Lucca: una città orfana delle grandi aziende

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Riceviamo e pubblichiamo

Sconcerto e amarezza (con solo qualche lontano spiraglio di speranza) per la dichiarazione di fallimento della Eurosak di Porcari. Così come per la chiusura di un supermercato di Altopascio. I quarantacinque lavoratori della Ciet di Marlia, azienda del settore delle telecomunicazioni per conto di Telecom, presidiano la sede non avendo da quattro mesi lo stipendio. Alla Colged, su 80 dipendenti, aperto un periodo di cassa integrazione ordinaria, per 32. Cassa integrazione straordinaria per i 64 dipendenti Panem. E poi ancora la crisi che aleggia dal “Corsonna”, all’ “Alce”, a… Mentre si rincorrono voci di residui calzaturifici, di quel settore che fu vanto della Lucchesia e di almeno un paio di piccole cartiere passate in mani cinesi. Sono da sempre un accanito lettore di giornali, ma non ricordo di aver mai letto niente di simile. Di così preoccupante. C’è da rabbrividire e non per la neve, che pare sui notiziari italiani un problema epocale, invece che stagionale.
Però se scorro le pagine di politica locale, di ciò che dicono i partiti, di coloro cioè che sono deputati, attraverso i loro candidati a gestire la cosa pubblica, ad indirizzare la comunità, che per prima cosa ha bisogno di lavoro, leggo altro. Che Fazzi si riserva fino a venerdì. Di Leone che è al kick-off. E poi di Favilla, Trapani, Baccelli, Tambellini, Agnitti…Insomma i partiti (che paiono ridotti solo ai personaggi) sembrano tutti indaffarati più che ad occuparsi del lavoro che è ciò che dà la vera stabilità ad ogni consesso umano al toto-sindaco.
E’ vero che i casi che elencavo prima, non toccano direttamente Lucca, ma questo è ancora più preoccupante, perché la città ha già ampiamente dato e appare quasi una realtà deindustrializzata, orfana da molto delle grandi aziende, con un numero di occupati ormai inferiore a quello della Versilia. Un capoluogo che ha perso nella sostanza le sue due banche locali, con un riflesso negativo sul credito e quindi sull’imprenditoria locale difficilmente calcolabile. Dove si legge ancora stamani, l’indebitamento medio della famiglia lucchese è pari a 20.798 euro, superiore alla media nazionale che è pari a 19.981. Mentre agli inizi degli anni ottanta Lucca era famosa anche all’estero perla percentuale dei conti correnti miliardari!
Ma se si scorrono i numerosissimi articoli dei tantissimi che si candidano a sindaco o assessori o consiglieri (dove più di qualcuno sembra ribadire quello che dice in privato e cioè che si presenta a Lucca per spirito di servizio, essendo lui predestinato ad andare a Roma, intesa come Parlamento!) nessuno, ad eccezione del Sindaco (lui quello vero e votato dalla gente) si preoccupa del ruolo della politica come volano (anche se residuale) dell’economia.
E si assistono a dibattiti sindacali (ma forse, a ben vedere alcuni dei protagonisti, sono gli stessi che fecero il ’68 a Lucca!) dove la risposta ad una crisi di tale portata che pone i nostri giovani di fronte ad una situazione inedita, dall’unità d’Italia ad oggi, cioè di essere senza lavoro e neppure con la possibilità di emigrare, sembra essere quella farneticante di: “capitalismo sì o capitalismo no”, come se partecipare all’Europa o al commercio mondiale, fosse un’opzione intellettuale decisa da certe menti sul greto del Serchio!

Mauro Macera
Presidente di GEAL S.p.A