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Milleproroghe, il placet del Consiglio dei Ministri. Risorse per il 5xmille

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Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto di fine anno (milleproroghe). Nel provvedimento sono state inserite le risorse per finanziare il 5 per mille nel 2011. ”Le risorse complessive destinate alla liquidazione della quota del 5 per mille per l’anno 2011 sono quantificate nell’importo di euro 400 milioni” di cui una quota pari a 100 milioni andrà agli interventi per la sclerosi amiotrofica (sla) ”per ricerca e assistenza domiciliare dei malati”. Cento milioni sono già stati stanziati per ddl stabilità, quindi il decreto legge dovrebbe finanziare i restanti 300 milioni. Le risorse necessarie a finanziare il 5 per mille saranno sottratte al alcune voci come l’editoria e le emittenze tv e radio. In particolare 50 milioni arriveranno dal taglio del sostegno all’editoria, altri 45 milioni dalle risorse per l’emittenza tv e radio. Altri 50 milioni dovrebbero arrivare dal fondo istituito con la manovra di luglio, che prevede la dotazione della stessa somma ”al fine di agevolare i piani di rientro dei comuni per i quali sia stato nominato un commissario straordinario”.
Nella bozza del decreto è inoltre previsto lo slittamento al 28 febbraio il termine entro cui i proprietari di case abusive dovranno far emergere gli immobili fantasma. L’Agenzia del territorio, dal 2 gennaio del prossimo anno, partirà invece con le ”azioni propedeutiche all’attribuzione della rendita presunta” che sarà applicata a chi non ha regolarizzato la posizione degli immobili.
Il milleproroghe contiene anche le risorse necessarie per finanziare il fondo unico per l’Università, quindi le borse di studio per i ricercatori, e un anno in più per utilizzare le graduatorie del personale da assumere per le aree archeologiche di Pompei.
Inoltre,è stata “prevista la più lunga proroga per i versamenti di tasse e contributi per i soggetti colpiti dall’alluvione nel Veneto”, fa presente il ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, che rivendica la paternità della norma. “Si tratta di un altro adempimento doverosamente realizzato nell’ambito di una continua attenzione alle pesanti conseguenze dell’evento calamitoso”, aggiunge.
E’ stata invece smentita la notizia sull’istituzione di un contributo speciale di un euro sui biglietti di ingresso nelle sale cinematografiche. Il Mef in una nota afferma che la notizia “è totalmente priva di fondamento”.
Il Consiglio dei ministri conferma lo stop ai sacchetti di plastica dal primo gennaio 2011, senza proroghe. Lo rende noto il ministero dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, in un comunicato. E’ una grande innovazione, quella introdotta dal governo, commenta Prestigiacomo, ”che si è opposta all’introduzione dell’ennesima proroga, che segna un passo in avanti di fondamentale importanza nella lotta all’inquinamento, rendendoci tutti più responsabili in tema di riuso e di riciclo”. Perché il provvedimento possa però produrre risultati concreti, conclude il ministro, ”è necessario il coinvolgimento pieno degli operatori commerciali, della piccola e della grande distribuzione, perché sperimentino su larga scala sistemi di trasporto alternativi ai sacchetti di plastica, e dei cittadini”.
Nel decreto è stato inoltre prorogato per il 2011 l’ecobonus per favorire l’intermodalita’ nel settore dei trasporti. La misura sara’ finanziata con 30 milioni di euro. Soddisfazione e’ stata espressa da Confcommercio.

Fonte: Adnkronos

Parte la comunicazione delle operazioni rilevanti ai fini Iva

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Con il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate di oggi, viene data attuazione all’obbligo di comunicazione telematica delle operazioni rilevanti ai fini Iva di importo non inferiore a 3mila euro. Questo limite circoscrive l’adempimento a una ristretta platea dei titolari di partita Iva, con esclusione di fatto dei soggetti di minori dimensioni (che rappresentano oltre il 90 per cento degli operatori economici). Nel primo periodo d’applicazione, sono escluse anche le operazioni Iva non soggette all’obbligo di emissione della fattura effettuate fino al 30 aprile 2011, come, per esempio, quelle riguardanti il commercio al dettaglio. Sempre in quest’ottica, non rientrano nell’obbligo comunicativo le operazioni già monitorate dall’Amministrazione finanziaria, come stabilito dallo Statuto del contribuente. Le informazioni da comunicare sono solo quelle essenziali per l’individuazione dei soggetti e delle operazioni mentre l’invio telematico deve essere effettuato entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello cui si riferiscono le operazioni.

Cosa va comunicato
Vanno comunicate le cessioni di beni e le prestazioni di servizi rese e ricevute, per le quali, nel corso del periodo d’imposta, i corrispettivi dovuti dal cessionario o committente, o al cedente o prestatore, secondo le condizioni contrattuali, hanno superato la soglia dei 3mila euro, al netto dell’imposta applicata. Questa soglia è elevata a 3.600 euro, comprensiva dell’imposta sul valore aggiunto, per le operazioni non soggette all’obbligo di fatturazione, vale a dire la maggior parte di quelle per quelle in cui il cessionario o il committente risulti essere il consumatore finale (operazioni business to consumer).

Contratti di appalto e fornitura
Per i contratti di appalto, fornitura, somministrazione e gli altri contratti da cui derivano corrispettivi periodici, la comunicazione deve essere effettuata soltanto qualora i corrispettivi dovuti in un intero anno solare siano di importo complessivo non inferiore ai 3mila euro. Per i contratti tra loro collegati va, invece, considerato, ai fini del calcolo del limite, l’ammontare complessivo dei corrispettivi previsti per tutti i predetti contratti.

Applicazione graduale
Al fine di garantire la graduale introduzione dell’obbligo comunicativo e assicurare, al tempo stesso, sin dalla sua prima attuazione, la disponibilità dei dati necessari a contrastare i fenomeni evasivi e di frode di maggiore rilevanza anche dal punto di vista economico, per il periodo d’imposta 2010 è stata innalzata la soglia a 25.000 euro e ampliato il termine entro cui deve essere effettuata la comunicazione fino al 31 ottobre 2011; comunicazione, peraltro, limitata alle sole operazioni effettuate tra soggetti Iva (operazioni business to business). La trasmissione deve avvenire tramite il servizio telematico Entratel ovvero Internet (Fisconline), avvalendosi degli intermediari abilitati alla trasmissione telematica delle dichiarazioni.
Il testo del Provvedimento è disponibile sul sito Internet dell’Agenzia delle Entrate, www.agenziaentrate.gov.it, all’interno della sezione “Provvedimenti, Circolari e Risoluzioni”.

Trasfert pricing, in rete la mini guida

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Il Fisco lancia in rete una mini-guida alla “Compilazione e invio” per alleggerire i contribuenti alle prese con gli oneri legati al transfer pricing. E’ infatti disponibile da questa mattina sul sito www.agenziaentrate.gov.it una “finestra” virtuale in più per aiutare i cittadini che hanno segnalato difficoltà a inviare la comunicazione necessaria per aderire al regime degli oneri documentali, da spedire via Entratel entro il 28 dicembre prossimo. L’Agenzia ha così scelto di mettere a disposizione dei contribuenti delle istruzioni integrative rispetto a quelle previste con il provvedimento ad hoc del 29 settembre scorso, per agevolarli in questi ultimi giorni utili a trasmettere la comunicazione. “Compilazione e invio” in pochi click – Il nuovo file “Compilazione e invio” con le istruzioni in più si trova all’interno della sezione del sito dedicata al transfer pricing. Ecco il percorso da seguire per arrivare dalla home page del sito alla nuova finestra: basta entrare in Documentazione, cliccare su Fiscalità internazionale e scegliere la sezione Transfer pricing, all’interno della quale si trova il link alla Documentazione idonea per il riscontro della conformità al valore normale dei prezzi di trasferimento praticati dalle imprese multinazionali. Anche un esempio guida per facilitare il percorso verso l’invio – All’interno della finestra “Compilazione e invio” è disponibile anche un file dimostrativo, che ripercorre passo dopo passo un esempio di come compilare la comunicazione. L’esempio segue le istruzioni già fornite con il provvedimento del 29 settembre scorso.

Dissesto idrogeologico, il Consiglio regionale approva all’unanimita’ l’Odg di Italia dei Valori

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Il vice-capogruppo dell’Italia dei Valori, Gabriele Sola, esprime soddisfazione per l’approvazione all’unanimità dell’ordine del giorno di IdV (di cui era primo firmatario), che impegna la Giunta Regionale a stanziare, nel triennio 2011-2013, le risorse necessarie per la prevenzione del dissesto idrogeologico.
In Lombardia sono oltre 900 i “comuni a rischio” individuati dal Ministero dell´Ambiente e dall´Unione delle Province Italiane. In particolare, nei territori di Sondrio e Bergamo il rischio franoso è elevato e non si deve sottovalutare. Oltre a tanti piccoli centri, sono considerati in condizione di potenziale pericolo tutti i capoluoghi di provincia lombardi. “Alla luce di questi dati – spiega il consigliere regionale di IdV – appariva già inspiegabile l’azzeramento dei capitoli di bilancio relativi alla protezione civile. La recente frana verificatasi in Alta Valle Seriana dimostra che sul nostro territorio non si può abbassare la guardia né puntare ad un drastico taglio di risorse quando si tratta di prevenire e contenere le criticità, tutelando la sicurezza dei nostri concittadini. L’impegno allo stanziamento di fondi per il monitoraggio e gli interventi di messa in sicurezza, preso dal Consiglio Regionale, supera la logica dell’emergenza restituendo alla politica la nobile funzione di pianificazione e prevenzione”
“Il voto unanime – conclude Gabriele Sola – riporta al centro dell’attenzione il valore della sicurezza dei cittadini lombardi. Che non può essere messa in discussione per alcun motivo, tantomeno economico.”

Il vice-capogruppo dell’Italia dei Valori, Gabriele Sola, esprime soddisfazione per l’approvazione all’unanimità dell’ordine del giorno di IdV (di cui era primo firmatario), che impegna la Giunta Regionale a stanziare, nel triennio 2011-2013, le risorse necessarie per la prevenzione del dissesto idrogeologico. In Lombardia sono oltre 900 i “comuni a rischio” individuati dal Ministero dell´Ambiente e dall´Unione delle Province Italiane. In particolare, nei territori di Sondrio e Bergamo il rischio franoso è elevato e non si deve sottovalutare. Oltre a tanti piccoli centri, sono considerati in condizione di potenziale pericolo tutti i capoluoghi di provincia lombardi. “Alla luce di questi dati – spiega il consigliere regionale di IdV – appariva già inspiegabile l’azzeramento dei capitoli di bilancio relativi alla protezione civile. La recente frana verificatasi in Alta Valle Seriana dimostra che sul nostro territorio non si può abbassare la guardia né puntare ad un drastico taglio di risorse quando si tratta di prevenire e contenere le criticità, tutelando la sicurezza dei nostri concittadini. L’impegno allo stanziamento di fondi per il monitoraggio e gli interventi di messa in sicurezza, preso quest’oggi dal Consiglio Regionale, supera la logica dell’emergenza restituendo alla politica la nobile funzione di pianificazione e prevenzione” “Il voto unanime – conclude Gabriele Sola – riporta al centro dell’attenzione il valore della sicurezza dei cittadini lombardi. Che non può essere messa in discussione per alcun motivo, tantomeno economico.”

Telecom, l’Asati chiede al Parlamento di prendere posizione sulle responsabilità dei vertici societari

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L’Asati – Associazione azionisti Telecom Italia, non si accontenta delle decisioni prese dal Conglio di amministrazione Telecom lo scorso 16 dicembre di non mettere all’ordine del giorno la discussione delle responsabilità dei vecchi vertici e chiede un diretto intervento del Parlamento. Per l’Associazione, infatti, la posizione assunta dal Cda Telcom sarebbe stata volta soprattutto a mattenere i toni bassi e far passare il Rapporto Deloitte col minor rumore mediatico possibile al fine di non ledere ulteriormente l’immagine della società e proteggere i titoli Telecom e Pirelli sul mercato azionario. Il Rapporto, lo ricordiamo, aveva lo scopo di analizzare la gestione della Security di Tavaroli, le frodi fiscali legate alla Telecom Italia Sparkle, le sim false e le vendite anomale di servizi premium e terminali. Tutti argomenti che avrebbero dovuto definire le resposabilità dei soggetti a capo come Marco Tronchetti Provera e i suoi manager contro cui, però, il Cda avrebbe deciso di non intraprendere alcuna azione. Una decisione che, a detta dell’Ansati, “rappresenta un grave vulnus ai danni degli azionisti di minoranza e di tutti i dipendenti” tanto da rivolgersi direttamente alle Camere. Con un’interpellanza presentata il 20 dicembre, l’onorevole Lannutti, infatti, chiamando in causa i Ministri all’Economia e allo Sviluppo economico, pone alcune domande precise: se il Governo è a conoscenza del ruolo svolto dai presidenti di Generali, Mediobanca e Intesa San Paolo in qualità di azionisti Pirelli; se il Governo è a conoscenza dei motivi che hanno indotto la Consob a non intervenire nella mancata diffusione delle informazioni sulla salute della società anche ai piccoli azionisti; quali siano le ragioni che indussero Tronchetti Provera ed Enrico Bondi a “decapitare” strutture organizzative che ben funzionavano, come la Segreteria di Presidenza e la Security;se la decisione repentina di Enrico Bondi di allontanare via sia Nola sia Gallina, entrambi lo stesso giorno, non occultasse modalità gestionali che in maniera intenzionale volgevano a favorire, in un programma premeditato, proprio la Pirelli a danno del Gruppo Telecom Italia e dei suoi azionisti investitori; per quale ragione gli ex vertici Telecom e l’amministratore delegato Buora in particolare ignorarono gli alert pervenuti nel 2003 proprio da Nola, come risulta dalla documentazione e per quale motivo le comunicazioni ricevute nel periodo 2003-2006 non furono mai trasferite all’organismo di vigilanza secondo le regole e la procedura prevista dal decreto legislativo n. 231 del 2001, quando si è in presenza di notizie di reato; quali misure urgenti il Governo intenda assumere per accertare la verità dei fatti inerenti alla gestione Tronchetti-Bondi-Buora-Ruggiero.

Di seguito pubblichiamo il testo completo dell’interpellanza:

Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 2-00295

Atto n. 2-00295

Pubblicato il 20 dicembre 2010
Seduta n. 477

LANNUTTI – Ai Ministri dell’economia e delle finanze, dello sviluppo economico e della giustizia. –
Premesso che:
non ci sarà nessuna azione di responsabilità contro Marco Tronchetti Provera, l’ex “patron” di Telecom Italia, accusato di aver depauperato e saccheggiato un’azienda florida sia nel patrimonio immobiliare che nella vendita di importanti partecipate;
il consiglio di amministrazione di Telecom Italia, infatti, in data 16 dicembre 2010, come si legge sull’articolo pubblicato su “la Repubblica” il 17 dicembre 2010, «ha forzato la mano e ha anticipato che non metterà all’ordine del giorno della prossima assemblea l’azione di responsabilità contro i vecchi vertici. Nel corso della riunione, Deloitte ha illustrato il rapporto che ha passato in rassegna le vicende giudiziarie degli ultimi anni. In particolare, ha scandagliato la gestione della Security sotto la guida di Giuliano Tavaroli, le frodi fiscali delle controllate di Telecom Italia Sparkle, l’intestazione di sim card false e le vendite anomale di servizi premium e terminali. Un elenco di operazioni che hanno interessato le Procure di mezza Italia, che hanno provocato danni alla società e che sono state compiute quando le leve di comando del gruppo telefonico erano in mano alla Pirelli. (…) I consiglieri avrebbero dovuto solo prendere atto della documentazione e ascoltare i pareri di due esperti legali, il professor Franco Bonelli (Bonelli Erede & Pappalardo) e l’avvocato Bruno Cova (Paul Hasting), incaricati di spiegare se vi fossero i margini per un’azione di responsabilità nei confronti di Marco Tronchetti Provera e degli altri manager. Invece i consiglieri, espressione degli azionisti concentrati in Telco (Telefonica, Intesa, Generali e Mediobanca) e quelli eletti dal gruppo Fossati, hanno preferito pronunciarsi subito e sgombrare il campo da eventuali incertezze. “Non faremo nessuna azione di responsabilità”»;
si legge ancora nel citato articolo: «L’unica voce dissonante è stata quella di Luigi Zingales, professore di Finanza all’Università di Chicago, consigliere di amministrazione della Telecom eletto dai fondi» comuni di investimento, secondo cui lo spazio per un’azione di responsabilità c’è come hanno dimostrato entrambi i pareri legali. «Le vistose carenze di controllo rilevate dalla Deloitte confermano le violazioni dell’articolo 2381 del Codice civile, che obbliga gli amministratori ad adottare strutture di governo societario adeguate. Mancano, invece, soprattutto secondo il parere del professor Bonelli, l’opportunità e le possibilità di successo di una causa, non esiste giurisprudenza al riguardo e i precedenti di azioni di responsabilità contro gli amministratori sono relativi per lo più a casi di fallimento. Non ci sono neppure sentenze di condanna e le probabilità di successo sono, appunto, scarse. Si può dire semmai che gli amministratori non siano stati bravi, ma dimostrare che siano stati responsabili di quanto accaduto è estremamente difficile. La business judgment rule, mutuata dalla giurisprudenza statunitense e citata dal professor Bonelli, stabilisce che l’agire dei consiglieri si presume corretto finché non vi è la prova che abbiano violato i loro doveri»;
«in questo caso, al di là dell’ostacolo giuridico nel dimostrare la prova, non vi è alcuna evidenza che gli amministratori abbiano agito nel proprio interesse o contro quello della società, distraendo soldi per esempio. Semmai dovessero emergere altre evidenze da qui al prossimo anno, soprattutto in ambito penale, ci sarà ancora spazio nel consiglio che si terrà a gennaio per inserire l’azione di responsabilità nell’ordine del giorno dell’assemblea di aprile. Secondo i legali, a sfavore dell’azione di responsabilità hanno pesato anche gli oneri di una eventuale causa, la graticola mediatica, nonché le conseguenze sui titoli Telecom e Pirelli. Per l’Asati, l’associazione che rappresenta i piccoli azionisti di Telecom, “la decisione adottata rappresenta un grave vulnus ai danni degli azionisti di minoranza e di tutti i dipendenti”»;
il consigliere Luigi Zingales è stato il solo a porre delle domande all’avvocato Sergio Bonelli mentre esponeva i pro e i contro di un’eventuale azione di responsabilità a carico della precedente gestione;
come si legge su un altro articolo pubblicato su “la Repubblica” «Zingales è stato addirittura ripreso da un componente del collegio sindacale: “Ma lei cosa ne sa di diritto per rivolgersi in questa maniera al professor Bonelli”. Tuttavia Zingales non si è fatto intimidire e ha insistito nella sua azione tanto da dissociarsi apertamente dalle conclusioni di Bonelli, seguite invece senza batter ciglio dagli altri consiglieri. Per arrivare al parere finale è stato poi messo sul piatto l’argomento mediatico. Poiché da giorni si susseguono notizie e indiscrezioni di stampa relative alla perizia commissionata alla Deloitte dal management, e tale esposizione mediatica, secondo i consiglieri, ha già portato effetti negativi sulle società in questione, si è valutato di porre fine allo stillicidio considerandolo più nocivo di un eventuale risultato positivo dell’azione di responsabilità. Insomma tutti i consiglieri ad esclusione di Zingales sono stati ben contenti di togliersi un peso di dosso senza neanche prendersi un po’ di tempo per leggere le carte raccolte dalla Deloitte. D’altronde era facile attendersi un esito simile poiché quasi tutti i consiglieri hanno legami più o meno evidenti con la Pirelli di Marco Tronchetti Provera. Il quale ha potuto contare sulla “moral suasion” pesante del presidente di Generali Cesare Geronzi, compagnia che ha investito pesantemente in Telecom anni addietro. Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca, e Gaetano Miccichè, direttore generale di Intesa Sanpaolo, sono azionisti di Pirelli attraverso le rispettive banche. Tarak Ben Ammar è legato da stretta amicizia con Geronzi ed è entrato in consiglio per conto di Mediobanca. Aldo Minucci e Mauro Sentinelli sono espressione di Generali, anch’essa azionista di Pirelli, Elio Catania è stato indicato da Intesa, Jean Paul Fitoussi da Generali mentre Paolo Baratta è consigliere indicato dall’azionista Marco Fossati ed era presente anche nella passata gestione come rappresentante dei fondi. Forse poteva parlare Roland Berger, stimato consulente indipendente, entrato in cda su richiesta di Fossati, ma evidentemente non ha ritenuto opportuno prendere posizione contro uno schieramento di cotanti potenziali clienti. Certo, questa è l’ennesima dimostrazione che la governance di Telecom dell’era Mediobanca-Intesa-Generali è assai poco rappresentativa dell’azionista-mercato, ma ciò non è una novità. D’altronde, è il ragionamento di diversi consiglieri, perché dovremmo noi prendere delle iniziative pesanti se anche la magistratura non ha affondato il colpo contro Marco Tronchetti Provera e Carlo Buora? E Franco Bernabè, l’ad di Telecom che ha incaricato la Deloitte, pensi piuttosto a gestire meglio le attività del mobile piuttosto che andare a disturbare il salotto buono con le sue iniziative in nome della trasparenza»;
considerato che:
nel lontano agosto 2001 grazie ad una messa in scena riguardante false bonifiche svolte su auto e uffici Telecom coordinate dalla Security Pirelli, in pieno conflitto di interessi sull’affidamento delle attività, furono esautorati, come è noto, due importanti e competenti manager Telecom;
da questo iniziale e procurato fatto illecito, tutta la struttura organizzativa Telecom subì un contraccolpo, ed evidenti sono stati i deficit di organizzazione e di controllo (ex art. 2381 del codice civile) come dimostrano l’enorme successivo scandalo costituito dai dossieraggi illeciti, dai rilevanti costi illegali della Security e dalle numerose operazioni immobiliari in conflitto di interesse con Pirelli e sue partecipate;
nell’agosto 2001 Tronchetti Provera e Enrico Bondi (apprezzato attualmente da Francesco Greco, Procuratore aggiunto di Milano, per come ha gestito il risanamento Parmalat) decisero però di “decapitare” strutture organizzative che ben funzionavano (Segreteria di Presidenza e Security) e anche di non far intervenire controlli (esautorazione del Segretario Generale Nola e del Responsabile Security Gallina nello stesso giorno, cioè il 27 agosto 2001): era il giorno precedente la riunione del Collegio Sindacale convocata proprio da Vittorio Nola (a ciò espressamente delegato ai sensi del decreto legislativo n. 58 del 1998, cosiddetta «legge Draghi») per il 28 agosto 2001;
il dottor Nola infatti aveva due incarichi: il primo era quello di responsabile della Segreteria di Presidenza affidato con delibera del consiglio di amministrazione; il secondo di responsabile delle attività del Collegio sindacale affidato con autonoma e specifica delibera del Collegio stesso alla luce delle disposizioni della cosiddetta legge Draghi. Delibera quest’ultima mai revocata;
quindi ai due deficit iniziali (di organizzazione e di controllo) Telecom ha aggiunto anche la scientifica mancata tutela della reputation di due suoi manager, lasciando pubblicare un articolo su “Borsa e Finanza”, e mai smentendo poi il coinvolgimento in affari di spionaggio dei due ormai ex manager;
la decisione di Enrico Bondi di cacciare via sia Nola sia Gallina insieme lo stesso giorno fu repentina ed incredibile riguardo alle modalità gestionali ed il tutto si innescò probabilmente in un programma premeditato in Pirelli. Se fosse stato change management, infatti, Bondi avrebbe dovuto avere tutto l’interesse a smentire l’articolo su “Borsa e Finanza” del settembre 2001 che coinvolgeva Nola già dirigente in STET/Telecom dal 1990 e collaboratore diretto di tutti i Vertici Telecom fino all’arrivo della Pirelli;
la “direttiva Bondi” del 23 ottobre 2001, nel confermare la promiscuità gestionale tra Telecom e Pirelli, di fatto affidò proprio alla Pirelli e a Tavaroli il coordinamento delle attività sulla Security Telecom, certificando in tal modo l’asse informativo preferenziale tra Bondi stesso e Tronchetti Provera che desiderava “inchiodare” sia Nola sia Gallina considerati troppo vicini a Colaninno e quindi utili per essere strumentalizzati come casi emblematici di una gestione che in quel momento si voleva dimostrare con tutte le forze essere stata perniciosa per il Gruppo;
in ogni caso gli ex Vertici Telecom e l’amministratore delegato Buora in particolare dovrebbero ancora spiegare come fecero ad ignorare gli alert pervenuti nel 2003 proprio da Nola, come risulta dalla documentazione e per quale motivo le comunicazioni ricevute nel periodo 2003-2006 non furono mai trasferite all’organismo di vigilanza secondo le regole e la procedura prevista dal decreto legislativo n. 231 del 2001 quando si è in presenza di notizie di reato;
la testimonianza dell’assoluta volontà di non approfondire quanto accaduto nell’agosto 2001 – e quindi proprio nella fase iniziale della presa del potere Pirelli in Telecom – è dimostrato dalla carenza di analisi sulle vicende 2001-2003 che ancora il 16 febbraio il “Rapporto Ferrarini” ignora totalmente;
la decisione dell’attuale consiglio d’amministrazione di non voler prendere in esame il periodo di gestione Pirelli 2001-2007 incluse le operazioni immobiliari come il “progetto Magnum” riguardante la cessione di immobili sedi di centrali telefoniche a società in pieno conflitto di interessi e nonostante alcune evidenze del Rapporto Deloitte e le sottolineature dei pareri legali connessi confermano i dubbi e le perplessità inerenti a uno scandalo gestionale sotto scrutinio della Magistratura, nell’interesse degli azionisti, dei dipendenti, degli ex dipendenti che chiedono giustizia e non ultimo di tutti gli investitori, clienti e partner del Gruppo Telecom Italia;
il valore dei titoli Telecom, sceso sotto 1 euro e deprezzato di oltre il 70 per cento solo negli ultimi mesi, ha subito ulteriore penalizzazione dopo la notizia della mancata azione di responsabilità verso la gestione Tronchetti-Bondi-Bora-Ruggiero, forse perché gli investitori si attendevano decisioni differenti da parte degli organi sociali Telecom,
si chiede di sapere:
se il Governo sia a conoscenza di quale ruolo abbiano svolto nella vicenda Cesare Geronzi, il presidente di Generali, compagnia che ha investito pesantemente in Telecom anni addietro, Renato Pagliaro, presidente di Mediobanca, Gaetano Miccichè, direttore generale di Intesa Sanpaolo, in qualità di azionisti di Pirelli tramite le rispettive banche;
quale sia la funzione svolta da Tarak Ben Ammar, legato da stretta amicizia con Geronzi ed entrato in consiglio per conto di Mediobanca, Aldo Minucci e Mauro Sentinelli, espressione di Generali, anch’essa azionista di Pirelli, Elio Catania, indicato da Banca Intesa, Jean Paul Fitoussi designato da Generali, mentre Paolo Baratta, consigliere indicato dall’azionista Marco Fossati, già presente nella passata gestione come rappresentante dei fondi, o Roland Berger, consulente indipendente, entrato in consiglio d’amministrazione su richiesta di Fossati, che non ha ritenuto opportuno prendere posizione contro uno schieramento di cotanti potenziali clienti;
se la governance di Telecom dell’era Mediobanca-Intesa-Generali, un moloch di potere economico finanziario, assai poco rappresentativa dell’azionista-mercato, non rappresenti la palese dimostrazione di un conflitto di interessi che nuoce gravemente ai diritti dei piccoli azionisti;
se risponda al vero che il ragionamento di diversi consiglieri sia stato quello di evitare iniziative civilistiche in assenza di doversose pronunce della magistratura contro Marco Tronchetti Provera e Carlo Buora;
se risponda al vero che l’incarico affidato a Deloitte da parte di Franco Bernabè, amministratore delegato di Telecom, per fare chiarezza su una gestione oscura, non sia stata letta come una lesa maestà del “salotto buono” con le sue iniziative in nome della trasparenza;
se al Governo risultino le ragioni che, in un groviglio di interessi, abbiano indotto la Consob a sottrarsi, finora, alle proprie responsabilità di assicurare la parità informativa tra tutti gli azionisti sia di maggioranza sia di minoranza, in tal modo tutelando tutti gli stakeholders;
quali siano le ragioni che indussero Tronchetti Provera ed Enrico Bondi a “decapitare” strutture organizzative che ben funzionavano, come la Segreteria di Presidenza e la Security, con l’esautorazione del Segretario generale Nola e del Responsabile della security Gallina nello stesso giorno, cioè il 27 agosto 2001, giorno precedente la riunione del Collegio sindacale convocata proprio da Vittorio Nola, in quanto espressamente delegato ai sensi del decreto legislativo n. 58 del 1998) per il 28 agosto 2001;
se l’estromissione repentina del dottor Nola, che aveva due incarichi, di responsabile della Segreteria di Presidenza affidato con delibera del consiglio d’amministrazione e di responsabile delle attività del Collegio sindacale affidato con autonoma e specifica delibera del Collegio stesso alla luce delle disposizioni della cosiddetta legge Draghi, delibera quest’ultima mai revocata, non aveva la finalità di perseguire un disegno di dossieraggio ad opera del dottor Tronchetti Provera, per poter conseguire vantaggi politici ed economici;
se ai due deficit iniziali, di organizzazione e di controllo, alle quali Telecom ha aggiunto anche la scientifica mancata tutela della reputation di due suoi manager, lasciando pubblicare un articolo su “Borsa e Finanza”, senza mai smentire successivamente il coinvolgimento in affari di spionaggio dei suoi due ex manager, non siano ascrivibili a disegni di gestione allegra di una grande azienda telefonica depauperata sia nel patrimonio che nell’immagine e nella reputazione dallo scandalo del successivo spionaggio;
se la decisione repentina di Enrico Bondi di allontanare via sia Nola sia Gallina, entrambi lo stesso giorno, non occultasse modalità gestionali che in maniera intenzionale volgevano a favorire, in un programma premeditato, proprio la Pirelli a danno del Gruppo Telecom Italia e dei suoi azionisti investitori;
se la “direttiva Bondi” del 23 ottobre 2001, che confermava la “promiscuità” gestionale tra Telecom e Pirelli, affidando di fatto proprio alla Pirelli e a Tavaroli il coordinamento delle attività sulla Security Telecom, certificando in tal modo l’asse informativo preferenziale tra Bondi stesso e Tronchetti Provera, che desiderava “inchiodare” sia Nola sia Gallina considerati troppo vicini a Colaninno e quindi utili per essere strumentalizzati come casi emblematici di una gestione che in quel momento si voleva dimostrare con tutte le forze essere stata perniciosa per il Gruppo, non sia stata adottata con la finalità di sguarnire i presidi di controllo da parte di dirigenti provenienti dalla Stet e dalla Telecom, che si sarebbero rifiutati di perseguire gli interessi di Pirelli;
per quale ragione gli ex vertici Telecom e l’amministratore delegato Buora in particolare ignorarono gli alert pervenuti nel 2003 proprio da Nola, come risulta dalla documentazione e per quale motivo le comunicazioni ricevute nel periodo 2003-2006 non furono mai trasferite all’organismo di vigilanza secondo le regole e la procedura prevista dal decreto legislativo n. 231 del 2001, quando si è in presenza di notizie di reato;
se la volontà di non approfondire quanto accaduto nell’agosto 2001 – e quindi proprio nella fase iniziale della presa del potere Pirelli in Telecom – dimostrato dalla carenza di analisi sulle vicende 2001-2003, che ancora il 16 febbraio il “Rapporto Ferrarini” ignora totalmente, non abbia pregiudicato gravemente Telecom Italia ed i diritti degli azionisti risparmiatori, vulnerati da un saccheggio sistematico sia nel valore della quotazione di mercato del titolo, che nel patrimonio svilito, come quello immobiliare per essere trasferito a Pirelli a prezzi non proprio di mercato;
quali misure urgenti il Governo intenda assumere per accertare la verità dei fatti inerenti alla scandalosa gestione Tronchetti-Bondi-Buora-Ruggiero, ed evitare che grandi aziende, patrimonio del Paese, possano essere saccheggiate e depauperate.

di Carmela Mariano

Indetto il primo Concorso nazionale per giovani stilisti futuristi

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Promuovere il Made in Italy, aprire le porte a giovani artisti di talento provenienti da tutto il territorio nazionale, creare persorsi lavorativi che guardino ad un futuro professionale positivo. Sono questi gli obiettivi che l’associazione Fare Futuro di Cassino intende raggiungere istituendo il primo Concorso nazionale dal titolo “Giovani designers futuristi” rivolto ad stilisti emergenti nel settore della moda italiana. L’evento, che avrà luogo a Cassino il 5 marzo del prossimo anno, offre a tutti i giovani che vogliano prenderne parte la possibilità di esporre le proprie collezioni “moda donna” nel corso di una sfilata a cui parteciperanno, in veste di giurati, personaggi di spicco del mondo politico e della moda come Maria Mosè e lo stilista romano Antonio Martino, oltre che la stampa, locale e non, che riprenderà la serata in diretta televisiva. “Siamo un’associazione – ha dichiarato il presidente Alessio Carlino – nata con lo scopo di promuovere attività benefiche tese a valorizzare le capacità e i talenti del nostro Paese. Ci interessiamo dei problemi del territorio e cerchiamo delle soluzioni con cui si possano realizzare progetti tesi a migliorare la qualità della vita. Con questo Concorso, vogliamo sostenere la carriera di giovani artisti capaci di guardare al futuro con passione e determinazione”. La sfilata sarà presentata da Antonio Ricci vincitore del Premio Sciacca del 2009 conferitogli direttamente da Renato Balestra, e si svolgerà all’interno del suggestivo Teatro Manzoni dove 10 modelle affiancate da professionisti del Make Up and Hair Stylist saranno messe a disposizione dei partecipanti i quali potranno esporre 5 abiti a testa. Al vicitore verrà assegnato un premio di 1000 euro oltre che la possibilità di esporre le proprie creazioni presso alcune boutique della zona. “Partendo dal concetto che un artista che disegna e crea un abito – si legge nel bando di partecipazione – intende trasmettere delle emozioni ben precise a quanti vedano indossato quell’abito, la scelta del vincitore avverrà valutando, oltre la qualità del tessuto usato, anche la rispondenza del concetto trasmesso dagli abiti che sfilano, dalla giuria percepito, con il principio che ha ispirato i loro creatori, precedentemente inviato”. Le domande di partecipazione dovranno essere presentate entro e non oltre il 25 gennaio prossimo all’indirizzo di posta elettronica moda@versoilfuturo.com. Di seguito pubblichiamo il Bando e il Regolamento del Concorso presenti anche sul sito www.versoilfuturo.com:

Bando: evento moda (bando)

Regolamento: regolamento

di Carmela Mariano

Eolico, Piffari (IDV): Razionalizzare incentivi e autorizzazioni per contrastare le mafie

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“La presenza di distorsioni o errori nella gestione del sistema delle rinnovabili nel nostro paese – ha dichiarato il Capogruppo IdV in Commissione Ambiente di Montecitorio – sommate all’ombra delle infiltrazioni mafiose nel business dell’eolico, non può e non deve giustificare un ripensamento complessivo delle politiche di incentivazione delle energie rinnovabili”.

“Lo sfruttamento dell’energia eolica, che tra il 2007 e il 2009 è aumentato del 50%, ha prodotto risultati positivi tangibili, coprendo il fabbisogno energetico di oltre 4 milioni di famiglie, risparmiando l’emissione di 4,7 milioni di tonnellate di CO2 e creando oltre 60 mila nuove opportunità occupazionali.
Il pacchetto clima, approvato dal Parlamento Europeo nel 2008 – si legge in una nota diffusa dell’on. Sergio Piffari – ha imposto all’Italia precisi obiettivi di politica energetica. L’energia eolica risponde a pieno agli impegni assunti dal nostro paese per la riduzione delle emissioni di gas serra, l’aumento del consumo di fonti rinnovabili e il risparmio energetico.
Se il Governo avesse indicato prima le linee guida per l’autorizzazione di tali impianti, attese dal 2003 ma emanate solo a settembre di quest’anno – prosegue la nota – probabilmente molti degli attuali problemi da affrontare sarebbero stati evitati. Mi riferisco, in particolare, alla forte infiltrazione criminale registrata nel settore e favorita proprio da un vuoto normativo solo recentemente colmato”.

“La risoluzione presentata in Commissione Ambiente – si conclude il documento – chiede un impegno concreto al Governo affinché non si ceda alla tentazione di indebolire lo sforzo finalizzato a sviluppare le energie rinnovabili, contrastando l’illegalità e la corruzione sviluppatasi intorno a tale settore e nel rispetto dell’ambiente, dei valori paesaggistici, storici e naturalistici, oltre che degli impegni internazionali assunti dal nostro paese.
Graduare gli incentivi in funzione della produzione effettiva di energia, attraverso sostegni finanziari modulati, mirati e non più riconosciuti indistintamente, e un severo controllo sul rilascio di nuove autorizzazioni, subordinate alla reale conformità dei progetti alle linee guida, rappresentano due principi che l’Italia dei Valori ritiene indispensabili per contrastare le ingerenze criminali emerse in un settore economico strategico e in forte espansione come quello dell’eolico e favorire il suo sviluppo sostenibile”.

Energia: nuove proposte per promuovere maggior risparmio energetico

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Promuovere gli investimenti in tecnologie più strutturali, che consentano cioè risparmi nelle bollette per molti anni, sostenere nel settore dei servizi energetici integrati modelli di business più efficienti e prevenire comportamenti speculativi nel mercato dei certificati bianchi. Sono questi i principali obiettivi delle proposte dell’Autorità per l’energia, pubblicate nel documento per la consultazione DCO 43/10.
Con un secondo documento di consultazione (DCO 44/10), l’Autorità ha anche proposto nuove semplificazioni per l’accesso agli incentivi da parte di un ampio insieme di tecnologie: ad esempio, interventi sugli edifici per ridurre i consumi per riscaldamento e condizionamento, modem a basso consumo, illuminazione efficiente delle gallerie e delle strade, gruppi di continuità efficienti per il settore terziario.
Si tratta di soluzioni che possono garantire risparmi molto elevati, in grado di contribuire anche al conseguimento degli obiettivi nazionali previsti dal cosiddetto Pacchetto Clima Europeo 20-20-20, per il 2020.
Con recenti delibere, l’Autorità ha pure semplificato l’accesso agli incentivi per l’installazione di pompe di calore elettriche per la produzione di acqua calda nelle abitazioni; ha determinato gli obiettivi di risparmio che devono essere conseguiti nel 2011 dai distributori di elettricità e gas tramite interventi a favore dei consumatori finali; ha fissato il contributo tariffario da erogarsi ai distributori per il conseguimento del nuovo obiettivo risparmio 2011, globalmente superiore del 23% a quello del 2010 (maggior risparmio per un milione di tep, rispetto ai 4,3 milioni di tep di quest’anno).

Le nuove proposte in dettaglio
A) Il documento di consulatazione DCO 43/10: ulteriore miglioramento del meccanismo certificati bianchi.
Con le innovazioni al meccanismo dei certificati bianchi, proposte nel documento DCO 43/10, saranno meglio incentivati gli investimenti nelle tecnologie più strutturali, ossia con una vita tecnica medio-lunga e, dunque, in grado di generare per molti anni risparmi, energetici ed economici, a favore dei consumatori e del sistema Paese. Le proposte mirano ad incrementare il contributo per tali tecnologie, a parità di costo per i consumatori; costo che è comunque rimasto fino ad oggi molto contenuto rispetto a quello di altri meccanismi destinati al conseguimento dei medesimi obiettivi di sviluppo sostenibile attraverso le fonti rinnovabili. Nella stessa direzione, vanno anche le proposte per promuovere la diffusione dell’offerta di servizi energetici integrati e lo sviluppo di nuovi modelli di business che consentano di superare alcuni ostacoli (di natura informativa ed economica) che ancora limitano la scelta delle tecnologie più efficienti da parte dei consumatori. E’ infatti previsto lo sviluppo: del finanziamento tramite terzi, ossia il finanziamento parziale o integrale degli investimenti da parte di istituti di credito o di energy service companies (ESCO) certificate da appositi enti accreditati; l’offerta di pacchetti di servizi energetici che includano ad esempio la diagnosi energetica, la realizzazione e la gestione (ove necessaria) dell’intervento di efficienza energetica e, soprattutto, la garanzia e la verifica dei risparmi ottenuti (pena il pagamento di una compensazione ai consumatori). Inoltre, l’Autorità ha avanzato proposte per prevenire eventuali comportamenti speculativi degli operatori; comportamenti che potrebbero far aumentare il costo sostenuto dalla collettività, a parità di risparmi energetici conseguiti con i certificati bianchi. L’insieme delle proposte dell’Autorità si basa sull’esperienza maturata nella regolazione e gestione dei primi cinque anni di funzionamento del meccanismo dei certificati bianchi (che sta assicurando confortanti risultati) e tengono conto della recente evoluzione normativa, pur in attesa che vengano determinati dal Governo gli obiettivi nazionali per gli anni successivi al 2012.
B) Il documento di consultazione DCO 44/10: accesso semplificato agli incentivi per nuove
soluzioni di risparmio.
L’Autorità ha avanzato sei nuove proposte (tra schede tecniche e metodologie semplificate) per ampliare i potenziali di risparmio energetico. Con le proposte relative agli interventi sugli edifici, l’Autorità ha pubblicato, sul proprio sito
internet, anche un software di autodiagnosi (sviluppato dalla società ERSE, nell’ambito della Ricerca per il sistema elettrico) che consente agli operatori, sulla base di propri dati reali, di calcolare il valore dei certificati bianchi ai quali avrebbero diritto. I documenti per la consultazione e le delibere sono disponibili sul sito internet dell’autorità
(www.autorita.energia.it).

Università Roma Tre: Master Esperto Finanziamenti Europei

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La finalità è quella di preparare figure professionali qualificate per la corretta gestione dei fondi pubblici comunitari, limitare il tasso di irregolarità dei progetti di finanziamento e prevenire irregolarità e frodi ai danni dell’Unione Europea.

L’Università degli Studi Roma Tre e il Dipartimento per il coordinamento delle politiche comunitarie della presidenza del Consiglio dei ministri organizzano il “Master II Livello Esperto Finanziamenti Europei”. La finalità è quella di preparare figure professionali altamente qualificate in grado di contribuire alla corretta e tempestiva gestione dei fondi pubblici comunitari, di limitare il tasso di irregolarità dei progetti di finanziamento e di prevenire irregolarità e frodi ai danni dell’Unione Europea. La durata del master è di 12 mesi e al termine del percorso formativo verrà rilasciato un diploma con l’indicazione dei crediti acquisiti e della tipologia della prova finale. Il Master è riservato a laureati in Economia. Giurisprudenza, Scienze Politiche e dipendenti della Pubblica Amministrazione. Per informazioni www.mefe.it. Presso la Facoltà di Economia è in partenza anche il Master di II livello in Innovazione e Management nelle Amministrazioni Pubbliche, questo master ha l’obiettivo di fornire ai partecipanti, metodologie e contenuti necessari per sviluppare conoscenze e competenze utili: per la modernizzazione delle amministrazioni centrali e periferiche, per il rafforzamento della capacità strategica e gestionale delle Regioni e degli Enti locali nel processo di decentramento istituzionale, per la diffusione della innovazione e della partnership tra pubblico e privato, per lo sviluppo della governance pubblica e per lo sviluppo delle competenze sulle attività di policies collegate alla gestione dei tributi erariali e territoriali.

Colacem al vertice tra le aziende sostenibili

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Con il Rapporto di sostenibilità 2009 Colacem entra nel gruppo ristretto delle grandi imprese che hanno adottato la versione G3 delle Linee guida Global Reporting Initiative con livello di applicazione A+.
Questo risultato è una conferma importante dei capisaldi che sono alla base dell’attività imprenditoriale Colacem: l’attenzione alla “qualità del fare” e il sempre costante impegno a stabilire e a mantenere vitale il dialogo con tutti gli stakeholder, esterni e interni.
Il Rapporto 2009 segna un vero e proprio salto da un approccio alla sostenibilità nei suoi singoli aspetti (ambiente, qualità, sicurezza, comunità locali, sfide globali) ad una risposta “di sistema” a queste sfide che ne coglie tutte le interazioni.
L’adozione di un reporting di livello A+ secondo gli standard GRI 3 significa che questo nuovo approccio culturale ha intercettato tutte le attenzioni, posto a confronto tutti i comportamenti e le sensibilità aziendali, realizzato il quadro di riferimento per una trasparenza e un’apertura al dialogo con gli stakeholder conforme ai più elevati standard internazionali.
Il raggiungimento di questo risultato assume un valore particolare in considerazione della crisi internazionale e delle difficoltà affrontate da Colacem e dall’intero settore.
I principali indicatori economici mostrano, infatti, una contrazione dei ricavi in linea con il rallentamento medio del comparto. Pur in questo quadro sfavorevole, Colacem ha saputo gestire la crisi salvaguardando gli investimenti del medio e lungo periodo, proteggendo i propri lavoratori e mantenendo alta l’attenzione per gli stakeholder.
L’azienda ha proseguito una politica di investimenti in linea con i principali obiettivi strategici rilevanti per la sostenibilità, compresa la progressiva implementazione di soluzioni di rilievo ambientale come l’estensione del percorso di certificazione ambientale ISO 14001 ad altri due stabilimenti; l’applicazione delle BAT (Best Available Techniques) per il contenimento delle emissioni in atmosfera di NOx; l’installazione del sistema di monitoraggio in continuo presso altri due stabilimenti.
In sintesi gli indicatori di performance economica, sociale e ambientale illustrati nel Rapporto 2009 sono: -24% i ricavi; +3% le ore di formazione del personale; – 64% la frequenza di infortuni; +35% la spesa su fornitori locali; +12% gli investimenti per la protezione dell’ambiente.
Il Rapporto 2009 presenta inoltre due importanti novità:
La mappatura degli stakeholder. Sono stati individuati circa 15.000 portatori di interesse italiani nelle diverse categorie (finanziatori, dipendenti e sindacati, clienti, fornitori, associazioni di categoria, istituzioni, comunità locali, media). Una volta individuati, Colacem ha realizzato una indagine sulla percezione della sostenibilità per verificare se gli aspetti che l’azienda ritiene importanti in tema di sostenibilità coincidono con quelli percepiti dagli stakeholder. Il forte coinvolgimento delle parti interessate può contribuire all’innovazione di prodotto e di processo, migliorando la sostenibilità delle decisioni strategiche dentro e fuori l’impresa.
La mappatura di cave e stabilimenti. Come è noto le attività estrattive possono potenzialmente produrre differenti impatti sulle componenti naturali del territorio, dal disturbo sulla fauna – che può portare all’abbandono da parte delle specie più sensibili – alla frammentazione degli habitat e della continuità ecologica, al rischio di inquinamento e danneggiamento degli ecosistemi. Per fornire un primo inquadramento delle potenziali conseguenze sulla conservazione della biodiversità determinate dalle attività di Colacem, è stata effettuata una precisa ricognizione della localizzazione degli stabilimenti e delle cave, allo scopo di evidenziare l’eventuale presenza, nelle loro vicinanze, di aree protette e siti della Rete Natura 2000 e conseguentemente fornire una prima stima delle possibili interferenze tra l’attività estrattiva e le dinamiche ecosistemiche.
Il Rapporto 2009 e gli allegati sono disponibili sul sito web: www.colacem.it.

Con il Rapporto di sostenibilità 2009 Colacem entra nel gruppo ristretto delle grandi imprese che hanno adottato la versione G3 delle Linee guida Global Reporting Initiative con livello di applicazione A+. Questo risultato è una conferma importante dei capisaldi che sono alla base dell’attività imprenditoriale Colacem: l’attenzione alla “qualità del fare” e il sempre costante impegno a stabilire e a mantenere vitale il dialogo con tutti gli stakeholder, esterni e interni.Il Rapporto 2009 segna un vero e proprio salto da un approccio alla sostenibilità nei suoi singoli aspetti (ambiente, qualità, sicurezza, comunità locali, sfide globali) ad una risposta “di sistema” a queste sfide che ne coglie tutte le interazioni. L’adozione di un reporting di livello A+ secondo gli standard GRI 3 significa che questo nuovo approccio culturale ha intercettato tutte le attenzioni, posto a confronto tutti i comportamenti e le sensibilità aziendali, realizzato il quadro di riferimento per una trasparenza e un’apertura al dialogo con gli stakeholder conforme ai più elevati standard internazionali.Il raggiungimento di questo risultato assume un valore particolare in considerazione della crisi internazionale e delle difficoltà affrontate da Colacem e dall’intero settore. I principali indicatori economici mostrano, infatti, una contrazione dei ricavi in linea con il rallentamento medio del comparto. Pur in questo quadro sfavorevole, Colacem ha saputo gestire la crisi salvaguardando gli investimenti del medio e lungo periodo, proteggendo i propri lavoratori e mantenendo alta l’attenzione per gli stakeholder. L’azienda ha proseguito una politica di investimenti in linea con i principali obiettivi strategici rilevanti per la sostenibilità, compresa la progressiva implementazione di soluzioni di rilievo ambientale come l’estensione del percorso di certificazione ambientale ISO 14001 ad altri due stabilimenti; l’applicazione delle BAT (Best Available Techniques) per il contenimento delle emissioni in atmosfera di NOx; l’installazione del sistema di monitoraggio in continuo presso altri due stabilimenti.In sintesi gli indicatori di performance economica, sociale e ambientale illustrati nel Rapporto 2009 sono: -24% i ricavi; +3% le ore di formazione del personale; – 64% la frequenza di infortuni; +35% la spesa su fornitori locali; +12% gli investimenti per la protezione dell’ambiente.Il Rapporto 2009 presenta inoltre due importanti novità: La mappatura degli stakeholder. Sono stati individuati circa 15.000 portatori di interesse italiani nelle diverse categorie (finanziatori, dipendenti e sindacati, clienti, fornitori, associazioni di categoria, istituzioni, comunità locali, media). Una volta individuati, Colacem ha realizzato una indagine sulla percezione della sostenibilità per verificare se gli aspetti che l’azienda ritiene importanti in tema di sostenibilità coincidono con quelli percepiti dagli stakeholder. Il forte coinvolgimento delle parti interessate può contribuire all’innovazione di prodotto e di processo, migliorando la sostenibilità delle decisioni strategiche dentro e fuori l’impresa.La mappatura di cave e stabilimenti. Come è noto le attività estrattive possono potenzialmente produrre differenti impatti sulle componenti naturali del territorio, dal disturbo sulla fauna – che può portare all’abbandono da parte delle specie più sensibili – alla frammentazione degli habitat e della continuità ecologica, al rischio di inquinamento e danneggiamento degli ecosistemi. Per fornire un primo inquadramento delle potenziali conseguenze sulla conservazione della biodiversità determinate dalle attività di Colacem, è stata effettuata una precisa ricognizione della localizzazione degli stabilimenti e delle cave, allo scopo di evidenziare l’eventuale presenza, nelle loro vicinanze, di aree protette e siti della Rete Natura 2000 e conseguentemente fornire una prima stima delle possibili interferenze tra l’attività estrattiva e le dinamiche ecosistemiche.Il Rapporto 2009 e gli allegati sono disponibili sul sito web: www.colacem.it.