Riceviamo e pubblichiamo
E.On ha un solo modo per fugare i legittimi timori di questo territorio: deve approfittare della proroga che gli è stata concessa sulle autorizzazioni per la realizzazione del nuovo gruppo superipercritico a carbone, ed effettuare a Fiume Santo gli investimenti per cui si era impegnata, facendosi carico dei doveri che ha assunto formalmente con questo territorio e con chi lo governa, sia a livello locale che regionale e nazionale. Al contrario, il continuo rimbalzo di annunci e smentite a mezzo stampa della vendita di Fiume Santo sconfessa oltre due anni di rassicurazioni e garanzie fornite dalla multinazionale tedesca, che starebbe pensando di scappare via a gambe levate senza mantenere fede agli impegni, anche formali, assunti in questi anni.
È vero che E.On lamenta da mesi una situazione di difficoltà e di esuberi nel personale impiegato a Fiume Santo, ma ribadiamo di non essere disposti a discutere di eventuali ridimensionamenti dei livelli occupazionali. A maggior ragione consideriamo irricevibile ogni comunicazione in tal senso se è vero, come è vero, che non manca alcuna condizione per la realizzazione del nuovo gruppo superipercritico a carbone, dal quale deriverebbe una nuova condizione di produttività dell’impianto di produzione energetica.
La sensazione, già lamentata in passato, è che dopo aver tentato di ridimensionare la centrale e di spiegare che gli investimenti concordati sarebbero ormai fuori tempo massimo, E.On ha capito che l’unica possibilità di non stare agli accordi è quella di andarsene. Tutto questo è francamente inaccettabile.
A questo punto ci appelliamo ancora una volta e con forza alla Regione Sardegna, chiedendo un intervento risolutivo e immediato, al fine di esigere da E.On una risposta chiara e netta sulle seguenti questioni:
1. resta prioritario per il territorio che E.On dica una volta per tutte che intende mantenere gli impegni assunti attraverso gli accordi che ha siglato nel corso degli anni e che ha confermato anche di recente;
2. in particolare, si ribadisce la necessità assoluta di procedere alla realizzazione del nuovo impianto (gruppo 7) a ciclo superipercritico da 450 megawatt alimentato a carbone;
3. la suddetta costruzione è resa ulteriormente urgente dall’impegno aziendale di dismettere i gruppi 1 e 2 alimentati a olio combustibile il cui utilizzo è reso possibile da ormai diverso tempo da un regime di deroga non più sostenibile. Ogni ritardo nella costruzione del nuovo gruppo procura pertanto un danno non solo economico ma anche ambientale per il territorio;
4. si richiede che, come conseguenza del rispetto di tali prioritari impegni, si proceda alla prevista restituzione delle aree che attualmente ospitano i gruppi 1 e 2 e di quelle prospicienti;
5. fermo restando il favore di questo territorio per l’intenzione di E.On di implementare il sistema di approvvigionamento di energia attraverso un sempre più massiccio utilizzo di fonti energetiche rispettose dei principi di sostenibilità e compatibilità ambientale, si ribadisce la necessità – rispetto al progetto in atto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico – che la Regione Sardegna compia un’attenta valutazione degli impegni legati alle autorizzazioni;
6. in conclusione si ritiene inaccettabile il persistere della situazione attuale che, oltre a costituire il palese mancato rispetto degli accordi che E.On ha assunto con il territorio, garantisce un evidente vantaggio economico per la stessa società, ma per contro costituisce un grave danno ambientale per l’area interessata.
Il presidente
Alessandra Giudici