Editoria, via libera alla riforma

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Il via libera definitivo di Montecitorio al decreto Editoria è arrivato giovedì 12 luglio con 454 sì, 22 no e 15 astenuti, votato dalla stragrande maggioranza dell’assemblea, compresa una parte dell’opposizione, come era già avvenuto al Senato.

La riforma dei contributi all’editoria, elaborata dal sottosegretario Peluffo e così largamente condivisa, raggiunge diversi obiettivi: razionalizza, semplifica e soprattutto rende i contributi più trasparenti. Contribuisce al raggiungimento del pareggio del bilancio pubblico; spinge verso l’innovazione e verso comportamenti coerenti con la trasformazione del mercato e interviene, più in generale, a tutela del pluralismo dell’informazione, così come garantito dall’articolo 21 della Costituzione. Norme che valgono per tutti, ora anche per gli organi di partito.

La legge prevede che i contributi vengano concessi sulla base delle effettive copie vendute (e non più in proporzione alle tirature), nel rispetto della reale capacità delle aziende di stare sul mercato; difende l’occupazione di giornalisti e poligrafici, legando l’erogazione del contributo alla presenza stabile di un loro numero minimo in azienda; incentiva il passaggio delle testate all’online, dando sostegno alle imprese editrici, per raccogliere la sfida della modernità in un mercato completamente rivoluzionato dalla tecnologia digitale e dai social network. Una legge che vuole contribuire alla difesa della cultura e della lingua italiana, alla promozione della lettura, a difendere il nostro patrimonio di conoscenze.

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