Il commento/ Unicredit: cacciamo Profumo, per fare che?

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E’passata una settimana dal consiglio di amministrazione che ha sfiduciato Alessandro Profumo e ancora nulla è dato sapere di ufficiale sulle sorti della più grande banca italiana. Intanto il settore bancario internazionale continua ad essere nell’occhio del ciclone, come dimostrano le preoccupazioni nate dalla banca Anglo Irish, un buco nero che potrebbe divorare qualcosa come il 40% del prodotto interno lordo irlandese. Il silenzio sulle sorti di UniCredit non è un buon segnale, tanto più che la banca è nel pieno di una importante riorganizzazione interna, con la nascita di quello che è stato definito il “bancone”. Si tratta quindi di un silenzio assordante, con una nave priva di timoniere nel pieno di una tempesta più o meno perfetta. Domani è previsto un consiglio di amministrazione che dovrebbe definire il futuro Ceo, ma si ha l’impressione che la cacciata di Profumo sia stato un salto nel buio, male pianificato e ancora peggio eseguito. La finanza è anche una questione di immagine e di percezione, anche da parte della clientela. Unicredit si è fatta male da sola, ed oggi per recuperare la fiducia della gente, già poco incline a guardare le banche con benevolenza, sarà un compito assai complesso. E il dubbio che la finanza italiana sia in mano a gente forse dai robusti appetiti ma dalle scarse capacità strategiche e gestionali sarà difficile da poter rimuovere.