Welfare incompiuto, si rischia il collasso sociale

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Alfredo Magnifico

Uno studio del Censis “Dove sta andando il welfare?” riporta che in tema di salute, assistenza e previdenza le famiglie italiane sono sempre più vulnerabili, incerte nella gestione della non autosufficienza e consapevoli di dover ricorrere a risorse proprie a causa dell’aumento di malattie croniche, delle condizioni legate all’età avanzata, alla maggiore necessità di risorse sanitarie che mettono a dura prova la sostenibilità dei servizi pubblici.

Il 40,7% delle famiglie giudica insicuro il proprio livello di risorse economiche e teme che le disponibilità in termini di reddito, patrimonio e risparmi possano non essere sufficienti in caso di imprevisti.

Il 12,5% si dichiara insicuro e che eventuali imprevisti potrebbero mettere la famiglia in difficoltà, tra questi l’inabilità e la non autosufficienza raccolgono il maggior grado di rilevanza (64,6%), e mette in bilancio fattori di protezione; welfare pubblico, coperture assicurative o altre forme di autotutela personali di cui si dispone.

La necessità di dover ricorrere a prestazioni sanitarie preoccupano il 51,2%, la diminuzione di reddito e del tenore di vita, negli anni della vecchiaia, preoccupa il 35,0%, a seguire; la morte del principale portatore di reddito in famiglia, la perdita di lavoro, la disoccupazione e la riduzione del reddito.

La spesa per l’assistenza sociale corrisponde all’11,7% della spesa totale delle prestazioni è l’investimento più basso rispetto a sanità e sistema previdenziale.

Dallo studio viene fuori che il 45,3% considera prioritario il potenziamento dei servizi domiciliari, ritenendo la casa il miglior posto dove curarsi, il 58,7% chiede l’introduzione della deducibilità del lavoro domestico e il 49,1% dichiara di occuparsi di persona, di un parente non autosufficiente, in aggiunta alla badante.

Il sistema sta andando in tilt, c’è la necessità di intervenire sulla spesa pubblica, il progressivo mutamento dei bisogni sociali e l’evoluzione demografica del Paese lasciano aperte questioni che nel tempo sono diventate emergenze.

Nel 2020 alla spesa sanitaria pubblica è stato riservato il 7,4% del Pil, nel 2026 si prevede il 6,1%; le strutture residenziali socioassistenziali e sociosanitarie attive sono 12.576, con un’offerta di circa 414.000 posti letto (7 ogni 1.000 abitanti), la disponibilità più alta è al Sud con poco più di 1.000 posti letto ogni 100.000 abitanti; oggi gli over 65 sono il 24,0% della popolazione, nel 1961 erano il 9,5% mentre era il 63,5% in età lavorativa,15-64 anni) (nel 1961 erano il 66,0%), nel 2050 si prevede che gli anziani saranno il 34,5% e i 15-64enni saranno meno del 55% , 6,8 milioni di pensioni sono sotto i 1.000 euro mensili.

Il 49,1% si occupa di un parente non autosufficiente, il 42,4% accusa fatica fisica e stress, il 24,7% risente la rinuncia a una vita relazionale e autonoma Il 16,4% sottolinea la mancanza di un reale riconoscimento del ruolo del caregiver da parte delle istituzioni e la mancanza di un compenso economico al lavoro svolto, l’8% ha dovuto abbandonare o trascurare il lavoro, il 6,7% è preoccupato di poter arrecare danno all’assistito, non avendo le competenze necessarie ai vari interventi che è chiamato a fare.

Alfredo Magnifico