Istat: boom export nelle isole italiane

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Nella media del 2010 la ripresa delle esportazioni ha interessato tutte le ripartizioni territoriali. Particolarmente e per l’Italia insulare (più 51,7 per cento), dovuto al forte incremento delle esportazioni di prodotti petroliferi raffinati. Anche l’Italia centrale e quella meridionale registrano aumenti superiori alla media nazionale (pari, rispettivamente, a più 17,2 e più 15,9 per cento). A rilevarlo è l’Istat che pubblica i dati sulle esportazioni delle regioni italiane. La dinamica congiunturale, valutata sulla base dei dati trimestrali depurati della componente stagionale, sottolinea l’Istituto, evidenzia, nel quarto trimestre 2010 rispettoprecedente, variazioni positive delle esportazioni per tutte le ripartizioni territoriali, con incrementi contenuti per le regioni nord-orientali (più 0,3 per cento). Gli aumenti più consistenti si registrano per l’area del mezzogiorno (più 4,2 per cento) e per l’Italia centrale (più 2,9 per cento).

Nel 2010, i maggiori incrementi delle esportazioni per le regioni che contribuiscono di più ai flussi commerciali con l’estero riguardano Sardegna (più 59,4 per cento), Sicilia (più 47,6 per cento), Lazio (più 24 per cento), Puglia (più 20,2 per cento), Trentino-Alto Adige (più 19,4 per cento) e Abruzzo (più 18,8 per cento). Sempre con riferimento alle regioni più rilevanti per le vendite all’estero, si segnala una crescita contenuta per Liguria (più 1,9 per cento) e Friuli-Venezia Giulia (più 7,9 per cento), mentre è inferiore alla media nazionale la crescita delle esportazioni per Marche (più 11,2 per cento) e Lombardia (più 14,1 per cento), regione per la quale si riduce leggermente la quota sul complesso delle esportazioni nazionali (dal 28,2 al 27,8 per cento).

L’analisi per area di sbocco mette in evidenza come l’incremento delle esportazioni delle regioni del mezzogiorno (più 27 per cento) abbia interessato maggiormente i flussi diretti verso i paesi extra Ue (più 35,7 per cento), con variazioni particolarmente significative per Russia, paesi Mercosur, e Turchia. Un incremento particolarmente intenso si registra, per l’area Ue, anche per le esportazioni verso la Spagna.
Per le altre regioni risulta sempre maggiore l’incremento delle esportazioni verso i paesi Ue: più 18,3 per cento per quelle del centro, più 16,4 per cento per quelle nord-orientali e più 14,2 per cento per quelle nord-occidentali. I principali incrementi delle esportazioni comunitarie sono stati registrati dalle regioni del nord-est verso Regno Unito e dall’Italia centrale verso Francia e Germania. Per quanto riguarda i paesi extra Ue i principali aumenti si registrano dalle regioni del centro e del nord-est verso i paesi Mercosur, dalle regioni nord-orientali verso la Cina e da quelle nord-occidentali e del mezzogiorno verso la Turchia.
Risulta in flessione la quota delle esportazioni della ripartizione nord-occidentale sul complesso delle esportazioni nazionali, passata dal 40,5 al 39,9 per cento (tabella 4), con una caduta più intensa sui mercati dell’area extra Ue (dal 40,7 al 39,7 per cento). La quota delle vendite della ripartizione nord orientale è sostanzialmente stabile, pur in presenza di una riduzione della quota verso i paesi extra Ue (da 30,4 a 29,7 per cento). La struttura geografica delle esportazioni della ripartizione mostra un leggero incremento del peso dell’area Ue che, nel corso del 2010, ha rappresentato il 59,5 per cento delle esportazioni, rispetto al 59 per cento del 2009Per le regioni del centro si registra una crescita di 0,2 punti percentuali della quota delle esportazioni sul totale nazionale, che si attesta al 15,8 per cento (tabella 4), dovuta all’aumento del peso dei flussi verso i paesi Ue (dal 14,6 al 15 per cento), mentre la quota dei paesi extra Ue è in leggera flessione. La struttura geografica delle esportazioni si è modificata a favore dei paesi Ue, la cui incidenza è aumentata dal 53,9 per cento al 54,3 per cento.

Nel 2010 l’area del mezzogiorno ha registrato la migliore performance e ha visto incrementare di un punto percentuale l’incidenza delle esportazioni sul totale nazionale (dal 10,5 all’11,5 per cento). L’incremento della quota delle vendite ha interessato soprattutto i paesi extra Ue (dal 10,7 al 12,4 per cento) (tabella 4). La composizione delle esportazioni per area geoeconomica di sbocco ha visto, pertanto, aumentare il peso dei paesi extra Ue dal 43 al 45,9 per cento a scapito di quella verso i paesi Ue.

Dal punto di vista dei prodotti e della regione di origine delle esportazioni, si segnalano, in ordine di contributo alla variazione, incrementi significativi per metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti dalla Lombardia (più 21 per cento), coke e prodotti petroliferi raffinati dalla Sicilia (più 49,9 per cento) e dalla Sardegna (più 77,1 per cento), sostanze e prodotti chimici dalla Lombardia (più 23,9 per cento), macchinari ed apparecchi n.c.a. da Emilia Romagna (più 13,0 per cento), macchinari ed apparecchi n.c.a. dal Veneto (più 18,8 per cento), computer, apparecchi elettronici e ottici dalla Lombardia (più 27,7 per cento), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici dal Lazio (più 33,2 per cento), macchinari ed apparecchi n.c.a. dalla Lombardia (più 5,7 per cento), mezzi di trasporto (escl. autoveicoli) dal Piemonte (più 17,9 per cento).
Una flessione delle esportazioni si registra per macchinari ed apparecchi n.c.a. dalla Toscana (meno 7,0 per cento), mezzi di trasporto (escl. autoveicoli) e macchinari ed apparecchi n.c.a. dalla Liguria (rispettivamente meno 21,2 e meno 18,4 per cento), mezzi di trasporto (escl. autoveicoli) dalle Marche (meno 31,6 per cento), apparecchi elettrici dalla Puglia (meno 25,5 per cento), apparecchi elettrici dal Friuli-Venezia Giulia (meno 10,6 per cento), articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici dalle Marche (meno 13,8 per cento) e macchinari ed apparecchi n.c.a. dall’Abruzzo (meno 12,8 per cento).