Berlusconi e la furbacchiata sul nucleare

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La questione nucleare in Italia ha conosciuto, con le parole del premier Silvio Berlusconi, un ulteriore svolta in questo caso verso il grottesco. Berlusconi ha sostanzialmente detto che la moratoria al nucleare è stata solo strumentale ad evitare il referendum per il quale, a suo avviso, gli italiani, dopo quanto è successo a Fukushima erano emotivamente impreparati. Quello che non convince nelle parole del Presidente del Consiglio risiede sia nel metodo sia nel merito delle sue affermazioni. In primo luogo il premier ha stabilito che il metodo adottato, cioè la moratoria sulle norme che dovrebbero riportare le centrali nucleari nel nostro paese è quello del furbacchione. Si tratta di un espediente, né più e né meno per tornare a costruire le centrali nucleari in Italia dopo che la bufera sarà passata. Già con la vicenda della Libia abbiamo dimostrato tutto il nostro spessore politico (e Bossi ha sacrosante ragioni nell’arrabbiarsi) oggi anche sul nucleare confermiamo che il nostro metodo è quello dell’Italietta di sempre, dell’arte di arrangiarsi, della pizza, del mandolino e del putipù. Quando all’estero dicono che gli italiani non sono un popolo serio probabilmente si riferiscono anche ad episodi come questo. Resta poi un problema di merito, che riguarda la democrazia. Berlusconi, come nessuno in Italia, può stabilire quando gli italiani siano pronti o preparati ad affrontare delle domande relative alla loro vita civile e sociale. La democrazia prevede dei tempi e non delle maturità, e non si capisce perché il premier voglia invece stabilire una sorta di giudizio di adeguata preparazione su quanto gli italiani vogliono decidere. Di questo passo anche una consultazione elettorale potrebbe trovare gli italiani emotivamente impreparati e quindi il governo dovrebbe decidere una moratoria sul ricorso alle urne. Su questo sentiero si va verso le logiche delle dittature, che, come dimostrano i fatti di questi mesi, non sono nemmeno più di moda. La democrazia è bella perché è imprevedibile e varia. E perché pur essendo piena di difetti non ha al momento sistemi alternativi migliori. In Spagna un attentato terroristico, complice anche la gestione pasticciata del governo Aznar, cambiò il corso delle elezioni e fece vincere il centro sinistra in ritardi fino al giorno prima del tragico evento. Secondo la logica di Berlusconi anche in quel caso il governo spagnolo doveva rinviare le elezioni, così come oggi con un escamotage si annulla un referendum popolare. Certo gli interessi sul nucleare, gli interessi economici di pochi sono troppo forti per costringere Berlusconi (sempre sensibile alle attività che generano business) a prendere atto delle realtà ed abbandonare una prospettiva energetica che non solo non ha futuro ma che il futuro lo toglie alle prossime generazioni. Ma questi non possono e non debbono mettere in pericolo le basi stesse su cui si fonda una democrazia rappresentativa quale, sino a prova contraria, l’Italia continua ad essere.

di Pietro Colagiovanni