I numeri fanno impressione: quelli della dalla Protezione Civile danno l’idea della pericolosità del fenomeno infettivo e della necessità di non abbassare la guardia, anche per molto tempo.
Angelo Borrelli è esplicito: “il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile”.
“Ricevo molte mail che mi chiedono di fermarci. Possono essere dati imperfetti, ma dal primo giorno ho assicurato che avrei detto la verità, è un impegno che ho preso con il Paese. Se ora ci fermassimo – sottolinea – ci accuserebbero di nascondere le cose”.
Intanto siamo arrivati a 63 mila contagiati, un numero che già così fa paura. Ma le misure di due settimane fa iniziano a sentirsi.
“Nelle prossime ore dovremmo vedere altri effetti- dice Borrelli- capiremo se davvero la curva della crescita si sta appiattendo”.
Le proiezioni dicono che fra sette giorni supereremo i contagi della Cina.
Borrelli conferma: “La proiezione matematica è quella, non me lo sarei mai aspettato”.
Coronavirus, Borrelli: “Per ogni malato ce ne sono dieci non censiti”
In trincea contro il coronavirus: occorre garantire ai medici la massima sicurezza
Sono 3.000, circa il 9% dei casi totali[1], gli operatori sanitari contagiati dal nuovo coronavirus. Un dato allarmante se si considera che chi è esposto in prima linea per prendersi cura della salute di tutti i cittadini non ha a disposizione sempre gli strumenti più idonei per svolgere la propria professione in massima sicurezza. Secondo gli ultimi dati emersi da uno studio pubblicato sulla rivista internazionale “Science”[2], i pazienti asintomatici sono considerati i principali veicoli con i quali il virus si muove e si diffonde nella popolazione. In questo senso le categorie più esposte sono proprio gli operatori sanitari che ogni giorno si trovano in una vera e propria “trincea” dovendo spesso sacrificare i propri affetti personali mettendo davanti la loro professione in questa emergenza globale. Nel mondo della salute inoltre le donne in tutto il mondo rappresentano circa l’80% degli operatori sanitari e degli iscritti alle facoltà tematiche: le donne medico quindi rappresentano la categoria più esposta ai rischi che la diffusione del Covid-19 comporta, seppur la mortalità resta più frequente nel sesso maschile.
“Oggi non è più possibile considerare la diagnosi soltanto per i pazienti sintomatici, come dimostrato anche dalla letteratura scientifica: questo comporta il rischio che, se anche gli operatori si ammalano, potrebbe essere interrotta o fortemente ridimensionata la possibilità di curare i pazienti. È dunque necessario mettere in sicurezza tutti noi medici e gli operatori sanitari attraverso un processo diagnostico che possa escluderne la positività e dotarci di tutti i dispositivi di protezione necessari per poter essere a nostra volta efficaci nella nostro compito di supporto e cura dei pazienti positivi – ha dichiarato Rossana Berardi, Direttore Medico, Ospedali Riuniti di Ancona, Università Politecnica delle Marche – Oltre alle paure per la nostra personale sicurezza, siamo preoccupati come medici di poter essere esposti al così alto rischio di contagio e questo ci porta a mettere in sicurezza i nostri affetti più cari, dai figli ai genitori, per evitare che possano essere a loro volta soggetti all’infezione. Si tratta di un aspetto da tenere in considerazione in una situazione emergenziale come quella attuale, che ci impone anche a livello personale di salvaguardare soprattutto i soggetti considerati più a rischio, come ad esempio le persone anziane che spesso si prendono cura dei nostri figli mentre siamo al lavoro”.
La situazione allarmante è certificata inoltre da un articolo pubblicato sulla rivista “The Lancet”[3] che mette in evidenza come con l’accelerazione della pandemia, l’accesso al personale i dispositivi di protezione sanitari sia motivo oggi di forte preoccupazione. Il personale medico ha la priorità in molti paesi, ma la carenza di tali dispositivi è stata descritta nella maggior parte dei casi dalla gran parte delle strutture interessate. Alcuni medici sono in attesa di attrezzature durante la visita a pazienti che potrebbero essere infetti o sono forniti con apparecchiature che potrebbero non soddisfare i requisiti.
“È fondamentale che i governi, sia quello Nazionale sia le giunte regionali, non vedano i lavoratori semplicemente come pedine da schierare, ma come esseri umani. Nella risposta globale alla pandemia, la sicurezza degli operatori sanitari deve essere garantita. Gli operatori sanitari, dai medici agli infermieri, sono la risorsa più preziosa di ogni paese, soprattutto in un contesto come quello attuale – ha dichiarato la Dottoressa Marina Chiara Garassino, Presidente di Women for Oncology Italy – Un’adeguata fornitura di dispositivi di protezione rappresenta in questo senso proprio il primo passo. Risulta fondamentale, e lo chiediamo a gran voce, che vengano superate le disparità regionali per quanto riguarda di diagnosi di Covid-19 e che in tutto il territorio nazionale siano omogenee le modalità diagnostiche per tutto il personale sanitario”.
Women For Oncology Italy
Women for Oncology Italia è un percorso di coaching rivolto alle donne-medico che lavorano in oncologia.
Attraverso workshop, eventi, corsi ECM e un dialogo aperto della community, l’iniziativa sostiene la formazione manageriale delle oncologhe italiane e lo sviluppo della loro carriera verticale nella leadership sanitaria.
Come nasce
Women for Oncology Italia nasce nel 2016 come spin-off dell’omonima iniziativa internazionale lanciata dall’European Society for Medical Oncology (ESMO): un network per valorizzare le professioniste dell’oncologia italiana, sempre più preparate ma ancora troppo poco presenti in modo consolidato nei ruoli di rilievo.
Perché
Ancora oggi le donne fanno spesso ancora fatica a raggiungere posizioni apicali in ambito professionale, perché devono destreggiarsi tra famiglia e lavoro e si scontrano con stereotipi di genere. In Italia, solo il 15% dei 223 primari di oncologia è donna.
Obiettivi
L’obiettivo di Women for Oncology Italy è aprire e consolidare la strada a una futura classe dirigente al femminile più numerosa e preparata ad affrontare e vincere le sfide legate al gender gap ancora esistenti nell’oncologia italiana.
Comitato Scientifico
In Italia, l’esperienza di Women For Oncology è stata voluta e avviata da nove oncologhe italiane che, ciascuna nel suo ambito, rappresentano l’eccellenza del nostro Paese in questa specializzazione, che si sono già distinte per il conseguimento di importanti risultati professionali e che oggi ne costituiscono il Comitato Scientifico:
- Rossana Berardi – Università Politecnica delle Marche – Ospedali Riuniti di Ancona
- Fabiana Letizia Cecere – Istituto Nazionale Tumori Regina Elena, Roma
- Rita Chiari – Azienda Ospedaliera di Perugia
- Marina Chiara Garassino – Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, Milano
- Valentina Guarneri – Università degli Studi di Padova, IOV IRCCS
- Nicla La Verde – ASST Fatebenefratelli Sacco, Milano
- Laura Locati – Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, Milano
- Domenica Lorusso – Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, Milano
- Erika Martinelli – Università della Campania Luigi Vanvitelli, Napo
Coronavirus, Solidarity: parte la sperimentazione di 4 farmaci
In attesa del vaccino si parte con i farmaci già conosciuti. Si chiama Solidarity ed è la sperimentazione di 4 farmaci L’Organizzazione mondiale della sanità lancia il programma per la sperimentazione di quattro vecchi farmaci contro il Covid-19: si tratta di 2 medicinali anti-Hiv, uno anti-malaria e uno anti-Ebola. Sarà una vasta sperimentazione globale, come spiega il sito della rivista Science, uno sforzo senza precedenti per raccogliere dati scientifici solidi in modo coordinato durante una pandemia.
Saranno coinvolti migliaia di pazienti in dozzine di paesi. L’idea è di usare farmaci già approvati per altre malattie, di cui è dimostrata la sicurezza, o non approvati che hanno dato buoni risultati negli animali sui coronavirus di Sars e Mers. FOTO DI REPERTORIO
Coronavirus, 8,2 milioni per potenziare la didattica a distanza attraverso gli animatori digitali
In arrivo per le scuole 8,2 milioni di euro per potenziare la didattica a distanza, in questo momento di emergenza sanitaria, attraverso la figura dell’animatore digitale. Ogni scuola riceverà un contributo di mille euro che potrà essere utilizzato per la formazione dei docenti, anche online, su modalità didattiche innovative.
L’animatore digitale, figura strategica per la diffusione dell’innovazione a scuola introdotta nell’ambito del Piano Nazionale Scuola Digitale, grazie a queste risorse potrà promuovere tra i colleghi la conoscenza di nuove metodologie didattiche, sperimentare insieme agli altri insegnanti forme di insegnamento a distanza e coinvolgere l’intera comunità scolastica.
“Con questo intervento da 8,2 milioni complessivi – dichiara la Ministra Lucia Azzolina – intendiamo sostenere, in un momento di difficoltà e di emergenza come quello che stiamo vivendo, tutte le scuole che, attraverso il lavoro costante degli animatori digitali e dei team per l’innovazione, sono impegnate nelle attività di didattica a distanza. Sappiamo che ci sono situazioni differenti e compito del Ministero sarà supportare tutti in questa sfida: le istituzioni scolastiche, il personale, i docenti. Questo stanziamento è un contributo che si aggiunge agli 85 milioni previsti nel decreto-legge approvato di recente dal Governo per il potenziamento della didattica distanza e del digitale. Tutti gli sforzi che stiamo facendo oggi, anche grazie al grande senso di responsabilità della scuola, li raccoglieremo alla fine di questa emergenza: dobbiamo trasformare questa fase critica in una opportunità per migliorare ancora il nostro sistema di istruzione”.
“Le attività didattiche sono sospese per contenere il contagio da Coronavirus, ma la scuola non si ferma – afferma la Vice Ministra Anna Ascani – e neanche il nostro lavoro per tutte le istituzioni scolastiche del Paese: ogni istituto avrà da subito risorse per la formazione dei docenti attraverso gli animatori digitali. In questi giorni le comunità scolastiche stanno dando prova di grande responsabilità e stanno garantendo la didattica con i mezzi tecnologici a disposizione. Alcune realtà sperimentano da tempo e non stanno incontrando particolari difficoltà, altre invece hanno bisogno di sostegno per attivare metodologie didattiche innovative che si stanno rivelando indispensabili in questo momento. Come Ministero, attraverso questo stanziamento, continuiamo a dare supporto a tutte le scuole affinché nessuna rimanga indietro”.
Coronavirus, 300mila casi nel mondo
Il virus si espande velocemente nel mondo. “La pandemia sta accelerando”. Sono le parole del direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra.
“Ci sono voluti 67 giorni per arrivare dal primo caso segnalato a quota 100.000. Ci sono voluti 11 giorni per i secondi 100.000 casi e solo 4 giorni per arrivare a 300.000. Ora sono stati segnalati all’Oms oltre 300.000 casi, da ogni paese del mondo.
Covid-19, Speranza: “Alleanza tra istituzioni e cittadini. Sacrifici indispensabili per battere il virus”
bbiamo bisogno di una grande alleanza. Le istituzioni devono lavorare insieme e c’è bisogno di un patto tra cittadini e istituzioni. I decreti, le ordinanze, sono importanti, ma quel che conta di più sono i comportamenti di ogni singolo individuo. Sappiamo che stiamo chiedendo sacrifici, anche molto seri, ma sono indispensabili se vogliamo battere finalmente questo coronavirus. L’economia ripartirà, ma la premessa per questa ripartenza non può che essere la definitiva sconfitta di questo virus». Questo il messaggio diffuso alla stampa dal ministro della Salute, Roberto Speranza.
Lo studio/ Il coronavirus sembra non risentire dei cambiamenti climatici
Lo studio/ Il coronavirus sembra non risentire molto dei cambiamenti climatici
“Il Coronavirus non terrebbe conto delle variazioni climatiche. Questo è il risultato di uno studio in costante evoluzione”. Lo ha dichiarato Massimiliano Fazzini, Climatologo dell’Università di Camerino e Coordinatore del Gruppo di esperti sul *Rischio Climatico* della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA).
“Lo studio è condotto da un gruppo multidisciplinare accademico e tecnico (di cui fa parte il professore Massimiliano Fazzini). Tra le differenti numerosissime variabili indipendenti che possono spiegare l’evoluzione della variabilità spazio – temporale del SARS-CoV-2 non possono non essere analizzate quelle meteoclimatologiche ed ambientale. In particolare, da più parti si sono fatte svariate allusioni sull’incidenza della variabile temperatura – ha proseguito Fazzini – evidenziando che il virus possa perdere di virulenza all’aumentare o al sensibile diminuire di tale parametro; alcuni divulgatori hanno curiosamente evidenziato che il virus morirebbe oltre i 27°C di temperatura. Ovviamente è quello che speriamo tutti. Da alcuni studi sembrerebbe che il virus possa avere una maggiore virulenza nel range termico esterno compreso tra 64 e 12°c e che “le temperature registrate in febbraio in wuhan siano idonee alla proliferazione del virus” evidenziando poi che con l’aumento delle temperature procedendo con la stagione primaverile, le aree situate a latitudini maggiori potrebbero subire un incremento dei contagi. Però da approfondimenti che stiamo conducendo sembrerebbe che il Coronavirus non terrebbe conto delle variazioni climatiche. Di conseguenza è stato approntato uno studio climatologico finalizzato alla conferma di tali evidenze o supposizioni. I primi parziali risultati dell’analisi effettuate sull’epicentro della diffusione del virus -WUHAN e su alcune regioni estremamente fredde e calde del Globo oltre che nella Lombardia e nel Veneto, a partire dal 20 gennaio circa, focalizzando l’attenzione sui giorni di picco del segnale statistico considerando, come da recente letteratura scientifica, un tempo medio di incubazione di 5,5 giorni ±2 giorni, mostra che:
Nell’area di WUHAN, l’intero mese di Febbraio – ha proseguito Fazzini – ed in particolare la prima decade, nella quale si sono verificati i picchi epidemiologici, hanno evidenziato temperature costantemente oltre le medie climatiche (9,2°C la media mensile del mese contro i 5,8°C della media climatica riferita al trentennio 1971-2000) mentre le precipitazioni sono state complessivamente inferiori alle medie climatiche (36 mm Vs 52 mm). Evidentemente, non si tratterebbe di anomalie medie tali da poter in qualche modo amplificare il segnale epidemiologico occorso. Se poi si va ad analizzare l’andamento epidemiologico giornaliero con quello termico, ne deriva un coefficiente di correlazione pari a circa 0,11, dunque statisticamente insignificante. Quindi il quadro climatologico non ha influito in alcun modo sull’evoluzione del contagio. Ora, giunti al probabile termine del picco epidemiologico, non si osservano nuovamente anomalie termiche significative, tal ida poter eventualmente giustificare un rapido calo della virulenza dovuto al segnale termico”.
Analizzata l’evoluzione termica di Irkutsk e aree subartiche.
“Si è analizzata l’evoluzione termica di Irkutsk, città di oltre 620.000 abitanti e capitale della Jacuzia – ha continuato Fazzini – notoriamente l’area estesamente abitata più fredda dell’emisfero boreale. Per lo stesso periodo di osservazione, si sono osservate temperature medie notevolmente più elevate della media climatica (a febbraio una media di -14°C contro una media climatica di -21°C) e nella prima decade di Marzo la media risulta essere di -7°C a fronte di una media di -13°C. Nelle restanti aree subartiche o artiche (Es Svalbard, Alaska, Canada Artico, Groenlandia), risulta evidente come l’assenza di centri abitati di riguardo o comunque l’estrema bassa densità della popolazione non abbiano potuto potenzialmente favorire la diffusione del virus”. Si sta esaminando l’andamento dei principali parametri di inquinamento ambientale (Biossido di azoto e di zolfo e particolato sospeso).
“Focalizzando infine l’attenzione sul dominio lombardo – veneto, sono stati considerati, a partire dal 20 febbraio e sino al 18 marzo, i dati termo-pluviometrici ed anemometrici di 10 stazioni rappresentative – ha concluso Fazzini – sia dei tre focolai principiali di diffusione del virus (aree di Codogno, Nembro e Vo ‘euganeo) sia delle altre province maggiormente interessate della regione lombarda (Bergamo, Brescia, Cremona, Pavia). Anche in questo caso, i coefficienti di correlazione tra la diffusione giornaliera del virus a livello provinciale ed i parametri meteoclimatici non hanno affatto evidenziato alcun rapporto statistico edunque sembrerebbero di conseguenza smentire i risultati pubblicati ufficialmente da più fonti. A quanto pare nessun rapporto ci sarebbe tra le variazioni climatiche, dunque le temperature e l’evoluzione epidemiologica del Coronavirus. Contemporaneamente, stiamo esaminando l’andamento dei principali parametri di inquinamento ambientale (Biossido di azoto e di zolfo e particolato sospeso) per tentare di ricavare eventuali relazioni statistiche multiregressive con i prima menzionati parametri meteo climatologici sempre in relazione alla comprensione dell’espansione del COVID 19”.
Per Interviste:
Giuseppe Ragosta – Addetto Stampa Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale
Coronavirus. Mit ferma navi passeggeri: basta crociere
La ministra delle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli ha firmato , con il ministro della Salute Roberto Speranza, il decreto con cui si sospendono i servizi di crociera per le navi passeggeri italiane e si blocca l’arrivo nei porti italiani delle navi da crociera battenti bandiera straniera.
Per le navi battenti bandiera italiana, le società di gestione, gli armatori e i comandanti delle navi italiane, una volta adottate tutte le misure di prevenzione sanitaria disposte, sono tenuti a sbarcare tutti i passeggeri presenti a bordo nel porto. La procedura di sbarco prevede che i passeggeri italiani non positivi al Covid 19 possano rientrare con i dispositivi di sicurezza alle loro abitazioni con mezzi non di linea organizzati dall’armatore per avviare il periodo di sorveglianza sanitaria fiduciaria domiciliare. Da quel momento, le navi battenti bandiera italiana non potranno più imbarcare passeggeri fino almeno al 3 aprile. Per i passeggeri non positivi al Covid 19, ma stranieri, l’armatore dovrà organizzare il rientro in patria con mezzo non di linea. Per gli eventuali passeggeri positivi, o entrati a stretto contatto con un caso positivo, valgono le disposizioni sanitarie già vigenti, salvo diverse determinazioni dell’autorità sanitaria.
Le navi passeggeri battenti bandiera straniera impegnate in servizi di crociera non potranno più fare ingresso nei porti nazionali. Le disposizioni del decreto si applicheranno fino a 3 di aprile salvo proroga.
Coronavirus, 50418 positivi, 6078 deceduti e 7423 guariti
Quotidiana conferenza stampa della Protezione Civile con i ‘numeri’ dell’epidemia. Nelle ultime 24 ore si sono registrati 3780 positivi al Covid-19, che porta il totale a 50418 , mentre i deceduti sono stati 602 (in totale 6078) e 408 guariti ( in totale 7423).
Continua intanto l’attività di controllo del territorio nel rispetto delle norme di contenimento dell’epidemia: finora sono stati effettuati 2.000.000 di controlli e denunciati 69.000 soggetti trasgressori.
Emergenza coronavirus/ La Fondazione Banco di Napoli lancia l’iniziativa ‘una goccia nell’oceano #pocomatanto’
Sin dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, la Fondazione Banco di Napoli ha attivato i suoi rappresentanti nelle regioni meridionali di competenza al fine di costruire una rete territoriale per intercettare nei luoghi individuati le esigenze di alcune fasce più deboli. La Fondazione Banco di Napoli ha deciso di sostenere un’iniziativa ampia ed articolata, denominandola simbolicamente ‘Una goccia nell’oceano’ e lanciando l’hashtag #pocomatanto. Sono state così messe in campo specifiche iniziative in Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria. Nello specifico: Napoli, Caserta e provincia; Chieti, Pescara e Montesilvano; Campobasso; Taranto; Potenza; Catanzaro. Per aiutare i nuclei familiari colpiti dagli effetti del lockdown: piccoli commercianti, negozianti, famiglie monoreddito, anziani soli. Verranno distribuiti pacchi alimentari realizzati con la collaborazione dei supermercati Decò, con l’aiuto logistico della Croce Rossa e della Protezione Civile, dei parroci e delle associazioni di volontariato dei rispettivi territori. L’obiettivo è aiutare anche con piccoli contributi quelle persone che, avendo interrotto l’attività lavorativa improvvisamente, versano ora in gravissima difficoltà economica. La Fondazione, che ha condiviso l’iniziativa con l’Unione industriali di Caserta, ha avuto poi la collaborazione della Camera di Commercio di Caserta. Per il sostegno concreto alle strutture sanitarie attive in prima linea per contrastare l’epidemia da Covid-19, verrà finanziato l’acquisto di tecnologie sanitarie per l’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli e verranno distribuite mascherine ai medici di prossimità nelle varie regioni di competenza che ne stanno facendo richiesta. La Fondazione ha aperto un conto su Banca Intesa destinato a ricevere le donazioni di chi vorrà contribuire, senza spese per i bonifici effettuati:
FBN PER EMERGENZA COVID-19;
IBAN: IT71B0306909606100000172086
La presidente Rossella Paliotto, a nome del Consiglio Generale e del Consiglio di Amministrazione, rilascia la seguente dichiarazione: “Destineremo la quasi totalità del nostro avanzo di bilancio dell’anno 2019 all’emergenza Coronavirus: circa 600mila euro per sostenere l’emergenza nelle regioni di nostra competenza. Aiutare i medici e gli infermieri che stanno affrontando con abnegazione e coraggio questa gravissima epidemia è un nostro dovere morale e non finiremo mai di ringraziarli. Inoltre, la Fondazione, da sempre sensibile ai problemi dei territori meridionali, in una fase in cui la solitudine può rappresentare il male invisibile di una società costretta ad evitare qualsiasi relazione sociale in nome della salute, sente forte il desiderio di rappresentare un’istituzione di prossimità”.
Carlo Porcaro











