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Studi di settore: ignorare comunicazioni anomale

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di Alessandro Vinciarelli
L’Agenzia delle Entrate ha diffuso un avviso rivolto ai contribuenti e agli intermediari che hanno ricevuto nei giorni scorsi la lettera in cui veniva comunicato loro il rilevamento di posizioni fiscali con anomalie nei dati rilevanti dichiarati per l’applicazione degli studi di settore: a quanto pare, per alcuni errori tecnici molte segnalazioni individuate dal modello T10 non rappresentano fedelmente la situazione del contribuente.
Niente panico, dunque, se si riceve una lettera con segnalazioni incoerenti dall’Agenzia.
Contribuenti e intermediari sono invitati a controllarne la piena corrispondenza con l’attività effettivamente svolta.
Nel caso si riscontrino delle discordanze nel profilo rappresentato nella lettera – derivanti da una disfunzione informatica riferibile alla postalizzazione – i soggetti sono tenuti a non tenere conto di quanto riportato nella comunicazione.
Quanto prima, l’Agenzia provvederà a correggere l’errore e quindi ad inviare nuovamente, ai soggetti interessati, le raccomandate con la comunicazione corretta.
Fonte: http://www.pmi.it/contabilita-e-fisco/news/7246/studi-di-settore-e-comunicazioni-anomale.html

Donne Pubblico impiego: Equiparazione età pensionabile

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A seguito della sentenza della Corte europea che condanna l’Italia per discriminazione tra uomo donna in materia di età pensionabile, il Consiglio dei Ministri del 10 giugno 2010 ha approvato una norma che innalza l’età pensionabile delle donne del pubblico impiego a 65 anni a partire dal 1° gennaio 2012. La norma prende la forma di un emendamento da presentare in sede di conversione del decreto- legge sulla manovra finanziaria “anti-crisi” (n.78 del 2010) attualmente all’esame del Senato ( Atto Senato 2228).
I risparmi derivanti da questa misura confluiranno nel Fondo strategico per il Paese a sostegno dell’economia reale, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, e finanzieranno interventi dedicati a politiche sociali e familiari.
In attuazione di questa sentenza ( Corte di giustizia delle Comunità europee del 13 novembre 2008) il Governo aveva già emanato – con il decreto legge n.78/2009 (art.22bis) – un provvedimento che disponeva l’innalzamento dell’età pensionabile in maniera graduale. Ciò non è stato sufficiente, in quanto la Corte di giustizia ha intimato il nostro Paese all’allineamento immediato, di conseguenza l’equiparazione partirà dal primo gennaio del 2012 per tutte le donne del pubblico impiego.
Il sacrificio che l’Europa chiede alle dipendenti statali italiane sarà compensato da un investimento nei servizi alla famiglia, nelle strutture per l’infanzia e nella non-autosufficienza. Ho chiesto e ottenuto – ha dichiarato il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri – che i risparmi liberati dall’innalzamento dell’età pensionabile siano destinati a interventi reali che permettano alle lavoratrici di conciliare con meno difficoltà la vita professionale con quella familiare.
L’equiparazione – ha tenuto a precisare il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Maurizio Sacconi – riguarda unicamente le dipendenti del settore pubblico. Da qui al 2019 saranno, secondo i calcoli del Ministro del Lavoro, circa 25 mila le donne interessate.
Infine, nel corso della conferenza stampa, il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha sottolineato che l’intervento “non serve a fare cassa perchè l’impatto economico sarà zero nel 2010 e nel 2011, 50 milioni nel 2012 e 150 nel 2013”.
Fonte: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/pensione_pi_equiparazione/index.html

Semplificazioni e Pmi: ZBZ, ZZI e ZFU, il Governo adotta il “modulo a zona”

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di Paolo Sebaste

Nella partita delle semplificazioni burocratiche e delle esenzioni da imposte e contributi per promuovere la nascita di nuove imprese, soprattutto Pmi e micro imprese, il Governo adotta senza esitazioni il “modulo a zona”.
Le disposizioni contenute nel DL 78/2010 affidano al Governo la individuazione ed istituzione con un proprio provvedimento (DPCM) delle Zone a Burocrazia Zero (ZBZ) affidando nei fatti ogni potere e competenza per l’avvio di una nuova iniziativa economica ad un singolo referente pubblico individuato nel Commissario di Governo e concedendo il termine di trenta giorni per concludere l’iter amministrativo per concedere tutte le autorizzazioni necessarie. Decorsi i trenta giorni l’azienda di intenderà comunque autorizzata con la previsione del silenzio – assenso.
Le Zone a Burocrazia Zero saranno individuate, secondo la norma, nell’ambito delle Regioni del Sud Italia, e sostanzialmente si realizza immediatamente la “coincidenza” con le medesime Regioni per le quali è prevista la possibilità di riduzione a zero dell’IRAP sulle attività produttive, le cosiddette Zone a Zero IRAP (ZZI).
Ma le coincidenze non finiscono qui, se è vero che la stessa norma prevede che le ZBZ possano coincidere con le Zone Franche Urbane (ZFU) nel qual caso attribuendo al Sindaco territorialmente competente la concessione delle risorse, invero assai faticosamente individuate e destinate ai comuni in cui ne sia prevista la istituzione, per la incentivazione all’avvio delle nuove iniziative produttive avviate presso le ZBZ.
Ricapitolando, nelle zone in cui si realizzi la coincidenza tra ZBZ, ZZI e ZFU per le nuove attività produttive (imprese) che saranno avviate dal 31 maggio 2010 (entrata in vigore del DL 78/2010):
Le Regioni potranno ridurre l’IRAP sino ad azzerare l’aliquota;
Il Commissario di Governo sarà il singolo referente per ogni autorizzazione amministrativa necessaria all’avvio di una Pmi;
Il Sindaco territorialmente competente potrà concedere le risorse inizialmente previste per i benefici fiscali e contributivi alle imprese avviate.
Insomma con l’adozione del “modulo a zona” il Governo si lancia (per ora solo al Sud) nella sfida nel grande gioco delle semplificazioni ed esenzioni in favore delle Pmi, ed in ogni caso è già stata annunciata l’adozione di un’ulteriore tattica per vincere questa partita, la sperimentazione dell’avvio di attività per una piccola impresa in totale autocertificazione: autentiche sforbiciate ad alzo zero contro la burocrazia e non solo un semplice gioco di sigle?
Fonte: http://blog.pmi.it/15/06/2010/semplificazioni-e-pmi-zbz-zzi-e-zfu-il-governo-adotta-il-modulo-a-zona/

Small Business Act: opportunità per Pmi italiane

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di Ermanno Cece

Creando 9,4 milioni di posti di lavoro tra il 2002 e il 2008 (+1,9% ogni annui), le piccole e medie imprese, seppur tra mille difficoltà di carattere creditizio, legislativo e finanziario, sono ancora il volano dell’occupazione in Europa anche se, con il manifestarsi della crisi, questo sviluppo si è bloccato cedendo il passo ad una perdita stimata in 3,25 milioni di posti negli ultimi due anni.
Le stime relative alla produzione indicano proprio le micro e piccole imprese tra le più colpite nel 2010 e negli anni a venire, perchè le misure di sostegno iniziali verranno progressivamente ritirate minacciando le 20,7 milioni di Pmi che oggi impiegano quasi 90 milioni di lavoratori in Europa, comprese le 4 milioni di piccole e medie imprese che in Italia a fine 2008 impiegavano 12,6 milioni di addetti.
Per sostenere e rilanciare il sistema produttivo europeo sarà dunque essenziale una rapida attuazione delle azioni previste dallo Small Business Act (SBA), azione politica su cui si punta a livello UE in materia di Pmi e che prevede interventi ad opera della Commissione come anche degli Stati membri in diversi ambiti.
Small Business Act
Approvato a fine 2008, lo SBA è un pacchetto di principi guida e misure applicative finalizzati a sostenere la crescita e la maggiore competitività delle imprese di piccola dimensione.
L’Atto nasce dalla considerazione che la crescita delle Pmi è limitata dalla presenza di diversi ostacoli, come gli eccessivi oneri amministrativi e la difficoltà di accesso ai finanziamenti, quest ‘ ultima acuita dagli effetti della crisi finanziaria ancora in corso.
Ciò premesso, in sede istituzionale si è rivelata la necessità di creare un quadro politico coerente che guidasse le iniziative comunitarie e degli Stati membri a favore delle Pmi. I principi da tradurre in azione sono i seguenti:
Dar vita a un contesto in cui imprenditori e aziende familiari possano prosperare e che alimenti lo spirito imprenditoriale;
Far sì che imprenditori onesti anche se insolventi ottengano rapidamente una seconda possibilità;
Formulare regole conformi al principio “pensare anzitutto in piccolo”;
Rendere le pubbliche amministrazioni permeabili alle esigenze delle Pmi;
Adeguare l’intervento politico alle esigenze delle Pmi facilitandone la partecipazione agli appalti pubblici e usarndo meglio gli aiuti di Stato;
Agevolare l’accesso al credito delle Pmi e sviluppare un contesto giuridico ed economico che favorisca la puntualità dei pagamenti nelle transazioni commerciali;
Aiutare le Pmi a beneficiare delle opportunità del Mercato Unico;
Promuovere l’aggiornamento delle competenze nelle Pmi e ogni forma di innovazione;
Permettere alle Pmi di trasformare le sfide ambientali in opportunità;
Incoraggiare e sostenere le Pmi perché beneficino della crescita dei mercati internazionali
Fonte: http://www.pmi.it/finanziamenti/articoli/7251/small-business-act-opportunita-per-pmi-italiane.html

Wind Day: Italia, bene Eolico ma mercato a rischio

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di Noemi Ricci

Energia eolica: nel “Giorno del Vento” (Global Wind Day), si fa il punto anche in Italia sul mercato della produzione di energia da fonti rinnovabili e in particolare sull’Eolico: secondo recenti dati Ewea (European Wind Energy Association) l’Italia è al terzo posto per nuova capacità installata nel 2009 (+1114 MW) e per potenzialità di sviluppo futuro.

Un totale di 4844,80 MW, pari all’11% di quella europea, meglio della Spagna (+2459 MW) e della Germania (+1917 MW).
In occasione della seconda edizione del Global Wind Day, l’Ewea dipinge il quadro futuro della capacità eolica complessiva europea nel 2020: 230 GW.
L’Italia darà il proprio apporto con 11,8 GW, rimanendo però ancora dietro a Germania (25,1G W previsti), Spagna (23,3 GW) e subendo il sorpasso di Gran Bretagna (22,8GW) e Francia (19,6 GW).
In Italia le potenzialità sono alte, ma a ostacolare lo sviluppo del mercato eolico, secondo il segretario scientifico dell’Anev (Associazione Nazionale dell’Energia del Vento), Luciano Pirazzi, vi sarebbero in primo luogo le difficoltà burocratiche e amministrative. Basti pensare che per ottenere il permesso per un impianto eolico sono necessari 3-4 anni in media.
Anche le infrastrutture rappresentano un ostacolo importante, poiché la rete elettrica non è ancora pronta ad assorbire tutta l’energia prodotta con il vento, tanto che spesso gli operatori si trovano costretti a bloccare gli impianti eolici per evitare il surriscaldamento, causando una perdita nella produzione di energia pari al 10%.
Infine, anche per l’Eolico pende la spada di Damocle dei certificati verdi. La recente manovra finanziaria ha infatti tolto al Gestore dei Servizi Energetici la possibilità di acquistarli. Secondo Pirazzi questo mette a rischio l’industria dell’eolico, insieme a 25mila posti di lavoro, oltre ad impedire il raggiungimento degli obiettivi imposti da Bruxelles per le energie rinnovabili entro il 2020, mettendo così il Paese a rischio di pesanti sanzioni comunitarie.
Fonte: http://www.pmi.it/green-economy/news/7253/wind-day-italia-mercato-eolico-a-rischio.html

CamCom: in 5 mesi 17mila nuove aziende in Italia

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di Noemi Ricci

Nuovi incoraggianti segnali di ripresa arrivano dai dati registrati durante i primi cinque mesi del 2010 dall’anagrafe delle imprese tenuta dalle Camere di Commercio: il bilancio tra nuove aperture e chiusure è stato positivo: +17.235 unità. Si tratta di un +0,28% tra nascite e cessazioni.
In particolare, le imprese neonate sono state 200.652 mentre 183.417 hanno purtroppo chiuso i battenti allo stesso tempo.
A fotografare la realtà imprenditoriale italiana di fronte alla crisi sono stare Unioncamere e Infocamere, che hanno così redatto la rilevazione statistica annuale Movimprese.
Un’inversione di tendenza marcata, rispetto agli ultimi due anni caratterizzati dalla profonda crisi economica, se si considera che le chiusure delle imprese sono diminuite rispetto al 2009 di -10mila unità, mentre le aperture sono in ripresa facendo segnare un buon +4.700.
In più nonostante nel primo trimestre venga segnalato ancora un saldo negativo per oltre 16mila unità, il dato rimane comunque positivo rispetto al biennio precedente, dimezzando di fatto le perdite del 2009 (47,3%). Nello stesso periodo le cancellazioni sono state di -6,6%, mentre le nuove registrazioni sono state del 4%.
Da segnalare i buoni risultati ottenuti dalle società: +0,9%, 11mila in più per le società di capitali, 744 per le altre forme. Le società di persone e le imprese individuali hanno saldi negativi (-2.179 e -26.287 rispettivamente) ma comunque migliori rispetto al 2009 con 3.425 e di 7.603 unità in più rispettivamente.
Situazione ancora in sofferenza per gli artigiani (-0,9%). Praticamente stabili le aperture di fallimenti che fanno registrare uno +0,1 per mille rispetto al I trimestre 2009.

Fonte: http://www.pmi.it/lavoro-e-imprenditoria/news/7256/in-5-mesi-17mila-nuove-aziende-.html

Bonus produttività, sconti fiscali per aziende e dipendenti

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di Alessandro Vinciarelli

L’articolo 53 della manovra correttiva predisposta dal Governo con il decreto legge n. 78/2010 incide sui bonus in busta paga erogati dai datori di lavoro ai propri dipendenti in funzione degli incrementi di produttività, personale ma anche aziendale.

La nuova normativa, infatti, include tutte le somme distribuite in attuazione dei contratti collettivi o accordi correlati al miglioramento di un qualsiasi aspetto legato all’impresa, comprese innovazione, efficienza organizzativa e competitività aziendale.
Gli unici limiti della misura riguardano l’anno di applicabilità – per il momento il solo 2011 – la quantità di denaro retribuito – che non potrà superare i 6.000 euro lordi – e il reddito da lavoro dipendente, che non potrà essere superiore ai 40.000 euro annui.
Nello specifico, come previsto dal comma 1, le somme «saranno assoggettate a imposta sostitutiva IRPEF e delle addizionali regionali e comunali» e beneficeranno di «uno sgravio dei contributi dovuti dal lavoratore e dal datore di lavoro».
L’obiettivo della norma è creare una compartecipazione tra lavoratore e azienda, rendendo il primo più responsabile del proprio operato, in quanto legato sia al fatturato aziendale che alla propria retribuzione.
In ogni caso, si dovranno attendere le disposizioni attuative, soprattutto per quanto riguarda la determinazione del sostegno contributivo, che dovranno avvenire entro il 31 dicembre 2010 dopo la consueta condivisione con le parti sociali.
Fonte: http://www.pmi.it/finanziamenti/news/7255/bonus-produttivita-sconti-fiscali.html

OCSE: cresce disoccupazione in Italia (8,9%)

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di Alessandro Vinciarelli

Sotto il vento di una crisi inarrestabile, l’economia mondiale soffre, e ancor più soffrono i lavoratori, il cui posto in azienda è costantemente a rischio. Secondo i dati OCSE, infatti, sono 3,3 milioni i disoccupati in più rispetto al 2009, per un totale di 46,5 milioni.
Ad aprile 2010, l’Italia ha registrato un drammatico incremento: contro una media in area OCSE dell’8,7%, è salita all’8,9% (+1,5% rispetto a dodici mesi prima).
La piaga della disoccupazione è dovuta principalmente alla necessità per moltissime piccole e medie imprese, il vero tessuto imprenditoriale italiano, di ridurre le spese e quindi in prima battuta i costi legati alle risorse umane.
Peggio di noi, in termini di disoccupazione complessiva, si piazzano la Spagna (19,7%), la Repubblica Slovacca (14,1%), l’Irlanda (13,2%), il Portogallo (10,8%), l’Ungheria (10,4%) e la Francia (10,1%). In altre parole brutti segnali dall’Europa, che in media supera quota 10%.
Meglio i paesi del G7, che ad aprile registrano una disoccupazione pari all’8,4%. Interessanti i dati d’oltreoceano, per di più riferiti al successivo mese di maggio, che evidenziano un tasso di disoccupazione invariato per gli Stati Uniti rispetto al mese di aprile (8,1%) e in leggera flessione (-0,2%) per il Canada (9,7%).
Fonte: http://www.pmi.it/lavoro-e-imprenditoria/news/7254/ocse-cresce-disoccupazione-in-italia.html

Google Maps: un tag per differenziare il proprio business

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di Tullio Matteo Fanti

Google ha lanciato Google Tags, un nuovo servizio pensato per chi fa leva sul crescente utilizzo delle mappe per promuovere la propria attività. Un piccolo marker giallo sulla mappa permette di caratterizzare e distinguere la propria attività, facendo leva anche su offerte aggiuntive quali sconti, foto o coupon.
Google Tag non è un sostituto di Google Places, ma piuttosto una sua integrazione. Il primo passo consiste infatti nell’aprire un account su Google Places al fine di comparire sulle mappe, identificando i propri uffici, la propria sede o le proprie rivendite sul territorio. Il secondo passo è quello propriamente relativo ai Tag, che si rivelano elementi preziosi per identificare, caratterizzare e promuovere la propria attività rispetto ad altre nel medesimo territorio, soprattutto nel caso i potenziali clienti si connettano ad Internet tramite apparecchiature mobili.
I tag altro non sono se non marker gialli attraverso i quali promuovere importanti aspetti del proprio business (con la possibilità di inserire foto, coupon promozionali o altri elementi pubblicitari). Creare il proprio tag è un’operazione tutt’altro che complessa, realizzabile in pochi minuti grazie allo strumento Tag Builder.
Ogni Tag costa 25 dollari al mese, circa un dollaro al giorno, una tariffa flat che si rinnova mensilmente e pensata per garantire una certa continuità di presenza sulle mappe pur permettendo una frequente valutazione dei risultati ottenuti.
Al momento, il servizio è però limitato a poche località negli States, con l’obiettivo di estendersi entro pochi giorni a tutti gli stati degli USA; non sono ancora state rilasciate informazioni in merito alla disponibilità del servizio in altri paesi, tra cui l’Italia.
Fonte: http://www.pmi.it/marketing/news/7260/google-maps-distinguersi-con-un-tag.html

Mondiali in orario d’ufficio? I responsabili aziendali dicono no

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In occasione dei Mondiali di calcio 2010, il portale Ciao.it ha voluto indagare le ricadute in termini di produttività sul lavoro di una categoria di tifosi alquanto particolare: i dipendenti d’ufficio e i responsabili aziendali. Può la passione per il calcio, soprattutto quando viene dell’alto, a vincere un ben noto tabù, ovvero la visione delle partite anche durante l’orario di lavoro?Secondo i risultati della ricerca, condotta tra capi ufficio italiani, tedeschi, francesi, olandesi, svedesi e spagnoli, ciò che prevale è una generale reticenza a concedere ai dipendenti il permesso di guardare le partite durante la giornata lavorativa.

Il veto è stato infatti confermato dal 53% degli intervistati di tutti i paesi coinvolti nella ricerca. Sono i paesi del Sud Europa i più sensibili al tifo per la propria squadra: mentre i datori di lavoro italiani sono divisi a metà, in Spagna il 60% degli intervistati guarderà le partite della nazionale con i propri dipendenti. Severissimi i tedeschi: tre datori di lavoro su quattro sostengono infatti la necessità di non distrarsi durante il lavoro, così come il 64% degli svedesi e il 60% dei francesi. L’Olanda si dimostra invece il paese con i capi più permissivi: ben il 70% permette che i loro dipendenti guardino tranquillamente le partite anche quando sono al lavoro.

In generale, ben il 40% degli Europei è interessato alla Coppa del Mondo. In paesi come l’Italia (49%), la Spagna (66%) e la Germania (41%) il calcio viene preso in modo molto serio e un cittadino su tre guarda comunque le partite durante i mondiali, anche se non particolarmente interessato. La febbre dei mondiali si può osservare anche su Internet: durante i Mondiali di calcio in Sudafrica si è assistito infatti ad un aumento del traffico, tra ricerche su informazioni e news, con dei picchi di 12,1 milioni di visitatori al minuto.
( di Tullio Matteo Fanti da PMI.it)