Telemarketing: ultime ore, si può dire basta

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Da domani si potra’ dire di no al telemarketing, le chiamate a pioggia con le quali le aziende tentano di riacciuffare clienti che hanno scelto di passare alla concorrenza o con cui propongono nuove offerte commerciali, prodotti e servizi di ogni tipo. Bastera’ una semplice telefonata o un clic sul computer per farsi cancellare dagli elenchi e non essere piu’ disturbati. Ma la nuova versione della norma non piace ai consumatori, che parlano apertamente di una ”pessima normativa” che sfociera’ in ”molestie alle famiglie”.
Entra infatti in vigore il 1 febbraio la legge varata nel 2009 che cambia radicalmente la gestione degli elenchi abbonati: si passa cosi’ dall’attuale regime dell’opt-in, che prevede l’esplicito consenso del cliente per poter essere chiamato telefonicamente (consenso che spesso viene dato all’insaputa dell’utente all’atto della sottoscrizione del contratto, tra una firma e l’altra), a quello dell’opt-out che, al contrario, stabilisce che gli abbonati sono tutti contattabili, salvo quelli che si iscrivono al Registro delle opposizioni, gestito dalla Fondazione Bordoni.
Per farsi cancellare dagli elenchi e non essere piu’ contattati bastera’ seguire le indicazioni contenute nel sito della Fondazione, oppure chiamare il numero telefonico che verra’ comunicato a tutte le famiglie attraverso una campagna televisiva a cui sta lavorando il Diparimento delle comunicazioni del ministero dello Sviluppo economico, che coinvolge anche il Dipartimento per l’editoria di Palazzo Chigi.
Le modalita’ per sottrarsi al diluvio di chiamate verranno comunicate anche dagli stessi operatori telefonici, attraverso la bolletta.
Netta la bocciatura di Adusbef e Federconsumatori: lamentando l’assenza di un adeguato periodo transitorio, sottolineano che ”dal primo febbraio le famiglie italiane, senza che ne abbiamo minima conoscenza, potranno essere importunate e molestate telefonicamente per la commercializzazione e le più svariate vendite di prodotti e servizi”.
Con la nuova legge l’Italia si allinea al resto d’Europa, dove l’opt-out e’ stato adottato nella maggior parte dei Paesi, che da tempo hanno scelto questa strada insieme a quella, parallela, del codice di autoregolamentazione degli operatori. Si tratta di regole pensate per rendere il telemarketing meno invadente anche per chi non si e’ opposto: anche in Italia, un paio di mese fa, le imprese della filiera delle tlc, riunite in Asstel, hanno dato vita al proprio codice, che prevede orari predefiniti, frequenza ridotta di chiamate e, in generale, garanzie a tutela dei consumatori. L’obiettivo, ha spiegato il presidente di Asstel, Stefano Parisi, ”e’ di evitare che tutte le famiglie decidano di negare il consenso”, mettendo cosi’ in crisi un settore nel quale lavorano migliaia di persone.
Per quanto riguarda gli orari, i call center potranno chiamare nei giorni feriali dalle 9 alle 21,30 e il sabato dalle 10 alle 19, le domeniche e i festivi sono off limits. Le chiamate, inoltre, potranno essere al massimo una al mese. Gli operatori telefonici sperano cosi’ che non accada quello che e’ successo negli Stati Uniti, dove non esiste un codice di autocondotta e dove a negare il consenso e’ stato circa il 90% della popolazione. Nei Paesi europei in cui esiste un’autoregolamentazione, invece, il consenso e’ stato negato solo dal 30% degli abbonati.

Fonte: Ansa