Imu: come si calcola, dove, chi e quanto si deve pagare

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Il tempo è ormai scaduto e per gli italiani è arrivato il momento di pagare la tanto odiata tassa sulla prima abitazione: l’Imu. Il 18 giugno, infatti, è previsto in versamento della prima rata dell’imposta ma ancora molti sono i dubbi su come, dove, chi e, soprattutto, quanto si deve pagare. Per fare chiarezza sulla questione, abbiamo intervistato la dottoressa Anita Ottaviano, consulente del lavoro e responsabile del Caf – Centro di assistenza fiscale per lo studio Terminus srl di Campobasso.
Dottoressa, con il passaggio dall’Ici all’Imu, cosa cambierà per gli italiani?
“La differenza sostanziale è che l’Imu dovrà essere corrisposta anche per la prima abitazione, ovvero quella principale dove il nucleo familiare ha la propria residenza. Con l’Ici noi avevamo una sorta di agevolazione in questo senso: l’Ici non veniva corrisposta per la prima casa. Con l’Imu rientrano tutte le abitazioni. Tutto ciò comporterà un aumento di imposte per i contribuenti, una cosa che difficilmente viene accettata dagli italiani”.
Come viene calcolata l’imposta in base alle tipologie di abitazioni?
“Per quanto riguarda il calcolo bisogna fare una distinzione tra la prima abitazione e le seconde case. Ovviamente ci sono dei correttivi, per esempio dobbiamo andare ad identificare se si tratta di immobili che sono a disposizione del contribuente, o che sono stati dati a titolo di dimora per il figlio il quale non corrisponde un affitto al genitore, o la cui titolarità è di anziani o disabili che al momento risiedono in istituti di ricovero. Per questi casi, che sono solo una parte di quelli previsti, l’aliquota agevolata è del 4%. Per tutte le altre fattispecie inerenti le seconde case, l’aliquota è del 7,60%. A ciò vanno aggiunte le pertinenze: il legislatore prevede che all’abitazione principale possano essere inclusi quegli immobili catalogati nelle categorie C2 (tettoie) e C6 (stalle, magazzini, autorimesse) che seguiranno la stessa tassazione della prima casa”.
Molta confusione si è creata in merito alle rendite castali su cui l’Imu viene calcolata. Che tipo di quadro si è creato?
“Ad inizio anno si era parlato di una riforma catastale che per certi aspetti credo debba essere anche caldeggiata, per altri invece no. Questo perché, per esempio, si può avere una situazione in cui ad un immobile A4 (civile abitazione) situato in zona San Pietro a Roma, venga applicata l’aliquota agevolata del 4% in base alla rendita mentre, può capitare che allo stesso immobile questa volta situato in un altro comune, per esempio Campobasso, venga calcolata una rendita catastale maggiore. È una situazione paradossale perché non è normale che un locale con un valore di mercato superiore paghi di meno rispetto ad altri in zone meno commerciali. Ora come ora, questa situazione di emergenza è comprensibile perché lo Stato deve fare cassa ma si spera che il prossimo anno si prevedano dei correttivi”.
Si è parlato di agevolazioni. Quali sono, a chi sono rivolte e come funzionano?
“Il caso più importante è l’applicazione dell’aliquota agevolata del 4% nel caso di abitazione principale di cui abbiamo parlato. Stesso discorso vale per quei terreni agricoli che risultino essere coltivati da imprenditori agricoli. Per quanto riguarda il nucleo familiare, è prevista una detrazione di 200 euro per quegli immobili in cui si ha non solo la residenza ma anche la dimora. Detrazione che spetta a ciascun coniuge che ha titolarità dell’abitazione: 100 euro a testa. Altra detrazione è destinata nel caso di figli conviventi al di sotto dei 26 anni: 50 euro a figlio divisi al 50% tra i titolari della casa nel caso fossero più di uno. Ovviamente lo sgravio non può superare un totale di 450 euro. Cosa importante è sapere che la detrazione spetta solo ai titolari dell’abitazione, al di là di chi abbia il figlio fiscalmente a carico”.
Quali sono le categorie maggiormente colpite? Si sono indicati in particolare gli albergatori …
“In linea di massima, gli albergatori possono avere delle rendite catastali superiori a quelle dei commercianti, per esempio. Ma io credo che in generale siano tutte le attività ad essere colpite perché sui locali commerciali l’aliquota è del 7,60%. Il discorso cade sempre sulla riforma delle rendite catastali. Inoltre, tutte queste attività dovranno pagare anche l’Irap: questo comporta una sorta di doppia tassazione per la categoria”.
Lo stato di emergenza dei conti pubblici ha creato una situazione di transizione che inevitabilmente comporterà errori di calcolo e richieste di rimborsi. Come ci si deve comportare in tal caso?
“Questo è vero che è un anno di sperimentazione tanto che il pagamento dell’Imu, solo per il 2012, è previsto che avvenga in due rate: acconto al 18 giugno e saldo al 17 dicembre. Questo perché le aliquote possono subire variazioni da parte dei Comuni. Comuni che devono far pervenire i nuovi regolamenti entro il 30 settembre prossimo. Visto ciò, probabilmente i saldi saranno diversi dagli acconti anche se, in teoria, dovrebbero essere pari al 50% dell’imposta dovuta. Per venire incontro a questo primo anno, il Governo ha disposto che, in caso di errori di calcolo, non verranno applicate sanzioni. Il contribuente che si rende conto dell’errore può fare ricorso al cosiddetto ravvedimento: provvede al pagamento dell’Imu anche in sede di saldo”.

Carmela Mariano

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