Feltri, Marcegaglia ma anche Tronchetti Provera e Tavaroli: l’Italia è un mondo di farisei?

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La colpa, come sempre, è di noi giornalisti. La querelle Il Giornale- Marcegaglia è l’ultimo esempio di una guerra politica combattuta senza esclusione di colpi. Da un lato Silvio Berlusconi, oggetto di un’iniziativa di un vasto settore di poteri politici, mediatici, forse anche esteri, e forze economiche volto a rimuoverlo dalla Presidenza del Consiglio, dall’altra Berlusconi con la sua forza e con i suoi mezzi, inclusi quelli giornalistici, a rintuzzare l’attacco e colpire l’avversario. Fin qui nulla di strano, anche se ci si dovrebbe chiedere durante tutto questo bailamme se qualcuno si preoccupa di amministrare decentemente un sistema in grave sofferenza come quello italiano. Quello che invece non va è la scoperta dell’acqua calda, ossia che dalle intercettazioni effettuate sui giornalisti del Giornale emerga, addirittura, che gli stessi cercavano di colpire un avversario politico del proprio editore. E qual è il problema? Perché questo è uno scandalo, o ancora peggio un reato penale? Da che mondo e mondo i giornali sono temuti e tenuti sotto controllo nelle dittature proprio perché possono capovolgere gli assetti di potere politico. Quello che però non viene spiegato all’opinione pubblica è che, giornalisti de “Il Giornale” o quelli della “Repubblica”, la loro lotta politica avviene scoprendo altarini e scandali di personalità pubbliche, siano esse Berlusconi o Fini o il Presidente di Confindustria. Il punto non è il giornalista, ma il soggetto bersaglio. Detto in soldoni: sarà pure odioso ma il ricattato non sarebbe tale se non avesse commesso qualcosa di esecrabile. Se sono tutti stinchi di santo, se operano nelle loro aziende con una limpidezza ed una correttezza eccezionale non c’è Feltri o Travaglio che tenga. Non ci sarebbe nulla da fare. Ma questo è un punto scomodo sui quali da anni in Italia si glissa e si fa muro. E si mette tutto sotto la sabbia, cosa che, per ragioni di urgenza politica Feltri questa volta non ha fatto. Ma la realtà rimane e se Fini ha fatto acquistare una casa a Montecarlo al cognato a prezzi di favore, sarà pure una odiosa lotta politica ma il fatto resta in tutta la sua gravità. La verità è che si sta eliminando un clima omertoso che proteggeva tutti i potenti. In America non è così è la lotta politica è fatta sistematicamente con l’utilizzo di scandali sessuali, economici o di ogni altro tipo e genere. I giornalisti fanno il loro lavoro passando ai raggi x ogni persona che si affaccia alla pubblica ribalta, e lo fanno perché così si elimina uno scomodo avversario politico, non per benemerenza. Questo sistema funziona e seleziona classi dirigenti più presentabili, perché spezza il cerchio di omertà che protegge anche persone palesemente inadeguate. Perché in Italia nessuna, tranne Beppe Grillo, affronta la conduzione di Telecom Italia fatta da Marco Tronchetti Provera, ancora oggi osannato manager dei salotti buoni della finanza? Perché un processo in cui si discute di scandali che neanche le trame degli anni del golpe lasciavano presagire, quello alla Security Pirelli di Tavaroli non è fatto oggetto della stessa spasmodica attenzione del processo per l’ultimo fatto di cronaca? Tavaroli ha detto chiaro e tondo che lui spiava, usando i tabulati Telecom, gente che Tronchetti Provera gli indicava. Ed è stato, da uomo di grande intelligenza quale è, anche chiarissimo. “Ma io che interessi avevo a profilare (gergo tecnico per dire spiare le abitudini di una persona) il fratello di Afef, la moglie di Tronchetti Provera?”. Di questi fatti però non si sa nulla, anche perché Tronchetti Provera siede nel consiglio di amministrazione del Corriere della Sera, il salotto buono dell’editoria italiana. E allora, scusateci, non siamo un po’ tutti farisei? Feltri e i suoi colleghi hanno fatto solo il loro lavoro e se qualcuno con responsabilità pubbliche ha qualcosa da nascondere il problema è il suo non di chi cerca di farlo sapere ai cittadini.