Amanda Knox, la caduta di Silvio Berlusconi, l’11 settembre e il ruolo dei servizi segreti americani…

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Si tratta di qualcosa di più di una sensazione. La recente assoluzione della cittadina americana Amanda Knox per l’omicidio avvenuto a Perugia della studentessa inglese Meredith Kercher ripropone un tema che altri elementi rendono di attualità: l’influenza degli Stati Uniti e soprattutto della sue strutture più recondite (servizi segreti, Cia eccetera) nella politica e nella vita italiana. La sentenza di Perugia della Corte d’appello ha capovolto il verdetto di primo grado, che aveva condannato la Knox insieme al suo fidanzato di allora Raffaele Sollecito, mandando assolta la cittadina americana. Le pressioni mediatiche sono state fortissime ma anche quelle diplomatiche non sono state da meno. L’opinione pubblica americana aveva emesso da tempo un verdetto di assoluzione per la giovane concittadina, verdetto basato non sulla realtà processuale ma su un senso di appartenenza creato dai media americani. E sempre i media americani avevano molto insistito sulla cattiva qualità delle indagini italiane e sul sistema della giustizia italiana. Ora le indagini sul caso Kercher non erano particolarmente complesse e secondo le nostre fonti sono state fatte bene. In quella casa c’erano tre persone oltre alla sfortunata studentessa uccisa e uno dei tre, che ha subito un percorso giudiziario a se stante, l’ivoriano Rudy Guede è già stato condannato per l’accaduto. Ora la corte d’appello ci dice che c’erano altre due persone ma non erano Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Qualcosa non quadra, oltre alla denegata giustizia resa alla famiglia Kercher. Cambiamo ora completamente genere. La caduta di Silvio Berlusconi è un progetto chiaramente coordinato che, complice anche la disordinata vita del presidente del Consiglio, viene portato avanti da numerosi ambienti giornalistici, politici e imprenditoriali da oltre un anno. Nascosto in una riga di qualche giornale di qualche mese fa c’era scritto, e non è mai stata smentito, che un team dei servizi segreti americani, composto da 4 persone stava lavorando presso l’ambasciata americana per far cadere il governo Berlusconi e Silvio Berlusconi, ritenuto non più un fidato amico degli Stati uniti ed in pericoloso liason di affari (petroliferi soprattutto) e non solo con il premier russo Vladimir Putin. E la fine politica di Silvio Berlusconi trova ogni giorno nuovi interpreti, nonostante la strenua resistenza del Cavaliere, Oggi tocca a Scajola, l’ex ministro della casa ottenuta a sua insaputa che anche esso comincia a vacillare nella fedeltà al premier. Chissà che non ci sia la zampa di questi quattro superesperti operanti nell’ambasciata. Infine un’altra notizia, fresca fresca e che non c’entra con l’Italia ma con il mondo. Il giudice Ferdinando Imposimato ha depositato una denuncia all’Alta Corte di Giustizia dell’Aja contro gli Stati Uniti e contro i suoi servizi segreti. “Sapevano degli attentati dell’11 settembre ma non hanno fatto nulla” l’accusa del magistrato italiano. Un accusa circostanziato e motivata che rende giustizia ai tanti dubbi, sempre declinati dal pensiero dominante a fantacomplotto, che l’attentato alle torri gemelle ha suscitato. E chiama in causa un dato assai discusso ma solidamente fondato: il terzo grattacielo crollato, quello più piccolo non aveva subito nessun attacco e nessuno schianto da parte di un aereo. Eppure è crollato. Inspiegabilmente se non perché erano state poste delle cariche esplosive precedentemente all’attacco dei terroristi di Al Qaeda. E, sempre secondo Imposimato, la Cia sapeva tutto. Insomma, come diceva Giulio Andreotti, a pensare male si farà pure peccato, ma si indovina sempre…

di Pietro Colagiovanni