Lo scorso 15 maggio, in occasione del referendum con cui era chiamata a esprimersi sul nucleare, la Sardegna ha dato a tutto il Paese una grandissima lezione di civiltà e di democrazia. Il 97,64% di sì contro il nucleare hanno rappresentato un plebiscito assoluto, tanto più se si considera la straordinaria affluenza alle urne, pari al 59,34%. È andata bene, molto bene, e il messaggio al governo Berlusconi è arrivato forte e chiaro da una terra che, dinanzi alle minacce per la propria salute, ha messo da parte divisioni, appartenenze e bandiere politiche e ha urlato a gran voce il proprio pensiero.
Ebbene, a breve ci aspetta un appuntamento ancora più importante e più delicato: mi riferisco al referendum che si svolgerà in tutta Italia i prossimi 12 e 13 giugno. Quell’occasione è più importante perché, oltre al nucleare – sul quale comunque sarà bene ribadire chiaramente come la pensano i sardi – sono in ballo anche altri argomenti di vitale importanza, a iniziare dall’acqua e dal rischio della sua privatizzazione, con conseguenze nefaste soprattutto per i territori e le categorie sociali più deboli. Ma quell’appuntamento è più delicato anche per un altro motivo: il raggiungimento del quorum a livello nazionale è un obiettivo più arduo di quanto non si sia rivelato un mese fa nella nostra isola. Servirà ancora più impegno, dovremo essere ancora di più del 15 maggio, dovranno dire la loro anche coloro che un mese fa non hanno partecipato.
Non possiamo distrarci proprio ora, né cullarci sugli allori della battaglia vinta appena un mese fa, perché quella che ci si presenta davanti è ancora più impegnativa. È un appello che rivolgo a tutti nell’esercizio del mio ruolo istituzionale, convinta che andare a votare – e andare a votare sì – sia nell’interesse di tutti e non di questa o quella parte politica o di questo o quel partito. Dovremo essere più partecipi per contribuire in maniera incisiva sui dati nazionali, consci dell’importanza di andare a votare e di farlo senza essere animati da nessuno spirito di parte, ma solo da ciò che riteniamo sia bene per la Sardegna e per il Paese.
Alessandra Giudici, presidente della Provincia di Sassari