Servizio studi della Camera: Addio al lavoro per le donne con figli

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Alfredo Magnifico

In Italia per le donne il mondo del lavoro è caratterizzato da molte difficoltà; meno pagate rispetto ai colleghi uomini, il più delle volte precarie e in settori poco strategici, con pochi servizi a disposizione che le aiutino a conciliare vita e lavoro, tanto che una su cinque finisce per lasciare il lavoro dopo essere diventata madre.

Un dossier del Servizio studi della Camera riporta che il tasso di occupazione femminile risulta essere quello più basso tra gli Stati dell’Ue, circa 14 punti percentuali al di sotto della media, il 55%, a fronte del 69,3%

Guardando la situazione nazionale, si registra “un divario anche nel rapporto tra  popolazione maschile e femminile nel mondo del lavoro”: le donne occupate sono circa 9,5 milioni, contro i 13 milioni di maschi.

La decisione di lasciare il lavoro è determinata per oltre la metà delle donne (52%), da esigenze di conciliazione e per il 19% da considerazioni economiche.

L’istruzione si conferma fattore protettivo per l’occupazione delle donne con figli piccoli con un livello di istruzione più elevato, infatti, la differenza occupazionale tra madri e non madri è molto bassa.

L’occupazione femminile è caratterizzata anche da “un accentuato divario retributivo di genere”, la differenza nella retribuzione oraria lorda tra uomini e donne è pari al 5% (al di sotto della media europea che è del 13%), mentre quello complessivo (la differenza tra il salario annuale medio) è pari al 43% (al di sopra della media europea, che è invece pari al 36,2%) (dati Eurostat).

Nel 2022 la retribuzione media annua è risultata per gli uomini “costantemente più alta”, 26.227 euro per gli uomini contro i 18.305 euro per le donne, con una differenza di 7.922 euro (dati dell’Inps).

La bassa partecipazione al lavoro delle donne è determinata da diversi fattori, come l’occupazione ridotta, in larga parte precaria, in settori a bassa remuneratività o poco strategici con una netta prevalenza del part time, che riguarda poco meno del 49%delle donne occupate (contro il 26,2% degli uomini).

Enorme carenza sul fronte dei servizi che potrebbero aiutare le donne a conciliare i tempi di vita con quelli del lavoro, come l’assistenza all’infanzia: l’offerta dei nidi risulta in ripresa dopo la pandemia (+1.780 posti), “ma le richieste di iscrizione sono in gran parte insoddisfatte, soprattutto nel Mezzogiorno”, con una penalizzazione maggiore per le “famiglie più povere, sia per i costi delle rette, sia per la carenza di nidi in diverse aree del Paese”.

Alfredo Magnifico