INPS: nel 2017 crollano i contratti a tempo indeterminato

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I dati che emergono dall’Osservatorio Inps sul precariato mettono in evidenza di come nei primi 5 mesi dell’anno siano frenati i contratti a tempo indeterminato, sono 1 su 4, e siano scesi del 37% rispetto allo stesso periodo del 2016.
A livello generale si riscontra un’ incremento dei contratti di somministrazione a tempo determinato (+14,6%), particolarmente significativa la crescita dei contratti di lavoro a chiamata a tempo determinato, che, sempre nell’arco temporale gennaio-maggio, passano dai 76.000 del 2016 ai 165.000 del 2017, con un incremento del 116,8%,l’aumento è dovuto “alla necessità delle imprese di individuare strumenti sostitutivi dei voucher”, cancellati dalla metà dello scorso mese di marzo.
Scende il numero complessivo dei licenziamenti (pari a 235.000), in riduzione rispetto al dato di gennaio-maggio 2016 (-2,6%) ma aumentano quelli disciplinari: quelli per giusta causa o giustificato motivo soggettivo salgono del 5,4%. In lieve aumento invece le dimissioni (+1,3%).
Entrando nel dettaglio nei primi 5 mesi dell’anno (gennaio-maggio 2017) i datori di lavoro privati hanno stipulato 529.412 nuovi rapporti di lavoro, le trasformazioni a tempo indeterminato sono state 116.540 e 33.642 gli apprendisti trasformati a tempo indeterminato, mentre le cessazioni sono state 636.129, per un saldo positivo di 43.465 unità.
Il numero è inferiore del 36,7% rispetto al saldo positivo di 68.706 contratti stabili registrato nello stesso periodo del 2016. Nei primi cinque mesi del 2017, nel settore privato si registra un saldo, tra assunzioni e cessazioni, pari a +729.000, superiore a quello del corrispondente periodo sia del 2016 (+554.000) che del 2015 (645.000).
Il saldo degli ultimi dodici mesi risulta positivo +497.000, tale risultato cumula la crescita tendenziale dei contratti a tempo indeterminato (+21.000), dei contratti di apprendistato (+48.000) e, soprattutto, dei contratti a tempo determinato (+428.000, inclusi i contratti stagionali e i contratti di somministrazione).
Si è riscontrato un’ulteriore riduzione dell’incidenza dei contratti a tempo indeterminato sul totale delle assunzioni (25,9%) rispetto ai picchi raggiunti nel 2015 quando era in vigore l’esonero contributivo triennale per i contratti a tempo indeterminato.
Le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato, ivi incluse le prosecuzioni a tempo indeterminato degli apprendisti, sono risultate 150.000, con una lieve riduzione rispetto allo stesso periodo del 2016 (-1,8%).
Le cessazioni nel complesso sono state 2.007.000, in aumento rispetto all’anno precedente (+11,2%): a crescere sono soprattutto le cessazioni di rapporti a termine (+18,4%) mentre quelle di rapporti a tempo indeterminato sono leggermente in diminuzione (-1,3%). Quanto infine alla composizione dei nuovi rapporti di lavoro in base alla retribuzione mensile, si registra, per le assunzioni a tempo indeterminato intervenute a gennaio-maggio 2017, una riduzione della quota di retribuzioni inferiori a 1.750 euro (55,0% contro 57,9% di gennaio-maggio 2016).
Alfredo Magnifico

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