L’ACCERTAMENTO SUI CAFFE’ E’ NULLO

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È illegittimo l’accertamento che ricostruisce il maggior ricavo di un bar/ristorante esclusivamente attraverso il ricalcolo dei caffè consumati.

Ciò è quanto emerge da una recente sentenza della Commissione Tributaria Regionale di Torino (Sent. CTR di Torino n.81/10/11 liberamente visibile su www.studiolegalesances.it – Sez. Documenti), la quale evidenzia come tra questo dato e i pasti somministrati ai clienti non vi è una conseguenza diretta.

Chiariscono infatti i giudici di Torino come – diversamente dal cd “tovagliometro”, ossia dal calcolo dei ricavi in base ai tovaglioli consumati da un ristorante nel corso dell’anno – l’accertamento induttivo basato sul consumo di caffè non risulta altrettanto attendibile poiché “tale ragionamento … appare per vero dotato di non sufficiente univocità per essere davvero affidabile” (pagina 4 della sentenza).

Inoltre, i giudici aderiscono alla posizione del contribuente, laddove sostengono che “… basta variare di poco le coordinate del calcolo per ottenere risultati sensibilmente differenti”.

Infatti, viene evidenziato come basti modificare leggermente il peso del caffè per ogni singola tazzina (8 grammi oppure 9 grammi) per ottenere quantitativi di presunti consumi anche molto diversi fra loro.

Alla luce di tali considerazioni, dunque, i giudici concludono dichiarando che “tutte le valutazioni testè fatte dimostrano come il calcolo di riferimento abbia variabili troppo inconsistenti ed instabili per condurre a risultati affidabili. Ed in effetti è intuitivo che mentre il consumo di un tovagliolo equivale con una alta verosimiglianza all’esistenza di un fruitore di pasto … il consumo di caffè è un elemento del tutto variabile, che può non corrispondere in maniera univoca e meccanicistica all’esistenza di un consumatore di pasto completo” (si veda pagina 5 della sentenza).

Avv. Matteo Sances

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