Lavoro: rapporto Cnel, la poverta’ aumenta anche tra chi ha lavoro

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FOTO DI REPERTORIO

 E’ stato presentato il 30/09/14, presso il Cnel il rapporto annuale sul mercato del Lavoro 2013-2014, viene fuori un quadro nero,a dir poco disastroso. Emerge l’arretramento nel potere d’acquisto dei redditi medi delle famiglie,che hanno modificato strutturalmente i propri comportamenti di consumo e stanno subendo un arretramento del proprio stile di vita. Sta aumentando la parte di popolazione che sperimenta condizioni di poverta’.Prima della crisi le difficolta’ erano associate prevalentemente allo stato di disoccupato, adesso anche fra gli occupati sono frequenti i casi di privazione materiale derivanti da condizioni di sottoccupazione o di precarieta’ del lavoro.
Il rapporto rileva che ad essere maggiormente esposti al rischio di poverta’ sono quelle famiglie in cui il lavoratore a bassa remunerazione e’ il principale se non addirittura l’unico percettore di reddito.

SCOGLIO DISOCCUPAZIONE – Prospettive disastrose per il mercato del lavoro in Italia nei prossimi anni. Ridurre quel 12,3% di tasso di disoccupazione sara’ impresa ardua se non impossibile. ”L’ipotesi di una discesa del tasso di disoccupazione ai livelli pre-crisi, intorno al 7%, sembra irrealizzabile perche’ richiederebbe la creazione da qui al 2020 di quasi 2 milioni di posti di lavoro. Piu’ realistico il Cnel stima per il 2020 un aumento dell’offerta di lavoro di circa 660mila persone cosi’ da mantenere il tasso di disoccupazione al 12,3%. ”Si tratta di un obiettivo minimo”, sarebbe sufficiente creare 582mila posti di lavoro entro il 2020, un +0,4% in media all’anno.

RECESSIONE E RIFORMA FORNERO, MIX ESPLOSIVO – La lunga recessione e gli effetti della riforma delle pensioni targata Fornero rappresentano una miscela esplosiva per i giovani. Un mix eccezionalmente sfavorevole per i piu’ giovani.
”La situazione dei giovani in Italia continua ad essere drammatica” afferma il rapporto, bassi tassi di occupazione, alti livelli di precariato, perdita di fiducia, predisposizione alla fuga dall’Italia.Un periodo ”davvero” delicato per i giovani. I numeri sono impietosi. Tra il 2007 e il 2013 la quota di under 30 sul totale degli occupati e’ scesa dal 16,6% al 12,3%, mentre la quota degli over 55 e’ passata dall’11,9% al 16,2%. Il tasso di occupazione dei giovani e’ sceso dal 39,9% del 2008 al 29,4% del 2013 mentre l’incidenza dei disoccupati e’ aumentata dal 7,1% al 12,3% con un tasso di disoccupazione giovanile praticamente raddoppiato. Al tempo stesso aumenta la quota dei disoccupati di lunga durata (quelli in cerca di lavoro da almeno 12 mesi). Ormai sono il 53,3%.

L’ESERCITO DEGLI SCORAGGIATI – E’ un esercito che ha superato i 3 milioni. Sono gli ”scoraggiati”, le persone che hanno smesso di cercare lavoro. Dal rapporto Cnel emerge che l’anno scorso gli scoraggiati hanno raggiunto quota 3,1 milioni, 457mila in piu’ rispetto al 2008. Solo nel 2013 il numero degli scoraggiati e’ aumentato di 115mila unita’.

ITALIA PIU’ ”FLESSIBILE” DELLA GERMANIA – In Italia e’ piu’ facile licenziare che in Germania,in Francia e Olanda e’ quanto emerge dal rapporto del Cnel, nel quale si illustra l’evoluzione della normativa sul lavoro negli ultimi 20 anni. Alla fine degli anni Novanta l’economia italiana si caratterizzava per una regolamentazione piu’ rigida dei rapporti di lavoro anche rispetto ai principali paesi europei,da allora la normativa e’ cambiata, la flessibilita e il grado di protezione dei rapporti di lavoro in Italia nel 2013 risultava inferiore a quello francese, e prossimo ai livelli riscontrati in Germania e Spagna.Nel caso dei licenziamenti individuali e collettivi, attualmente l’Italia risulta essere addirittura piu’ flessibile della Germania, al cui modello la riforma Fornero si era all’epoca ispirata; anzi, il sistema tedesco risulta ora in cima alla classifica dell’Ocse seguito da Belgio, Olanda, Francia e poi dall’Italia.

”Cio’ e’ avvenuto a partire dal pacchetto Treu del 1997 e poi dalla legge Biagi del 2003, che hanno previsto nuove e piu’ flessibili forme di impiego (come ad esempio il lavoro interinale) o una agevolazione nel ricorso a quelle gia’ esistenti”.Con la riforma Fornero il quadro e’ cambiato regolando il licenziamento facilitando quelli individuali ed eliminando il reintegro a beneficio dell’indennizzo.
L’aggiustamento al ribasso e’ poi dovuto alle modifiche sulla disciplina dei licenziamenti collettivi, dal momento che la riforma e’ intervenuta riducendo in questi casi gli obblighi di notifica alle parti sociali. Nello stesso tempo la riduzione della rigidita’ regolamentare dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato e’ stata pero’ compensata nel nostro Paese da un aumento degli oneri procedurali per i licenziamenti individuali, in quanto e’ stata resa sostanzialmente piu’ complicata la procedura di notifica del licenziamento stesso.
Alfredo Magnifico