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Coronavirus, proroga chiusura Villa Comunale e sanificazione uffici comunali

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Con ordinanza n. 146 del 08.05.2020, il Commissario Straordinario ha disposto la proroga dell’ordinanza n.129 del 03/04/2020, per la chiusura al pubblico della Villa Comunale, dei Parchi pubblici e dei bagni pubblici, sino a tutto il 18 maggio.

In attuazione del “Protocollo condiviso di regolamentazione per il contenimento della diffusione del Covid 19”, del 24 aprile 2020, si comunica che sabato 9 maggio 2020, sarà effettuato dalla Sangalli di Andria, un intervento di sanificazione, disinfezione ed igienizzazione straordinaria, presso gli Uffici Comunali, come di seguito specificato:

– Mercato Ortofrutticolo – ore 8.00; Municipio – Piazza Umberto I°- ore 8.30; Ufficio Sviluppo Economico – Largo Grotte – ore 9.00; Biblioteca – Piazza Sant’Agostino – ore 9.30; Palazzo degli Uffici – Piazza Trieste e Trento – ore 10.00; Ufficio Tributi – Via Bari – ore 10.30; Tribunale – Via Tiziano – ore 11.00; Comando Polizia Locale – Via Tiziano – ore 11.30.

COC-Funzione Comunicazione-dr.Vincenzo Rutigliano

Sport/ Davide Cassani: “L’Italia ripartirà grazie alla bicicletta”

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Davide Cassani ha le idee chiare: sarà la bicicletta una delle componenti fondamentali per rilanciare l’economia, il turismo e favorire gli spostamenti durante e dopo il periodo di emergenza Covid-19. In una lunga intervista rilasciata a InBici Magazine, Cassani ha parlato non solo in qualità di coordinatore tecnico delle nazionali italiane di ciclismo, ma anche in qualità di presidente dell’APT dell’Emilia Romagna.

“Non sono una figura politica, ma credo che la nostra regione sia una di quelle che offre un gran numero di panorami: mare, montagna e colline. Il presidente Bonaccini ha deciso di investire un milione di euro per favorire gli spostamenti in bicicletta, e credo che per rilanciare l’economia turistica sia necessario continuare a fare degli investimenti mirati sul cicloturismo. La bicicletta è il mezzo di trasporto ideale perché consente il distanziamento sociale e soprattutto non inquina: prendere i mezzi pubblici è difficile, è necessario quindi cercare un mezzo alternativo all’auto per non intasare il traffico e soprattutto per non inquinare. In Emilia Romagna si lavorerà anche sul cicloturismo fuori strada, sia in Gravel che in mountain bike, al fine di permettere davvero a tutti di visitare la nostra regione pedalando”.

Il discorso, ovviamente, si amplia a tutta l’Italia: “E’ difficile sapere se e quando si potrà tornare a gareggiare nel mondo amatoriale, ed è anche per questo motivo che dobbiamo intendere la bicicletta come mezzo di trasporto e come oggetto che ci permette di stare all’aria aperta. Dopo la quarantena, durante la quale non siamo potuti uscire in bicicletta, è bello riassaporare la libertà in questi giorni. Per questo chiedo a tutti di pedalare con calma, magari andare a una media oraria un po’ più bassa del solito e guardarsi intorno, ammirare i paesaggi che ci circondano“.  Nell’intervista, Cassani ha anche affrontato tematiche inerenti il ciclismo agonistico: “Mi auguro davvero che la Granfondo Davide Cassani, che nasce e vive per sostenere il ciclismo giovanile in quanto dopo la gara degli amatori vi è una manifestazione per Juniores, possa essere recuperata nel corso del 2020. Sicuramente sarà possibile organizzare delle gare a cronometro, ma ad oggi è difficile immaginare una gara così come la intendiamo tradizionalmente. Di sicuro, ci sarà di grande aiuto il prefetto Roberto Sgalla, che è la persona giusta per cercare di risolvere i tanti problemi che si pongono in questo periodo di convivenza con il Coronavirus. E poi c’è il Giro d’Italia: l’Emilia Romagna ha un peso enorme sulla corsa con tre tappe che attraverseranno il territorio, in particolare con la tappa di Cesenatico che ricalca il percorso della Nove Colli, per la quale avevamo organizzato una settimana di grande festa. Purtroppo, adesso sarà tutto diverso. Non mi piace il fatto che molte classiche monumento si svolgano durante il Giro d’Italia 2020, credo che tutti debbano fare dei sacrifici e non solo la corsa rosa, ci sarebbe voluto maggiore rispetto. Inoltre, siamo in attesa di avere una decisione definitiva sui mondiali”.

Italian Sport Communication

Federagenti: “Venezia laboratorio nazionale, ma dallo Stato solo promesse non mantenute”

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FOTO DI RPERTORIO

Il 13 febbraio, proprio alla vigilia dell’emergenza Covid 19 e quando le prime contradditorie notizie incominciavano a rimbalzare dalla Cina, Venezia, città già duramente colpita dall’acqua alta, con una manifestazione che aveva unito su iniziativa di Federagenti, impresa, lavoro e istituzioni, aveva lanciato un segnale forte e chiaro sintetizzandolo in un manifesto programmatico. Il giorno stesso il governo aveva dichiarato con soddisfazione di aver risolto definitivamente il problema del cosiddetto ‘protocollo fanghi’, fatto questo che avrebbe dovuto così dare il via a tutta una serie di lavori di escavi vitali per il porto.

Questo non è successo e oggi scopriamo che in realtà il protocollo è ancora dentro qualche cassetto ministeriale e non certamente per colpa del virus che nel frattempo ha sconvolto il nostro paese ed il mondo intero. Quel nostro manifesto che oggi potrebbe suonare profetico e al quale ha fatto seguito in questi giorni anche la sfida “Rimbalzaitalia” lanciata dal Sindaco Brugnaro, riaccreditava e, oggi proprio sotto la pressione del virus, convalida ulteriormente due considerazioni di fondo: che i danni di un’operazione di snaturamento storico, specie delle città marittime che hanno svolto funzioni di emporio, porto e capolinea di commerci, possono diventare fatali se non si pianifica in queste realtà una convivenza fra funzioni e vocazioni economiche; che Venezia proprio per le sue caratteristiche mercantili e per la crescente consacrazione turistica, puó e deve diventare il laboratorio per un ripensamento globale della struttura economica e sociale di una fascia straordinariamente importante di città italiane.

Secondo Federagenti è venuto il momento di trarre le conclusioni da alcune lezioni che la storia ci sta impartendo:

1) le città la cui economia è basata su di una monocultura (nel caso di Venezia, il turismo diventato una risorsa essenziale, ma da gestire e ripensare) rischiano di essere annientate da emergenze globali;

2) senza investimenti immediati e da sbloccare a ogni costo, finalizzati a interventi infrastrutturali (nel caso del porto di Venezia spiccano i dragaggi dei canali attraverso i quali la transitano le navi) anche il tessuto economico apparentemente più sano può facilmente disgregarsi e sgretolarsi;

3) l’unico fattore strategico vincente che consente anche di affrontare “il cigno nero” di emergenze globali è la logistica, quella supply chain della quale i porti sono elemento essenziale e irrinunciabile.

A meno di due mesi, lunghi anni con gran parte della popolazione italiana ancora “reclusa” e con l’incubo virus ancora attivo, quel messaggio lanciato da Federagenti, e condiviso da altre categorie imprenditoriali oltre che dal Sindaco di Venezia, non solo conserva intatta la sua validità, ma assume oggi le caratteristiche di una scelta obbligata, in assenza della quale, “la politica si assumerà precise responsabilità nel declino del Paese”.

“Le monoculture economiche – afferma il Presidente di Federagenti, Gian Enzo Duci – mettono a nudo tutta la fragilità intrinseca di comunità locali che si rivelano del tutto incapaci di affrontare le emergenze, mentre la logistica, la supply chain, e quindi porti, aeroporti, ferrovia, centri merce, si sono rivelati e si confermano come l’unico strumento in mano a sistemi economici nazionali anche nel quadro di una globalizzazione rivelatasi ad alto rischio, in grado di contrastare gli effetti negativi più devastanti delle crisi e di favorire una convivenza fra vocazioni economiche e culturali differenti”.

“Venezia è per noi, ma potrebbe diventare per tutti – prosegue Duci – il simbolo di ció che non va perseguito, di ció che va fatto urgentemente e di ció che avrebbe dovuto essere realizzato per tempo”.

Federagenti, in collaborazione con le istituzioni veneziane costrette oggi a fronteggiare una crisi senza precedenti, intende fare proprio di Venezia il simbolo e il laboratorio da utilizzare contro la burocrazia, lo stallo decisionale su infrastrutture strategiche, i tempi infiniti per la loro realizzazione: una delle più note e splendide città del mondo trasformata in una ghost town e abbandonata persino da quelle navi da crociera che erano considerate alla stregua di nemici sistemici. Tutta colpa ‘solamente’ del virus?

Secondo la Federazione Italiana degli Agenti Marittimi la storia e le esperienze devono insegnare qualcosa persino alla politica meno acuta. E da ció discende una scelta: rilanciare immediatamente il manifesto per Venezia, responsabilmente congelato in questi ultimi mesi di piena emergenza e pretendere una concreta azione delle Istituzioni. Venezia, ma forse l’Italia intera, non possono più attendere.

Per ulteriori informazioni: Barbara Gazzale

Sanatoria migranti, de Lieto (Lisipo): “Strano Paese il nostro, mette fuori dalle carceri i condannati al 41 bis e regolarizza gli stranieri irregolari”

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E’ sulla linea dell’approvazione l’ennesima sanatoria per regolarizzare diverse centinaia di stranieri irregolari. Ancora una volta la presa di posizione dei soliti buonisti sembra aver raggiunto l’obiettivo. A tal riguardo il Segretario Generale del Libero Sindacato di Polizia LI.SI.PO., Antonio de Lieto ha dichiarato: “la brutale, vile e vigliacca violenza sessuale, ai danni di una infermiera di Napoli, la tentata violenza e lo sputo in faccia ad una minorenne e resistenza ai carabinieri interventi verificatasi a pochi passi dalla Basilica palladiana in pieno centro a Vicenza, sono solo gli ultimi squallidi atti criminali di bestie travestite da uomini, di una lunga serie di violenze e tentate violenze perpetrate per la maggior parte da stranieri che scorazzano in lungo e largo per il nostro Paese. I nostri politici ben remunerati, a giudizio del LI.SI.PO. – ha continuato de Lieto – devono fare gli interessi del Popolo Italiano, che per questo motivo li ha votati, giammai per regolarizzare chi è entrato illegalmente nel nostro Paese. Il LI.SI.PO. – ha rimarcato de Lieto – si chiede: il Ministro dell’Interno certamente è bene informato di quanto accade quotidianamente nel nostro Paese ed in considerazione di ciò il LI.SI.PO., rileva sempre la solita “mollezza” non solo del Ministro dell’Interno ma anche del Governo.

E’ giusto pensare agli italiani – ha concluso il leader del LI.SI.PO. – attanagliati dall’emergenza sanitaria e da tutto quello che ne consegue, altro che impegnarsi con tutte le forze per varare l’ennesima sanatoria che premia chi ha varcato i nostri confini violando le leggi. Strano Paese il nostro, mette fuori dalle carceri i condannati al 41 bis e regolarizza gli stranieri irregolari” !!!

Libero Sindacato Di Polizia Segreteria Nazionale (l’addetto Stampa Antonio Curci)

Muffin al profumo di vaniglia, ricetta senza latte, uova e burro

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Per chi è intollerante ad alcuni alimenti, come ad esempio ai lieviti ed al lattosio, di certo non è detto che debba rinunciare ad una merenda o ad un ” dolce” momento. In commercio ci sono prodotti adatti alle intolleranze,ma sicuramente fare in casa dolci, oltre al palato si da soddisfazione ai provetti pasticceri. E in questo momento lo stop dal lavoro, o lo smart working ci danno più tempo a disposizione per le nostre ricette.

Sono tante le ricette che possiamo fare senza la presenza di burro, lievito e lattosio, semplicemente sostituendo questi elementi.

Ed allora iniziamo con una ricetta semplice e veloce: muffin al profumo di vaniglia.

Ingredienti:

200 gr di farina 0

100 gr zucchero di canna

150 ml di acqua

50 gr margarina fusa o in alternativa olio di semi

1 bustina estratto di vaniglia in polvere

1 bustina cremor di tartaro ( estratto vegetale in sostituzione al lievito)

buccia grattuggiata di un limone

Procedimento:

In una terrina versare la farina, lo zucchero, il cremor di tartaro con mezzo cucchiaino da caffè di bicarbonato, e la vanillina. Amalgamare .

Unire l’acqua, la margarina sciolta, e la buccia di limone. Amalgamare bene il composto fino a togliere tutti i grumi e riempire gli appositi contenitori.

Per dare una nota golosa si può aggiungere al composto un pizzico di granella di cioccolato fondente.

Infornare a forno già caldo a 180° per 35/ 40 minuti ( forno ventilato)

Far raffreddare e degustare.

Mariateresa Di Lallo – giornalista pubblicista, appassionata di “esperimenti” culinari e di pasticceria

Emergenza Covid – 19, Invitalia lancia “Impresa sicura”

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L’Inail, in virtù dell’art. 43 del decreto Cura Italia del 17 marzo scorso, ha trasferito a Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo) 50 milioni di euro per sostenere le aziende nel potenziamento dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro, attraverso l’acquisto di dispositivi e altri strumenti di protezione individuale.  L’intervento mira a sostenere la continuità in sicurezza dei processi produttivi delle imprese, di qualunque dimensione che operano in Italia, al fine di contrastare l’emergenza Covid-19. Sulla base di questo finanziamento, Invitalia ha lanciato il bando “Impresa sicura”.

Rimborsi fino al 100 per cento delle spese sostenute dalle aziende. Il bando è rivolto alle aziende che abbiamo sostenuto spese per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale. Il rimborso può essere concesso fino al 100 per cento delle spese ammissibili fino ad esaurimento della dotazione finanziaria disponibile. Gli importi massimi rimborsabili sono di 500 euro per ogni lavoratore destinatario dei dpi e 150 mila euro per l’impresa. L’importo minimo erogabile non può essere inferiore a 500 euro.

Sono ammesse le imprese che operano in Italia. Possono partecipare al bando tutte le aziende, che indipendentemente dalla dimensione, dalla forma giuridica e dal settore economico in cui operano, al momento della domanda di rimborso, risultino regolarmente costituite e iscritte come “attive” nel registro delle imprese; abbiano la sede principale o secondaria in Italia; siano nel pieno e libero esercizio dei propri diritti ossia non figurino in liquidazione volontaria e non risultino sottoposte a procedure concorsuali con finalità liquidatoria.

Rimborsabili gli acquisti di mascherine, guanti, camici, tute e altri dpi. Attraverso “Impresa sicura”, le aziende possono chiedere il rimborso delle spese sostenute, tra il 17 marzo scorso e la data di invio della domanda, per l’acquisto di dispositivi e altri strumenti di protezione individuale finalizzati al contenimento e al contrasto all’emergenza da Covid-19: mascherine filtranti e chirurgiche, FFP1, FFP2, FFP3; guanti in lattice, vinile, nitrile; dispositivi di protezione oculare, indumenti di protezione individuale come tute e camici; calzari e sovrascarpe; cuffie, copricapi; dispositivi per la rilevazione della temperatura corporea; detergenti, disinfettanti, antisettici.

Le domande vanno presentate in modalità telematica. La procedura si svolge in tre fasi. Le imprese possono inviare all’Agenzia la prenotazione del rimborso dall’11 al 18 maggio 2020, dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 18.00, attraverso lo sportello informatico dedicato. Invitalia pubblicherà l’elenco di tutte le aziende che hanno inoltrato la prenotazione in ordine cronologico, indicando le prenotazioni ammesse a presentare la domanda di rimborso e quelle non ammissibili.

Rimborsi entro il mese di giugno 2020. Le imprese potranno compilare la domanda di rimborso dalle ore 10.00 del 26 maggio 2020 alle ore 17.00 dell’11 giugno 2020 attraverso la procedura informatica che sarà attivata sul sito web di Invitalia. Si procederà con i rimborsi entro il mese di giugno 2020. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito di Invitalia.

Il film della settimana/ “A russian youth” di Alexander Zolotukhin (Rus)

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Pietro Colagiovanni *

Esordio alla regia del giovane (1988) cineasta russo Zolotukhin il film è stato presentato al Festival di Berlino del 2019. Zolotukhin fa parte del gruppo di esordienti che l’icona del cinema russo Alexander Sokurov sta progressivamente portando sulla ribalta cinematografica internazionale.

Che ci sia l’impronta, e forse più di una impronta, del complesso mondo filmico di Sokurov è evidente sin dal primo fotogramma. La scelta di alternare la storia principale, quella di un giovane soldato russo nella prima guerra mondiale, con le immagini di un’orchestra moderna impegnata nel musicare le scene del film, interpretando Le Danze sinfoniche e il difficilissimo ma imponente Concerto sinfonico numero 3 di Rachmaninov sono un ottimo indizio sulla presenza di Sokurov. Ma se Sokurov suggerisce il quadro di riferimento poetico dell’opera l’opera si muove poi con forte e sorprendente autonomia nel suo sviluppo filmico.

La vicenda è esile ma densa. Un giovane soldato russo (un bravissimo Vladimir Korolyov) nelle trincee della prima guerra mondiale sogna momenti di gloria ed epiche geste guerriere. Poco dopo la sua vita cambierà per sempre: dopo un attacco con i gas del nemico tedesco diventerà cieco. Continuerà però, con un vitalismo pari alla disperazione della sua vita spezzata, a rimanere al fronte dove vivrà qualche momento di umanità ma subirà anche tante angherie (un ufficiale lo fustigherà perchè gli aveva sporcato la divisa) e alla fine finirà prigioniero, lui e il suo gruppo, del nemico tedesco. Intanto aveva comunque dato un suo contributo alla guerra, riuscendo ad individuare un attacco aereo del nemico tramite una specie di imbuto metallico al quale era stato destinato, capace di amplificare rumori in lontananza.

Il film quindi è innanzitutto un film contro la guerra e contro la retorica della guerra, scelta piuttosto forte nella Russia di Vladimir Putin, quella dell’orgoglio nazionale, della vittoria militare che riscatta tutto, quella dell’invasione della Crimea o della guerra in Ucraina e in Siria. Qui tra l’altro non c’è vittoria militare perchè l’ultima scena è quella del plotone del protagonista, fatto prigioniero, costretto ai lavori forzati dal nemico tedesco. Ma la chiave non è politica, o non solo politica. Il film, nel suo alternarsi drammatico tra la vicenda del giovane soldato e l’orchestra che sottolinea il suo dramma, tracima in una visione di insieme più ampia, più filosofica e profonda, in questo si riferibile a Sokurov ma, inevitabilmente, anche all’altro gigante del cinema russo, Andreij Tarkovski. Il nichilismo è una corrente di pensiero che in Russia ha avuto, da Turgenev in poi, una grande eco. Una tradizione che, consapevolmente o inconsapevolmente, attraversa anche questo bel film di Zolothukin.

Il film non ha una luce in fondo al tunnel, non ha speranza, non ha motivi di riscatto possibili o prevedibili. E’completamente disperato e basta. Nel contempo l’incredibile vitalità di un ragazzino che diventato cieco, che non riacquisterà mai la vista, che non ha prospettive di vita, che probabilmente morirà ma che intanto vive, con attaccamento e disperazione, ogni attimo della sua infelice esistenza, mentre la musica di Rachmaninov incalza potente, ci porta in una nuova dimensione. Siamo in una dimensione di pessimismo vitalista la quale ci porta dritti dritti ad uno dei pensatori più importanti della filosofia occidentale: Arthur Schopenauer. E chi ne conosce il pensiero sa come l’unica possibilità di redenzione o di alleviamento dal dolore di vivere che Schopenauer ci indica è la musica, quella classica in particolare. Tutto torna allora, complimenti a Zolotukhin, una eccellente opera prima.

Voto 4,25/5

*imprenditore, comunicatore, fondatore del gruppo Terminus

per commenti, recensioni o sollecitazioni e suggestioni cinematografiche potete contattarmi a colagiov@virgilio.it

Vino ed e-commerce, si punta ad una crescita permanente

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FOTO DI REPERTORIO

E’ il fenomeno del momento nella commercializzazione di prodotti vinicoli.
Il volume di affari dell’e-commerce enoico, in questi mesi di lockdown è cresciuto tantissimo. Ora le cantine avranno una platea vasta di acquirenti a cui proporre prodotti di qualità.
Particolare attenzione è rivolta ai ‘primi ordini’ perché sono quelli che in prospettiva potranno garantire una crescita costante, oltre a favorire un cambiamento, forse epocale, nella vendita del vino anche dopo l’emergenza.

A rivolgersi all’e-commerce, tantissime piccole cantine, che hanno nella ristorazione un canale prevalente, se non unico e sono fuori dalla gdo.
I numeri di aprile parlano chiaro: +300% di richieste di inserimento sul portale, e +700% di vendite di vini di piccole cantine, rispetto all’analogo periodo dello scorso anno ed il raddoppio del fatturato nel giro di tre settimane
Le preferenze dell’e-commerce in questo periodo di crisi? Vendemmia 2015 del Brunello di Montalcino, vini bianchi sotto ai 10 euro, vini di Puglia, Champagne e Lambrusco.

Istituto Serafico di Assisi: “Anche nella fase 2 i disabili continuano ad essere dimenticati”

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«La drammatica emergenza sanitaria che negli ultimi mesi si è abbattuta sul nostro Paese e che si sta velocemente trasformando in emergenza sociale, ha messo in luce le numerose criticità irrisolte del nostro welfare, che sconta ormai da tempo una miopia cronica nei confronti delle categorie più fragili. In un momento drammatico come quello che stiamo vivendo, ci saremmo aspettati un potenziamento del Terzo Settore, che avrebbe potuto e dovuto giocare un ruolo cruciale nell’apportare, per esempio, supporto al sistema sanitario in affanno attraverso l’esperienza di figure professionali altamente qualificate, rappresentando un volano per l’intera economia nazionale», è l’appello lanciato da Francesca Di Maolo, Presidente dell’Istituto Serafico di Assisi.

«Le strutture sanitarie e socioassistenziali non profit sono state continuamente penalizzate. Anche se convenzionate con il SSN, hanno dovuto dotarsi autonomamente di tutti gli approvvigionamenti di mascherine, guanti e disinfettanti perché, specie nella prima fase d’emergenza, si è pensato alle sole strutture pubbliche. Dopo aver sostenuto tutti i costi dei dispositivi di sicurezza, ora subiamo anche la beffa di non poter richiedere il rimborso previsto dal DL del 17 marzo 2020, che lo riserva solo alle imprese, a meno che non intervengano dei correttivi. Un grave limite della politica è che idealmente parla di terzo settore e di società civile, ma in realtà lo ignora e lo dimostra proprio in questo caso, in cui non considera che tanti ospedali e Centri sanitari e socio-assistenziali non profit non vengono gestiti nella forma dell’impresa. Queste strutture svolgono comunque un ruolo di fondamentale importanza e sono tutte impegnate in prima linea a contrastare l’emergenza coronavirus. Non stiamo parlando di piccole realtà, ma anche di Centri di riferimento nazionale nel campo sanitario, con esperienza a volte centenaria», spiega la Presidente Di Maolo.

«Ci chiediamo, quindi, se tutte le nostre strutture, i nostri operatori, le persone con disabilità di cui ci prendiamo quotidianamente cura siano invisibili, – prosegue Francesca Di Maolo. Anche a livello regionale abbiamo a che fare spesso con normative che disconoscono parte del terzo settore e ne abbiamo avuto prova in tutte quelle Regioni in cui, in attuazione dell’art. 48 del DL del 17 marzo 2020, si sono stipulati accordi solo con le cooperative sociali per l’attivazione di servizi sociosanitari e socioassistenziali, dimenticandosi l’altra parte del settore sociosanitario del non profit che non svolge le attività in forma cooperativa. Di questo passo si rischia di mettere in ginocchio il Terzo Settore, condannandolo per sempre all’irrilevanza, con gravi ripercussioni sia per migliaia di lavoratori, sia per la vita della popolazione più vulnerabile».

Con la fase 2 dell’emergenza, il Governo ha decretato finalmente la possibile della riapertura dei Centri diurni per disabili, dando il via libera alle stesse Regioni, che dovranno però garantire la riattivazione dei Centri attraverso piani territoriali e specifici protocolli, nel rispetto delle disposizioni per la tutela della salute degli utenti e degli operatori. Non sono però ancora stati scritti dei protocolli specifici e le persone disabili, e le loro famiglie, devono fare i conti con risposte che continuano a farsi attendere. Una macchina complessa e ricca di contraddizioni, che risente dell’insufficiente supporto assistenziale e sanitario rivolto alle categorie dei più fragili ancor prima dell’emergenza Covid-19.

«Quest’attesa si sta facendo sempre più pesante perché in questi mesi di chiusura dei Centri, le Asl e i Comuni non hanno quasi mai attivato le co-progettazioni di servizi alternativi ai ricoveri nei Centri diurni, anche se il decreto “Cura Italia” non metteva limiti agli interventi: domiciliari, a distanza, o personalizzati e individuali, da svolgersi negli stessi Centri diurni», sottolinea F. Di Maolo.

«E se le istituzioni si stanno preoccupando – comprensibilmente – della riapertura di parrucchieri, estetisti e ristoranti, è doveroso ricordare loro che nessuno e a nessun livello istituzionale ci ha saputo dire come e quando potremo rimettere in moto tutte quelle attività sanitarie e sociosanitarie che sono fondamentali alle persone per vivere con dignità. Le attività per i disabili devono essere ripensate e fatte ripartire il prima possibile, perché queste persone rischiano di perdere le autonomie conquistate e i progressi raggiunti dopo lunghi periodi di riabilitazione. C’è inoltre in ballo il futuro delle nostre strutture e quello di tanti lavoratori che per anni hanno seguito la vocazione del prendersi cura», chiosa Francesca Di Maolo.

«Siamo stanchi di accettare passivamente che le categorie dei più fragili vengano costantemente dimenticate, l’intera collettività deve farsene carico, a partire da ogni livello istituzionale. La possibilità di erogare “servizi alternativi” andando in deroga a normative vecchie e assolutamente lontane dai bisogni delle persone con disabilità rappresenta una grande opportunità per riprogettare un welfare a misura delle persone. Per la prima volta ci è concesso di effettuare dei progetti personalizzati ed è questa la strada da perseguire per una vera ripartenza: superare la burocrazia e passare da un welfare che si basa sulla standardizzazione dei bisogni e dei servizi, ad un welfare che risponde con servizi differenziati ai bisogni della persona. Voglio avere fiducia nelle istituzioni – auspicando che non prevalgano quelle stesse logiche di contenimento della spesa che hanno caratterizzato gli interventi di assistenza sanitaria degli ultimi anni – e voglio sperare che sappiano finalmente riconoscere alle persone più fragili il diritto di sentirsi a pieno titolo parte della società. Dobbiamo trarre da questa pandemia una lezione da non dimenticare: non ci sarà progresso per nessuno se non sapremo prenderci cura delle persone più vulnerabili! E se vogliamo davvero creare nuovi posti di lavoro, creiamoli liberando energie e risorse per la cura delle persone. Questo non deve essere il momento di una nuova rivoluzione industriale, ma che sia l’ora della prima rivoluzione della cultura della cura», conclude la Presidente Di Maolo.

Intanto, per dare un sostegno concreto alle famiglie dei ragazzi con disabilità gravi, che stanno facendo i conti ormai da diverse settimane con la gestione di una quotidianità spesso difficile e complicata, l’Istituto Serafico ha attivato su tutto il territorio nazionale un numero verde attraverso il quale un’equipe multidisciplinare di medici e professionisti potrà rispondere alle richieste dei genitori in difficoltà. Per parlare con gli esperti del Serafico basterà contattare il numero verde 800 090 122, che sarà attivo tutti i pomeriggi, dal lunedì al venerdì, dalle 15 alle 17.

Alessandra Dinatolo

Festa dell’Europa, l’on. Patriciello: “UE al bivio, serve il coraggio dei padri fondatori”

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“Credo che oggi più mai, nel giorno della Festa dell’Europa, sia importante ricordare gli avvenimenti del 9 maggio 1950 per comprendere appieno il significato di un’idea – l’unità politica dell’Europa – che ha completamente trasformato il modo di concepire la politica sul continente. Il discorso di Robert Schuman, la sua “dichiarazione” che oggi festeggiamo e ricordiamo come l’atto di nascita dell’Unione Europea, rovesciava la logica degli egoismi degli Stati nazionali e apriva la porta all’avvio dell’integrazione e della convivenza pacifica del continente europeo. Il tutto, è bene ricordarlo, all’indomani del più sanguinoso e tragico conflitto che la storia europea abbia mai vissuto.

Festeggiare l’Unione Europea oggi, in uno dei periodi più difficili della sua storia, non significa dimenticarne i problemi: significa invece invocarne il ritorno ai principi di solidarietà e unione che ispirarono uomini come Schuman, Monnet e De Gasperi. Princìpi che regalarono al nostro continente decenni di pace, democrazia, libertà, diritti, conquiste sociali e crescita economica. Queste conquiste non possono mai essere date per scontate. Ed è per tali motivi che servirà tutta l’energia ed ogni sforzo per difenderle dai nuovi egoismi e nazionalismi che vediamo affacciarsi pericolosamente in questi ultimi tempi. Abbiamo dunque il dovere di tornare a investire nella solidarietà e nella collaborazione reciproca.

L’Europa è di fronte a un bivio e può avere un futuro a una sola condizione: i Paesi dell’Unione europea non devono coltivare i propri interessi nazionali. Se c’è una cosa che questa pandemia dovrebbe averci insegnato è che occorre cooperare dimostrandosi capaci di solidarietà e di una visione d’insieme europea: è questa l’unica via per dare risposte davvero efficaci alle preoccupazioni dei nostri cittadini in questo particolare periodo storico, ma per farlo bisogna che le classi dirigenti guardino oltre l’orto dei propri interessi elettorali. La generazione che il virus sta attaccando di più è quella dei genitori d’Europa, precisamente la generazione che è nata dopo la guerra. La generazione che ha costruito l’economia europea e che ha generalizzato la salute e l’istruzione in Europa. Il minimo che possiamo fare per i nostri genitori è mostrare loro che quando ne hanno più bisogno, l’Europa c’è”.

On. Aldo Patriciello Deputato al Parlamento Europeo UFFICIO STAMPA