Antiriciclaggio, segnalare per prevenire

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“Possiamo cambiare le cose perché siamo professionisti. Vogliamo cambiare perché siamo cittadini.” Questo lo spirito che caratterizza l’impegno dei Commercialisti nell’attività di contrasto al riciclaggio, a difesa dell’economia legale. Lo stesso spirito che vede coinvolti gli intermediari finanziari, le Banche e tutti i soggetti chiamati a controllare per prevenire, per sanare le ferite del sistema economico nazionale che, dal punto vista dell’aggressione mafiosa all’economia, è tra i più sofferenti.

Se nel 1997 in Italia gli “sos” di riciclaggio e finanziamento del terrorismo erano appena 840, nel 2011 le segnalazioni sono state 49.075: un aumento esponenziale dovuto a un’evoluzione normativa, a una maturazione culturale e a una crescente attività di controllo che oggi vede, tra le Regioni d’Italia, la Sicilia esattamente a metà classifica (5% di segnalazioni sul dato nazionale). Le percentuali che riguardano strettamente le categorie professionali non sono confortanti: a fronte dell’86% di segnalazioni da parte degli enti creditizi, la fetta dei professionisti copre solo lo 0,7%, con un contributo sostanziale da parte dei commercialisti. Ed è proprio dall’Ordine che li rappresenta nella provincia etnea che parte la scommessa di formare e informare i propri iscritti, guadagnando il ruolo di centralità che gli spetta nel percorso di tutela dell’economia legale del territorio. A sottolinearlo è stata lo stesso presidente Margherita Poselli, in occasione dell’importante incontro di ieri (26 marzo) promosso in collaborazione con la Banca d’Italia: «Ancora una volta ci ritroviamo attorno a un tavolo, alla presenza di autorevoli esponenti della magistratura, delle banche e delle Forze dell’Ordine per combattere insieme il riciclaggio – ha commentato la prof.ssa Poselli – una lotta in cui anche i commercialisti sono “guardiani dell’accesso mafioso”, nella doppia veste di consulenti e di controllori ».
Un ruolo delicato è anche quello delle Banche «chiamate a districarsi tra le maglie della normativa – ha affermato Pietro Raffa, direttore filiale di Catania Banca d’Italia – nella duplice attività di lotta antiriciclaggio e supervisione sulle attività di mediazione finanziaria. Il vero salto di qualità – ha commentato Raffa – avverrà quando la cultura dell’antiriciclaggio entrerà a far parte della cultura aziendale degli Enti e del capitale di intenti e di valori degli operatori. Un traguardo possibile con il contributo di tutti». Una scommessa ribadita anche dal procuratore della Repubblica di Catania Giovanni Salvi che ha introdotto le relazioni sottolineando «quanto conti l’aspetto preventivo di segnalazione sulla fase conclusiva strettamente penale. Nell’approccio alla normativa – ha affermato – ciò che deve contare è il meccanismo che precede la sanzione attraverso lo strumento della segnalazione, all’interno di un sistema fondato sul sostanziale coinvolgimento di intermediari finanziari, operatori economici e professionisti; sull’omogeneizzazione delle regole e delle prassi di vigilanza e sull’analisi e l’uso di strumenti di controllo sempre più efficaci».

Ad esporre gli aspetti evolutivi e quelli critici delle segnalazioni di operazioni sospette sono stati il direttore Unità di informazione Finanziaria Giovanni Castaldi e il presidente Commissione Antiriciclaggio Cndcec Lucia Maria Starola; il capo Centro DIA Angelo Bellomo ha approfondito il tema “Strategie investigative antiriciclaggio: analisi delle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette”. Presente in platea tra le numerose autorità anche il procuratore generale del Tribunale di Catania Giovanni Tinebra.