Lavoro/ Rider, è caccia ai ‘caporali digitali’

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FOTO DI REPERTORIO
Il comandante dei Carabinieri generale Antonio Bandiera a seguito dei controlli dei carabinieri in tutt'Italia, in occasione dei 209 anni della fondazione dell’arma fa il bilancio della situazione lavorativa dei RIDER viene fuori una nuova forma di “caporalato digitale su 250 mila addetti solo 70 mila sono regolari gli altri pagano tangenti o lavorano con account falsi.

È quanto emerso nella vasta operazione effettuata dall’arma, finalizzata a verificare il rispetto degli obblighi di legge da parte delle piattaforme di food delivery e le eventuali forme di sfruttamento lavorativo nei confronti dei rider.

La nuova forma, anche se in realtà era già emersa nel corso dei precedenti controlli eseguiti, è l’illecita cessione di account.

Nel corso dell’operazione i Carabinieri hanno riscontrato un Italia divisa in tre grandi fasce di rider:

·       il nord Italia dove operano in prevalenza pakistani e subsahariani tra i 20-35 anni,

·       il sud e centro Italia con rider italiani di circa 50 anni che si muovono in macchina e per 13 consegne riescono a portare a casa tra i 60-70 euro.

·       molti casi di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

·       Accertate anche prestazioni lavorative fornite da persone irregolari rispetto alle norme di soggiorno e sequestrati mezzi non idonei alla circolazione stradale.

Contestato lo scambio di account o per meglio definirlo l’illecita cessione di account, che fino alla metà del 2019 la cessione di account era un fenomeno “fisiologico”, dovuto alla volontaria e provvisoria messa a disposizione di terzi delle credenziali di login da parte del rider. Il ciclo fattorino, non potendo lavorare per un certo periodo (per infortunio, malattia, rientro in patria o altro), ma non volendo essere sloggato o penalizzato nel “ranking prestazionale”, “prestava” volontariamente il proprio account senza pretendere alcun beneficio economico, ma per il solo fine di mantenere in essere il rapporto con la piattaforma.

Poi con la pandemia, si è registrata una crescita esponenziale dell’utilizzo dei servizi di delivery tramite applicazioni telematiche dedicate, trasformando di fatto i rider in lavoratori essenziali in circuito lavorativo 24/7. Le piattaforme di app delivery hanno quindi proceduto a reclutare un numero considerevole di nuovi rider.

In questo nuovo scenario lavorativo, il Nucleo Carabinieri ha accertato l’esistenza di numerose cessioni di account con l’intermediazione di manodopera tra il proprietario dei dati di account e l’effettivo prestatore di manodopera.

Gli account, registrati sulle piattaforme anche (e spesso) tramite l’utilizzo di documenti falsi, sarebbero gestiti da un “caporale” e ceduti a un altro rider che materialmente esegue la prestazione lavorativa della consegna, previa trattenuta di una quota del guadagno giornaliero (dal 20 al 50%) operata dallo stesso caporale, con conseguenti ingenti profitti per quest’ultimo.

 L’azione di ispezione fra i cicli fattorini, che avrebbe portato all’individuazione di: account ceduti a terzi, violazioni e verifiche sul rispetto degli obblighi di salute e sicurezza, si inserisce nel più ampio lavoro promosso in questi anni nel settore del food delivery.

Questo settore cresciuto moltissimo per rispondere a una domanda crescente dei consumatori, non può essere emblema di lavoro sfruttato, ricattato, insicuro.

Occorre:

·       superare le condizioni di precarietà di questi lavoratori,

·       affermare il loro diritto a un lavoro dignitoso e contrattualizzare questi lavoratori

·       garantire loro sicurezza, dignità e diritti.

Come? Con un Rapporto di lavoro dipendente, un salario minimo e diritti minimi inderogabili di conseguenza rafforzare e ampliare le regole e le tutele per superare i rischi di irregolarità e di scarsa sicurezza che si sommano ai bassi redditi e alla quasi totale assenza di diritti, che spingono al cottimo e alla competizione senza regole.

Alfredo Magnifico Segretario Generale Confintesa Smart
(foto di repertorio)