Sangalli: “No all’aumento dell’Iva o sarà la morte dei consumi”

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Accesso al credito, federalismo fiscale, gestione del territorio, liberalizzazioni, Terziario integrato. Sono alcuni dei temi attorno ai quali ruotano le richieste e le proposte di Confcommercio Veneto, con le sue cinquantamila imprese, sulla scia dello slogan “Il Veneto che vogliamo” presentato durante il convegno del 25 maggio a Mestre rivolto a dirigenti e quadri del sistema confederale e che ha visto la partecipazione del presidente Sangalli. Istanze sulle quali nei giorni scorsi la Confederazione delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi si è confrontata in un dibattito aperto con le 7 associazioni territoriali. Raccolte le sollecitazioni delle imprese, Confcommercio Veneto si è impegnata a tradurle in iniziative; come contropartita chiederà un pari impegno sul piano istituzionale attraverso il proprio sistema nazionale. Tema centrale del documento è l’accesso al credito, divenuto urgente dopo i molti casi di imprese capaci messe in difficoltà dal credit crunch, imprese che fanno fatica a reperire risorse anche solo per sopravvivere assieme ai loro dipendenti e collaboratori. Il presidente Sangalli nel suo intervento ha sottolineato che sono cinque gli allarmi rossi, la recessione, la disoccupazione, lo spettro dell’aumento dell’aliquota Iva, la pressione fiscale salita al 55% e la difficoltà di accesso al credito. La crisi sta picchiando duro sulla nostra realtà, che assicura il 58% del Pil e il 53% dell’occupazione. “Il 2012- prosegue Sangalli- vedrà un ulteriore calo dei consumi del 2,17%, un aumento di mezzo punto della disoccupazione e un -5,7% di investimenti”. Il problema più spinoso per Sangalli resta quello dell’Iva: “Il rialzo dell’Iva previsto fino al 2014 significa 39 miliardi di euro di consumi bruciati. Noi chiediamo al governo una revisione della spesa pubblica necessaria a scongiurare questo aumento e, insieme al recupero dell’evasione a ridurre la pressione fiscale”. “Lo Stato e le banche diano credito a chi ha creduto in questo Stato ed è rimasto e vuole continuare a investire su questo territorio – dichiara il presidente di Confcommercio Veneto Massimo Zanon – le imprese del commercio, del turismo e dei servizi non delocalizzano: non si chiudono serrande per aprirle in Romania, ma si impegna il proprio patrimonio e si dà pure lavoro agli immigrati”. “L’accesso al credito – prosegue – è divenuto quasi un’impresa impossibile. Il compito dei nostri consorzi fidi assume in questo momento storico un’importanza fondamentale. L’impegno di Confcommercio Veneto è quello di consolidarne il ruolo, rispettandone la specificità territoriale e superando, allo stesso tempo, la frammentarietà, per consentire di aiutare le aziende in difficoltà”. La seconda azione, già partita nei giorni scorsi, è una lettera indirizzata a tutti i sindaci del Veneto in cui, nel declinare l’Imu, si chiede di non applicare l’aliquota massima prevista, che per le imprese associate a Confcommercio Veneto significherebbe l’esborso di cifre considerevoli per non dire insostenibili. “In un mondo fatto soprattutto di imprese familiari, la pressione fiscale rende disoccupate intere famiglie, impedisce il passaggio generazione e infrange i valori sui quali si fondano la stabilità e la solidarietà tipiche del nostro Paese”.