Il commento/ Unicredit: tolto l’allenatore viene promosso il massaggiatore

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Chi ci segue già conosce il nostro pensiero sulla questione Unicredit. Le preoccupazioni emerse dalla confusa vicenda della estromissione di Alessandro Profumo sono state confermate dalle ulteriori evoluzioni della questione. La nomina alla testa della prima banca italiana di Federico Ghizzoni lascia infatti più di qualche perplessità, non legata peraltro al nome del manager ma al contesto complessivo in cui è avvenuta la sua selezione. Profumo è stato estromesso dai grandi soci, in particolare le fondazioni bancarie in cui la politica e la Lega Nord hanno una forte presa con motivazioni alquanto confuse. Inoltre la sua fuoriuscita è costata ad Unicredit e ai suoi azionisti ben 40 milioni di euro, una somma certamente non piccola in tempi di utili decrescenti e di aumento delle insolvenze sui prestiti concessi ai clienti. Perché è stato allontanato dalla sera alla mattina, lui che aveva creato questo gruppo dalla proiezione internazionale? Perché c’erano i libici, si è detto. Ma i libici ci sono anche con Ghizzoni, anche se hanno precisato la natura puramente finanziaria del loro investimento. Perché, si è poi sostenuto, i risultati non erano più quelli brillanti di un tempo. Bene, ma allora devi cambiare non solo il capo azienda, ma l’intera squadra che ha gestito i conti della banca sino al giorno prima. Si ha l’impressione siano più profonde e abbiano piuttosto a che vedere con resistenze all’erogazione di prestiti a grandi prenditori della finanza del Nord. Come che sia, la logica in questo pateracchio non c’è. Volendo fare un paragone calcistico la nomina di Ghizzoni equivale a quella dell’allenatore in seconda o magari del massaggiatore che il vecchio mister aveva selezionato e fatto inserire nella propria squadra tecnica. Che razza di scelta è? A quale logica dovrebbe mai rispondere? Se si voleva davvero la discontinuità non si poteva fare scelta più strampalata. Se si voleva invece la continuità non si capisce perché è stato cacciato a peso d’oro Profumo per tenersi poi una sua fotocopia, inevitabilmente più sbiadita. La verità è che già avevamo adombrato il rischio che la cattiva politica, quella da cui non comprereste mai una macchina usata, riuscisse a spadroneggiare in questa vicenda. E purtroppo sembra che sia andata proprio così. Giustamente si è risentito un grande player della finanza italiana come Cesare Geronzi, a cui è stata addebitata l’estromissione di Profumo. Geronzi avrà mille difetti, ma è un grande banchiere ed un grande navigatore in mari difficili. Accusarlo di aver combinato un simile papocchio equivale a dargli del dilettante. Ed è l’offesa peggiore che si possa mai fare ad uno come Geronzi.