Cultura / Una poesia di Pasquale Di Lena nell’antologia del concorso letterario promosso da Pandolea

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Nota del 22.02.2020
Si è svolta ieri, nella sede romana della CIA- Agricoltori italiani, la cerimonia di premiazione del Concorso letterario dedicato alla valorizzazione dell’olivo e dell’olio che Pandolea, l’associazione delle Donne dell’Olio, ha voluto dedicare a Ranieri Filo Della Torre , un personaggio significativo del mondo dell’olivicoltura. Giorni fa sono stato informato dell’inserimento nell’antologia delle opere selezionate, pubblicata da AgraEditrice, con la mia poesia “Siamo Ulivi”. Sono contento.
Pandolea è un’Associazione a me cara perché pensata a tavola con chi l’ha voluta, fondata e promossa, Loriana Abbruzzetti, da sempre la sua presidente. Agli inizi degli anni novanta nel pieno delle attività dell’Enoteca Italiana di Siena in occasione di una serata conviviale dedicata alla Regione Campania e ai suoi grandi vini. Dedico questa mia poesia ai patriarchi di Portocannone e agli appassionati olivicoltori di questa terra, in particolare quelli la vivono dal 1500 arrivati dall’Albania, che, nel corso dei secoli, li hanno saputo allevare e tramandare ai posteri. (Pasquale Di Lena)

SIAMO ULIVI
Trapassano il tronco ancora possente di mille e più anni
i suoi occhi scavati dal tempo.
Uno sguardo dolce ancor più di quelli degli altri patriarchi
che a Portocannone, nel mio Molise, applaudono
i buoi vittoriosi ancora ansimanti e i carrieri festanti.
È la brezza marina la sua compagna
Ogni giorno essa arriva dalle diomedee non lontane,
le minute isole che guardano da vicino il Gargano.
Sono i venti i suoi amici.
Non importa da dove vengono, se arrivano
dalla vicina pianura assolata, dalla Siberia o dall’Africa.
Sono il nostro domani– mi dice – la nostra vita,
come di quella delle olive e dell’olio che doniamo
a voi uomini, ultimamente ingrati.
Ci avete tradito
togliendoci la certezza che avevamo del tempo,
il prezioso bene che l’ingordigia del denaro
ruba ai giovani, al domani.
Siamo ulivi
nati per essere rami, chiome, non pali,
i testimoni del nostro grande mare.
p. di lena