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Imprese: Castiglione, un Patto triennale per lo sviluppo

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Il contenuto di un’indagine della Banca d’Italia riferisce che in Abruzzo cominciano a consolidarsi i primi segnali di ripresa del settore manifatturiero. Un fatto che dà spunto all’assessore regionale allo Sviluppo industriale, nonchè vice presidente della Giunta regionale, Alfredo Castiglione, per una significativa e articolata riflessione. «Dopo aver ascoltato gli indici pessimistici di Confindustria Abruzzo – dice – quelli riferiti ieri da Paolo Primavera, e aver preso atto di quelli, ben diversi, della Banca d’Italia, sembra quasi che siano antitetici. La crisi c’è o sta passando? Io dico che noi, come Regione Abruzzo, senza risorse endogene, stiamo ottimizzando quelle disponibili dalla Comunità Europea e dal Governo centrale per fare sì che le nostre imprese mirino ad un’opera di aggregazione attorno ai poli e ai settori dell’impresa stessa». «Queste risorse – aggiunge – verranno inoltrate anche attraverso l’economia della conoscenza (ricerca e servizi). Comunque sia, sono azioni di riforma che stiamo portando avanti, perchè mancavano anche quelle. Come leggiamo dall’indagine della Banca d’Italia, nella seconda metà del 2009 sono aumentati gli ordini sui mercati nazionali ed esteri, anche se stenta a crescere l’occupazione. Consideriamo anche che il settore del credito è sostenuto con una legge di servizi e fidi che entrerà a regime entro un anno. Il fatto che in Abruzzo lavoratori e imprenditori inizino a parlare tra di loro significa che la lotta di classe è ormai superata e che tutti vogliono che si apra la stagione del confronto». «La Regione è pronta – sottolinea – il sottoscritto e il presidente Chiodi, insieme hanno intenzione di lanciare un patto per lo sviluppo e l’innovazione del sistema-Abruzzo con una intesa triennale. In questo patto tutti, Regione in primis, con le parti datoriali e sindacali, dovranno non solo fare proclami, ma recuperare davvero il valore della responsabilità rimuovendo anche le cause di marginalità ed esclusione. Il primo importante momento di confronto ci sarà il prossimo 17 novembre quando si discuterà il DPFR. I dati della Banca d’Italia – conclude l’assessore Castiglione – incoraggiano la Regione a proseguire sulla strada intrapresa finora, quella concertata con il territorio e anche con Confidustria regionale».

Fonte: Ansa

Inps: si rinnova il sito internet. Nuovi servizi e più informazioni

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Da ieri, 9 novembre 2010, il sito internet dell’Inps si è presentato in una veste completamente rinnovata, più ricca di contenuti e più facile da usare. Sarà sempre di più “lo sportello Inps più vicino al cittadino”. Il rinnovo del sito si inserisce in un percorso da tempo avviato dall’Istituto verso una sempre maggiore telematizzazione dei servizi. Già oggi molte attività sono fruibili via web e, da gennaio 2011, una ventina di domande per prestazioni diverse saranno formulabili solo on-line. Nel 2011 altri servizi saranno resi solo online.
La nuova veste del sito è stata studiata per cercare di soddisfare le esigenze di un pubblico sempre più vasto, che mediamente fa registrare circa 350 mila contatti giornalieri, con punte che sfiorano le 500 mila visite quotidiane. Nei primi dieci mesi del 2010 sono state sfogliate oltre 2 miliardi di pagine con un incremento del 50% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. “E’ il segno evidente di un balzo della domanda di informazione e di servizi sul canale Web – commenta il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua – i cittadini devono trovare risposte adeguate nella Pubblica Amministrazione che sta cambiando. L’Inps è già cambiato e da tempo svolge un ruolo di protagonista sul fronte della tecnologia. Abbiamo il dovere di cambiare e di Istituto Nazionale Previdenza Sociale rendere, anche tramite il sito istituzionale, le nostre attività più facili, trasparenti, efficienti”. Tra le principali novità che ci si troverà di fronte collegandosi con www.inps.it si segnala l’area Inps Facile, il nuovo Menu progettato per facilitare la ricerca delle notizie dei bandi, dei messaggi delle circolari e dei moduli presenti sul sito. E non solo: in questa area, per esempio, i cittadini troveranno la sezione “Come fare per”, in cui otterranno tutte le informazioni relative ad alcune degli argomenti di maggior interesse. Immediatamente disponibili saranno le notizie e i servizi correlati riguardanti i buoni lavoro, il riscatto della laurea, il versamento dei contributi volontari e la gestione dei rapporti di lavoro domestico, cui si aggiungeranno nel corso del tempo i temi che scaturiranno anche dai suggerimenti dei cittadini. “L’interattività è un altro obiettivo della nuova versione del sito – continua Mastrapasqua – chiediamo ai cittadini di esprimere online una valutazione del servizio che trovano e di suggerirci temi o informazioni che richiedono più dettaglio e semplificazione. Il digital divide è meno sensibile di quanto a volte venga dipinto: degli oltre 5 milioni di cittadini che già dispongono di Pin per operare sul sito, il 25% ha più di 60 anni”.
Infine, il sito si presenterà rinnovato anche nelle sezioni relative ai servizi e sarà più semplice per gli utenti gestire da casa le proprie pratiche, effettuare i mpagamenti ed avere le informazioni necessarie. “In questa direzione ci stiamo muovendo da qualche mese – conclude il presidente Mastrapasqua – ad esempio con la possibilità di leggere online l’estratto conto previdenziale di oltre 25 milioni di lavoratori italiani con una posizione aperta all’Inps. Nel 2011 accentueremo questo impegno. E il sito sarà sempre più lo sportello Inps più vicino ai cittadini”.

Unicredit: aggiornate le quote Mediobanca e Gemina con Banca Unica. Tra gli obiettivi, territorialità e Est europeo

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Unicredit ha comunicato alla Consob un quadro aggiornato al primo novembre delle quote possedute in Mediobanca e Gemina, dopo il riassetto ‘Insieme per i Clientì che ha dato vita in tale data alla Banca Unica tramite la fusione di sei istituti controllati in Italia, oltre che all’incorporazione di Unicredit Partecipazioni. La quota in Mediobanca è sostanzialmente invariata, al 8,697%, rispetto all’8,687% dichiarato alla Commissione nel novembre del 2008. È stata poi comunicata all’autorità di mercato la crescita al 3,412% della quota in Gemina, rispetto al 2,069% comunicato il primo novembre 2008, anche se tale partecipazione era di fatto già fotografata nel patto parasociale della holding. Intanto l’istituto di credito annuncia che con il progetto Banca Unica vuole puntare maggiormente alla territorialità. «Oggi – ha dichiarato Gabriele Piccini, country chiarman Italia di Unicredit in un’intervista sul sito della banca, Uninews – in un mondo che cambia e ci chiede sempre di più la vicinanza alla dimensione locale è diventato indispensabile rafforzare il nostro legame con i territori e le comunità che li abitano. Ci siamo resi conto che alla specializzazione per segmento di business andava affiancata anche una nuova variabile, che è la specializzazione territoriale. Per fare un esempio, non basta essere qualificati nel fornire servizi bancari alle piccole imprese. Le piccole imprese della Sicilia sono diverse da quelle lombarde e da quelle trentine. Essere più vicini al territorio ci permette di conoscere meglio queste diversità». Tra gli obiettivi resta fermo anche quello dei mercati dell’Est europeo, come ha spiegato lo stesso direttore generale del Gruppo, Roberto Nicastro: «Vediamo un grande potenziale di sviluppo nel centro e nell’est europa. Per i prossimi anni ci aspettiamo un riequilibrio delle grandi aree del gruppo a livello di redditività, anche se il contributo del centro ed est europa rimarrà importante». Intanto, nelle prossime settimane, annuncia ancora Nicastro a margine del forum italo-turco, sarà nominato il successore del responsabile del corporate investment banking Sergio Ermotti, in uscita dal gruppo.

Europa: clima, 4,5 milioni di investimenti dalla vendita delle quote Co2

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Circa 4,5 miliardi e mezzo di euro, ottenuti dalla vendita di quote di C02, serviranno per sviluppare le tecnologie del settore delle energie rinnovabili e della cattura e stoccaggio del carbonio nell’Unione europea. L’investimento è quello messo in campo oggi dalla Commissione europea, con la collaborazione della Banca europea degli investimenti, che ha pubblicato il primo invito a presentare proposte per quello che viene considerato il più importante programma a livello mondiale. L’iniziativa, denominata «NER300», rende noto Bruxelles, offre un sostegno finanziario ad almeno otto progetti riguardanti le tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs) e ad almeno 34 progetti riguardanti tecnologie innovative nel settore delle energie rinnovabili per favorire uno sviluppo economico a basse emissioni di carbonio in Europa. «L’iniziativa ‘NER300’ – ha affermato il commissario Ue al clima Connie Hedegaard – è un ottimo esempio di come l’Unione europea nel suo insieme possa fare più dei singoli Stati membri che la compongono. Grazie al ricavato della vendita delle quote di CO2, circa 4,5 miliardi di euro saranno disponibili per le tecnologie del settore delle energie rinnovabili e Ccs, cifra che arriverà a 9 miliardi con i contributi degli Stati membri e degli sponsor dei progetti». Nei piani della Commissione, l’intervento «darà l’impulso necessario a far rimanere l’Ue all’avanguardia nel settore delle tecnologie necessarie per affrontare i cambiamenti climatici». «L’Europa – ha aggiunto Hedegaard – possiede il know-how, la capacità e l’ambizione di guidare lo sviluppo, a livello mondiale, di queste tecnologie». Il finanziamento di 4,5 miliardi arriva dalla vendita di 300 milioni di quote di emissioni dalla «riserva nuovi entranti» (da qui la denominazione NER, acronimo di New Entrants Reserve) del sistema di scambio delle quote di emissione dell’Ue. I progetti potranno ricevere finanziamenti ‘NER300’ fino al 50% dei costi di costruzione e funzionamento, ma a questi potranno aggiungersi anche quelli provenienti da altri fondi Ue come i fondi strutturali e di coesione.

Fonte: Ansa

Fisco, Consulenti del lavoro: le ore notturne possono essere detassate

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«Pur trattandosi di una forma di organizzazione a turni di tipo ‘ordinariò, anche in questo caso si ritiene che ragionevolmente tutte le ore notturne possono essere detassate indipendentemente dalla frequenza o dalla periodicità/storicità di tale organizzazione». Così, dalle colonne del quotidiano ‘Italia Oggì, la Fondazione Studi dei consulenti del lavoro risponde ad alcuni quesiti sulla possibilità di detassare le retribuzioni relative al lavoro notturno. «L’Agenzia delle entrate – chiarisce – ha affermato che l’organizzazione di lavoro su turni, anche notturni, rappresenta una forma di efficienza organizzativa alla quale l’azienda ricollega il perseguimento di risultati positivi in termini di incremento di produttività». «Le disposizioni sulla detassazione – spiegano i consulenti del lavoro – riguardano tutti i datori di lavoro che devono calarsi nelle singole realtà economiche e attuare di conseguenza le disposizioni, pertanto i conteggi riguardano tutti i lavoratori. In ogni caso, il lavoratore può rinunciare all’applicazione del regime agevolato presentando una richiesta in tal senso proprio al datore di lavoro».

Fonte: Adnkronos

In due anni terziario “datore di lavoro” per quasi ventimila persone

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Al via il primo numero dell’Osservatorio di Confcommercio. Al Sud più disoccupati e costo del lavoro più basso. Fondamentale il rifinanziamento della Cassa integrazione in deroga.

L’Ufficio Studi di Confcommercio presenta “Il lavoro nel terziario di mercato”, il primo Osservatorio periodico di monitoraggio e analisi del mercato del lavoro in questo settore, consultabile integralmente. Aumentano di quasi 150 mila unità, tra il 2008 e il 2010, gli “scoraggiati” – ovvero coloro i quali sono convinti che, pur mettendosi alla ricerca di un lavoro qualsiasi, non riuscirebbero a trovarlo – e aumentano anche i lavoratori in cassa integrazione (da 96mila nel 2008 a 353mila nel 2010); ma, tra il 2009 e il 2010, ci sono 50mila scoraggiati in meno (da 438mila a 383mila) e nei primi sei mesi del 2010 si registra una moderata crescita dell’occupazione (+40mila occupati); il solo comparto dei servizi di mercato ha creato, tra il 2008 e il 2009, quasi 18mila posti di lavoro in più; inferiore alle aspettative il ricorso alla cassa integrazione in deroga (un quarto della quale è domandata dal solo settore del commercio), con la previsione che, degli 8 miliardi stanziati ad inizio 2009, per la fine del 2010 ne verranno effettivamente utilizzati meno della metà; tra le qualifiche, l’unica a registrare un calo è l’apprendistato (-11mila addetti tra il 2008 e il 2009), mentre l’analisi per aree geografiche indica un risalita dell’occupazione nell’aggregato Nord-Centro e un calo, ininterrotto da metà 2008, nel Mezzogiorno; sempre a livello geografico, il costo del lavoro nei settori del terziario di mercato risulta maggiore al Nord (33mila euro per unità di lavoro nel Nord-Ovest contro quasi 29mila al Sud).

La Cassa Integrazione in Deroga

Sul terreno degli ammortizzatori sociali, è auspicabile la soluzione di un problema congiunturale di straordinaria necessità e urgenza: il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga. Infatti, una larga frazione dei lavoratori attualmente non conteggiati tra i disoccupati, potrebbero di colpo rientrarvi se la cassa integrazione in deroga dovesse esaurire i suoi effetti nei primi mesi del 2011.
Si può riporre una ragionevole fiducia nell’ipotesi di pronto rifinanziamento della CIG in deroga, sia per l’esplicita volontà espressa dal Ministro del Lavoro in tal senso, sia in considerazione del fatto che il tiraggio dal fondo di 8 miliardi di euro istituito per questo scopo a partire da gennaio 2009, dovrebbe essere, a fine 2010, data di scadenza del provvedimento, ancora molto al di sotto del monte complessivo disponibile. Degli 8 miliardi iniziali, probabilmente, a fine 2010 meno della metà saranno stati effettivamente impiegati.
Un quarto della CIG in deroga è domandata dal solo settore del commercio e la crescita del ricorso a questa forma di mantenimento del posto di lavoro, relativamente oneroso per l’impresa (il 4,5% del suo costo è a carico del datore di lavoro), testimonia sia la crescente consapevolezza degli imprenditori sull’importanza dello strumento sia il fatto che la crisi per alcuni settori, come appunto il commercio, ha una coda relativamente più lunga rispetto, per esempio, alla manifattura. E testimonia, inoltre, il buon funzionamento dello strumento stesso. Senza di esso, molti posti di lavoro risulterebbero oggi inesistenti.

L’andamento dell’occupazione

La riflessione collegata alla cassa in deroga e agli ammortizzatori sociali viene enfatizzata dai conteggi sul tasso di disoccupazione nella versione estesa. Se si considerano non lavoratori anche le unità di lavoro a zero ore corrispondenti alle ore utilizzate di cassa integrazione in qualsiasi regime e vi si sommano quanti sono verosimilmente scoraggiati (sulla base di una metodologia della Banca d’Italia), emerge un tasso di disoccupazione esteso pari a circa l’11,1% nel 2010 (fig. 1), con un numero di lavoratori a zero ore in moderata crescita e un effetto scoraggiamento che è del 60% superiore ai livelli del 2008 ma apparirebbe, secondo le nostre stime, in riduzione rispetto ai massimi del 2009.
Questo genere di conteggi non dovrebbe creare polemiche quanto piuttosto irrobustire la consapevolezza del dualismo del mercato del lavoro, questione da correggere attraverso la realizzazione dell’agenda delle riforme strutturali. Si può affermare che mentre la gestione della disoccupazione, grazie all’estensione che il Governo ha fatto degli ammortizzatori sociali, sta funzionando piuttosto bene, i soggetti esclusi dal mondo del lavoro protetto e quelli che non riescono a entrarvi patiscono sensibilmente più degli altri gli effetti della recessione: questo fenomeno ingrossa le fila degli scoraggiati da 239mila del 2008 a 383mila del 2010.
Nel 2010, comunque, gli occupati sono tornati a crescere (+40mila unità), così come le persone in cerca di occupazione (+66mila unità). Si tratta di un segnale positivo, che denota il ritorno di un po’ di fiducia assieme ai timidi segnali di ripresa dell’economia, tali da stimolare le persone non occupate alla ricerca attiva di un’occupazione.
Sostanzialmente, i comparti produttivi riconducibili all’area Confcommercio, i servizi di mercato, hanno moderatamente creato occupazione anche nella fase della recessione. Durante l’anno 2009, infatti, più di 17mila posizioni lavorative regolari sono state create in questo comparto (tab. 2). L’analisi della composizione per qualifica indica che tutte le qualifiche professionali risultano in crescita (la più elevata tra gli operai, seguita da impiegati e quadri) mentre rilevante è la flessione registrata tra gli apprendisti (-11mila addetti, 4mila solo nel commercio all’ingrosso).
La dimensione territoriale dell’occupazione è centrale nell’interpretare le dinamiche di ripresa e le condizioni del mercato del lavoro (fig. 2). Aggregando Nord e Centro emerge il significato della ripresa, seppure moderata, di cui si attendono segnali più robusti: l’occupazione nei primi sei mesi dell’anno è certamente in via di espansione. Inoltre, in queste macro-ripartizioni geografiche il livello dell’occupazione è superiore ai livelli del 2006 e si avvicina a quelli del 2007, seppure ancora a distanza dai massimi del 2008.
Nel Mezzogiorno la situazione è radicalmente differente: l’occupazione prosegue inesorabilmente nella caduta e di ripresa oggettivamente ancora non si può parlare. Economia e mercato del lavoro per le diverse aree del Paese hanno funzionamenti e debolezze del tutto differenti. Il che dovrebbe implicare che le cure per patologie diverse, che si manifestano con intensità diverse, dovrebbe essere mirate e ben differenziate.

Il costo del lavoro

Sul fronte del costo del lavoro, il vasto campione di imprese analizzate indica negli “altri servizi” il settore con il livello medio più basso, quasi 30mila euro nel 2009. Il commercio al dettaglio è allineato alla media dei settori market (mentre l’Istat lo posiziona più in basso). Il commercio all’ingrosso con quasi 40mila euro di costo medio per addetto paga più degli altri settori il fattore lavoro. Diversi aspetti sottendono queste differenze settoriali. Nei prossimi numeri dell’Osservatorio saranno analizzate le potenziali cause del fenomeno, tra cui la produttività per addetto e la composizione settoriale per qualifiche.
L’analisi regionale del costo del lavoro nei settori del terziario di mercato è di grande interesse (tab. 3).
In un certo senso, e senza pretesa di rappresentatività statistica, si può dire che le gabbie salariali ci sono già. Lo stacco tra il costo medio del lavoro nel Nord-Ovest rispetto al Mezzogiorno, per esempio, è pari al 16,2%. Tale distanza – più di 33mila euro circa nel Nord-Ovest contro poco meno di 29mila nel Sud – rispecchia con buona approssimazione la presunta differenza nei prezzi medi al consumo nelle due macroaree (più costoso di circa il 15-20% il Nord rispetto al Mezzogiorno, secondo valutazioni attendibili ma parziali; il costo reale della vita potrebbe avere uno scarto inferiore).
Il problema vero, però, oscurato dalle polemiche sulle “gabbie”, è il rapporto tra i costi effettivi del lavoro per unità di prodotto: cioè non è tanto la differenza nei prezzi a stabilire convenienze o meno nella localizzazione d’impresa quanto la produttività del lavoro rispetto al potere d’acquisto del salario. Un tema, questo, che sarà affrontato nei prossimi numeri dell’Osservatorio.

Agenzia per la sicurezza nucleare: nominati i componenti del Consiglio Direttivo. Il WWF: “Nucleare, scelta pericolosa”

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Il Consiglio dei Ministri ha deliberato la nomina dei componenti del Consiglio Direttivo dell’Agenzia per la Sicurezza Nucleare. Alla Presidenza è stato nominato, su indicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Professor Umberto Veronesi.
Gli altri componenti sono: Maurizio Cumo e Marco Enrico Ricotti, indicati dal Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, e Michele Corradino, Stefano Dambruoso, indicati dal Ministro dell’ambiente, Stefania Prestigiacomo. Le nomine sono state trasmesse alle Camere per i pareri di legge. “Con questo provvedimento – commentano i Ministri Prestigiacomo e Romani – prende il via la fase operativa dell’istituzione dell’agenzia per la sicurezza nucleare, organismo che rappresenta uno snodo fondamentale nell’ambito del complesso iter che porterà l’Italia ad integrare con il nucleare la sua strategia energetica nazionale”. Intanto, il WWF continua ad esprimere il proprio parere negativo circa la scelta del nucleare come fonte ergetica nazionale. In un comunicato stampa, infatti, il presidente dell’associazione ambientalista, Stefano Leoni afferma: “Non ci risulta che tra gli studi condotti dal professor Veronesi siano stati affrontati temi riguardanti i rischi legati al nucleare e alla sicurezza delle centrali, punti ancora nodali se si guardano i gravi dati sugli effetti sulla salute a disposizione della comunità scientifica. Per questo la sua nomina ci sembra più un’operazione di immagine che di garanzia. Inoltre, non capiamo come Veronesi possa accettare un così delicato incarico in mancanza di una politica trasparente anche in questo campo da parte del Governo in carica, visto che l’Esecutivo ha puntualmente disatteso i solenni impegni assunti due anni fa di fronte al Paese: entro il dicembre 2008 doveva essere predisposta, secondo il decreto 112/2008, una“Strategia energetica nazionale”, che doveva emergere dalla“conferenza nazionale dell’energia e dell’ambiente. Nulla è stato fatto o deciso
rispetto alle scelte energetiche del Paese ma qualcuno, con l’avallo di Veronesi, sta cercando di mettere il carro davanti ai buoi”. Il WWF ricorda i numerosissimi studi scientifici che da tutto il mondo avvallano le preoccupazioni sul problema delle scorie radioattive. A cominciare dal libro “Chernobyl: Consequences of the Catastrophe for People and the Environment” pubblicato quest’anno dalla New York Academy of Sciences, che indica come circa un milione di persone siano morte a causa dell’incidente nella centrale del reattore ucraino. Altre analisi recenti hanno confermato l’associazione tra vicinanza agli impianti nucleari e rischio di tumori infantili, leucemia in particolare, come la rivista Environmental Health. Infine, uno studio governativo
tedesco, realizzato da epidemiologi dell’Università di Magonza su tutti e 16 gli impianti nucleari della Germania, dove si segnala che i bambini che abitano a meno di 5 kilometri dai reattori hanno un incremento del 76% del rischio di contrarre una leucemia rispetto ai coetanei che vivono a più di 50 km. “Se queste sono le premesse per il nucleare italiano aumentano – continua Leoni – le motivazioni per essere contrari. Il nucleare era già moribondo in Italia 24 anni fa e tuttora ne sopportiamo i problemi residui. 24 anni fa si minacciava il pericolo di tornare alle candele e non solo questo non è successo ma produciamo più energia di quanto ci serva. 24 anni fa il WWF diceva che la strada era l’efficienza energetica e le rinnovabili, oggi tutto il mondo ha imboccato quella strada , non si vede perché si debba tornare indietro”.

Tirocinio commercialisti, arriva il decreto del Miur per gli iscritti prima della stipula della convenzione

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Anche i tirocinanti in possesso di laurea triennale e iscritti ad un corso di laura specialistica che hanno iniziato il tirocinio a seguito dell’emanazione del regolamento del tirocinio, avvenuta nell’ottobre 2009, e che, nelle more della stipula della convenzione quadro siglata il 13 ottobre scorso, potevano svolgere il tirocinio solo per l’accesso alla sezione B, potranno ora essere“trasferiti” nella sezione “tirocinanti commercialisti” del registro del tirocinio.
E’ quanto stabilisce il decreto emanato il 5 novembre dal Ministero dell’Università, che, recependo sollecitazioni in tal senso pervenute negli scorsi mesi dal Consiglio nazionale dei commercialisti e da tanti giovani tirocinanti, sana una situazione di indeterminatezza riguardante diverse centinaia di ragazzi. Una sollecitazione per l’adozione di un provvedimento di questa natura era venuta negli scorsi mesi anche dal Tar del Lazio. Secondo quanto stabilito oggi dal Ministero, “sono iscritti nella sezione “Tirocinanti commercialisti” del registro del tirocinio coloro che, alla data del presente decreto, risultano iscritti nella sezione “Tirocinanti esperti contabili” e che contestualmente risultano iscritti ad un corso di laurea magistrale nelle classi LM 56 e LM 77 o specialistica nelle classi 64/S e 84/S”. Fino all’anno accademico 2011-2012, inoltre, “sono iscritti nella sezione “Tirocinanti commercialisti” coloro che presentano domanda di iscrizione nel
registro dei tirocinanti e risultano contestualmente iscritti ad un corso di laurea magistrale nelle classi LM 56 e LM 77 o specialistica nelle classi 64/S e 84/S”. Tutti i soggetti destinatari del provvedimento sono, in ogni caso, tenuti ad integrare il corso di laurea magistrale o specialistica con alcuni specifici crediti formativi, indicati nel decreto, se già non previsti dal proprio piano di studi o non assolti nel percorso per il conseguimento della laurea triennale.
Il decreto emanato dal Miur giunge a poche settimane di distanza della sottoscrizione, da
parte dello stesso Miur e del Consiglio nazionale dei commercialisti, della Convenzione quadro che regolamenta la possibilità di integrare il tirocinio nel corso degli studi universitari, come previsto dal D. lgs 139 istitutivo dell’Albo unico tra dottori commercialisti e ragionieri, consentendo, in sostanza, ai giovani praticanti di svolgere due dei tre anni di tirocinio contestualmente allo svolgimento della laurea specialistica, con una significativa riduzione (da otto a sei anni) dei tempi per l’accesso alla professione.

Ue: Regioni, a esame taglio fondi se non si rispetta il Patto. De Magistris: “Rischio di infiltrazioni mafiose”

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Di fronte al mancato rispetto del patto di stabilità e di crescita, la Commissione europea potrebbe sospendere o cancellare i finanziamenti destinati alla politica regionale. L’ipotesi è contenuta in una bozza di conclusioni del quinto rapporto Ue sulla politica di coesione. Il rapporto, che traccia le linee della politica di coesione post-2013 evidenzia, secondo quanto si legge nel documento, come uno degli obiettivi debba essere quello di collegare strettamente la politica di aiuti alle regioni alla cornice economica dell’Unione. In questo contesto si prevede, ad esempio, di riformare il principio di addizionalità, quello cioè che prevede che gli stanziamenti dei fondi strutturali Ue non possono sostituirsi a quelli pubblici dello Stato membro e si ribadisce l’importanza del principio del cofinanziamento. Quest’ultimo prevede che per ogni aiuto Ue destinato ad un determinato progetto, lo Stato e la Regione devono aggiungere la loro quota. Il co-finanziamento, secondo l’ipotesi dell’esecutivo Ue, potrebbe tra l’altro essere rivisto e rimodulato per riflettere meglio il livello di pil pro-capite dei territori interessati ai finanziamenti. Nei piani di Bruxelles, la programmazione dei fondi e quindi l’operatività della politica di coesione dovrebbe supportare un nuovo sistema di governance economica e quindi essere collegata direttamente a politiche come, ad esempio, quelle sulla protezione dell’ambiente, sulla «flexicurity’ o sull’innovazione. Per rafforzare la politica di coesione, la Commissione, si sottolinea nella bozza di conclusioni, intende esplorare anche altri strumenti per stabilire, ad esempio, i progressi nei target regionali e nazionali verso il raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020. Un’altro dato preso in considerazione è la riduzione degli “errori” nel settore dei fondi di coesione rilevati sia dalla Commissione parlamentare che dalla Corte dei Conti europea e che, nel corso di un anno, sono passati da un’incidenza dell’11% ad una del 5%. Il problema sullo sfondo, però, non sarebbe tanto quello degli errori dovuti alle complicazioni burocratica nella gestione dei fondi, quanto quello indicato da De Magistris, ex magistrato italiano e attuale presidente della Commissione controllo bilanci dell’Europarlamento: «È preoccupante che l’indice di errore sia particolarmente significativo nelle procedure di appalto. Tutti sanno che dietro a questo fenomeno si possono celare frodi, corruzione e infiltrazione della criminalità organizzata. Quelli che la Corte dei Conti europea nell’esame del bilancio 2009 della Ue definisce “errori”, sono spesso indice di frodi se non di corruzione e di infiltrazioni mafiose. E se anche è vero che per i revisori dei conti il numero complessivo degli “errori” è in calo, le irregolarità sono in aumento nei settori dell’agricoltura e degli appalti pubblici, mentre Spagna, Grecia e Italia sono i paesi in cui si fanno più indebiti pagamenti nel campo dei fondi di coesione. L’Olaf (il servizio antifrode europeo) ha evidenziato tanti casi – ha concluso De Magistris – Alcuni paesi, come la Spagna, la Grecia e l’Italia sono ai primi tre posti nella classifica delle irregolarità. Si impone quindi una domanda politica: cosa vuole fare la Commissione di Bruxelles?»

Contribuenti.it: attenzione alle truffe sui rimborsi fiscali

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False email provenienti da un indirizzo di posta elettronica dell’Agenzia delle Entrate bcadmin@agenziaentrate.com stanno giungendo in questi giorni ai contribuenti italiani per informarli che si è disposto di un rimborso fiscale, con la quale si richiede di compilare un modulo di rimborso. E’ questa l’ultima trovata per frodare 12,4 milioni di contribuenti che attendono invano i rimborsi fiscali per un importo complessivo di 29,9 miliardi di euro con tempi medi di attesa 13,8 anni.
“Gentile Cittadino, dopo l’ultimo calcolo annuale della vostra attività fiscali abbiamo stabilito che si ha diritto a ricevere un rimborso fiscale di 344,79 EUR.”: così si legge su una delle tante email esibite a “Lo Sportello del Contribuente”, da parte di un cittadino che si è visto recapitare l’amara sorpresa.
Posta elettronica proveniente dall’ Agenzia delle Entrate, senza la firma di un funzionario, scritta con un linguaggio tanto approssimativo quanto scorretto, per una comunicazione che ricorda le vere comunicazioni dell’Amministrazione finanziaria.: “Si prega di scaricare e compilare il modulo per ottenere il rimborso. Grazie”.
Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani ricorda che i rimborsi fiscali sono fermi da tempo perchè lo Stato non ha soldi.
Il debito del fisco verso i contribuenti è cresciuto di 15,3 miliardi rispetto a settembre 2003 quando viaggiava sui 15,3 miliardi di euro: in pratica in due anni e due mesi è aumentato di circa 30.000 miliardi delle vecchie lire.
Anche di questa truffa a scapito dei cittadini, Contribuenti.it ha doverosamente messo al corrente la Autorità competenti ed auspica che la Procura della Repubblica apra una indagine sui falsi e veri rimborsi fiscali.
“Bisogna subito intervenire e metter mano alla annosa questione dei rimborsi fiscali – afferma Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani – Per combattere l’evasione fiscale bisogna essere credibili e rispettare i diritti dei contribuenti. E’ arrivato il momento di rimborsare ai cittadini onesti le imposte pagate in eccesso”.
Per ottenere i rimborsi fiscali attraverso la strada giudiziale, Contribuenti.it ha potenziato il sito www.contribuenti.it dove gratuitamente vengono fornite le istruzioni per poterli ottenere in tempi celeri.

FONTE: Contribuenti.it