Ma Mario Monti ci è o ci fa?

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Ma Mario Monti ci è o ci fa? Leggendo l’astruso comunicato stampa in cui l’ex preside della Bocconi specifica di non aver mai influito sui rating (sempre più disastrosi) dell’Italia e dei paesi europei la domanda diventa d’attualità. Il presidente del Consiglio sottolinea di aver partecipato solo a delle riunioni esplorative, due o tre l’anno, organizzate dall’agenzia Moody’s unitamente ad altre personalità economiche europee. Ora i punti sono due. Per questa attività da salottino economico il professor Monti riceveva anche un compenso o era solo un modo di scambiare due chiacchiere con quattro amici, scegliendo anziché un semplice salotto una più confortevole suite di un’agenzia internazionale di rating? Punto due: ma Moody’s per quale motivo organizzava queste riunioni, che erano anche strutturate in un “advisory council”? Forse avevano qualche cosa a che vedere con l’attività unica ed esclusiva della stessa Moody’s, ossia attribuire i rating a chi emette debito sui mercati finanziari? Il problema alla fine non è neanche di Mario Monti ma di chi, Napolitano e La Repubblica in testa, lo ha voluto dipingere come un asessuato tecnico economico, uno che non si è mai sporcato le mani con la vita quotidiana, con gli interessi economici personali, con la carriera e con i figli. Ed oggi Monti deve difendere questa immagine totalmente astratta che doveva servire ad abbassare lo spread ma che neanche a questo poi alla fine è servita. E quindi è costretto a dire solenni corbellerie. Come il fatto che andava da Moody’s per il puro piacere accademico di scambiarsi vedute con pezzi grossi della finanza europea. Mario Monti è stato da sempre un uomo legato alla grande finanza laica mondiale, in specie americana. Non è certo un reato o una colpa e non si capisce perché bisogna nasconderlo o cercare stoicamente di smentire la realtà. Ottenendo effetti surreali: Berlusconi ad Arcore si godeva spettacoli di burlesque, Monti da Moody’s partite di canasta. Il professor Mario Monti, oltre che da Moody’s andava anche al gruppo Bilderberg, era presidente dell’Atlantic Council e dal 2005 al 2011è stato anche International advisor di Goldman Sachs. Non vogliamo ricordare poi la non felicissima pagina della sua presenza nella Commissione Europea nel 1999 (dimissioni obbligate per tutti commissari dopo le pesantissime conclusioni di un’inchiesta effettuata per conto del Parlamento europeo)ma vogliamo segnalare, a riprova di un’appartenenza culturale, storica, operativa del presidente del consiglio a determinati ambienti, il curriculum del figlio Giovanni Monti. Responsabile del Business Development della Parmalat (quando era commissario Enrico Bondi, oggi consulente per i tagli del governo Monti), è stato vicepresidente per Morgan Stanley, per Citicorp e consulente per Bain&co (tutti colossi della finanza a stelle e strisce)oltre ovviamente ad aver studiato all’Università Bocconi. Insomma quando c’era Berlusconi il tormento, anche giustificato, con i suoi conflitti d’interesse era quotidiano ed asfissiante arriva Mario Monti e d’incanto il conflitto di interesse diventa quasi una parolaccia.