(Adnkronos) – Ancora più mare e ancora più servizi nell'edizione 2024 del Salone Nautico Internazionale di Genova. Se lo scorso anno la manifestazione si era dotata di nuove banchine espositive e di un primo aumento di posti barca nell’ambito dei lavori della realizzazione del nuovo Waterfront di Levante, la 64esima edizione vedrà il definitivo completamento delle banchine e degli spazi a terra con ulteriori 5.000mq a terra e oltre 100 nuovi posti barca. Si tratta – si sottolinea dagli organizzatori – di un palcoscenico che consentirà di accogliere nuovi espositori da tutto il mondo che si aggiungeranno ai 1.043 brand e alle oltre 1.000 imbarcazioni presentate nella scorsa edizione. Il completamento dei lavori offrirà, inoltre, a espositori e visitatori un ampliamento dei servizi grazie all’apertura del parcheggio situato al di sotto del Palasport e connesso direttamente con il Salone Nautico. La manifestazione, divenuta sempre più un catalizzatore innovativo dell’eccellenza del settore e polo d’attrazione per i player internazionali, conferma il collaudato format multi-specialistico con rinnovati servizi sviluppati per i cinque segmenti di mercato che lo rappresentano: Yacht e Superyacht, Sailing World, Boating Discovery, Tech Trade e Living The Sea. Come sottolinea Saverio Cecchi, Presidente Confindustria Nautica e I Saloni Nautici, "il Salone Nautico Internazionale di Genova rappresenta un asset per il Paese, il palcoscenico di un settore che ha manifestato una grande capacità di rinnovarsi, di investire in un progetto nuovo e di creare una piattaforma multi specialistica che attrae i principali player internazionali. È un Salone autorevole, espressione di tutti i valori del Made in Italy e di un'industria che nel ranking internazionale è leader assoluta. Questi primati rafforzano l’autorevolezza del Salone Nautico Internazionale di Genova che, nel panorama mondiale delle manifestazioni di settore, ha saputo giocare d'anticipo investendo in innovazione, sostenibilità e fruibilità dell’evento". —[email protected] (Web Info)
Milano, preside Severi Correnti: ‘Né processi né caccia alle streghe, ma aiutateci a capire’
(Adnkronos) – "Non vogliamo fare caccia alle streghe, né processi, ma vorremmo poter parlare con i ragazzi per aiutarci a capire il perché di quanto accaduto. E per questo li stiamo convocando. Per il resto, siamo arrabbiati e amareggiati; oltre a dover far fronte a tutto ciò che serve per consentire la ripresa delle lezioni, ci sono anche molti studenti che sono profondamente avviliti e immaginiamo che al rientro dovremo lavorare molto sul clima che si è venuto a creare in questa circostanza. Dovremo partire da qui per ricostruire quel 'patto' di fiducia che stavamo costruendo, insieme ai ragazzi, con il progetto della cogestione". Così la dirigente scolastica del liceo Severi Correnti di Milano, Gabriella Maria Sonia Conte, al termine della visita 'a sorpresa' del ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, insieme al prefetto di Milano Claudio Sgaraglia, a seguito dell'occupazione studentesca che si è tenuta dal 30 gennaio al 2 febbraio scorsi, terminando con una conta dei danni pari a circa 70mila euro. All'interno dell'istituto ci sono ancora alcuni 'resti' dell'occupazione, tra banchi e cattedre divelti, accatastati al piano terra: "Sono stati usati per fare le barricate intorno allo stabile, per impedire l'accesso da fuori. Sono stati portati giù persino dal terzo piano". In alcune aule c'è ancora la polvere fuoriuscita dagli estintori che alcuni studenti hanno scaricato su computer e lavagne elettroniche. Alle pareti alcuni rimasugli delle tasche portacellulari, strappate via in ogni classe e a terra ciò che è rimasto di oggetti e suppellettili ormai difficili da decifrare. Ma i danni non sono solo questi. Quelli forse meno visibili, ma che più preoccupano sono quelli che riguardano gli studenti stessi: "Qui -dice la preside- nessuno si è voluto assumere la responsabilità di ciò che ha fatto: solo una ragazza ci ha messo la faccia ed è venuta ad autodenunciarsi. Ci sta, va bene riconoscere l’errore. Ed è proprio su questo che come comunità, come genitori dobbiamo lavorare". Del resto, aggiunge, "già da qualche giorno c'era qualcosa di strano nell’aria, si intuiva che stava per succedere qualcosa; i ragazzi del Consiglio di istituto hanno provato ad avviare un dialogo per convincere gli altri a ripensarci e a concludere l’occupazione, ma evidentemente questo suggerimento non è stato accolto. Peccato perché tutto questo è avvenuto poco prima di tenere la co-gestione; potevano almeno provarci, magari ne avremmo potuto discutere". Nel frattempo 80 ragazzi, che sono stati visti durante l'occupazione, sono stati convocati: "Io aspetto anche gli altri, che siano loro a presentarsi e a dirci come sono andate le cose". C'è poi il discorso dei giorni minimi di presenza per assicurare la validità dell'anno scolastico; chi è stato assente magari per malattia o altro, rischia di non raggiungere la soglia e di non essere ammesso agli esami o di ripetere l'anno: "Per questo -assicura- ci stiamo già organizzando con lezioni 'di recupero' al sabato e con la dad, partita proprio oggi". Il rientro in aula è previsto per lunedì prossimo, 19 febbraio: "Stiamo lavorando senza sosta, stiamo portando avanti anche una raccolta fondi partita spontaneamente dalle famiglie di molti studenti per far fronte alle spese per la pulizia, circa 46.500 euro; anche il gruppo Wau! We are Urban, con il quale stavamo lavorando per alcuni progetti interni alla scuola, si è impegnato per ripulire i muri dalle scritte; sabato e domenica sono stati qui a lavorare". Alcuni genitori, poi, appreso ciò che era accaduto, si sono mossi spontaneamente per dare una mano: "Alcuni di loro, che vogliono mantenere l'anonimato, stanno già aiutando la scuola; venerdì pomeriggio, ad esempio, un genitore è arrivato qui portando pc, tastiere e mouse in dono. Noi -puntualizza la dirigente scolastica- non abbiamo chiesto risarcimenti a nessuno", ma comunque serviranno tanti soldi per tornare alla 'normalità'. In questo senso, "la città metropolitana si è mossa immediatamente, si è già attivata per gli impianti di sua competenza". E se, malgrado gli sforzi, non si dovesse riuscire a coprire l'intera cifra, il ministro Valditara ha assicurato anche il sostegno dello Stato: "Ringraziando le famiglie che generosamente hanno provveduto di tasca propria per contribuire -ha detto il titolare dell'Istruzione- laddove mancassero le risorse, noi interverremo per consentire la piena agibilità della scuola. Fermo restando, però, che ci deve essere un principio indefettibile che i responsabili devono assumersi le loro responsabilità: chi rompe paga. Chi è responsabile, e su questo non transigo, paghi di tasca propria". —[email protected] (Web Info)
Sanremo 2024, appello social di Angelina Mango: “Ho perso custodia premio”
(Adnkronos) – "Ho un appello da fare: stiamo cercando disperatamente la custodia del premio del Festival di Sanremo. Qualcuno ce l'avrà…". Così la vincitrice del festival, Angelina Mango, in una storia su Instagram, rivela di aver perso la custodia della statuetta conquistata nella kermesse canora, confessando di portarla con sé in un sacchetto di carta. Lo inquadra nel suo video e commenta: "Io vado in giro così, non è fattibile…". —[email protected] (Web Info)
Elezioni Usa 2024, Biden troppo vecchio? Dem costretti valutare Piano B
(Adnkronos) – Finora i democratici si sono sempre rifiutati di discutere un piano B per le prossime elezioni Usa, ma il devastante rapporto del procuratore speciale Robert Hur, che descrive Joe Biden come "un uomo anziano con problemi di memoria" e "facoltà diminuite", li costringe a prenderlo in considerazione. Soprattutto perché, politicamente motivata o no, la descrizione del procuratore repubblicano sembra essere condivisa dall'86% degli elettori americani che, secondo un recente sondaggio Abcnews, ritiene Biden "troppo vecchio" per un secondo mandato alla Casa Bianca. Il fatto che i democratici, sempre più nel panico, si siano convinti della necessità di avere un piano d'emergenza, non significa che, per le difficoltà procedurali e politiche, sarà facile semplicemente sostituire il presidente, scrive oggi Politico affermando che "la più probabile eventualità è che Biden rimanga nella scheda elettorale". Questo non toglie che si possano valutare diversi scenari in cui il partito riesca effettivamente a nominare un candidato diverso da Biden alla convention di agosto o persino dopo per competere nelle elezioni di novembre, conclude il sito che racconta, in via ipotetica, come potrebbero svolgersi questi scenari. La verità è che ogni strategia alternativa per le elezioni 2024 potrà realizzarsi solo se Biden si facesse volontariamente da parte o fosse fisicamente incapacitato. Al momento infatti, nonostante l'ansia crescente all'interno del partito democratico, il presidente guida incontrastato le primarie democratiche, in cui nessun candidato di peso è sceso in campo per sfidare il presidente in carica e dove è impossibile che possa arrivare, a sorpresa, un'alternativa dal momento che sono scaduti i termini per candidarsi alle primarie quasi in tutti gli stati. A parte un'improvvisa incapacità fisica, o un'altamente improbabile rivolta dei delegati durante la convention, l'unico piano B possibile prevede appunto che Biden rinunci volontariamente. L'81enne presidente è un uomo orgoglioso, con un ego rafforzato dal fatto che, entrato giovane nel Senato, gli è stata negata la presidenza molte volte prima di riuscire finalmente a conquistarla: convincerlo che è in una posizione insostenibile e che deve farsi da parte appare quindi come un'impresa difficilissima. Secondo Politico, però, esiste un percorso che permetterebbe al presidente di rinunciare con dignità e alle sue condizioni, permettendo, prima di tutto, che concluda, il 4 giugno, il percorso delle primarie da vincitore incontestato degli oltre 1900 delegati. A questo punto dovrebbe essere lui a non accettare la nomination, affidando i delegati ad un altro candidato, magari dicendo di sentirsi pronto ad un secondo mandato pur accogliendo le preoccupazioni degli elettori, rivendicando comunque di lasciare un'economia sul giusto binario e di aver sconfitto una volta Donald Trump. Si aprirebbe così un periodo, tra giugno e la convention del 19 agosto a Chicago, in cui si aprirebbe una lotta, senza precedenti in decenni di storia politica americana, tra esponenti democratici per ottenere in questo modo insolito la candidatura alla Casa Bianca. A Biden rimarrebbe un ruolo di kingmaker, essendo ancora lui in controllo dei delegati che – pur non essendo per legge obbligati a sostenere il presidente o qualcuno da lui sostenuto – saranno funzionari politici scelti dalla campagna di Biden e quindi fedeli al presidente. La questione più spinosa sarebbe – ipotizza ancora Politico in questo suo scenario – quella di Kamala Harris, la vice presidente che ha un tasso di popolarità ancora più basso di quello di Biden e che ha mostrato durante le primarie del 2020 una scarsa capacità in campagna elettorale. Ma l'esclusione della democratica, di madre indiana e di padre afroamericano, potrebbe creare problemi con il voto degli afroamericani. Gli altri possibili candidati alternativi sono tutti esponenti che, pur non nascondendo delle personali aspirazioni, si sono mostrati sempre leali nei confronti di Biden, come i governatori di California e Illinois, Gavin Newsom e J.B. Pritzker, impegnati a sostenere ed appoggiare la campagna del presidente. Un altro nome molto papabile sarebbe quello di Gretchen Whitmer, governatrice del Michigan, grande alleata di Biden, tanto da essere vice presidente della sua campagna, e nemica di Trump, che ha assunto una grande popolarità durante lo scontro con l'estrema destra dello stato durante la pandemia. Politico non prende in considerazione la voce, che circola da settimane tra esponenti di estrema destra e siti conservatori, di un piano di Barack Obama per sostituire Biden con Michelle Obama, l'ex first lady che non ha mai fatto mistero – ricordando in molti in questi giorni – di non avere nessuna intenzione di fare politica. Quello che è certo è che in questo scenario a Chicago si svolgerebbe una convention piena di colpi di scena, continua Politico suggerendo che potrebbero avere un ruolo importante nella scelta del nuovo candidato i cosiddetti "superdelegati", i funzionari ed ex leader di partito il cui voto si aggiunge a quello dei delegati eletti ed il cui ruolo, in quanto voce delle elite, era stato messo in discussione dopo le recenti convention. Politico prende in analisi anche un altro, molto più caotico, scenario. Quello in cui Biden non fa un passo indietro, viene nominato candidato alla convention ma poi per qualche motivo è incapacitato a partecipare alle elezioni. Che cosa succederebbe? Le regole della convention prevedono che in caso "di morte, dimissioni o incapacità" del candidato il presidente del partito deve "comunicarlo alla leadership democratica del Congresso, all'associazione dei governatori democratici ed ai membri del Comitato Nazionale democratico" che dovranno scegliere un nuovo candidato. Potrebbero scegliere Harris – che intanto sarebbe stata confermata candidata alla vice presidente – e quindi dovrebbero poi designare un nuovo veep. Un'uscita di scena così ritardata di Biden sarebbe un incubo non solo politico ma anche logistico per gli Stati, alcuni dei quali iniziano ad inviare le schede per il voto dei militari all'estero qualche settimana dopo la convention, e poco dopo avviano anche il voto per posta o in anticipo per gli elettori americani. Il Minnesota e il South Dakota, per esempio, iniziano il voto in anticipo il 20 settembre. —internazionale/[email protected] (Web Info)
Fisco, precompilata Iva 2024 al via: cos’è e destinatari
(Adnkronos) – Precompilata Iva al via per circa 2,4 milioni di professionisti e imprese. È adesso attivo il servizio che consente di visualizzare il proprio modello 2024, in parte già compilato dall’Agenzia delle Entrate, mentre da giovedì prossimo 15 febbraio sarà possibile modificare o integrare i dati, inviare la dichiarazione e versare l’eventuale imposta. Il servizio è disponibile da oggi (il 10 febbraio 2024, infatti, cadeva di sabato) per le imprese e i lavoratori autonomi che rientrano nella platea definita dai provvedimenti dell’8 luglio 2021 e del 12 gennaio 2023. In particolare, si tratta di soggetti passivi residenti e stabiliti in Italia che effettuano la liquidazione trimestrale, con esclusione di alcune categorie per le quali sono previsti regimi speciali ai fini Iva (come, per esempio, le agenzie di viaggio e i soggetti che operano nel settore dell’editoria). Dentro anche i produttori agricoli e gli agriturismi. Per visualizzare la dichiarazione annuale occorre entrare con le proprie credenziali all’interno del portale “Fatture e corrispettivi” e accedere alla sezione dedicata ai documenti Iva precompilati in cui è presente la sezione “Dichiarazione annuale Iva”. Dal 15 febbraio, sarà poi possibile modificare e integrare i quadri del modello, aggiungere i quadri non precompilati, inviare la dichiarazione e versare l’imposta con addebito diretto sul proprio conto (o, in alternativa, stampare il modello F24 precompilato e procedere al pagamento con le modalità ordinarie). Nel corso del 2023 sono state introdotte nuove funzionalità sui registri Iva precompilati per permettere l’indicazione di ulteriori dati utili a elaborare in maniera più puntuale la dichiarazione Iva precompilata. Nuovi campi consentono per esempio di indicare le percentuali di compensazione applicate alla cessione dei prodotti per le imprese che adottano il regime speciale dell’agricoltura e di specificare, nei casi di splafonamento, se l’Iva è stata versata con F24. Altre implementazioni invece interesseranno le operazioni effettuate dal primo gennaio 2024: i destinatari dei documenti Iva precompilati e i loro intermediari potranno scaricare in forma massiva le bozze dei registri Iva mensili, i prospetti riepilogativi su base mensile e trimestrale, le bozze delle comunicazioni delle liquidazioni periodiche e la bozza della dichiarazione Iva annuale. —[email protected] (Web Info)
Re Carlo, Amazon rimuove libri scritti da Ia sul cancro
(Adnkronos) – Un libro su Re Carlo scritto dall'intelligenza artificiale è stato rimosso da Amazon che lo aveva messo in vendita, dopo che Buckingham Palace ha dichiarato che contiene false affermazioni sulla diagnosi di cancro del monarca. Lo ha riferito il Mail on Sunday, aggiungendo che si tratta di uno dei sette libri della piattaforma, tolti dal commercio, che affermano di contenere 'rivelazioni' sul re e che il Palazzo ha definito "invasivo" e "insensibile". Il libro scritto con l'intelligenza artificiale descrive il momento in cui Charles ha scoperto di avere il cancro, provando "paura, rabbia e disperazione". Afferma inoltre che ha subito un'operazione per rimuovere un tumore e poi si è sentito affaticato dopo aver attraversato cicli di chemioterapia e radioterapia. Il libro afferma inoltre che il re ha un cancro alla pelle e alla prostata ed è stato ricoverato in ospedale per un "incidente inspiegabile". Buckingham Palace non ha confermato che tipo di cancro abbia il re e ha fatto sapere che i suoi avvocati stanno esaminando il caso. I prezzi dei libri vanno dagli 8,20 euro per le versioni e-book ai circa 18 euro per le edizioni tascabili stampate e distribuite da Amazon. Un portavoce reale ha dichiarato al Mail on Sunday che "qualsiasi titolo che specula sulla diagnosi e sul trattamento di Sua Maestà è invadente, insensibile e pieno di imprecisioni. Il nostro team legale esaminerà attentamente la questione". Inoltre, uno dei libri, 'La battaglia del re: Carlo III e la sua lotta contro il cancro', scritti con l'ausilio dell'intelligenza artificiale, è stato pubblicato su Amazon il 5 febbraio, lo stesso giorno in cui è stato annunciato il cancro del re. I software di testo generativo come ChatGPT possono eseguire la scansione di Internet alla ricerca di informazioni e quindi scrivere libri in pochi minuti. Sebbene Kindle Direct Publishing di Amazon chieda agli editori se i libri sono stati scritti utilizzando l'intelligenza artificiale, le risposte fornite non sembrano essere verificate. Un portavoce di Amazon ha detto al Mail che l'azienda ha investito molto tempo e risorse per assicurarsi che i libri pubblicati sul sito web seguissero le sue linee guida sui contenuti e che quelli generati dall'intelligenza artificiale che ne violassero le linee guida non fossero consentiti. —internazionale/[email protected] (Web Info)
Spagna/ Era accusato di aver accoltellato un ragazzo, 18enne italiano fermato a Barcellona
L’attività di politica internazionale ha permesso di fermare il sospettato.
Arrestato in Spagna un 18enne italiano, accusato di tentato omicidio aggravato, destinatario di un Mandato Europeo e latitante per un fatto avvenuto a Savona il 7 gennaio scorso.
Il ragazzo è stato fermato un mese dopo, il 7 febbraio e ora si trova in carcere in Spagna, in attesa della consegna alle autorità italiane.
Il presunto responsabile era stato identificato subito dopo l’episodio e sulla base degli elementi acquisiti, con la tempestiva attività di indagine della Squadra Mobile, mentre ’Autorità Giudiziaria aveva emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico del giovane.
Ma, nel frattempo, il giovane si era però dato alla fuga rendendosi irreperibile.
Foto di repertorio
Sanremo, i discografici: “Modello Amadeus vincente, indietro non si torna”
(Adnkronos) – Promosso dal pubblico, dai numeri e anche dai discografici. Il quinto festival di Amadeus mette tutti d'accordo e già si prevedono grandi successi in classifica ma resta il nodo di chi l'anno prossimo erediterà lo scettro del direttore artistico anche perché "indietro non si torna". Le parole sono quelle di Enzo Mazza, il Ceo di Fimi, la Federazione dell'industria musicale italiana, che all'Adnkronos traccia un bilancio dell'ultimo festival di Sanremo: "Molto positivo" e il risultato delle scelte di Amadeus "lo stiamo vedendo anche nel successo delle canzoni". "Dal nostro punto di vista, dunque – spiega Mazza – questo festival è sicuramente un'ulteriore conferma della linea che Amadeus ha portato avanti negli anni: artisti giovani, che stanno in classifica, artisti che sono particolarmente vicini al mercato e che, quindi, hanno un immediato impatto anche nel rapporto con i fan e i consumatori". Adesso, però, sottolinea il Ceo di Fimi, "si pone il problema della continuità" anche perché "da questo modello di Festival non si può tornare indietro. La stessa Rai lo vede nei numeri che riguardano anche il calo dell'età degli spettatori e il grande fenomeno che ruota intorno alla televisione. Parlo quindi del successo che il Festival sta avendo su tutti i canali anche digitali". Un risultato legato "al fatto che le case discografiche abbiano portato al Festival artisti che hanno un rapporto con il pubblico, vivono sui social media, vivono di streaming e di un contatto molto importante con la loro fanbase". Questo ha mosso tantissimo un pubblico nuovo su cui la Rai deve fare i suoi calcoli in vista anche della scelta futura". Il numero uno della Fimi, però, non fa nomi su un possibile candidato alla direzione artistica per il prossimo anno ma spiega: "penso si debba valutare e ragionare bene su tutto quello che è stato il modello del Festival di Amadeus e garantire una continuità. Appena possibile, quindi, bisogna affrontare il rapporto con l'industria per le nuove scelte artistiche e cercare ovviamente di costruire un evento che mantenga questa centralità della musica e degli artisti che sono protagonisti nel mercato musicale. E' stata questa la grande innovazione di Amadeus". Il pubblico del festival, dunque, è cambiato: è più giovane, più social e vota. Ed è forse questo che ha creato il cortocircuito nella modalità di voto che ha visto poi Geolier arrivare al secondo posto nonostante il 60% al televoto. Sarà necessario rivedere il sistema? "Non c'è stato festival che non abbia avuto discussioni sul voto ma noi, come industria, guardiamo al successo che questi artisti hanno dopo". "Anche se non si vince il festival si può diventare il disco più venduto dell'anno o l'artista con il maggiore successo sulle piattaforme ed è quello conta. Gli artisti lo sanno ed è per questo che, sempre di più, scelgono di andare in gara" afferma Mazza ricordando che "in passato gli artisti che avevano successo e vendevano i dischi, non partecipavano al Festival perché temevano il flop oppure non condividevano la linea dei direttori artistici che era più prettamente legata a un prodotto televisivo". Negli anni questa cosa è cambiata, solo nelle ultime tre edizioni del festival "uno degli artisti in gara è sempre stato l'artista che ha venduto di più, primo in top ten della Fimi: due anni fa c'era Rkomi, l'anno scorso Lazza e quest'anno Geolier. E questo è incredibile", commenta Mazza sottolineando che "la top ten di venerdì scorso delle vendite era fatta tutta degli artisti del festival e, alla fine, è questo il risultato che conta: tutti sono vincitori poi sul mercato". E infatti i numeri da record dei dischi di platino legati ai pezzi che passano al festival parlano chiaro: 16 platini nel 2020, 28 nel 2021, 40 nel 2022 e 37 nel 2023. Un trend positivo che si riconfermerà anche quest'anno? Mazza non ha dubbi: "Le premesse ci sono. La crescita delle vendite in questi giorni è imponente. Qui ci sono canzoni che dureranno tutto l'anno". Infine, le polemiche su Geolier. "Sicuramente – spiega Mazza – il genere 'urban', che include rap, trap e hip hop, con il pubblico originario di Rai 1 fa più fatica. Negli ultimi anni, però, i ragazzi che ascoltano Geolier o Lazza si sono clamorosamente avvicinati al Festival. C'è quindi un ricambio generazionale anche nel pubblico" e bisognerebbe prenderne atto. I fischi dell'Ariston "sono quelli di un pubblico adulto e molto tradizionale che sicuramente non riesce a comprendere quel tipo di musica". L'antimeridionalismo, dunque, non c'entra ma, secondo il ceo di Fimi, "c'è un pregiudizio verso il genere musicale, percepito come qualcosa che esalta comportamenti negativi. Sono artisti che rappresentano nelle loro storie e nelle loro canzoni anche dei disagi sociali e temi molto controversi nella società italiana. C'è, quindi, un po' di pregiudizio verso questo mondo che poi, alla fine, è quello che meglio rappresenta le nuove generazioni", conclude. (di Loredana Errico) —[email protected] (Web Info)
Israele-Hamas, due ostaggi liberati a Rafah: “Importante vittoria ma accordo necessario”
(Adnkronos) – Un'importante vittoria morale per Israele, oltre che un enorme successo operativo. Ma anche un test per Hamas, che provvederà così ad affinare la sorveglianza sugli ostaggi in modo da evitare che si ripeta. Tanto che l'unica strada, per riportare a casa gli ostaggi ancora nella Striscia di Gaza, resta quella di un accordo. Così il quotidiano Haaretz descrive l'operazione militare congiunta dello Shin Bet e della polizia che ha portato al salvataggio di due ostaggi con doppia cittadinanza israeliana e argentina rapiti dal Kibbutz Nir Yitzhak e trattenuti nel campo profughi densamente popolato di al-Shabura a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Un risultato notevole, ottenuto dopo lunghi preparativi di intelligence ed eseguita da diverse unità d'élite, con una notevole assunzione di rischi politici e professionali da parte di chi ha approvato l'operazione. ''E' il tipo di buona notizia che la popolazione israeliana aspettava da tempo'', scrive il quotidiano mentre per le strade di Tel Aviv continuano le proteste delle famiglie degli ostaggi. Allo stesso tempo, il quotidiano sottolinea che ''sarà difficile ripetere questo successo nonostante la pressione che l'esercito esercita su Hamas, che certamente trarrà insegnamento dall'esperienza individuando i punti deboli del salvataggio che potrà sfruttare''. I miliziani, quindi, chiederanno a chi detiene gli ostaggi israeliani di essere più vigili. E' la seconda volta, dall'inizio della guerra, che i militari israeliani riescono a liberare ostaggi vivi. Prima di loro, a fine ottobre, l'esercito aveva tratto in salvo Ori Megidish, una soldatessa prelevata dalla base militare di Nahal Oz. Nelle scorse ore a tornare liberi sono stati Fernando Marman, 61 anni, e Louis Har, 70, trovati in buone condizioni, come ha spiegato il portavoce dell'Idf Daniel Hagari, e hanno potuto riabbracciare i loro cari. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso su 'X': ''Non perderemo nessuna occasione per riportare a casa i nostri rapiti''. Quindi ''avanti con la massima pressione militare'', ha aggiunto Netanyahu, ma nella Striscia di Gaza ci sono ancora 134 ostaggi oltre a trenta ritenuti non vivi. Sono tenuti sotto stretta sorveglianza, per cui sarà difficile liberare gli altri ostaggi, scrive Haaretz. Ci potranno quindi essere ''altri successi occasionali simili a quello di questa settimana'', aggiunge il giornale. Ma alla fine, se davvero si vogliono liberare gli ostaggi, ''Israele dovrà raggiungere un accordo''. Grande attesa, quindi, per l'arrivo domani al Cairo del direttore della Cia William Burns. Grazie a lui dovrebbero riprendere i negoziati indiretti con Hamas, anche con la collaborazione dei funzionari dell'intelligence dell'Egitto e del Qatar. Con attenzione al fatto che l'Egitto ha minacciato di sospendere il trattato di pace con Israele se davvero invade Rafah, dove si sono rifugiati milioni di sfollati palestinesi proprio dopo aver seguito gli ordini di evacuazione provenienti da Tel Aviv. La necessità di un accordo sugli ostaggi si rende necessario anche alla luce del fatto che finora le operazioni di salvataggio nella maggior parte dei casi non hanno avuto successo a causa della difficoltà di garantire che la vita degli ostaggi non fosse messa a rischio. Haaretz spiega che purtroppo ci sono stati diversi casi in cui Hamas ha ucciso i suoi prigionieri per paura che l'Idf fosse vicino a liberarli. Tra i soldati israeliani è comunque sempre più forte, nelle ultime settimane, questo sentimento e impegno per ottenere il rilascio degli ostaggi. Oltre alla necessità di sconfiggere Hamas, le truppe hanno più volte espresso il desiderio di liberare gli ostaggi e la disponibilità a rischiare la propria vita per farlo. E lo dimostra anche l'ultima operazione di salvataggio. Per liberare i due ostaggi argentini, scrivono i media israeliani, i militari hanno scortato gli ostaggi con i loro corpi. —internazionale/[email protected] (Web Info)
Israele non fa entrare Francesca Albanese, l’inviata Onu: “Manipolazione pericolosa su attacco 7 ottobre”
(Adnkronos) –
Israele ha deciso di vietare l'ingresso nel Paese a Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per le violazioni dei diritti umani commessi nei Territori palestinesi occupati. In una nota il ministero degli Esteri e il ministero dell'Interno definisce "oltraggiose" le dichiarazioni di Albanese, secondo cui l'attacco del 7 ottobre "sarebbe stata una reazione all'oppressione israeliana". "Il tempo del silenzio degli ebrei è finito. Se le Nazioni Unite vogliono tornare ad essere un organismo rilevante, il suo leader Antonio Guterres deve sconfessare pubblicamente le parole antisemite della loro 'inviata speciale' Francesca Albanese e rimuoverla immediatamente dal suo posto. Impedirle di entrare in Israele servirà a ricordare le atrocità commesse da Hamas, compreso lo spietato attacco agli innocenti", ha scritto su X il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz. "Sono due anni che Israele mi nega di fare il mio lavoro come chiesto dall'Onu non facilitando il mio ingresso nel Territori palestinesi occupati. E sono 17 anni che lo fa nei confronti di tutti i relatori speciali, anche a 3 dei miei predecessori", afferma all'Adnkronos la relatrice dell'Onu esperta di diritto internazionale, spiegando che "le affermazioni tra virgolette oltraggiose consistono nel fatto che ho risposto a quello che il presidente francese definiva essere stato il più grande attentato antisemita dalla seconda guerra mondiale". Rivendicando di aver "condannato fin dal primo momento i crimini di Hamas nei confronti dei civili israeliani", Albanese sottolinea che contesta "fermamente che l'origine/causa principale dei crimini commessi contro civili israeliani sia l'antisemitismo: questa l'affermazione che Israele ritiene 'oltraggiosa'". Si tratta, chiarisce, di "una manipolazione semantica gravissima e pericolosa" di Israele, che "vuole così distogliere l'attenzione" da quello che succede a Gaza, ma così "distoglie anche l'attenzione dalla gravità dei crimini che Hamas ha commesso". La relatrice ribadisce quindi la richiesta che Israele, "in quanto membro delle Nazioni Unite, si conformi ai valori dell'organizzazione, che rispetti il diritto internazionale e conduca la propria azione di potenza occupante nel rispetto del diritto umanitario". "La verità è che come ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres il 7 ottobre non è venuto dal nulla – ricorda Albanese – È importante riconoscere che gli attacchi di Hamas non sono avvenuti "in a vacuum". Il popolo palestinese è stato soggetto a 56 anni di oppressione soffocante, i palestinesi hanno visto la loro terra lentamente divorata dagli insediamenti e flagellata dalla violenza, la loro economia soffocata, il loro popolo sfollato e le loro case demolite, le loro speranze per una soluzione politica alla loro situazione sono svanite". "Ma i reclami del popolo palestinese non possono giustificare gli attacchi atroci di Hamas. E quegli attacchi atroci non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese", conclude la relatrice, citando ancora Guterres, "con cui concordo pienamente". Secondo Albenese "è nel contesto dell'oppressione israeliana nei confronti del popolo palestinese, di 56 anni di occupazione illegale ad un regime di violenta apartheid che i crimini commessi da Hamas il 7 ottobre vanno letti e giudicati". "Il resto – accusa – è un modo per distogliere l'attenzione da quello che succede a Gaza soprattutto dal 7 ottobre: circa 30.000 i morti che in Occidente non fanno notizia (70% donne e bambini), 10mila ancora sotto le macerie, circa 70mila i feriti, 2 milioni di sfollati, massacri quotidiani e incessanti a dispetto delle misure cautelari imposte dalla Corte di Giustizia Internazionale che ha riconosciuto il rischio di genocidio commesso da Israele". "Invece di intervenire su questa realtà gravissima, come da obblighi da Convenzione sul Genocidio, stati influenti come l'Italia continuano a sostenere Israele – denuncia Albanese – Questo potrebbe avere ripercussioni legali anche per l'Italia". —internazionale/[email protected] (Web Info)


