Crisi e usura, la denuncia di SOS-Impresa: 190mila chiusure in tre anni

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Un fenomeno che è costato la sparizione di 190mila imprese negli ultimi tre anni. Sulla piaga dell’usura, fa i conti oggi il No Usura Day, arrivato alla sua seconda edizione. Promosso da da SOS Impresa-Confesercenti, con la collaborazione di oltre 50 associazioni, il Forum verrà aperto dal presidente di Confesercenti, Marco Venturi, e vedrà la partecipazione, fra i tanti, di Trevisone, Commissario Nazionale Antiracket e Antiusura, Pisanu e De Sena Presidente e Vice Presidente Commissione Antimafia, Roberto Natale presidente Fnsi. Nel corso dei lavori prevista anche la premiazione del Concorso “Giovani reporter contro l’usura”.

Sos Impresa ha divulgato in occasione del “No usura day” un documento sulla situazione che fa il punto sull’evoluzione del fenomeno nella crisi. 190mila imprese in tre anni dal 2008 al 2011 hanno chiuso i battenti per debiti o usura. Il numero dei commercianti coinvolti in rapporti usurai sono non meno di 200 mila unità, ma le posizioni debitorie vanno stimate in oltre 600 mila unità. Con la crisi è aumentato il numero degli usurai oggi saliti da circa 25 mila ad oltre 40 mila. Cresce anche quella fascia che potremmo definire usurai dalla “faccia pulita”. Mentre le denunce sono sempre poche e la giustizia è lentissima: in pratica il reato di usura appare come se fosse depenalizzato. Ecco gli stralci più significativi del rapporto.

L’USURA: UN FENOMENO IN EVOLUZIONE. Oggi, il bacino che alimenta l’usura è costituito da tanti piccoli imprenditori e famiglie impoverite. Come abbiamo già avuto modo di denunciare in diverse occasioni precedenti, l’attuale fase economica fa pagare al piccolo commercio e alla piccola imprenditoria il prezzo più alto. Secondo un’elaborazione della Confesercenti, nell’ultimo triennio, per vari motivi sono state oltre 242.000 i piccoli commercianti al dettaglio che hanno cessato la propria attività. A cui bisogna aggiungere oltre 300.000 imprese artigiane.L’usura in particolare costringe alla chiusura cinquanta aziende al giorno e ha bruciato, nel corso del 2010, circa 130.000 posti di lavoro.Anche i tentativi di salvataggio della propria attività avvengono in un circuito di marginalità economica, su cui l’usura allunga le sue mani. Il fenomeno colpisce in larga parte persone mature, intorno ai cinquant’anni, che hanno sempre operato nel commercio e che hanno oggettive difficoltà a riconvertirsi nel mercato del lavoro e, quindi, tentano di tutto per evitare il protesto di un assegno, il fallimento della loro attività. Solitamente sono commercianti che operano nel dettaglio tradizionale, come alimentaristi, fruttivendoli, gestori di negozi di abbigliamento e calzature, fiorai, mobilieri. Sono queste le categorie che oggi pagano, più di ogni altro comparto, il prezzo della crisi. Stimavamo agli inizi del 2000 in circa 25.000 il numero degli usurai in attività. Oggi sono saliti ad oltre 40.000, per la gran parte soggetti noti all’Autorità Giudiziaria.Tra questi anche un’usura di mafia, ovvero gestita dalla criminalità mafiosa e organizzata.