Lavoro. L’arbitrato fa un passo indietro

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Il decreto emendato seguendo i rilievi di Napolitano

Bocciato venti giorni fa dal capo dello Stato, il ddl sul lavoro cambia pelle e, con l’accoglimento degli emendamenti presentati dalla maggioranza in Commissione Lavoro, si presenta in una veste in cui sono stati smussati molti dei punti problematici individuati da Giorgio Napolitano (perplesso soprattutto di fronte alla cosiddetta clausola compromissoria sul ricorso all’arbitrato anche in caso di eventuale licenziamento).

Le novità della Commissione

Dall’esame della Commissione Lavoro, il decreto legge emerge modificato proprio nelle parti relative alla clausola compromissoria sull’arbitrato, che non potrà riguardare eventuali controversie sul licenziamento e potrà essere firmata e pattuita esclusivamente al termine del periodo di prova (se si tratta di assunzione) o una volta trascorsi 30 giorni dalla stipula del contratto (anche se a termine). Sarà in questa veste che la prossima settimana il ddl approderà in aula alla Camera per ricevere la prima approvazione.

Il vecchio ddl
Alla prima stesura, quella non promulgata dal Presidente della Repubblica, il ddl prevedeva l’uscita dai tribunali del lavoro delle cause per licenziamento. Secondo le norme poi bocciate, infatti, il dipendente in via di assunzione si sarebbe potuto trovare a dovere firmare un contratto in cui era stabilito chiaramente il ricorso all’arbitrato per risolvere eventuali controversie in tema di licenziamento. Per di più, secondo la vecchia versione del testo di legge, non appariva nemmeno obbligatorio che l’arbitro dovesse attenersi a quanto stabilito dallo statuto dei lavoratori in tema di licenziamenti, rimanendo libero di decidere in base a una non meglio chiarita “equità”.

Fonte: http://www.borsaitaliana.it/notizie/finanzapersonale/lavoro/dettaglio/passoindietroarbitrato527.htm