Quante fesserie sul governo Monti, un governo che ci sta affossando..

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Sulle vicende politiche italiane, sul governo tecnico, sulle dinamiche dei partiti è stato calato, da mani sapienti, un telo insonorizzante che sta producendo il suo effetto: sterilizzare ogni possibile reazione degli italiani. Non siamo appassionati di tesi complottiste, anche se spesso assai persuasive (come quelle sull’11 settembre). Ma quello che sta avvenendo in Italia ha veramente dell’incredibile. Chi segue le nostre cronache conosce la tesi. Mario Monti, un mediocre economista dei giri buoni della finanza internazionale, viene installato a capo della nazione con il solo compito di assicurare l’Italia ai propositi strategici ( e di arricchimento personale) della finanza mondiale che conta, quella con sede negli Stati Uniti. Un obiettivo da raggiungere a qualsiasi costo. Cosa stava infatti succedendo negli ultimi anni ?Una cosa scandalosa e inaccettabile per i poteri forti (la finanza laica e massone, quella che elegge anche il presidente degli Stati Uniti, ma con il supporto anche dell’Opus Dei e delle massonerie religiose). L’Italia, complice “l’impazzimento” del suo presidente eletto (Silvio Berlusconi) stava deviando da un percorso di sudditanza e strumentalità agli interessi dei massoni, un percorso seguito, nonostante la presenza del più forte Partito comunista dell’Occidente, più o meno docilmente negli ultimi 50 anni . Come un “grillo parlante”, il “rosso” (per via dei capelli) senatore Paolo Guzzanti rivelò come l’abbraccio di Silvio Berlusconi con l’amico Vladimir Putin lo avrebbe condotto alla fossa. “Gli americani hanno deciso di staccare la spina a Berlusconi perché le sue politiche energetiche e i suoi affari con Putin sul gas sono pericolose dal punto di vista geostrategico”:questo in sostanza il pensiero del senatore. Ed è quello che è successo: non è mai stata smentita la presenza di un team di 4 uomini presso l’ambasciata americana con l’unico compito di organizzare la macchina per far cadere Silvio Berlusconi. E, puntualmente caduto Berlusconi (non senza fatica, vista l’osticità del personaggio) era ovvio che a succedergli dovesse essere un uomo di assoluta fiducia dei grandi poteri che dominano gli Stati Uniti e la sua economia. E chi meglio di Mario Monti, membro della Commissione trilaterale (guardacaso insieme ad un altro tecnico oggi al governo, il greco Papademos), voluta a suo tempo da Rockfeller e di cui hanno fatto parte grandi manovratori politici come Kissinger e Brzezinski (un attivo sostenitore di Obama, nonostante la sua non più verde età)? Questo governo, quindi, di tecnico non ha nulla, ma è solo espressione del più forte. Le sue manovre sono di qualità tecnicamente pessima e penalizzano (qualcuno potrebbe dire sodomizzano) le fasce più deboli della popolazione. Tasse sui consumi, sulla benzina e sulla prima casa sono degne di un governo della Corea del Nord e neanche lì forse hanno il coraggio di farlo. Le manovre di Monti sono recessive, impoveriscono il paese e non creano alcuna speranza per il futuro, per quei giovani di cui i membri ben pasciuti del governo si riempiono la bocca un giorno sì e un giorno no. Perché in queste condizioni non ci sia una reale rivolta sociale contro questo gruppo di persone e contro i partiti che si sono ritirati per continuare a pascere nei loro privilegi resta un mistero. Forse la cosa ha a che fare con il black out informativo steso in modo scientifico su Monti, perché tutto il sistema dei mass media è in mano ai partiti e ai conglomerati economici che li animano. Questo vale per il centro, per la destra e per la sinistra: l’oscuramente va dal “Giornale” e arriva al “Fatto quotidiano”, parte da Santoro e giunge agli opinionisti Mediaset. C’è una singolare e pervasiva convergenza di interessi e di opportunità per stare tutti in silenzio e farci crede davvero che il governo Monti sia davvero un governo di noiosi ma valenti professori. Non è così, e se si guarda bene dietro la grisaglie o il sorriso compiacente da accademici si potrà forse notare il luccicare di denti tipici di un pesce tropicale: il Piranha.

di Pietro Colagiovanni