Draghi: “Meglio tagliare le spese che alzare le tasse”

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Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo, ha confermato i rischi per l’economia dopo la decisione di lasciare i tassi invariati dell’Eurozona all’1%. “Non abbiamo discusso variazioni sui tassi, abbiamo discusso della nostra linea che riteniamo espansiva. Le stime più recenti sull’economia indicano una ripresa graduale nel corso del 2012 ma vi sono una prevalente incertezza e rischi al ribasso, fra i quali le tensioni in alcuni mercati del debito sovrano”. Draghi ha osservato che spetta ai governi nazionali fare le riforme strutturali in grado di rilanciare le prospettive di crescita di medio termine e ridurre le disparità fra i Paesi europei. “Il governo spagnolo ha fatto uno sforzo notevole per varare riforme serie in un periodo molto breve, anche l’Italia ha fatto progressi notevoli ed è davvero sulla buona strada”. Per risanare i conti pubblici, tagliare la spesa corrente è certamente una ricetta migliore che aumentare le tasse o ridurre gli investimenti. “Penso che collettivamente dovremmo tracciare un percorso su come e dove saremo tra dieci anni. Arriveremo a una unione fiscale? ci sarà una cessione di sovranità? Per costruire una futuro comune nell’euro, il fiscal compact è solo un punto di partenza, non lo è invece una unione che fosse basata trasferimenti di risorse” ha sottolineato il numero uno dell’Eurotower. L’inflazione nell’Eurozona “resterà sopra il 2% nel 2012″, ma vicino al 2% a medio termine”. Il costo della vita dovrebbe scendere sotto il 2% solo nel 2013. “L’insieme dei rischi resta prevalentemente bilanciato”, ha affermato il presidente Draghi, tuttavia ha anche avvertito che il consiglio direttivo porrà molta attenzione a verificare che i rialzi dei prezzi di petrolio e materie prime non diano luogo a “effetti di secondo livello” coinvolgendo le dinamiche dei salari. Sui prezzi, ha chiarito Draghi, pesano i costi dell’energia e l’aumento della tassazione indiretta. Tra un patto europeo per la crescita e il ‘Fiscal compact’ “non c’è contraddizione” perché il consolidamento fiscale garantisce crescita “a lungo termine”. Insieme al consolidamento fiscale, le riforme strutturali “devono sostenere la crescita”. Resta centrale anche il problema dell’occupazione. Sul mercato del lavoro servono riforme che promuovano “più flessibilità, mobilità ed equità”, mentre al momento la situazione è “sbilanciata” a danno dei giovani. E, in questo quadro, “agevolare l’attività d’impresa, favorire le start-up e la creazione di lavoro è cruciale”. “Le politiche volte ad accrescere la concorrenza nei mercati dei prodotti e l’aumento dei salari e adeguamento della capacità occupazionale delle imprese promuoverà l’innovazione, la creazione di posti di lavoro e aumenterà nel lungo termine le prospettive di crescita”, spiega Draghi. Le riforme aggiunge il presidente, “sono particolarmente importanti per i paesi che hanno subito perdite significative in termini di competitività dei costi e hanno la necessità di stimolare la produttività e migliorare le performance commerciali”. La Banca centrale vigilerà sull’economia. “I maxi-prestiti – ha detto Draghi – forniti dalla Bce attraverso il programma ‘Ltro’ richiedono tempo per avere effetto sul credito”, ricordando che il secondo prestito “ha avuto regolamento solo lo scorso 1 marzo”. Resta prematura qualunque exit strategy delle misure straordinarie anti crisi della Bce. Con le iniezioni di liquidità “abbiamo evitato un maggiore credit crunch, da questo punto di vista le misure della Bce sono state un successo”.