L’orgoglio
e la voglia di rispondere sempre e comunque con i fatti non è mai mancato agli
autotrasportatori italiani. Ci fanno quindi molto piacere i ringraziamenti
rivolti alla nostra categoria dalla ministra De Micheli e gli elogi del
Presidente Berlusconi, che ha parlato di noi come di eroi per l’abnegazione con
cui le nostre aziende, quei padroncini che così poco sono stati sino a oggi
considerati, i nostri conducenti, stanno mettendo in campo, macinando i
chilometri di un’emergenza senza precedenti, per assicurare al Paese il
funzionamento di questo sistema logistico di approvvigionamenti e di spedizione
delle merci senza il quale l’Italia oggi collasserebbe.
Grazie
per il riconoscimento del lavoro che svolgiamo e della funzione essenziale e
strategica che garantiamo anche ponendo le aziende nella condizione di
rischiare di tasca propria.
Oggi il
Paese ci chiede sacrifici, ci definisce eroi, certo non al pari di quei medici
o infermieri, che forse con noi condividono il titolo di figli di un Dio minore
e che ogni giorno rischiano in prima linea negli ospedali e nei pronto
soccorso.
Abbiamo
una speranza: che il Paese e specialmente la politica non ci consideri d’ora in
avanti eroi per caso, eroi per alcune settimane, per poi tornare a dimenticare
e calpestare i diritti e il ruolo di una categoria che svolge un servizio
vitale per il suo Paese. E lo svolge senza strumenti di tutela, in un quadro
normativo che li pone alla mercè dello sfruttamento, che limita la loro libertà
e la loro sicurezza.
Da mesi,
da anni, chiediamo pochi interventi in grado di non trasformare le notti in
incubi e le giornate in schiavitù sulle strade. Lo chiediamo anche per il
Paese, per le imprese, per le famiglie. E magari, fra qualche mese, al più
presto possibile, quando il Paese tenterà di dimenticare l’angoscia di questi
giorni, speriamo che qualcuno ricordi quel termine: eroi… anche se figli di
un Dio minore.