Il piano governativo per il momento sta funzionando. La curva continua a decrescere sia come casi che per numero di sintomatici. Lo ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro alla conferenza stampa sull’andamento epidemiologico dell’epidemia da SarCov2.
“Passo dopo passo non è uno slogan – ha detto Brusaferro -ma esprime esattamente il senso del documento che disegna gli scenario epidemiologici in vista della riapertura, in modo poter affrontare la fase 2 mantenendo il tasso di contagiosità R sotto il valore 1”.
Coronavirus, la curva del contagio sta scendendo
Cronaca nazionale/ I resti di un elicottero canadese ritrovati nello Jonio
Un mistero che si infittisce. Nel Mar Ionio sono stati trovati rottami dell’elicottero dell’aeronautica canadese, scomparso mercoledì sera nelle acque internazionali tra la Grecia e l’Italia durante un’operazione di pattugliamento della Nato.
“Alcuni resti sono stati trovati nell’area di controllo e di intervento italiana”, ha riferito una fonte militare greca.
A bordo del velivolo c’erano sei persone. FOTO DI REPERTORIO
Fase 2, come andrà compilata la nuova autocertificazione. Il modulo può restare lo stesso
Non un nuovo modulo, ma l’autocertificazione già in vigore da compilare con qualche accorgimento in più: sembra essere questo l’orientamento del Viminale in vista dell’entrata in vigore del nuovo Dpcm per gli spostamenti dal 4 maggio in poi. Inclusa la novità della fase due, le visite ai “congiunti”.
Quindi è possibile che si continuerà a usare lo stesso modulo compilando – come già adesso – gli spazi relativi all’indirizzo di partenza e di destinazione. Nel caso di visite ai parenti si dovrà barrare la casella “situazione di necessità” e successivamente specificare nell’apposito spazio (“A questo proposito dichiara che…”) che si sta andando a trovare un familiare, indicando il grado di parentela (o lo stato civile) ma non il nome, per ragioni di privacy. Indicazione che dovrebbe essere confermata in una nuova circolare del Viminale.
Ecco le regole per compilare la nuova autocertificazione:
- Riempire tutti gli spazi sull’identità della persona che effettua lo spostamento.
- Compilare l’indirizzo da cui è cominciato lo spostamento e quello di destinazione
- riempire tutti gli spazi barrando la casella “situazione di necessità”
- nello spazio “a questo riguardo dichiara che…” specificare che si tratta di una visita a un “congiunto” inserendo soltanto il grado di parentela ma non l’identità.
TIR Trasportounito: Per l’autotrasporto l’efficienza è l’unica alternativa al collasso. Chiesta l’apertura h24 di porti, interporti, piattaforme logistiche e centri merci
“Senza seri e reali interventi governativi che abbiano efficacia immediata e determinino un concreto alleggerimento delle tre principali voci di costo, ovvero gasolio, autostrade e tassazione del lavoro, le imprese di autotrasporto, che non sono “amate” dal sistema bancario, collasseranno per mancanza di liquidità”.
Secondo Giuseppe Tagnochetti – Coordinatore Ligure di Trasportounito – per rilanciare l’autotrasporto non è più sufficiente recuperare i deficit finanziari con le logiche del passato e, tentare di renderle compatibili con gli obblighi operativi fissati dai reiterati diktat governativi è impossibile.
“Il rilancio economico del Paese – sottolinea Tagnochetti – deve transitare obbligatoriamente anche attraverso misure di forte incentivazione pubblica e privata; in testa alla lista si colloca una operatività h24 nella raccolta e distribuzione delle merci nei magazzini commerciali, nelle piattaforme logistiche, nei terminal portuali e interportuali. Questo significa, come avviene in larga parte dei porti comunitari, gestire i turni di lavoro in modo tale da non congestionare le ore di punta, consentire il rispetto delle norme sul distanziamento, sfruttare strade e autostrade quando i cittadini sono fermi e ridurre notevolmente le inutili e costose (non remunerate) ore di attesa”.
Un mezzo di autotrasporto è come un macchinario in un’industria condotto da un operaio; deve produrre per 9 ore di guida per generare i giusti ricavi. Un veicolo che subisce fermi macchina per 3 o 4 ore non copre nemmeno i costi fissi ed è proprio in quel black out che si generano problemi di sicurezza e di rispetto del codice della strada per il personale viaggiante, costretto a operare in condizioni ormai ampiamente al di là del limite di guardia.
“Recuperare in produttività – conclude il Coordinatore Ligure di Trasportounito – è di interesse per l’impresa così come per il lavoratore, alleati nella difesa di un quadro di regole da rispettare, nella ricerca di utili e nella garanzia degli stipendi.
Secondo Trasportounito è poi venuto il momento di interrogarsi sino a quando l’autotrasporto dovrà e sarà disposto a farsi carico degli extra costi derivanti da strozzature e crollo dei livelli di efficienza di un sistema logistico che è tale solo nel nome, ma che nei fatti non si è mai fatto carico di sostenere in modo coeso, e non sfruttando solo l’anello più debole, le emergenze della filiera.
I governatori regionali di centro destra scrivono al Governo: più competenza alle regioni
Riportiamo la missiva “Proposte al Governo per la Fase 2: più competenze alle Regioni”. È stata inviata dai presidenti delle Regioni, guidate dal centrodestra, al presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, al ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia e, per conoscenza, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e al presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico.
La Fase 1 dell’emergenza Covid-19 ha visto un accentramento dei poteri normativi in capo
al Governo, secondo lo schema decreto-legge + DPCM attuativi che ha posto problemi di
compatibilità con la Costituzione, sia con riferimento al coinvolgimento parlamentare, sia
con riferimento al rispetto delle competenze regionali.
Tale accentramento è stato comunque responsabilmente accettato dalle Regioni a causa
dell’assoluta emergenza e del principio di leale collaborazione tra livelli di governo, ma il
protrarsi, anche nell’attuale fase di superamento della stretta emergenza, di risposte
eccezionali, date rigidamente con atti del Presidente del Consiglio dei Ministri sprovvisti di forza di legge, potrebbe portare alla luce criticità anche notevoli circa la tenuta di un
impianto giuridico basato su atti amministrativi che, in quanto tali, sono sì
successivamente sindacabili innanzi al giudice amministrativo e, per ciò che concerne le
Regioni, anche presso la Corte Costituzionale, ma che sfuggono al controllo preventivo da
parte del potere pubblico e costituzionale.
Ad ogni modo adesso inizia la Fase 2. È una fase nuova, che si giustifica per una progressiva
diminuzione dell’emergenza.
Per questo motivo, è essenziale che si ritorni progressivamente ad un più pieno rispetto
dell’assetto costituzionale e del riparto di competenze tra lo Stato e le Regioni, sempre in
applicazione dei principi di sussidiarietà e leale collaborazione.
È necessario giungere progressivamente ad una “normalizzazione dell’emergenza”, che
consenta un ritorno agli equilibri democratici previsti dalla Costituzione. E che porti, da un lato, a svolgere quanto prima le elezioni nelle Regioni a fine consiliatura e, dall’altro, a riconsegnare alle Regioni le competenze provvisoriamente avocate al livello centrale.
Ogni territorio, infatti, ha le proprie specificità, sia da un punto di vista strutturale, sia da
un punto di vista epidemiologico. Essendoci dunque situazioni di oggettiva disomogeneità
di condizioni sul territorio nazionale, è necessario che si possano dare regolamentazioni
differenziate. Si deve perciò passare dalla logica dell’uniformità alla logica dell’uguaglianza.
Diversamente, trattando in modo uniforme situazioni diverse, si giungerebbe al paradosso
di aumentare le disuguaglianze, con una lesione della logica dei livelli essenziali da
garantire su tutto il territorio (art. 117, c. 2, lett. m, Cost.), del principio di valorizzazione
delle autonomie (art. 5 Cost.) e, soprattutto, del principio di uguaglianza sostanziale tra i
cittadini italiani (art. 3, c. 2, Cost.).
Come ha recentemente detto il Presidente della Corte costituzionale non si può affermare
che esista un diritto speciale per i tempi eccezionali, quali quelli che stiamo vivendo.
È dunque necessario mettere a punto un sistema di collaborazione tra governo centrale e
governi regionali maggiormente in linea con le prerogative costituzionali.
Un ordinato sistema di regolazione dell’emergenza Covid-19 dovrebbe portare il livello di
governo centrale ad adottare la cornice di riferimento, prevalentemente con atti normativi
primari, sottoposti al controllo parlamentare.
Tali atti potranno essere integrati da atti amministrativi (Dpcm) nello stretto limite di
quanto previsto dalle competenze statali, o richiesto dal principio di sussidiarietà.
Le prescrizioni concrete poste dal Governo centrale dovranno comunque lasciare uno
spazio di regolazione alle Regioni, per adattare le previsioni alle specifiche condizioni dei
territori.
In entrambi i casi, lo spazio per la regolazione regionale dovrà essere sottoposto ad un
rigoroso controllo da parte del Governo centrale, utilizzando parametri scientifici oggettivi
riferiti ad ogni sistema sanitario regionale, come ad esempio la saturazione dei posti letto
[in terapia intensiva / semi-intensiva] o l’indice R0, con scansioni temporali settimanali.
Ciò premesso in generale, con riferimento in particolare al mondo produttivo (ma senza,
per questo, ridimensionare in alcun modo gli enormi problemi presenti in altri settori quali,
ad esempio, la scuola dell’infanzia e dell’istruzione) si osserva che con il protrarsi delle
chiusure delle attività produttive e di quelle del terziario, come il commercio, il turismo, i
servizi, i trasporti e le professioni, e con la prospettiva che questa situazione si prolunghi
nel tempo, il quadro economico è destinato a peggiorare drasticamente e i consumi
rischiano un crollo generalizzato.
Pertanto ci attendiamo che il Governo recepisca da subito le istanze delle diverse
categorie produttive, in quanto prolungare il lockdown significa continuare a non produrre,
perdere clienti e relazioni internazionali e non fatturare, con l’effetto che molte imprese
finiranno per non essere in grado di pagare gli stipendi del prossimo mese.
A questo punto è fondamentale realizzare un percorso rapido e chiaro, con decisioni
condivise basate su una interlocuzione costante tra Pubblica Amministrazione,
associazioni di categoria e sindacati che indichi le tappe per arrivare alla piena operatività.
È chiaro che la salute è il primo e imprescindibile obiettivo, ma non può essere l’unico. Del
resto il bene della vita ‘salute’ è caratterizzato da una molteplicità di profili: innanzitutto,
fisico e psicologico ed è evidente che quest’ultimo è gravemente compromesso dalla
perdita del lavoro e dai debiti.
Le Regioni condividono le fondate preoccupazioni delle categorie più volte espresse e
quindi, pur essendo pienamente consapevoli che il virus non conosce confini geografici,
sottolineano l’importanza di produrre il massimo sforzo per contemperare la doverosa
tutela della salute con la salvaguardia del tessuto economico, non solo per limitare allo
strettissimo indispensabile la compressione delle più importanti libertà fondamentali dei
cittadini ma anche per evitare che la gravissima crisi economica in atto diventi irreversibile,
con le catastrofiche conseguenze sociali correlate.
Per fare ciò pare assolutamente necessario che l’attuale struttura del DPCM 26 aprile
2020, imperniato su regole previste rigidamente in funzione della sola tipologia di attività
economica svolta e con la possibilità di adottare, nelle singole regioni, solamente misure
più restrittive, venga riformata in quanto non dotata della necessaria flessibilità capace di
riconoscere alle Regioni, laddove la situazione epidemiologica risulti migliorata e i modelli
previsionali di contagio in sostenuta decrescita, la possibilità di applicare nei loro territori
regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale, con una compressione delle libertà costituzionali strettamente proporzionata all’esigenza di tutela della salute
collettiva.
Si ritiene che un tanto sia conseguibile col riconoscimento alle singole Regioni della facoltà
di calibrare le aperture delle varie attività produttive.
È fondamentale, per quanto riguarda le attività produttive, industriali e commerciali,
mutare radicalmente la prospettiva, superando la logica della disciplina in base
all’enumerazione delle attività consentite in base, ad esempio, ai codici ATECO, per
giungere alla possibilità di definire le aperture in base alla capacità effettiva di rispettare
e far rispettare le misure di sanità pubblica atte a evitare il diffondersi del virus, da definire
in modo chiaro sulla base dell’interlocuzione tra Pubblica Amministrazione, associazioni di
categoria e sindacati e comunque non meno restrittive di quelle contenute nel DPCM 26
aprile 2020.
In estrema sintesi, dunque, le Regioni propongono, in presenza di una data situazione
epidemiologica riscontrabile oggettivamente e certificata dall’Autorità sanitaria delle
singole Regioni e sottoposta ad uno scrupoloso controllo del Governo, di garantire la
possibilità di poter riaprire la propria attività a tutti coloro che rispettino le misure già
previste dal DPCM del 26 aprile 2020 e dai protocolli di sicurezza aziendali.
Con spirito di collaborazione,
Regione Abruzzo – Presidente Marco Marsilio
Regione Basilicata – Presidente Vito Bardi
Regione Calabria – Presidente Jole Santelli
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Presidente Massimiliano Fedriga
Regione Liguria – Presidente Giovanni Toti
Regione Lombardia – Presidente Attilio Fontana
Regione Molise – Presidente Donato Toma
Regione Piemonte – Presidente Alberto Cirio
Regione Autonoma della Sardegna – Presidente Christian Solinas
Regione Siciliana – Presidente Nello Musumeci
Regione Umbria – Presidente Donatella Tesei
Regione Veneto – Presidente Luca Zaia
Provincia Autonoma di Trento – Presidente Maurizio Fugatti
Coronavirus, scoperte 35 molecole per combattere il virus
La ricerca anti-Covid prosegue su vari fronti e vede impegnate forze e risorse imponenti. Ora una nuova scoperta apre la luce della speranza in questa ricerca.
Scoperte 35 molecole per combattere il virus SarsCoV2, grazie a una potenza di calcolo analoga a quella che l’Italia ha utilizzato per scoprire il bosone di Higgs; una appartiene alla famiglia dell’isrossiclorochina. Descritte sul sito ArXiv, ora potranno affrontare i test per capire se potranno diventare farmaci anti-Covid-19. Sono state selezionate fra le 9.000 analizzate dal progetto guidato dall’azienda Sibylla Biotech e dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).
Le molecole, che adesso potranno cominciare il percorso di test in laboratorio per capire se potranno diventare futuri farmaci anti Covid-19, agiscono impedendo al nuovo coronavirus di legarsi alla sua nelle cellule umane. Spin-off dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e delle università di Trento e Perugia, la Sibylla Biotech ha individuato due bersagli per le nuove molecole: sono due tasche che si trovano nella struttura principale porta d’ingresso utilizzata dal nuovo coronavirus per invadere le cellule umane, il recettore Ace2 che, oltre che sulle cellule dell’apparato respiratorio, si trova su quelle di molti altri organi, compresi cuore e intestino.
Le tasche sono due stati intermedi che la struttura della proteina Ace2 assume ripiegandosi su stessa ed entrambe possono diventare due ‘talloni d’Achille’ per il coronavirus.
Salute/ Eseguito in Italia intervento chirurgico su un feto nell’utero
I progressi della medicina permettono interventi incredibilmente complessi e difficili, che un tempo sarebbero stati definiti miracolosi; e l’eccellenza italiana è spesso in cronaca per queste operazioni di altissimo valore scientifico.
Un palloncino è stato posizionato nella trachea di un bambino ancora nella pancia della mamma, per consentire lo sviluppo dei polmoni e aumentare le sue possibilità di sopravvivenza. Questa delicata procedura è stata eseguita con successo su un feto di 28 settimane, affetto da una grave forma di ernia diaframmatica congenita, dai medici dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma in collaborazione con quelli dell’Ospedale Policlinico di Milano (Clinica Mangiagalli) e dell’Ospedale San Pietro-Fatebenefratelli di Roma. Mamma e personale sanitario sono stati sottoposti a tutte le procedure di sicurezza previste dai piani per l’emergenza Covid-19 e per la verifica della negatività al virus.
L’intervento è stato fatto il 17 aprile scorso, con una procedura endoscopica mininvasiva in utero durata 45 minuti, senza complicanze. A 10 giorni dall’intervento i controlli ecografici hanno rilevato l’aumento del volume dei polmoni fetali.
E’ l’online il nuovo ‘mercato dell’’alimentare
E’ la nuova tendenza, che potrebbe continuare anche dopo il lockdown. Gli Italiani sono pazzi per lo shopping di cibo online. Lo riporta Nielsen, che ha registrato da metà febbraio a metà aprile una crescita settimanale media di oltre il doppio (+119%) rispetto all’anno precedente e un aumento del 178% nella settimana di Pasqua, con tre utenti su quattro che, secondo l’ultimo rapporto di Netcomm, non avevano mai acquistato prima su Internet. L’emergenza sanitaria ha, quindi, dato una forte spinta alla digitalizzazione del Paese, nel food come in altri comparti dell’e-commerce.
Ora si tratterà di vedere quando tempo durerà questa situazione d’emergenza e, soprattutto, se quando si tornerà alla ‘normalità’ l’usanza dell’acquisto in rete sarà consolidata o solo da considerare una necessità momentanea.
Coronavirus, il viceministro Sileri: “Tra 2 o tre settimane non servirà più l’autocertificazione”
E’ il documento da sempre oggetto di discussioni e anche contestazioni.
Il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, ospite a “Fuori dal Coro”, prova a far chiarezza sui punti salienti della Fase 2.
“Bisognerà mettere un perimetro ora, ma tra due o tre settimane non servirà più neanche l’autocertificazione – spiega Sileri – ora dobbiamo muoverci per gradi, ma invito il comitato tecnico-scientifico a fare maggiore chiarezza. Probabilmente abbiamo sbagliato a non spiegarlo così bene”.
Coronavirus, il Regno Unito terzo per deceduti
La pandemia è globale e impressiona per numero di contagiati e deceduti.
Il Regno Unito con 26.097 vittime diventa terzo al mondo dopo Usa e Italia per numero di morti da coronavirus. Intanto, nella Svezia anti-lockdown i contagi sono oltre 20mila e tornano a salire i decessi in Spagna, che per il premier Pedro Sanchez sta attraversando “una situazione economica e sociale gravissima”. Nelle ultime 24 sono stati 325, circa l’8% in più rispetto ai 310 del giorno precedente, per un totale di 24.275. Allo stesso tempo, le persone guarite sono state 6.399, pari al livello più alto dall’inizio della crisi.
Stati Uniti nelle ultime 24 ore i decessi sono stati 2.200 per un totale di oltre 58mila. I casi sono più di un milione. In Brasile Nelle ultime 24 ore si sono registrati 474 decessi, il numero più alto dall’inizio dell’emergenza, e 3.385 nuovi contagi. E con il nuovo aggiornamento, che porta il totale dei morti a 5.017, il Brasile ha superato la Cina per numero di morti.










