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Coronavirus/ L’Italia vieta l’ingresso a chi proviene dall’Africa meridionale

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C’è grande preoccupazione nel mondo per la variante sudafricana in grado id replicarsi più volte, con il rischio che posa diventare resistente ai vaccini. Gli Stati iniziano a prendere le contromisure.

L’Italia ha vietato l’ingresso a chi è stato negli ultimi giorni in alcuni paesi dell’Africa meridionale a causa della diffusione di una nuova variante di Coronavirus in quelle aree.

Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza.

“Ho firmato una nuova ordinanza che vieta l’ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia, Eswatini”, queste le parole del ministro.

Cronaca nazionale/ In vacanza per i 18 anni subisce violenza dal massaggiatore del centro benessere

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FOTO DI REPERTORIO

Ancora casi di presunta violenza sulle donne. Una ragazza di 18 anni sarebbe stata violentata dal massaggiatore in un hotel a Montegrotto. Quello che doveva essere un regalo per i suoi 18 anni, si sarebbe trasformato in un vero e proprio incubo per la ragazza. Un pacchetto di tre giorni in un hotel, con incluso il centro benessere e un massaggio su tutto il corpo.

I fatti risalgono al primo agosto, quando la 18enne sarebbe stata vittima di una violenza sessuale da parte del massaggiatore. L’uomo, un padovano di 51 anni, avrebbe abusato della giovane studentessa per un’ora.

Dopo mesi di malessere si è confidata con la madre, che si è subito rivolta a un legale del foro di Treviso e ha presentato un esposto alla Procura di Padova.

Così sono scattate le indagini coordinate dai carabinieri e la 18enne ha indicato il suo presunto violentatore grazie a un riconoscimento fotografico. Nei prossimi giorni gli uomini dell’Arma sentiranno il 51enne per avere la sua versione dei fatti.

Il racconto della ragazza al momento sembra credibile agli occhi degli inquirenti. La studentessa ha ripercorso nei dettagli quella terribile giornata di agosto.

foto di repertorio

Cronaca nazionale/ Escursionista cade in un canalone e muore

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FOTO DI REPERTORIO

Una gita trasformata in tragedia. E’ accaduto sul monte Resegone, sopra Lecco. Una donna lituana di 40 anni è morta mentre stava affrontando un’escursione; è precipitata nel canalone Comera mentre stava percorrendo il principale sentiero che conduce alla vetta, situata a quota 1875 metri. Complici con ogni probabilità le condizioni del terreno rese insidiose dal maltempo, è precipitata per una settantina di metri. La dinamica è in corso di accertamento.

 Sul posto sono intervenuti i tecnici della Stazione di Lecco del Soccorso alpino e i Vigili del fuoco. È stato mobilitato l’elisoccorso, che però non è riuscito a intervenire, ostacolato da nuvole e pioggia.

 L’équipe medica ha però raggiunto i Piani d’Erna dove il sanitari non hanno potuto far altro che constatare il decesso.

foto di repertorio

Cronaca nazionale/ Mentre è in bici con il padre perde la vista e cade: morto un 15enne

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L'ospedale San Martino di Belluno

Una morte assurda, una giovanissima vita spezzata e tutti si chiedono perché. Prima di cadere dalla bici, ha detto al padre di non vedere nulla. E’ accaduto a Sospirolo (Belluno). Il ragazzo, di appena 15 anni, purtroppo non ce l’ha fatta. È morto al San Martino di Belluno dove l’Ulss Dolomiti, ieri, ha disposto un esame autoptico per capire cosa possa essere accaduto e soprattutto qual è stata la causa della sua morte. Lo racconta Il Gazzettino.

 Il padre ha chiamato il 118, ma non avevano ambulanze. L’uomo ha portato il figlio al pronto soccorso del San Martino di Belluno, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare.

Cronaca nazionale/ Autobus prende fuoco in movimento: salvi gli occupanti

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Momenti di terrore, ma per fortuna nessuna conseguenza per gli occupanti del messo di trasporto.

Paura su un bus di linea per un incendio che si è sprigionato mentre il veicolo era in marcia. Il pronto intervento dell’autista e il successivo intervento dei vigili del fuoco ha consentito di evitare problemi per le persone. E’ successo all’Aspio di Ancona. 

 Il conducente ha fatto scendere tutti gli occupanti e ha cercato di estinguere l’incendio. La squadra dei vigili del fuoco sul posto ha spento le fiamme e messo in sicurezza la zona dell’intervento.

ULTIM’ORA/ Ucciso e gettato nel fiume: c’è un fermato

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Sono arrivate subito ad una svolta le indagini per il presunto omicidio di un 54enne a Popoli in provincia di Pescara,i;  i carabinieri hanno fermato un uomo originario di Roma, un vicino di casa, con cui la vittima non era in buoni rapporti e con il quale avrebbe avuto una lite.

I sospetti delle forze dell’ordine si sono subito indirizzati su di lui, che è stato portato in caserma.

Trovata anche l’arma del delitto, un coltello insanguinato.

Il cadavere del 54enne, di origini straniere, era stato rinvenuto sulle sponde del fiume Pescara, in contrada Decontra. Ad avvistare il corpo, con una vistosa ferita alla testa, era stato un residente che passeggiava con il cane. Accanto al corpo senza vita era stata trovata una carriola, usata probabilmente per trasportarlo.

Probabilmente il 54enne era morto altrove e poi il cadavere era stato trasportato sul greto del fiume, parzialmente in acqua, tra la vegetazione, forse con l’intento di nasconderlo. 

Per gli investigatori non ci sono dubbi sul fatto che si tratti di un omicidio; sono state riscontrate lesioni probabilmente provocate da un corpo contundente.

Le indagini a cura dei Carabinieri del Reparto Operativo del Comando provinciale di Pescara hanno dato un primo risultato.

foto di repertorio

Covid-19/ Save the Children: “situazione drammatica non solo in Europa, un bambino su cinque rischia di abbandonare la scuola nei paesi più fragili”

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Nei paesi a basso reddito milioni di bambini non sono mai più tornati in classe dopo la chiusura delle scuole dovuta al Covid-19 e un bambino su cinque rischia di abbandonare definitivamente la scuola in alcuni dei paesi più fragili. Questo è quanto emerge da una ricerca condotta da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro – in 625 scuole in Afghanistan[1], Etiopia, Malawi, Nigeria, Somalia e Uganda.  Lavoro minorile, matrimoni precoci, difficoltà economiche sono tra i principali motivi che impediscono a bambine e bambini di proseguire il percorso scolastico e in seguito alla pandemia, che ha aggravato ancora di più la situazione, si aggiungono anche la paura del contagio e la mancanza di dispositivi di protezione individuale.

Sebbene i dati sul numero di minori fuori dal sistema scolastico a causa del Covid-19 siano pochi, il rapporto di Save the Children “Covid’s Educational Time Bomb: Out of School Children Global Snapshot” rivela che oltre il 20% degli studenti intervistati corre il rischio di abbandonare definitivamente la scuola, con conseguenze potenzialmente devastanti per il loro futuro. L’Organizzazione ha condotto l’analisi in sei paesi – in Afghanistan, Etiopia, Malawi, Nigeria, Somalia e Uganda – dove le scuole sono state completamente o parzialmente aperte tra maggio e luglio 2021, per raccogliere informazioni su quanti studenti sono fuori dalla scuola, chi sono e perché hanno abbandonato. Il sondaggio ha coinvolto in totale 625 scuole, circa 100 scuole per paese. Inoltre, considerando che le lezioni continuano ad essere sospese, il numero di bambini che lascia la scuola è destinato ad aumentare e più del 90% degli istituti scolastici ha affermato che nella loro comunità ci sono alunni che potrebbero frequentare le lezioni ma non lo fanno.

Per bambine, bambini e adolescenti frequentare la scuola significa essere protetti da varie forme di abuso e sfruttamento, avere cibo nutriente, un luogo sicuro dove giocare e un senso di speranza per il futuro. Secondo la ricerca dell’Organizzazione, chi corre il maggior rischio di abbandono scolastico a causa della pandemia sono i minori più vulnerabili, tra cui bambine e ragazze, i minori provenienti da famiglie a basso reddito o che vivono in aree rurali, migranti e rifugiati. Inoltre, anche se il fenomeno riguarda tutti, chi vive in paesi a basso reddito ha risentito maggiormente dell’interruzione delle lezioni. Alcuni di loro, infatti, nel corso della pandemia hanno perso il 20% in più di giorni di scuola rispetto ai coetanei di altri paesi.  In alcuni paesi, bambine e ragazze, costrette a sposarsi e a lasciare la scuola, corrono un maggiore rischio di abbandono scolastico rispetto ai coetanei maschi. In Uganda, ad esempio, il Covid-19 ha contribuito ad aumentare le disuguaglianze: il 52% degli studenti che hanno abbandonato la scuola sono femmine, ma le bambine e le ragazze iscritte a scuola erano già meno numerose dei maschi prima della pandemia.  Si prevede che entro il 2030 altri 10 milioni di ragazze saranno costrette a sposarsi precocemente[2] a causa della pandemia. Il matrimonio precoce è una violazione dei diritti dei minori che priva le bambine e le ragazze della loro infanzia, impedisce loro di studiare e può avere gravi conseguenze sulla loro salute mentale. Secondo Save the Children se non si agirà immediatamente, i progressi ottenuti negli ultimi 20 anni nel campo dell’educazione saranno resi vani dalle conseguenze del Covid-19.

“Anche se le scuole stanno riaprendo in tutto il mondo, non tutti i bambini stanno tornando in classe. Anzi, in molti paesi sta accadendo l’esatto contrario. Questa nostra ricerca offre una panoramica sulle conseguenze a lungo termine che il Covid-19 sta avendo sull’educazione dei bambini in questi paesi. Se applichiamo a livello globale il tasso di abbandono del 20% calcolato sulle scuole coinvolte nel sondaggio di Save the Children, osserviamo che – potenzialmente – decine di milioni di bambini non torneranno mai più a scuola a causa degli effetti della pandemia. Il Covid-19 ha già avuto gravi conseguenze sull’educazione e, se non agiamo immediatamente, continuerà ad averne anche in futuro. La pandemia continua a spingere le famiglie nella povertà, costringendo molti bambini a lavorare o a sposarsi e ad abbandonare la scuola. I bambini più vulnerabili ed emarginati hanno già subito la più grande perdita educativa negli ultimi 18 mesi, con scarso o nessun accesso all’apprendimento a distanza o all’istruzione. Abbandonare la scuola ora li porterà solo più indietro” ha dichiarato Jasmine Jahromi, Team Leader per Save the Children dell’iniziativa Safe Back to School. “Possiamo ancora fare qualcosa ma il tempo è poco. Se i bambini non tornano il prima possibile in classe è molto probabile non ci torneranno mai più. Dobbiamo agire ora e anche i governi devono investire nell’educazione prima che sia troppo tardi”.

Save the Children chiede ai governi e ai donatori di investire immediatamente nell’istruzione affinché ogni bambino sia supportato nel rientro in classe quando sarà sicuro farlo. Sono necessari maggiori sforzi per superare gli ostacoli che impediscono ai bambini più vulnerabili ed emarginati di tornare a scuola – in particolare bambine, ragazze, i bambini provenienti da famiglie a basso reddito, i bambini con disabilità, migranti e rifugiati – come ad esempio denaro, pasti scolastici, corsi di recupero e supporto alla salute mentale e psicosociale.

[1] Dati raccolti prima dell’arrivo dei talebani nell’agosto 2021.

[2] Dati UNICEF

Save the Children Italia Onlus

Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne/Salvatore Di Sarno (sindaco Somma Vesuviana): “Se vedete violenza chiamate subito al 1522″

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Comunicato del 24.11.2021

Se vedete violenza chiamate subito al 1522 . Dobbiamo insieme guardare tutti nella stessa direzione e lavorare molto sullo stare insieme, sull’integrazione, sulla parità dei diritti.”. Lo ha affermato Salvatore Di Sarno, sindaco di Somma Vesuviana, a margine de “Il Rumore del Silenzio”, giornata ideata e voluta da EvaProEva in collaborazione con il Comune di Somma Vesuviana, alla vigilia della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.

“Le donne uccise da inizio anno, in Italia, sono state 103 e purtroppo in queste 103 c’è anche il nome di Vincenza Tortora che venne uccisa a Luglio scorso a Somma Vesuviana e certamente non dimenticheremo la nostra concittadina Melania Rea Antonietta Paparo uccisa a San Sebastiano al Vesuvio. Dobbiamo fare rete e dare vita ad un programma di educazione culturale nelle scuole – ha continuato Di Sarno –  nelle piazze, per strada, ovunque sia possibile e domani anche per questo parteciperò al doppio evento dell’Associazione EvaProEva”.

E da Somma Vesuviana parte un modello innovativo di informazione e comunicazione attraverso incontri con sociologi e psicoterapeuti ma anche l’espressione e il dialogo attraverso molteplici forme artistiche come le attività laboratoriali sul fumetto, fotografia, pittura. Una comunicazione davvero innovativa e di solidarietà anche per le donne di Kabul. In mattinata, presso la Sala del Cenacolo del Chiostro Francescano di Santa Maria del Pozzo, gli studenti hanno dialogato con sociologi e psicoterapeuti, poi ogni gruppo ha partecipato ad attività laboratoriali.

Stefania, arrivata dalle Marche ha raccontato la violenza subita e lo ha fatto con la pubblicazione di un libro. La sua storia, personale è diventata “Questo non è amore”.

  “Non dobbiamo abbassare la guardia. Dobbiamo lavorare tutti insieme affinché possa esserci un cambiamento culturale. Attraverso l’arte valorizziamo lo stare insieme e dunque cerchiamo di fornire gli strumenti giusti. Ben 10 anni de ” Il rumore del silenzio. La giornata si è svolta in tre momenti: conferenza con gli esperti, attività laboratoriali ed in serata Recital – ha affermato Cinzia Castaldo, Presidente di EvaProEva – e dunque racconteremo della violenza sulle donne anche tramite l’arte della narrazione.   Quest’anno abbiamo voluto porre l’attenzione sugli amori violenti e malati. Ammesso che si possa definire violento un vero amore”. 

“Il fatto di essere all’ennesima conferenza sulla violenza sulle donne è prova del fatto che non siamo ancora nell’epoca dell’uguaglianza – ha dichiarato Rosalinda Perna, Assessore alla Cultura –  della parità dei diritti. Il luogo dove l’evento si è svolto è fortemente simbolico: Chiostro di Santa Maria del Pozzo. E domani avremo un nuove ed importante evento voluto dal Liceo Scientifico di Somma Vesuviana, in programma presso il Convento dei Padri Trinitari al Borgo Antico del Casamale. Dunque il patrimonio artistico, culturale e storico diventa luogo di incontro”.

Comunicazione innovativa con il coinvolgimento della popolazione.

“In Piazza Vittorio Emanuele III c’è la panchina rossa ma c’è anche la cassetta rossa dove è possibile depositare denunce in anonimato – ha affermato Luisa Cerciello, Assessore alle Pari Opportunità – perché siamo in presenza di una battaglia che non abbiamo ancora vinto. Puntiamo sulle nuove generazione per avere uomini non violenti e donne che sappiano riconoscere la violenza fisica ma anche quella psicologica. L’Amministrazione c’è!”.

Giuseppe Ragosta – Addetto Stampa del Comune di Somma Vesuviana

Ambiente/ Animal Equality: “esplode l’aviaria negli allevamenti italiani, ancora una volta serbatoi di virus e di morte”

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Sono milioni gli animali finora abbattuti per contenere l’influenza aviaria ad alta patogenicità che da oltre un mese si sta diffondendo in Italia infettando tacchini, quaglie, polli e galline all’interno di allevamenti intensivi di Lazio, Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia.  L’influenza aviaria diffusasi a partire da ottobre 2021 negli allevamenti italiani sta condannando all’abbattimento diversi milioni di animali, a fronte di 102 focolai verificati come riportato dal Ministero della Salute.  Si tratta di numeri enormi, che mostrano ancora una volta quanto gli allevamenti intensivi e l’alta densità degli animali allevati siano fonte di rischi sanitari, veri e propri serbatoi di virus in grado di mettere a rischio la biosicurezza di tutti e il benessere degli animali coinvolti.  Secondo quanto riportato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe), la maggioranza degli allevamenti coinvolti è di tipo intensivo ed è concentrato prevalentemente in Veneto.  A partire dal 9 novembre 2021, sono state confermate diverse positività per questo tipo di virus anche in volatili selvatici in Lombardia e Veneto. Secondo il CRN: “La situazione epidemiologica dell’influenza aviaria è in rapida evoluzione anche a livello europeo, con crescente aumento del numero di focolai confermati da virus HPAI, sottotipo H5, in volatili selvatici e nel pollame domestico in diversi Paesi”. I numeri delle vittime e la galoppante diffusione dell’influenza aviaria a livello nazionale e internazionale indicano ancora una volta come gli allevamenti intensivi siano dei veri e propri serbatoi di virus pronti a esplodere. Sovraffollamento e stress, oltre a provocare ogni giorno la sofferenza degli animali allevati, favoriscono infatti anche la diffusione di malattie zoonotiche.

Come affermato di recente dal direttore del Dipartimento Scienze della Salute al Policlinico Gemelli Walter Ricciardi, interpellato sull’epidemia di aviaria in corso, il rischio di salto di specie esiste e si è già verificato, rendendo il virus un pericolo anche per gli esseri umani. Animal Equality Italia, impegnata costantemente per fermare le crudeltà sugli animali allevati a scopo alimentare, chiede che il benessere degli animali inizi ad essere considerato realmente una priorità da parte di istituzioni e aziende riconoscendo gli allevamenti intensivi come luoghi che minacciano l’ecosistema. È fondamentale infatti diminuire la densità degli allevamenti e il numero degli animali allevati a scopo alimentare, abbandonando il sistema intensivo di allevamento e mettendo fine a uno sfruttamento ingiusto e pericoloso per tutti noi. 

“Lo sfruttamento degli animali, maltrattati e costretti a vivere in condizioni pessime per quanto riguarda la loro salute fisica e psicologica, genera sempre più spesso gravi conseguenze anche per l’ambiente e gli esseri umani, ma è ora di fermare tutto questo” dichiara Alice Trombetta, direttrice esecutiva di Animal Equality Italia.  

 Animal Equality

Roma/ Trovato cadavere galleggiante nel Tevere

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Solo indagini approfondite permetteranno di chiarire il giallo. Un cadavere è emerso nel Tevere all’altezza di Ponte Cavour. Il rinvenimento risale alla mattinata di oggi.

Da quanto si apprende con le prime informazioni trapelate si tratterebbe di un uomo, di età compresa tra i cinquanta e i sessant’anni, che non è stato ancora identificato e sul quale sono in corso gli accertamenti da parte degli agenti della Polizia di Stato.

A dare l’allarme è stato un passante. Per recuperare il corpo è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco.

Foto di repertorio