La resa sui voucher: una prova di debolezza, più che di furbizia

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La vicenda dei vaucher è sintomatica del modo irrazionale  e schizofrenico di affrontare i problemi… è come se per diminuire gli incidenti ai ragazzini che vanno a scuola … invece di vigilare sulle strade… si decidesse di chiudere le scuole… insomma… è una stupidata. Avrebbero dovuto regolamentarli meglio, vigilare sugli abusi… ma con l’abolizione  la situazione peggiora e non migliora… Per oltre tre quarti dei prestatori di lavoro accessorio (76,9%) questa attività rappresenta il secondo lavoro o la fonte integrativa del reddito (studenti, pensionati, beneficiari di ammortizzatori sociali, dipendenti e autonomi), mentre per il rimanente 23,1% è l’unica fonte di reddito regolare che, probabilmente, copre un lavoro svolto prevalentemente in nero o grigio.
Se l’intenzione del governo, che ha abolito  per intero l’istituto dei voucher, era quella di evitare un casus belli che avrebbe condotto il paese al referendum indetto dalla Cgil, si può dire che il risultato sia stato raggiunto solo a metà: sembrerebbe evitato il referendum, non l’edificazione di un nuovo totem che renderà molto difficile in futuro qualsiasi regolamentazione razionale del lavoro occasionale. Il voucher ha contribuito a regolarizzare prestazioni che sarebbero state svolte in nero, con un vantaggio tanto per lo Stato che per i lavoratori ai quali questo strumento garantisce una copertura assicurativa e previdenziale per attività prestate perlopiù a integrazione di altri redditi. I voucher hanno successo, e piuttosto questo segnala che sono uno strumento utile, e che conseguentemente la loro abolizione sarà dannosa, sia per i fruitori che per lo Stato. per oltre tre quarti dei prestatori di lavoro accessorio (76,9%) questa attività rappresenta il secondo lavoro o la fonte integrativa del reddito (studenti, pensionati, beneficiari di ammortizzatori sociali, dipendenti e autonomi), mentre per il rimanente 23,1% è l’unica fonte di reddito regolare che, probabilmente, copre un lavoro svolto prevalentemente in nero o grigio.L’abolizione dei voucher  diventa un atto formale del governo, in attesa dei provvedimenti che disciplineranno le nuove coperture verso chi, fin qui, ha operato attraverso i buoni lavoro.Con  il ritiro dei referendum, si eviteranno due mesi di palcoscenico assoluto e finalizzato contro i soliti Renzi e Jobs Act, con le evidenti ricadute congressuali. Si è Alimentato l’equivoco che la precarizzazione sarebbe il frutto della normativa sul lavoro (ma i dati dicono altro) ben successiva alla nascita e all’introduzione dei voucher (anni 2003 e 2008), Un primo aggiustamento  era stato introdotto con la  tracciabilità e controllabilità grazie all’esecutivo dell’ex premier,dovevano essere meglio regolamentati e ristretti ad alcune tipologie di lavori. Dopo la liberalizzazione dei governi Monti e Letta con il voto favorevole di Bersani  ed il silenzio del Sindacato che  successivamente ne ha chiesto la cancellazione,si registra una nuova sconfitta per chi ha cercato di trasferire sui voucher le argomentazioni smarrite con l’inammissibilità del quesito sull’art.18. Al netto di quanto accadrà nei prossimi mesi (i voucher acquistati saranno utilizzabili sino alla fine dell’anno), appare complicato avanzare altre rivendicazioni sullo stile delle ultime. Aspettando quei provvedimenti già annunciati da governo e PD e che riguarderanno quelle prestazioni comunque da tutelare, senza ricorrere alla deriva del sommerso o a forme improprie di giustificazione. Prima di un’iniziativa affrettata e fuori luogo sarebbe stato il caso di trovare un alternativa al lavoro occasionale, uno per tutti i lavoratori extra nei ristoranti.
Alfredo Magnifico

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