Vino/ Una guida alla produzione cinese 

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FOTO DI REPERTORIO

(Da: Aislights) Il vino in Cina non ha avuto grande importanza fino alla fine del Novecento, quando il paese ha iniziato a subire il fascino dello stile di vita occidentale. La vera svolta è arrivata nel 2001, con l’adesione al WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Da allora, un’ondata di importazioni non ha solo permesso agli abitanti di conoscere meglio una bevanda sino ad allora poco conosciuta, ma ha dato una grossa spinta alle iniziative dei governi locali, che in poco tempo hanno individuato 8 regioni vinicole. Con oltre 200 aziende, oggi la Cina si colloca tra i primi dieci paesi produttori del mondo.  Tra i rossi internazionali dominano Cabernet Sauvignon e Merlot. Il Cabernet Gernischt, identico al Carménère, una volta era il vitigno bandiera, ma oggi è stato sostituito dal Marselan.  I bianchi più piantati sono Petit Manseng, Riesling, Welschriesling, Viognier, Vidal e soprattutto Chardonnay, adattatosi così bene da produrre vini eccezionali, purtroppo snobbati dal mercato interno: i consumatori cinesi, infatti, guardano male i bianchi, tanto da avere causato una pesante svalutazione dei prezzi. 

Tra le regioni vinicole, Ningxia è la più conosciuta. Si trova al centro-nord: arida e protetta dalle montagne Helan, la sua irrigazione è garantita dal fiume Giallo. L’altitudine media è superiore a 1.000 metri e le uve garantiscono aromi concentrati, alti livelli di alcol e tannini saldi. Qui il governo ha introdotto dal 2013 un sistema di classificazione qualitativa ripartito in cinque livelli, da riesaminare ogni due anni. L’ispirazione a quella del 1855 di Bordeaux salta subito all’occhio.

 Lo Xinjang produce Cabernet Sauvignon e Chardonnay “ricchi di aromi fruttati e minerali”, ed è considerato dai cinesi un vero paradiso per la viticoltura, tanto da ospitare numerose cantine – boutique che puntano al turismo. Lo Shandong vanta la storia vinicola più lunga e anche se “le estati umide e piovose ne hanno frenato la crescita”, i suoi bianchi sono “puliti, freschi e fruttati, con acidità vibrante e sentori di mineralità”. Meno note le regioni di Hebei, Huailai (i Pinot Nero e Merlot più eleganti della Cina si trovano qui), Yunnan (dove si produce l’ormai famoso Ao Yun, da vigneti alti 2.600 metri), Shanxi e Gansu. E il futuro del vino cinese? Secondo Terry Xu dipende da alcune questioni, tra cui quella, annosa, della mancanza di giovani talenti enologici, per ora risolta con importazioni di professionisti dall’estero. Qualcosa però sembra stia cambiando: negli istituti d’Europa e USA è tutto un ribollire di studenti cinesi ansiosi di riportare a casa ciò che hanno imparato.