In Italia la povertà si eredita di padre in figlio

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Alfredo Magnifico,

L’Istat, nell’ultimo rapporto annuale sulla situazione del Paese afferma che; chi nasce in una famiglia dove c’è precarietà economica, maggiore è la probabilità che finisca a rischio povertà in età adulta.

Gli indicatori del benessere dei giovani sono ai livelli più bassi in Europa, nel 2022 un ragazzo su due, tra i 18 e i 34 anni, mostrava un segnale di deprivazione nei principali domini chiave; istruzione, lavoro, coesione sociale, salute, territorio e benessere soggettivo, per la maggior parte iniziare una vita autonoma diventa “un percorso a ostacoli”.

La quota Neet è al sopra della media europea, con 1,7 milioni di giovani che non studiano e non lavorano, colpite sono soprattutto; ragazze, residenti del Mezzogiorno e stranieri, un fenomeno, che si associa a un altissimo tasso di disoccupazione giovanile, che arriva al 18%.

La precarietà, la frammentarietà delle esperienze lavorative e la scarsa mobilità sociale hanno compromesso le opportunità di realizzare le aspirazioni di tantissimi giovani, scoraggiando la partecipazione attiva, politica, sociale, e culturale, l’accesso a tali opportunità dovrebbe essere garantito a tutti, a prescindere dal contesto familiare e sociale di provenienza.

La “trappola della povertà” aumenta sempre più, un terzo degli adulti tra i 25 e i 49 anni a rischio povertà, hanno ereditato la situazione dai genitori.

Le diseguaglianze strutturali rappresentano un elemento determinante e discriminante delle opportunità che definiscono il destino sociale delle persone.

il legame tra le condizioni di vita di giovani e adulti a quelli della famiglia di origine è un problema oltre che individuale, soprattutto collettivo, infatti, in Italia 1,4 milioni di minori crescono in contesti di povertà assoluta”.

Ocse afferma che provenire da contesti familiari con uno status socioeconomico più alto, già a cinque anni determina un vantaggio di 12 mesi nei livelli di alfabetizzazione emergente, intesa come le capacità di lettura e scrittura che un bambino acquisisce nell’età prescolare tra i 2 e i 5 anni.

Bisognerebbe garantire a fin dalla nascita livelli di benessere che consentano un adeguato livello di sviluppo fisico, cognitivo, emotivo e relazionale parificando i contesti di vita e le opportunità educative, formative, culturali e di socializzazione.

Se non si assicura equità di accesso, riducendo quanto più l’influenza dei contesti di appartenenza, sarà complicato sottrarre le persone al “circolo vizioso della povertà”.

Le crisi degli ultimi anni hanno accresciuto le diseguaglianze, a livello economico, sociale e territoriale, piuttosto che pensare a recuperare privilegi sarebbe il caso di ridurre queste storture.

Alfredo Magnifico