Fondo salva stati: la Germania dice no a nuove risorse

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Riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles. Nessun aumento immediato del fondo. Il ministro delle finanze tedesco Schauble: “Al momento la rete di protezione che garantisce la stabilità della zona euro non appare sotto stress”. Oggi riunione Ecofin.

L’incremento del fondo salva stati si arena sulla “diga” tedesca. Questa sembra essere la conclusione della riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles, dove i ministri economici hanno avviato la discussione sul possibile rafforzamento dello European financial stability facility (Efsf), il Fondo salva-Stati nato nel maggio scorso per soccorrere i Paesi dell’Eurozona in gravi difficolta’ finanziarie. Ad usufruirne e’ stata finora solo l’Irlanda, ma nelle prossime settimane potrebbero farvi ricorso Portogallo e Spagna. Nessuna decisione, pero’, appare ancora all’orizzonte, come ha sottolineato prima dell’inizio della riunione il presidente dei ministri di Eurolandia, Jean-Claude Juncker. E tutto potrebbe slittare al Consiglio Ue di marzo. La proposta di un intervento immediato avanzata dalla Commissione Ue, infatti, continua a dividere il club di Eurolandia, con la Germania che al momento appare ferma sul ‘no’ a qualsiasi aumento subito delle risorse del Fondo. Posizione sulla quale sembrerebbero convergere i sei Paesi ‘forti’ dell’Eurozona (quelli con la ‘tripla A’) che si sono riuniti in un inedito pre-vertice prima dell’Eurogruppo: Germania, Francia, Lussemburgo, Finlandia, Austria, Olanda. “Non c’e’alcuna urgenza”, ha ribadito il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schauble, per il quale “al momento la rete di protezione messa in piedi per garantire la stabilità’ della zona euro non appare sotto stress”. Anche se potrebbe diventarlo a seguito di eventuali richieste che dovessero arrivare da Lisbona e Madrid. Per questo il presidente dell’esecutivo europeo, Jose’ Manuel Barroso, nei giorni scorsi ha per la prima volta chiesto di ”rafforzare la capacita’ finanziaria effettiva del Fondo” e di ”ampliare il suo campo di azione”, invitando i capi di Stato e di governo a decidere entro il prossimo Consiglio Ue del 4 febbraio. Una fuga in avanti non concertata che non e’ piaciuta affatto a Berlino: ”Le dichiarazioni di Barroso sono isolate e non facilitano la situazione, anzi la complicano”, ha tagliato corto Schauble. Che pero’ si e’ detto disponibile ad aprire una riflessione su modifiche ”a medio termine” del Fondo, per
”assicurare che la somma decisa nel maggio scorso – ha spiegato – sia effettivamente a disposizione”. L’Efsf, infatti, e’ attualmente dotato di 440 miliardi di euro. Ma si tratta di garanzie messe in campo dai Paesi della zona euro, grazie alle quali – secondo gli esperti – si puo’ arrivare a raccogliere non piu’ di 250 miliardi di euro. Cifra considerata da molti insufficiente per affrontare eventuali nuove emergenze. Anche perche’ per conservare una valutazione da ‘tripla A’ da parte delle agenzie di rating il Fondo deve mantenere delle riserve piuttosto elevate. L’ipotesi piu’probabile e’ quindi quella di aumentare l’ammontare delle garanzie messe a disposizione degli Stati dell’Eurozona per arrivare ad una capacita’ effettiva di finanziamento pari a 440 miliardi di euro. Meno di quanto chiedeva a fine 2010 l’Fmi, che aveva proposto un raddoppio a 880 miliardi del Fondo, dichiarandosi pronto ad aumentare a sua volta il proprio contributo, portandolo da 250 a 500 miliardi. Per quel che riguarda l’amliamento dell’attivita’ dell’Efsf, una delle ipotesi e’ quella di permettere al Fondo l’acquisto di titoli pubblici dei Paesi in difficolta’ (come fa la Bce). Ma anche qui finora il ‘no’ della Germania appare fermo. Intanto nella discussione si e’ inserita l’Irlanda che sui prestiti ricevuti da Ue ed Fmi vorrebbe tassi di interesse meno elevati (attualmente al 5,8%): ”La mia intenzione e’ quella di ottenere un ribasso e sono soddisfatto che se ne cominci a parlare”, ha detto il ministro delle finanze irlandese, Brian Lenihan.

Fonte: Confcommercio