Donne: 1,2 mln penalizzate nel lavoro e nello studio

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Dei 3 milioni e 855 mila donne fra i 18 e i 29 anni, il 71,4% vive con i genitori, il 13,9% in coppia con figli, il 7,8% in coppia senza figli, il 4% da sola, l’1,5% in nuclei monogenitore e l’1,5% in altro contesto familiare. lo rileva l’Istat che fa un bilancio dei pro e dei contro del mondo femminile in Italia. Secondo l’Istituto, i coetanei maschi vivono, invece, con i genitori nell’83,2% dei casi, in coppia con figli nel 4,7%, in coppia senza figli nel 3,6% e abitano da soli nel 5,8% dei casi.
Le giovani che vivono in coppia senza figli sono 299 mila; quelle che hanno figli (in coppia o monogenitore) sono oltre mezzo milione (592 mila), mentre vivono da sole 154 mila giovani. Sono 175 mila le giovani che vivono in coppia non coniugata, pari al 21% delle giovani che vivono in coppia.
Nel Sud e nel Centro è più alta la percentuale di donne giovani che vivono con i genitori: il 72,0% e il 76,8% contro il 65,7% del Nord. Fino a 24 anni è
dominante il modello della permanenza in casa, ma tra 25 e 29 anni vive ancora con i genitori il 50,8%.
I motivi economici (costo della casa e lavoro) si collocano in posizione rilevante per entrambi i generi (41,5%), mentre sono i maschi a sottolineare
maggiormente, tra le motivazioni che li spingono arestare a casa con i genitori, il motivo “sto bene così, mantengo comunque la mia libertà” (31,3% contro 24,1%) e le giovani indicano di più il “poter continuare gli studi” (42% contro 29,8%).

Più donne che studiano e con livelli di istruzione più alti

Nel 2010 il 37,6% delle giovani donne segue un percorso di istruzione, contro il 30,7% dei maschi (nel 2005 erano rispettivamente il 33,3% e il 27,8%). La quota è più alta nel Centro-Sud, soprattutto nella classe di età 25-29 anni. La percentuale è pari all’11,9% nel Nord, al 18,1% nel Centro e al 21,9% nel Mezzogiorno.
Nel corso di cinque anni il livello di istruzione delle giovani è aumentato più che per i coetanei: le laureate sono passate dal 10,5% al 14,9% delle donne della stessa fascia di età, mentre i laureati dal 6,9% al 9,4%.
Le diplomate sono il 56%, una quota pari a quella dei giovani maschi, e mentre il 29,2% delle giovani possiedono al massimo la licenza media (34,8% nel caso dei maschi).
La percentuale di donne laureate è più elevata nel Nord (16,8%) e nel Centro (16%), più bassa nel Mezzogiorno (12,6%).

Nell’occupazione sempre più svantaggiate

Il tasso di occupazione femminile è pari al 35,4%, contro il 48,6% dei maschi, 13 punti in meno. Solo per le laureate il tasso di occupazione è simile a quello dei coetanei (47,7% contro 48,8%). Anche per chi è in possesso di diploma, la differenza di genere nei tassi di occupazione rimane elevata (50,8% contro 37,2%).
Lo svantaggio si rileva per tutte le aree geografiche, anche se le giovani del Nord presentano un tasso di occupazione più che doppio rispetto a quelle del Sud (47,2% contro 21,9%), divario che si manifesta anche per le laureate: il tasso di occupazione femminile per chi è in possesso di laurea risulta, infatti, pari al 30,6% nel Sud e al 59% nel Nord.

Più occupazione a tempo determinato rispetto ai colleghi

Le giovani donne hanno più frequentemente un lavoro a tempo determinato (34,8% contro 27,4%). La percentuale di tempi determinati tra le giovani cresce con il titolo di studio, passando dal 28,8% tra chi ha un titolo di studio basso al 35,0% delle diplomate, fino al 40,6% delle laureate.
Nel Sud, la percentuale di donne con contratto a tempo determinato raggiunge il 44,6% tra le laureate. Anche nel Nord le laureate con un lavoro a tempo determinato sono più dei maschi e la relativa quota è pari al 37,8%.

Più donne in part time, in maggioranza non scelto

La percentuale di donne giovani in part time è tripla rispetto a quella maschile (31,2% contro 10,4%) e si mantiene elevata anche per le laureate (24,1%). Nel Sud tale percentuale si attesta al 38,1%, nel Centro al 32,5% e nel Nord al 27,5% (rispettivamente 11,8%, 12,2% e 8,7% per la componente maschile).
Il 64% delle donne di 18-29 anni dichiara di lavorare part time perché non ha trovato un lavoro a tempo pieno. L’incidenza del part time involontario aumenta passando dal Nord (56,1%), al Centro (64,3%), al Mezzogiorno (76,1%). Le laureate presentano una percentuale inferiore, ma sempre elevata (57,2%).