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Turismo/ Bellezza e artigianato “Made in Alto Adige” nella linea Pur Manufactur

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I cinque mercati altoatesini di Pur Südtirol, azienda che seleziona i prodotti regionali dell’eccellenza enogastronomica, manifatturiera e artigianale, fanno respirare ai clienti l’aria della bella stagione e le tipicità del territorio altoatesino. Con oltre 250 produttori locali che aderiscono alla sua iniziativa, l’azienda altoatesina propone anche una ricca scelta di prodotti artigianali e di cosmetici naturali. I prodotti per la cosmesi e il benessere sono tutti naturali. Salute e bellezza, profumi e fragranze, tinture curative sono ottenuti con i prodotti che la natura offre. Fiori come stella alpina, calendula, tarassaco, cardo; arbusti come rododendro, ginepro, biancospino e la vite Vitis vinifera; erbe, piante aromatiche, erbacee perenni e officinali come iperico, echinacea, rosmarino, timo, valeriana, menta, ortica e pino mugo e infine gli alberi come il pino cembro, gli abeti e le betulle. Tutti appartengono ai paesaggi altoatesini, dal fondovalle alle vette. I profumi familiari della montagna e le qualità rigeneranti e salutari dei prodotti di queste terre si ritrovano nei mercati e nel portale online di Pur Südtirol, con una vasta scelta tra shampoo, bagno doccia, creme e gel per il corpo e il viso, saponi, olii e balsami e infine tinture come integratori alimentari, propoli e fragranze per l’ambiente. Si può scegliere, ad esempio, uno shampoo al fieno alpino, che richiama i profumi dei prati di montagna e degli alpeggi, in cui in un solo metro quadrato di pascolo si contano fino a 80 diverse piante, erbe e fiori. Il fieno alpino è una fonte ricca di principi attivi naturali tra cui sali minerali, oli essenziali ed oligoelementi. O ancora lo shampoo al cembro e rododendro. 

Per il viso vi sono diverse creme, tra cui una all’abete rosso e alla rosa e un’altra in cui si utilizzano erbe e la linfa estratta dalla radice e dalle foglie di Vitis vinifera, nota già a Plinio per la sua energia e i suoi effetti benefici e i cui germogli vantano spiccate proprietà antiossidanti. Le proposte di prodotti artigianali per i diversi ambienti della casa sono anch’esse tutte naturali, realizzate con materiali come feltro, lana, fieno, legno. Accessori e utensili per la cucina sono realizzati per lo più in cirmolo, noto anche come pino cembro o regina delle Alpi e famoso per il suo peculiare aroma resinoso. Il legno di cirmolo ha effetti benefici sul sonno, sulle vie respiratorie nonché sul benessere in generale. E poi ancora il noce e l’acero. I trucioli di cirmolo e il fieno di montagna ottenuto dai prati ricchi di erbe e fiori, grazie alle loro proprietà benefiche, sono utilizzati come imbottitura dei cuscini. Tra i complementi d’arredo e gli accessori per cucina vi sono anche zaini e borse, strofinacci, presine, grembiuli, taglieri, contenitori, tovagliette, piatti decorativi, agendine. Una vasta scelta che rispecchia il rispetto per le materie prime e l’ambiente oltre all’amore degli abitanti per queste terre.
 La valorizzazione del territorio secondo Pur Südtirol passa dunque anche per i prodotti artigianali e i cosmetici naturali, nel rispetto dei requisiti di sostenibilità ecologica, specificità delle produzioni e qualità. Una vetrina dei prodotti regionali che si presenta fisicamente nei propri cinque mercati e virtualmente con il portale dedicato alla vendita online degli stessi prodotti, www.pursuedtirol.com. Un mercato digitale che riduce l’impatto sull’ambiente da parte dei clienti più lontani altrimenti e che porta direttamente a casa i prodotti dell’eccellenza altoatesina.


Ufficio Stampa & PR: smstudio srl | stefania mafalda

Rimini/ Chiede aiuto dal balcone ma tenta di violentare la soccorritrice, arrestato un 40enne

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FOTO DI REPERTORIO

Un incubo che per fortuna si è concluso con il fermo per il presunto colpevole. Urlava chiedendo aiuto dal balcone della propria abitazione a Rimini, così una giovane di 19 anni si è fermata per prestare soccorso. Una volta giunta sul pianerottolo, l’uomo l’ha costretta ad entrare nell’abitazione puntandole un coltello alla gola. Subito dopo le ha tappato la bocca con una mano e ha cercato di abusare sessualmente di lei.

La ragazza è riuscita a divincolarsi e chiedere aiuto a un vicino.

La terribile vicenda si è conclusa con l’intervento della polizia; l’uomo è stato arrestato.

foto di repertorio

Coronavirus/ il generale Figliuolo: “Somministrare i vaccini ai giovani in discoteca”

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Notizie in breve sull’epidemia da coronavirus

a) Il commissario all’emergenza Figliuolo chiede a Regioni e CTS di valutare la possibilità di somministrare i vaccini ai giovani in discoteca;

b) L'indice di contagio RT a livello nazionale scende per la terza settimana di fila passando da 0,78 a 0,72, come riferisce l'Istituto Superiore di Sanità;  
 
c) L'Africa ha bisogno di almeno 20 milioni di dosi del vaccino di Oxford-AstraZeneca entro sei settimane per somministrare i richiami in tempo. L'avviso è del'OMS;

Viterbo/ Si schianta con l’auto contro un trattore, muore un 29enne

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FOTO DI REPERTORIO

Terribile incidente, purtroppo con una giovane vittima. Un 29enne è deceduto nel sinistro avvenuto all’altezza delle Terme dei Papi a Viterbo. Lo schianto tra la sua auto e un trattore che trainava un rimorchio è avvenuto per cause ancora da accertare.

Sotto shock la comunità di Oriolo Romano, dove il giovane viveva.

Il sindaco ha dichiarato una giornata di lutto cittadino.

foto di repertorio

Roma/ Auto travolge i tavolini di un ristorante e si schianta contro il muro, tre feriti

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Uno spettacolare incidente, dalla dinamica ancora poco chiara, che solo per un caso fortuito non ha avuto conseguenze ben più gravi

È di tre feriti il bilancio del sinistro avvenuto a Roma  in zona Torpignattara. e che ha coinvolto due auto.

Una delle due vetture è rimasta al centro della strada, mentre l’altra ha travolto i tavolini di un ristorante prima di schiantarsi contro un muro, danneggiandolo in maniera evidente.

Sul posto, oltre ai vigili del fuoco, anche i vigili urbani che dovranno ricostruire la dinamica dell’incidente.

Il mondo del bere/ Storia della distillazione (La storia del gin pt.2: Gin Craze, Gin Act e Gin Tonic)

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di Paolo Santangelo*

La storia del gin continua: la prima Gin Craze e il periodo più buio che ha contribuito alla cattiva fama del gin, fino alla nascita dei Gin Palace e del gin tonic

 GIN CRAZE

Il XVIII secolo infatti è il periodo della “Gin Craze”. Al distillato vengono dati diversi soprannomi: “Blue Ruin” o “Mother’s Ruin”, Ladies Delight”, “Cuckolds’ Comfort” e “Madame Geneva”. A Londra tutti lo bevono e tutti lo producono. Costa poco e piace. Le cifre sono incredibili: nella capitale solo i rivenditori autorizzati erano 7.044 ma esistevano centinaia di venditori per le strade (ancora più impressionante se si considera che gli abitanti di Londra erano 600.000); nel 1733 si è calcolata una produzione di 47 milioni di litri di gin legale, circa 53 litri all’anno per persona; nel 1740 non meno della metà dei luoghi in cui veniva servito alcol era costituita da “gin shops”.

Nel XVIII secolo l’eccessivo consumo di gin scadente provocò moltissime morti in Inghilterra. Ma è proprio in questo stesso periodo che il gin acquisisce anche la sua cattiva fama. Praticamente in tutte le case veniva prodotto gin con mezzi di fortuna, utilizzando grano di scarsa qualità per fare lo spirito neutro, spesso tagliato con trementina, vitriolo e allume. Il risultato è stato devastante e al gin è stata attribuita la colpa per innumerevoli casi di prostituzione, omicidi, pazzia e svariati crimini oltre a essere stato dichiarato causa dell’aumento del tasso di mortalità e dell’abbassamento di quello di natalità. Tra tutte le cifre spaventose di quegli anni c’è un dato particolarmente significativo: nel 1751 sono state registrate circa 9.000 morti di bambini causate da intossicazione da alcol.

GIN LANE E I GIN ACT

Morte e disperazione quindi in questo periodo buio, descritto perfettamente dalla famosa stampa “The Gin Lane” di William Hogarth (1697-1764). L’immagine denuncia la rovina della società, rappresentata dall’abuso del gin, e mostra scene raccapriccianti, fra le quali la più terrificante è quella di una donna che lascia cadere il suo bambino mentre è sopraffatta dall’inebriante effetto del distillato. Nel frattempo il governo non fa che peggiorare le cose tentando vanamente di trarre guadagno dal consumo di gin. Tra il 1729 e il 1751 il Parlamento emana ben 8 Gin Act. Con il primo vennero aumentate le tasse sull’alcol, col solo risultato di far arricchire ulteriormente i proprietari terrieri corrotti che smerciavano di nascosto il grano alle distillerie. In seguito si arrivò quasi a un proibizionismo quando venne tassata anche la vendita di gin provocando una forte crisi per la produzione legale con un conseguente aumento di quella clandestina e della vendita di contrabbando. L’ultimo Gin Act riesce a migliorare un po’ la situazione, eliminando la legge precedente e permettendo solo alle distillerie lecite di vendere il gin ai proprietari dei bar dotati di licenza (concessa a un prezzo ragionevole). Grazie a questo intervento inoltre migliora la qualità del gin e il nero periodo della Gin Craze lascia spazio a un avvenire più roseo.

Beer Street e Gin Lane a confronto

I GIN PALACE E L’INVENZIONE DEL GIN TONIC

Il XIX secolo è fulgido per l’Impero Britannico e la prima Rivoluzione industriale porta con sé grandi elementi di innovazione. Il ripopolamento delle città stimola il cambio di mentalità e il distacco da tante vecchie usanze. Nuove tecnologie cambiano la vita delle persone, quali le lampade a gas e nuovi metodi di lavorazione del vetro. Citiamo queste due perché sono quelle che caratterizzano i Gin Palace inglesi: locali magnificenti amati dalla classe dei lavoratori e che hanno trasformato il bere in un’occasione sociale, per nostra fortuna. Il primo Gin Palace sorse nel 1829 e si chiamava Thompson and Fearon’s.

Nello stesso periodo i soldati inglesi della Compagnia delle Indie Orientali che si trovavano nelle colonie indiane usavano il chinino per prevenire la malaria, ma la sostanza era troppo amara e quindi veniva diluita con acqua e zucchero. Questi stessi soldati avevano con sé anche il lime per evitare lo scorbuto durante i lunghi viaggi e il gin per tenere alto l’umore. Hanno fatto presto a fare due più due e a mettere tutto assieme dando vita ai primi Gin Tonic della storia!

*bar manager ed esperto horeca

Per questo ed altri articoli collegati al LINK:

Cronavirus/ L’immunità potrebbe durare da un anno a tutta la vita

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Potrebbe essere una svolta nella lotta al covid. Quanto dura l’immunità contro il coronavirus, che venga da un contagio oppure dal vaccino?

Due nuovi studi pubblicati uno sulla rivista Nature e l’altro online su BioRxiv portano risultati decisamente promettenti. Secondo queste ricerche l’immunità al Covid dura almeno un anno, ma potrebbe durare anche per tutta la vita, con miglioramenti nel tempo soprattutto dopo aver ricevuto il vaccino.

Il risultato dei due studi potrebbe cambiare completamente la visione soprattutto sui vaccini stessi, a cui si imputa un’eventuale protezione di breve durata.

Cronaca nazionale/ Uccide la madre a coltellate, fermato dai carabinieri

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FOTO DI REPERTORIO

Un gesto efferato ed un caso di assurda violenza finito tragicamente, purtroppo con una vittima.

Un 36enne ha ucciso la madre 65enne al culmine di una lite. È accaduto a Castrovillari, nel cosentino, nella casa in cui viveva la donna: il figlio è stato già bloccato dai carabinieri. La donna sarebbe stata uccisa con decine di coltellate.

 A dare l’allarme è stato il marito della vittima e padre dell’omicida che poi si è sentito male ed è stato portato in ospedale.

Il 36enne soffrirebbe di disturbi psichici.

foto di repertorio

Coronavirus, terapie intensive più leggere

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FOTO DI REPERTORIO

E’ in costante il calo dell’ospedalizzazione; questo un primo dato del contagio da Coronavirus in Italia, leggendo il bollettino del Ministero della Salute.

I nuovi positivi registrati nelle ultime 24 ore sono 4.147 su 243.967 tamponi (ieri erano stati 3.937 su 260.962 tamponi). Sono 171 i morti di oggi (ieri erano stati 121). Con 10.808 dimessi e guariti in più gli attualmente positivi sono 253.193, ( – 6.836).

Del totale dei positivi sono 244.280 quelli in isolamento domiciliare (-6.353), 7.707 ricoverati con sintomi (-411) mentre i malati in terapia intensiva sono 1.206 (-72) .

Il tasso di positività è oggi dell’1,69% (ieri era stato del 1,5%).

Lotta allo spreco alimentare, nasce l’app per recuperare cibo nei mercati milanesi

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Se lo spreco alimentare fosse un Paese sarebbe responsabile tra l’8 e il 10% delle emissioni a livello globale, al terzo posto dopo Stati Uniti e Cina e occuperebbe un’area pari alla superficie di quest’ultima. È questo il triste quadro emerso dalle ultime indagini dell’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Il Belpaese, come il resto del mondo, continua ad essere complice dello spreco: il Food Sustainability Index realizzato da Fondazione Barilla ha infatti dimostrato che ogni italiano spreca 65 kg di cibo all’anno, 7 kg sopra la media europea di 58 kg. Nonostante il dato sia ancora troppo alto, il lockdown ha favorito il diffondersi di buone pratiche nella gestione del cibo fra le mura domestiche.

Secondo la Fondazione, questo fenomeno è destinato a perdurare nel tempo, il che indicherebbe un beneficio in termini ambientali ed economici, visto che lo spreco in Italia vale circa 10 miliardi di euro, ovvero quasi 5 euro a famiglia alla settimana. Una problematica che ha portato startup e giovani ideatori allo sviluppo di numerose iniziative che cercano di limitare i danni. Una di queste è l’associazione no profit Recup, un progetto che agisce nei mercati scoperti sparsi nel territorio milanese per contrastare lo spreco alimentare e l’esclusione sociale. Il cibo viene recuperato e diviso tra commestibile e non, infine viene ridistribuito. Lo scorso anno grazie a questo sistema, l’associazione ha salvato 25 tonnellate di cibo edibile che hanno permesso di aiutare quasi 5000 famiglie beneficiarie nel contesto del progetto coordinato dalla Food Policy del Comune “Milano aiuta”.

Ad oggi Recup conta più di 230 volontari e per continuare ad essere efficiente si è affidata a WWG, innovativa software house presente in Italia da oltre 20 anni e riconosciuta da Clutch, piattaforma di valutazione e revisione di servizi offerti in ambito B2B, come uno dei principali fornitori italiani in ambito sviluppo web, servizi IT e sviluppo app.

“Per molte persone il cibo che viene scartato è una fonte di sostentamento, ma Recup nasce con l’intento di condividere il cibo con tutti, a prescindere da status sociale, età, etnia. Il cibo non deve essere sprecato, se ancora commestibile. Sostenere Recup, portatrice dei nostri stessi valori, è una fonte di grande orgoglio – afferma Mohamed Deramchi, CEO di WWG – a livello mondiale i dati sullo spreco alimentare sono ancora drammatici e sapere che c’è un’intera comunità che collabora per recuperare il cibo dai mercati rionali, ridistribuendo alla comunità stessa, ci fa sentire parte del cambiamento. La collaborazione con Recup ha come obiettivo quello di fornire supporto nella creazione di un software gestionale per l’organizzazione dei dati interni. Attraverso una Web App, una Mobile App sarà più semplice mappare i mercati di Milano e periferia e gestire in maniera efficace le attività dei volontari sul territorio. Inoltre, l’attività di Data Analysis permetterà di analizzare e monitorare i kg di cibo salvati e distribuiti”.

“Siamo dell’idea che ciò che perde valore economico, può ritrovare valore sociale – spiega Alberto Piccardo, Presidente dell’Associazione a Promozione Sociale (APS) Recup – Nel 2015 abbiamo iniziato con un recupero di una tonnellata di cibo in un anno, per arrivare al 2019 con un recupero di 47 tonnellate. Il progetto è nato con l’intenzione di promuovere la partecipazione e la solidarietà attiva attraverso azioni correlate alle pratiche del recupero e della redistribuzione di cibo, in combinazione con la promozione di un consumo più etico e sostenibile. In pochi anni di attività siamo riusciti a creare una vera e propria comunità, dando vita a un contatto interculturale e intergenerazionale che prima mancava. Al momento è attiva anche RECUP + una campagna crowdfunding per creare una rete sinergica sul territorio per salvare un quantitativo sempre maggiore di prodotti ortofrutticoli. Abbiamo scelto come partner digitale WWG perché credono fermamente nel nostro progetto e insieme vogliamo allargare la nostra attività nei mercati milanesi per continuare a evitare sprechi e ridistribuire al meglio il cibo salvato.”

Secondo la FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, in Europa più del 20% di tutto il cibo prodotto viene gettato via, l’equivalente di 88 milioni di tonnellate l’anno. Uno spreco che solo nei Paesi dell’UE costa 143 miliardi di euro, di cui i due terzi, circa 98 miliardi, sono attribuibili allo spreco domestico. Bisogna essere consapevoli che lo spreco si verifica in ogni passaggio della filiera alimentare, dalla raccolta e stoccaggio alla trasformazione digitale, dall’agricoltore al consumatore. Basti pensare che solo nella fase di trasformazione industriale vengono sprecate circa 1,9 milioni di tonnellate di cibo ogni anno, pari al 2,5% del totale. I prodotti scartati perché danneggiati o deteriorati durante le fasi di trasporto e stoccaggio, oppure perché fuori da determinati standard estetici, vengono gestiti come rifiuti o utilizzati per la produzione di mangimi, senza però essere distribuiti alle fasce deboli della popolazione. Dai dati forniti dalla Fondazione Barilla, l’industria lattiero-casearia e la lavorazione e conservazione di frutta e verdura sono i settori in cui si verificano maggiori sprechi. Questo fenomeno, che prende il nome di food waste e si colloca nella fase finale della filiera, in Europa conta uno spreco di 180 kg di cibo pro-capite all’anno e il 42% del totale è attribuito a livello domestico, circa 76 kg di cibo pro capite all’anno. Tra i prodotti che si sprecano di più nelle case degli italiani si trovano – in ordine decrescente – latticini, carne, uova, pasta e pane, prodotti ortofrutticoli e pesce, con una perdita di circa 450 euro l’anno a famiglia. Allo spreco domestico si aggiunge il fenomeno del food loss, ovvero quel cibo che non arriva nemmeno nelle case dei consumatori perché perso lungo la catena di approvvigionamento e di logistica alimentare. Pertanto, è fondamentale migliorare il livello di sensibilizzazione e educazione per sviluppare una maggiore consapevolezza tra i consumatori e gli operatori della filiera alimentare.

Mirela Ciupitu