E’ la differenza tra dati e percezione. Il calo potenziale del settore enoico non sembrerebbe drammatico riferito all’export e addirittura c’è crescita delle vendite in valore nella Gdo, ma crolla se si considera la ristorazione.
Diverso, anzi peggiore, il giudizio dei diretti interessati, le cantine, che sentono segnali di debolezza e fanno i conti con la loro attività e prospettive che vedono negative. Serve fare rete, unirli e un vero coordinamento tra imprese ed istituzioni, altrimenti non se ne esce fuori.
La crisi, quindi, c’è in buona parte del comparto, con le eccezioni prima citate. Le soluzioni utili? Taglio della burocrazia, riduzione del cuneo fiscale per ridare potere di acquisto agli italiani e banda larga nelle campagne, per la comunicazione e l’export.
Ma non basta perché il vino, per essere raccontato seriamente, nella sua meravigliosa complessità di territori, di persone, di idee, di notizie e di emozioni, ha davvero bisogno, forse più di altri, di essere vissuto veramente dal vivo.
