Contratto di apprendistato, ecco gli errori più comuni che lo invalidano

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Con il contratto di apprendistato si dice stop ai co.co.co e a quelli a progetto. La riforma Fornero, infatti, con la legge 92/2012 ha voluto mettere in campo questo strumento per incentivare le aziende a scegliere un percorso di formazione finalizzato all’inserimento lavorativo piuttosto che ricorrere ai soliti contratti precari. L’esca sono gli sgravi fiscali che la legge prevede per chi predilige questa forma di lavoro. Un forma di avvicinamento al lavoro su cui il Ministero punta moltissimo tanto da sponsorizzarla anche i tv ricorrendo al famoso showman Fiorello. Nonostante la massiccia campagna di comunicazione, il contratto di apprendistato non riesce ancora a decollare questo perchè, nella fase della sua stipulazione, le imprese, per dolo o per colpa, ancora non rispettano le regole base. E’ il caso a questo punto di capire quali sono quegli elementi che rendono un contratto di questo tipo effettivamente valido tanto da mettere al riparo le imprese da eventuali sanzioni (dalla perdita degli sgravi alle penali economiche).
In primo luogo, essendo il contratto di apprendistato finalizzato a istruire il lavoratore, è fondamentale inserire una descrizione dettagliata del piano di formazione: indicazione del tutor e rispettiva qualifica; indicazione competenze pregresse del lavoratore; indicazione delle ore obbligatorie che il lavoratore deve coprire in questa fase di apprendimento; indicazione della modalità di svolgimento della formazione in base al Contratto collettivo di riferimento; indicare la qualifica che verrà rilasciata alla fine del percorso.
Curata la parte formativa, dovrà essere curata altrettanto bene anche quella che interessa il rapporto di lavoro in senso stretto. In questo caso, nel contratto, dovranno essere specificate le mansioni affidate al lavoratore, il suo salario, l’orario e la sede lavorativa, il Contratto collettivo di riferimento e la tipologia di apprendistato a cui si fa ricorso.

Si tratta di accorgimenti che spesso non vengono attivati dalle imprese e che rischiano di invalidare tutto il rapporto di lavoro.