro di cinta".  Purtroppo, continua Pilagatti, "denunciamo da tempo la grave situazione del carcere di Trani dove la carenza di poliziotti costringe ad occupare contemporanea più posti. A Trani mancano 60 poliziotti e nonostante i vari appelli del Sappe nulla è stato fatto, nonostante i detenuti – evidenzia il segretario regionale pugliese – siano il doppio dei posti disponibili, circa 400 a fronte di 220. Con questi risultati, l'avevamo detto anche in occasione dell' evasione di due anni fa che bisognava correre ai ripari. Ma nulla è stato fatto. Ora di fronte a responsabilità precise dell'amministrazione penitenziaria non faremo come al solito le vittime sacrificali di un sistema che fa acqua da tutte le parti". Il Sappe ha diffuso anche le foto segnaletiche e le foto riprese dalle telecamere interne dei due detenuti. —[email protected] (Web Info)

Costantino Vitagliano e la malattia: “Sto meglio, serve pazienza”

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(Adnkronos) – "Sto iniziando una nuova terapia per la mia malattia autoimmune". Costantino Vitagliano, ospite di Verissimo nella puntata di oggi 17 febbraio 2024, nella trasmissione di Canale 5 spiega come procede la cura per la patologia che lo ha colpito. A gennaio, l'ex tronista ha diffuso le news relative alla sua malattia. "Mi sento meglio con la consapevolezza che devo essere paziente. Ho fatto un nuovo controllo e sto iniziando un'altra terapia, devo fare iniezioni sulla pancia. Ho una malattia autoimmune, i miei anticorpi mi attaccano invece di difendermi. Mentalmente sto meglio rispetto ad un mese fa, quando ero appeno uscito da un reparto oncologico. Oggi mi devo mettere due maglioni per farmi stare una giacca, ho ripreso solo 2 chili", dice. "La sera però vado in down, perché non mi vedo quello che ero. Oggi ho portato mia figlia a scuola, è andata bene… Il mio medico dice che devo stare tranquillo perché si mette tutto a posto. Ma quando vai a fare la visita di controllo speri che le cose vadano meglio, non ho pazienza. C'è un alone, una macchia all'aorta e bisogna aspettare. Non so se mi metteranno uno stent, magari no… Nel prossimo controllo, invece di un'ecografia, credo farò una tac per capire se il tessuto si è rovinato e se posso operarmi per mettere una cosa che mi protegga se dovesse 'esplodere' la aorta… Ora non sto usando termini corretti, sono molto agitato", aggiunge. Vitagliano si commuove ricordano i genitori che non ci sono più ("Persone di altri tempi") e soprattutto quando parla della figlia: "Io devo esserci per lei… Fino a 3 mesi fa me la mettevo sulle spalle e andavamo dappertutto… Ora non ce la faccio e questo mi dà fastidio". —[email protected] (Web Info)

Allergia al gatto, la causa ‘resta’ in casa anche se il micio non c’è

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(Adnkronos) – Oltre a coccole e fusa, il gatto di casa può fare anche un regalo poco gradito: l'allergia. Secondo i dati Censis, ne soffre un adulto su 5, costretto a rinunciare alla compagnia dei felini domestici. Ma dall'allergia ai gatti si può guarire? Sembrerebbe di sì, anche se non è frequente e ancora non si conoscono le ragioni, è la risposta degli esperti di 'dottore, ma è vero che..?, il sito anti-fake news della Federazione degli Ordini dei medici, che ne parlano in occasione della Festa nazionale del gatto, che si celebra il 17 febbraio.  A provocare l'allergia non è, come spesso si pensa, il pelo dell'animale. Nella maggior parte dei casi a scatenarla è una proteina che si chiama Fel d 1, che si trova nella saliva e nelle ghiandole sebacee, e che quindi è frequente che l'animale porti sul pelo leccandosi. L'allergia ai gatti è una di quelle che sembrerebbero guarire più difficilmente – si spiega – Il motivo potrebbe essere la difficoltà di neutralizzare l'allergene che la determina. La proteina Fel d 1 può infatti persistere in una casa fino a sei mesi dopo che il gatto non vive più lì. E alcuni studi hanno mostrato che può anche disperdersi nell'aria: è stato trovato nelle scuole, nelle chiese, negli autobus e perfino negli ospedali.  
Ma allora si potrebbe essere allergici a uno specifico tipo di gatto e non a un altro? La risposta degli esperti è no: tutti i gatti producono allergeni e non esistono mici che non causano allergie. Ci sono, però, alcune razze che hanno meno peli o ne perdono meno e ciò può ridurre l'esposizione agli allergeni nell'ambiente. Inoltre, è vero che tutti i gatti producono la proteina Fel d 1, ma i livelli possono variare fino a 100 volte e questo potrebbe spiegare perché le persone allergiche reagiscano di più ad alcuni gatti rispetto ad altri. Ricapitolando: sembrerebbe che si possa guarire dall'allergia ai gatti, anche se ancora non si conoscono le ragioni. Nonostante si tratti di un argomento complesso e che richiede grandi investimenti economici, si stanno conducendo diversi studi che potranno portare nuove evidenze. —[email protected] (Web Info)

Allergie si parte, l’immunologo: “Stagione già iniziata, a tavola prima difesa”

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(Adnkronos) –
Temperature miti e una primavera che già bussa alla porta a fine febbraio. Ed ecco che starnuti, occhi lucidi, congiuntivite e asma iniziano a farsi sentire. Se il cambiamento climatico appare difficile da fermare come ci si può difendere da questa stagione di allergie anticipata? "E' strainiziata e la prevenzione deve cominciare in età pediatrica, in quanto sicuramente esiste una predisposizione genetica alle allergie, ma non solo. Bisogna considerare che gli allergeni entrano nel nostro organismo anche attraverso la mucosa respiratoria ma soprattutto attraverso la mucosa intestinale, che nei primi mesi di vita è molto permeabile favorendo il passaggio di grandi molecole. Per fare in modo che le pareti della barriera intestinale si sviluppino in modo adeguato e non permettano il passaggio di molecole come gli allergeni, bisogna prestare attenzione agli alimenti che costituiscono la dieta del bambino". Lo spiega all'Adnkronos Salute Mauro Minelli, specialista in allergologia e immunologia e responsabile per il Sud della Fondazione italiana di Medicina personalizzate.  "A tal proposito numerosi studi hanno confermato la necessità di inserire alimenti come l’uovo, il grano dopo il sesto mese di vita quando la barriera intestinale si è già sviluppata – rimarca Minelli – Importante dunque è curare il nostro microbiota, in quanto i batteri presenti nell’intestino dei bambini nelle prime settimane di vita extrauterina, se non adeguatamente calibrati, potrebbero influenzare lo sviluppo del sistema immunitario e predisporre ad un maggior rischio di sviluppare allergie ed altre disfunzioni".  Secondo dati statistici recenti, in Italia "gli allergici rappresenterebbero circa il 20% della popolazione, ed il fenomeno appare in crescita costante soprattutto tra i più giovani e le donne. Inoltre, secondo ricerche validate dalle principali società scientifiche di riferimento, il 50% delle persone riferisce di aver avuto almeno una volta nella vita un disturbo di origine allergica. Già negli anni passati c’era chi aveva stimato ('Pediatrics', 2006) che, in questo nostro tempo, un bambino su due sarebbe stato allergico – osserva l'immunologo – Il ruolo dell’ereditarietà è determinante: un bambino con genitori non allergici ha il 12% di possibilità di manifestare disturbi allergici. Se solo uno dei genitori è allergico, la possibilità per il bambino di sviluppare un’allergia sale a circa il 20%, che diventa il 50% nel caso in cui entrambi i genitori dovessero essere allergici, per aumentare addirittura fino all’80% nel bambino con madre e padre allergici e sintomatici".  Tornando sull'anticipo della stagione allergenica, Minelli spiega che "con l’aumento del riscaldamento globale, la fase di pollinazione delle piante arboree ed erbacee inizia prima e dura di più con una conseguente maggiore disponibilità di allergeni pollinici aerodiffusi che potranno persistere in atmosfera per tempi decisamente più lunghi di quelli ai quali fino ad ora eravamo abituati. A intervenire su questi elementi certamente critici per gli allergici è soprattutto l’innalzamento della temperatura, ma poi anche gli inquinanti atmosferici, la diffusione di nuove piante per uso ornamentale o produttivo, le diverse modalità di utilizzo e di trattamento del suolo".  I pazienti affetti da allergie "possono oramai contare sull’impiego, oltre che di farmaci convenzionali, anche di probiotici e di prodotti di derivazione batterica, i cosiddetti post-biotici. Che, tuttavia, andranno opportunamente discriminati e selezionati tenendo certamente conto dell’appartenenza filogenetica e delle doti funzionali dei batteri probiotici, ma soprattutto delle esigenze specifiche del singolo soggetto – suggerisce l'mmunologo – E, da una letteratura scientifica oramai molto ampia, è possibile desumere che un contatto precoce con batteri probiotici può aiutare l’organismo a non sviluppare un’ipersensibilità allergica. In realtà, già agli inizi degli anni 2000 una serie di studi dimostravano la capacità preventiva dei probiotici nei confronti dell'insorgenza di manifestazioni allergiche precoci in bambini a elevato rischio genetico di sviluppare allergie".  "Quindi rimangono certamente da considerare i presidi terapeutici di base a supporto delle comuni allergopatie come la rinite, la congiuntivite, l’asma o gli equivalenti asmatici che si manifestano per lo più con tosse, respiro sibilante e possibile dispnea, disturbi per i quali sono oggi disponibili, oltre agli antistaminici e ai cortisonici topici e/o sistemici, anche alcuni anticorpi monoclonali specificamente orientati contro bersagli sensibili responsabili delle manifestazioni allergiche. Ma non trascuriamo le potenzialità che dalla corretta manipolazione della microflora intestinale possono derivare nel regolare e sostenere le funzioni del sistema immunitario, partendo magari dalla prevenzione", conclude.   —[email protected] (Web Info)

Morbillo, nuova variante in Italia: “Può sfuggire ai test”

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(Adnkronos) – Identificata in Italia una nuova variante di morbillo, che influisce sui test molecolare per la diagnosi, rendendoli meno sensibili. Lo rivela uno studio condotto dall'università di Milano, con l'Istituto superiore di sanità, pubblicato su 'Eurosurveillance'.  
Da gennaio 2024 sono stati confermati 5 cinque casi di morbillo nella Città Metropolitana di Milano e nelle aree circostanti in Lombardia, tutti classificati come genotipo D8 e considerati sporadici poiché non è stato trovato alcun chiaro legame epidemiologico tra loro. Tre di questi casi avevano una storia recente di viaggio: i pazienti erano stati in Uzbekistan, Thailandia e Italia meridionale. In particolare – spiegano i ricercatori – due di questi casi, cioè i pazienti che avevano viaggiato nel Sud Italia e in Thailandia, erano infetti da ceppi di MeV caratterizzati da tre mutazioni precedentemente descritte da ricercatori svizzeri, coordinati da Francisco José Pérez-Rodríguez, in uno studio pubblicato anch'esso su 'Eurosurveillance', nel numero del 1 febbraio. Proprio questo studio aveva attirato l'interesse dell'equipe dell'Università di Milano e del Dipartimento di malattie infettive dell'Iss, che ha poi cominciato la caccia alle stesse mutazioni. Trovandole anche in Italia, in una zona densamente popolata, al confine proprio con la Svizzera.  Le mutazioni si sono verificate, spiegano i ricercatori italiani, in una particolare porzione della nucleoproteina, che è il bersaglio dei test rapidi comunemente utilizzati dai laboratori di sorveglianza. "Ciò si traduce – sottolineano – in una leggera perdita di sensibilità del test. Nessuno degli altri 614 ceppi (453 D8 e 161 B3) rilevati dal nostro laboratorio tra il 2017 (inizio delle attività di sorveglianza) e il 2023 possedeva queste mutazioni. I nostri risultati suggeriscono ora che i virus del morbillo con le mutazioni rilevate attraverso la sorveglianza molecolare svizzera, stanno già circolando in Italia, in linea con i risultati ottenuti da Pérez-Rodríguez e colleghi, che hanno segnalato un caso locale con storia di viaggio in Italia", rimarcano i ricercatori. "La nostra comunicazione conferma, dunque – concludono – la loro scoperta, segnalata tempestivamente per aumentare la consapevolezza sulla circolazione di una variante del MeV che può essere rilevata con sensibilità ridotta da molti test diagnostici. E segnala che questa variante si sta diffondendo. E' importante aggiornare tempestivamente i test – raccomandano – per rilevare tutti i ceppi di MeV attualmente circolanti". —[email protected] (Web Info)

Fibromi uterini, a Roma parola alle donne che chiedono alternative al bisturi

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(Adnkronos) – "Per la prima volta in Italia daremo la parola alle donne che sui social affrontano i loro problemi con i fibromi uterini, ne parlano ad altre coetanee e cercano risposte alternative alla chirurgia. I fibromi uterini sono la patologia ginecologica con l'incidenza maggiore nel mondo e hanno conseguenze importanti, dal forte sanguinamento fino ai problemi nell'avere una gravidanza. Oggi le donne sono stanche perché spesso ottengono sempre la stessa risposta: serve un intervento chirurgico. Ma non è così e le conseguenze psicologiche di questa scelta sono pesanti, pensiamo all'asportazione dell'utero. In Italia non c'è un'associazione sui fibromi uterini e così le donne cercano risposte sul web, noi abbiamo raccolto questo mondo eterogeneo e nell'evento del 23 febbraio alle 17 al museo Maxxi di Roma lo mettiamo al centro". Così all'Adnkronos Salute Alessandro Fasciani, responsabile dell’attività day surgery dell’Ospedale Evangelico Internazionale di Genova. Secondo i dati del ministero della Salute, la prevalenza dei fibromi aumenta con l'età, essendo molto bassa prima dei 20 anni, e crescendo gradualmente sino a raggiungere un picco in epoca pre-menopausale, tra i 40 e i 50 anni. Le stime di prevalenza sono molto variabili – riporta il ministero sul proprio sito – in base alla metodica diagnostica (esame fisico, ecografia transvaginale, esame istologico su utero asportato) e all'attenzione dell'esaminatore nei confronti delle lesioni di limitate dimensioni, in linea generale, da un terzo a metà delle donne ultraquarantenni è portatrice di miomi uterini". "Ci sono donne che hanno subito l'intervento e lo raccontano senza filtri sui social facendo vedere anche gli esami, diventano una sorta di 'tutor' laici anche se nessuna è medico – prosegue Fasciani – ci sono anche donne che parlano della possibilità di un intervento mininvasivo e scoprono che i fibromi di possono embolizzare. Confrontandomi con due sociologi siamo andati direttamente al cuore del problema che vivono queste donne e abbiamo creato un questionario sulla base delle domande che le donne potevano farci, oggi siamo a 435 risposte e arriveremo a mille. I risultati del sondaggio faranno da guida all’evento”. L'obiettivo dell'evento "è sensibilizzare e fare capire alle istituzione che di fibrosi uterina si parla poco mentre va riportata all'attenzione – avverte – soprattutto oggi si può risolvere nella maniera meno invasiva e mutilante senza togliere l'utero. Oggi siamo a una donne su tre che sceglie l'alternativa dell'embolizzazione rispetto alla chirurgia tradizionale, ma noi dobbiamo creare una squadra – le donne, il ginecologo, il radiologo – e costruire con loro un percorso virtuoso e multidisciplinare. Non possiamo constatare che ancora 4 donne su 10 hanno i fibromi uterini non risolti".  —[email protected] (Web Info)

Cronaca nazionale/ Crollo del solaio del supermercato, sale a 5 il bilancio delle vittime

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Sale purtroppo pesantemente il bilancio delle vittime del tragico evento.

“Ormai possiamo dire che sono cinque i morti, sicuramente un bilancio drammatico. Poco fa ho avuto notizia che si sta provvedendo a raccogliere l’ulteriore salma”.

Lo ha detto poco fa ai microfoni di Lady Radio il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, annunciando, di fatto, l’individuazione del corpo dell’ultimo disperso dal crollo avvenuto ieri nel cantiere del supermercato Esselunga in costruzione in via Mariti a Firenze.
Le vittime sono dunque 5, mentre i feriti sono 3.

La notizia su Fanpage.it

Sanità, Laghi (Consiglio superiore Ministero): “IA già applicata ma utenza non la percepisce”

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(Adnkronos) – "C'è una intelligenza artificiale che io definisco invisibile, che è già presente e commercialmente disponibile e che, per esempio, in ambito radiologico consente di ridurre la dose di radiazione della Tac del 60% e i tempi di acquisizione della risonanza magnetica del 50%. Questa non è vista e non è percepita dall'utenza ma è reale ed esiste". Lo ha detto il professor Andrea Laghi, professore ordinario della Sapienza (Università di Roma) e membro del Consiglio Superiore di Sanità, a Bari, a margine del convegno su 'Un grande impegno per la salute', organizzato dal Ministero della Salute, rispondendo a una domanda sulle applicazioni pratiche e attuali dell'intelligenza artificiale nelle strutture sanitarie. "Esistono anche dei sistemi semplici di supporto al lavoro del medico, sempre in ambito radiologico – ha aggiunto – per esempio la identificazione delle fratture nelle radiografie del pronto soccorso. Poi ci sono le tematiche, un po' più futuristiche, come per esempio l'utilizzo dell'intelligenza artificiale per i modelli decisionali complessi per predire la risposta alla terapia. Quello è ancora un campo di ricerca che necessiterà di partnership internazionali, come già sono in corso, e di diversi anni prima di essere implementata nella pratica clinica routinaria". "Ci sono diversi ambiti della salute dove l'intelligenza è già presente – ha poi specificato Laghi – si va dall'ambito della diagnosi e cura dove ci sono dei sistemi di intelligenza artificiale che supportano i medici nella diagnosi alla gestione dei processi dove i sistemi di business analytics consentono di identificare dei percorsi ottimali fino alla formazione e ovviamente alla comunicazione con il paziente". Rispondendo a una domanda sulle applicazioni pratiche e attuali dell'intelligenza artificiale nelle strutture sanitarie il professore ha aggiunto: "Quello della formazione è un tema estremamente importante, perché, sicuramente, non lo nego, esiste quello che si chiama 'digital gap' che riguarda gli operatori sanitari. Non è legato all'età ma è un problema culturale. Su questo si sta facendo tanto con corsi di formazione post universitari. Si comincia a insegnare intelligenza artificiale anche nelle scuole di specializzazione e dei moduli almeno nella nostra Università in Sapienza sono partiti già quest'anno per gli studenti del corso di laurea in Medicina". "E' una formazione che parte dal basso e che arriverà poi in qualche anno a tutti gli operatori", ha concluso. —[email protected] (Web Info)

Sanità, Emiliano a Schillaci: “Rimuovere tetti spesa a quelle privata”

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(Adnkronos) – ''Rimuovere questo sistema di tetti di spesa che apparentemente tendono a limitare la sanità privata. In realtà servono solo per tutela della grande sanità del nord, soprattutto quella della Lombardia che ha svolto una funzione essenziale negli anni, quando si è sobbarcata il peso di curare mezza Italia''. Così il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ha partecipato nel Teatro Piccinni di Bari al convegno ''Un grande impegno per la salute'', alla presenza del ministro della salute Orazio Schillaci e del sottosegretario Marcello Gemmato. Emiliano ha rimarcato i progressi del sistema sanitario pugliese che è risalito nei livelli essenziali di assistenza ''dal penultimo posto in Italia fino al decimo''. Inoltre – ha ricordato – ''il policlinico di Bari è la prima struttura d'Italia nei trapianti di cuore per dare un esempio dell'eccellenza che abbiamo raggiunto. Noi abbiamo bisogno di recuperare la mobilità passiva che abbiamo sì dimezzato ma che è ancora elevata, con l'aiuto di tutte le forze di cui disponiamo e senza dover fermare le prestazioni sanitarie perché abbiamo raggiunto il tetto dei budget". "Come abbiamo bisogno di avere la parità delle armi – ha aggiunto – ci dovete mettere nelle condizioni di completare le assunzioni. Abbiamo pronte liste di concorso già espletate che non possiamo portare avanti a causa del gap di finanziamento per abitante dal fondo sanitario nazionale che è un'insopportabile diseguaglianza e che va colmato. Noi attendiamo con spirito di leale collaborazione nei confronti del governo e di tutte le forze politiche, perché – ha spiegato Emiliano – quando si parla di salute non ci sono campagne elettorali da fare, non ci sono elezioni da vincere, c'è solo da rimboccarsi le maniche e trovare la maniera di risolvere al meglio ogni problema".  "Va realizzato il principio di uguaglianza dei mezzi, degli uomini e delle donne, della finanza e delle strutture di lavoro in tutto il sistema sanitario. Questo è quello che la Repubblica deve e può fare. A cominciare – ha concluso – dall'aumento del finanziamento del fondo sanitario per far fronte ai maggiori costi energetici, dei contratti e di tutto il resto''. —[email protected] (Web Info)