Emergenza neve, emergenza gas

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emergenza-gasI bruschi cali di temperatura degli ultimi giorni hanno fatto aumentare la richiesta di “oro blu” dalla Russia – Gazprom ha annunciato il taglio del 30% delle forniture destinate all’Italia per soddisfare ilmercato interno – Tra teorie e patti tra i Sindaci non rispettati, i nostri edifici sono dei veri “colabrodo”

Con la neve che supera il metro e mezzo, le temperature sotto zero e le auto sommerse dalla coltre bianca, cosa c’è di meglio che il dolce tempore che la nostra casa ci riserva? Un calore che, però, quest’anno rischia di costare caro. L’emergenza maltempo, infatti, non ha colpito solo la nostra Penisola ma anche i paesi del Nord-Est, in particolare la Russia il cui gas è molto prezioso per noi proprio al fine di garantire quel tepore casalingo. Nei giorni scorsi la Gazprom, la società che ci fornisce l’ ”oro blu” per il 30% circa, ha annunciato che, dovendo soddisfare prima il mercato interno, le forniture previste per l’Italia sarebbero state ridotte del 30%. Se consideriamo il fatto che il 60% delle nostre disponibilità energetiche sono soddisfatte proprio dal gas principalmente russo, si potrà capire il motivo per cui il Ministero dello Sviluppo Economico, l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas e l’Eni si siano mobilitati per sopperire al deficit cercando anche di limitare la lievitazione dei costi in bolletta per il consumatore finale. Una crisi simile l’Europa l’aveva già vissuta nel 2006 e sempre a causa del versante russo-ucraino. Viene da chiedersi come mai non si cerchi di ridurre proprio tale forte dipendenza dalle importazioni di gas. La teoria del secchio foratoSecondo l’Osservatorio nazionale di Federconsumatori, il freddo che ci ha invaso quest’anno comporterà un aumento del consumo medio di metano di 150 metri cubi, pari a 135 euro annui in più a famiglia. A ciò si dovrebbe aggiungere anche l’incremento di prezzo del gas dovuta alla maggiore richiesta sul mercato. Insomma, per gli italiani si tratterebbe di un vero e proprio salasso. Dal Ministero, in vista della chiusura dei rubinetti russi, ci sono state rassicurazioni circa un eventuale impatto negativo sulle utenze familiari, scegliendo di riattivare gli impianti non alimentati a gas e di tagliare le forniture a quelle imprese che lo prevedano nei contratti. L’Autorithy e l’Ue, inoltre, già dal lontano 2006, hanno iniziato a lavorare per una maggiore diversificazione degli approvvigionamenti, per potenziare i gasdotti e per implementare gli impianti di stoccaggio. Da non sottovalutare, infine, anche la recente decisione di scorporare Snam Rete Gas (società che si occupa del dispacciamento e della distribuzione del rete gas sul territorio italiano) che potrebbe comportare notevoli vantaggi in bolletta vista la maggiore concorrenza che si verrebbe a creare. Bene tutto, ma si tratta di operazioni che non puntano in nessun modo ad una riduzione dei consumi. L’energia che noi produciamo e, in gran parte, importiamo, serve soprattutto il settore degli usi civili: edifici residenziali, servizi pubblici e commerciali. In pratica spendiamo grandissime quantità di gas ed elettricità per riscaldarci (14 miliardi di metri cubi di gas all’anno, dati Enea 2005). Senza curare il fatto che le nostre case sono dei veri propri “colabrodi di calore”: secondo i dati elaborati dal Ceis di Tor Vergata, le dispersioni termiche delle abitazioni raggiungono l’80%. In pratica stiamo riempiendo d’acqua un secchio forato. Quantità di energia che potrebbe, invece, essere notevolmente ridotta se si attuasse in modo ferreo la famosa “certificazione energetica”: in vista degli obiettivi di Kyoto per la riduzione delle emissioni di gas serra, l’Unione Europea ha obbligato gli Stati membri ad adeguare gli edifici alle norme di efficienza energetica. Il risparmio? Circa il 70-80% dei consumi.

E in Molise? Dal primo gennaio 2012 chi è intenzionato a vendere o affittare un’immobile deve presentare la certificazione energetica ovvero deve indicare la classe di appartenenza dell’edificio nella scala di efficienza energetica. In pratica funziona un po’ come per gli elettrodomestici. Secondo il Rapporto ON.RE – Osservatorio nazionale regolamenti edilizi per il risparmio energetico promosso da Legambiene e Cresme per il 2012, la nostra piccola regione non fa una bella figura. Anzi, la figura è pessima. Nonostante molti comuni abbiamo sottoscritto il Patto dei Sindaci che l’impegna ad attivarsi al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi di Kyoto 20 – 20 – 20, all’atto pratico i nostri edifici sono dei veri e propri “secchi forati”. E né Regione Molise né i singoli Comuni hanno emanato alcuna direttiva che cambi la tendenza. Il Rapporto, infatti, sottolinea come la normativa regionale non dia nessuna indicazione per l’uso di rinnovabili in edilizia, per il risparmio idrico e per l’isolamento termico. Ciò che si limita a dare è un mero riferimento alla promozione del’edilizia sostenibile. Insomma nessuna regola, nessun obbligo, nessun controllo e nessuna sanzione. Sta al buon cuore dei costruttori o dei privati adeguare gli edifici. Peggio ancora, viene del tutto ignorata anche la certificazione energetica latitante anche nel Piano Casa presentato dalla Regione Molise proprio a fine 2011. Il pesce, si sa, puzza sempre dalla testa e così come fa il governo regionale, così fanno anche i comuni che dovrebbero recepire le direttive all’interno dei rispettivi Regolamenti Edilizi. Anche qui, tutto è lasciato al caso: nessuna incentivo per chi si dota di tecnologie per l’efficienza energetica; nessun obbligo di dotare gli impianti di riscaldamento di dispositivi di contabilizzazione individuale del calore (quello, nella sostanza, che ti fa capire quanta dispersione termica stai producendo al fine di regolarti ed avere un maggiore risparmio sia di consumi che di costi in bolletta); nessuna norma sull’orientamento e la schermatura degli edifici che permetta di tenere la case calde d’inverno e fresche d’estate in modo naturale senza dover ricorrere a condizionatori e simili. In una crisi del mercato edilizio come quella che ha portato addirittura il settore a scendere in piazza lo scorso autunno, lavorare sulla resa energetica degli edifici già esistenti potrebbe certamente creare sia occupazione, scarsa in Molise, che ricchezza e accesso ai fondi che la Comunità Europea stanza di mese in mese per ottenere i risultati entro il 2020. Aderire al Patto dei Sindaci va bene ma che non si veda solo come una firma su un foglio di carta e niente più.

Carmela Mariano