Telecomunicazioni, Romani: “Il limite delle emissioni è una norma ideologica”

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«Siamo in prossimità di un accordo complessivo sulla società per le infrastrutture di rete di nuova generazione». Lo ha annunciato il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, a margine del convegno ‘Le telecomunicazioni in Italià, organizzato da Asstel e tenutosi oggi presso la Residenza di Ripetta a Roma. «Ne discuteremo in questa occasione» ha aggiunto Romani, osservando che non ha l’impressione che oggi sia Telecom Italia l’ostacolo per l’accordo. Il ruolo strategico all’interno del processo di modernizzazione e sviluppo del Paese. Questo è stato il tema portante dell’incontro durante il quale non si è mancato di discutere sulla possibilità di un ampliamento della rete. «Telecom ha ragione». Così il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ha commentato la richiesta dell’Ad del gruppo telefonico, Franco Bernabè, di rivedere i limiti delle emissioni elettromagnetiche, che in Italia sono di sei volt al metro contro i 60 volt del resto d’Europa. «Questa regola – ha spiegato Romani – ha influenzato anche lo sviluppo del wi-fi: si tratta di una delle tante norme ideologiche di pregiudizio ambientalista». Un intervento, ha tuttavia aggiunto Romani, «è sempre stato complicato, e non è all’ordine del giorno in questo momento, ma il problema esiste». Il settore delle telecomunicazioni è un «driver di crescita» e non va caricato «di ulteriori costi e fardelli». È, invece, l’auspicio del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia che è intervenuta al convegno. «Il tema vero non è quello delle risorse pubbliche, che sono poche, ma quello di avere regole chiare, condivise, e di evitare che questo settore, che è stato considerato la gallina dalle uova d’oro, sia caricato di ulteriori costi e fardelli», lasciando così spazio agli «investimenti privati». Al centro del dibattito anche la futura gara per le frequenze da destinare alla telefonia mobile. Una gara che, a detta del Ministro, potrebbe portare a risultati pari a quelli del modello tedesco con un introito superiore ai quattro mld di euro. Le risorse che arriveranno da tale operazione, infatti, dovranno essere devolute, almeno in parte, allo stesso settore delle telecomunicazioni. «Spero che sia un’asta con risorse per lo Stato, le più alte possibili. Ma -sottolinea Romani- è un’altra realtà». Anche perchè, osserva il ministro, «il problema italiano non sono solo le risorse per partecipare all’asta ma anche quelle per investire nell’area delle telecomunicazioni». Del resto, sui tempi che secondo alcuni osservatori dovrebbero non oltrepassare l’avvio della gara per il prossimo anno, Romani avverte: «Ci stiamo lavorando, però deve essere un’asta che tenga conto della realtà. Non ci sono al momento frequenze a disposizione. Stiamo digitalizzando il Paese ed entro l’anno saremo al 70%. Una gara delle frequenze -conclude- deve tenere conto delle reali possibilità e di chi oggi le frequenze le possiede». A concludere il covegno è la firma di un accordo tra il Ministero e gli operatori per un memorandum of understanding. «Il governo – ha dichiarato Romani – si farà parte dirigente, con gli operatori, per una società per l’infrastruttura di rete, dove poi ogni operatore trova la propria soluzione. C’è un allegato tecnico su cui l’approfondimento è concluso al 100%, quindi siamo vicinissimi a una conclusione». Certamente, ha proseguito, «come tutti i memorandum of understanding ci sono maglie larghe e strette, ma il progetto trova finalmente il Paese unito». Il ministro ha anche aggiornato la situazione sul digital divide, vale a dire la quota di popolazione che ancora non dispone di un collegamento a banda larga, affermando che si tratta di 5 milioni di persone (l’8%). Tornando alla società della rete, anche l’ad di Telecom Italia ha confermato che la soluzione è a portata di mano e il numero uno di Tiscali, Renato Soru, ha parlato di «collaborazione su tutto il territorio nazionale».