Oggi in Commissione Bilancio e Finanze, mercoledì in Aula e entro venerdì il voto sul decreto. Il governo al lavoro sulla “Fase due”: delega fiscale, liberalizzazioni e mercato del lavoro.
Il presidente del Senato Renato Schifani ribadisce l’impegno di Palazzo Madama ad approvare definitivamente la manovra entro Natale, mentre il ministro Corrado Passera smentisce seccamente che possa arrivare in primavera un altro decreto analogo, come ha preconizzato Giulio Tremonti. In effetti piu’ che a nuove tasse ed entrate il governo sta lavorando ad altri dossier: il disboscamento delle circa 500 detrazioni fiscali che pesano per 160 miliardi, il recupero di gettito dalla lotta all’evasione, e nuove misure per la crescita a partire dalle liberalizzazioni e dalla riforme di mercato del lavoro e ammortizzatori sociali. L’esame della manovra in Senato partira’ oggi pomeriggio nelle commissioni Bilancio e Finanze e approdera’ mercoledi’ mattina nell’aula, che licenziera’ definitivamente il decreto entro venerdi’. Tra le questioni ancora aperte anche l’asta delle frequenze televisive.I sindacati hanno accolto parzialmente l’invito del ministro del Welfare Elsa Fornero ad aprire un confronto sul lavoro. Intanto il ministro dello Sviluppo Corrado Passera alza il pressing in vista della Fase due della manovra. “Sulle liberalizzazioni non finisce qua” annuncia alla trasmissione “Che tempo che fa” dopo il passo indietro sui farmaci di fascia C. “Il caso è emblematico. Un grande peccato, ma ci torniamo”. E sulla questione del conflitto di interessi taglia corto: “Non c’é. Ma le azioni di Intesa SanPaolo le vendiamo e basta. E’ sbagliato, ma così ci togliamo il dubbio”. Il segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni si dice pronto a discutere. Ma, avverte, “l’articolo 18 non è un merito condivisibile”. In questo modo, aggiunge, si cade “nell’ossessione” di Maurizio Sacconi “il precedente ministro del Lavoro che ha impedito qualsiasi vera riforma”. Secondo le indiscrezioni, il progetto della Fornero punta ad uno scambio: allentamento dell’articolo 18 in cambio dell’introduzione del reddito minimo per garantire una maggiore flessibilità fondata su un sistema più forte di ammortizzatori sociali per far fronte alla maggiore precarietà del lavoro. La cosiddetta “flexsecurity” dovrà essere inserita nella cornice di una riforma della contrattazione. Sul fronte politico Pdl e Terzo Polo si schierano con la Fornero. “Se non si fa un contratto unico per i neo-assunti a tempo indeterminato garantendo una maggiore flessibilità in uscita, non si aiutano i giovani” sostiene il presidente di Fli Gianfranco Fini. Il Pd invece frena. “Dopo un adeguato approfondimento, la professoressa Fornero concluderà che l’articolo 18 non c’entra nulla con la precarietà dei giovani e con la crescita dell’economia” avverte il responsabile economico Stefano Fassina. Intanto Cgil, Cisl e Uil restano sul piede di guerra.