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Economia, Politiche Sociali, Coronavirus \ Castelli, “Reddito di Emergenza e Reti territoriali di solidarietà”

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Laura Castelli

 “Esiste un pezzo di questo Paese che è rimasto nell’ombra, a cui oggi dobbiamo guardare. A questo pezzo di Paese dobbiamo allungare la mano e dire di non preoccuparsi, perché c’è lo Stato presente. In questa situazione di emergenza noi ci siamo.

Purtroppo c’è chi si trova in situazioni particolari e forse, anche per paura di controlli, non ha chiesto il Reddito di Cittadinanza. 

Nel Decreto di aprile allargheremo le forme di aiuti previste per l’emergenza anche a chi si trova in una situazione di indigenza. Stiamo ragionando di ampliare il contributo di 600 euro. Non vogliamo che scoppi il panico, per questo stiamo lavorando al Reddito di Emergenza”.

E poi, riferendosi agli aiuti tramite i servizi sociali dei Comuni, ha aggiunto ”qualche giorno fa, come MoVimento 5 Stelle, in una riunione di maggioranza, abbiamo raccontato al Presidente Conte il sistema delle reti di solidarietà territoriale. Un sistema che mette assieme assistenti sociali, protezione civile e terzo settore. Sono realtà che lavorano assieme per raccogliere le esigenze dei cittadini in difficoltà. 

Con questo modello si possono evitare rabbia, sconforto, malessere e preoccupazione. 

Abbiamo fatto due cose, abbiamo anticipato da maggio a marzo il Fondo di Solidarietà Comunale, che è legato all’attività ordinaria dei Comuni. E in più abbiamo aggiunto 400 milioni per far attivare, ai Comuni, queste reti territoriali di solidarietà”.

Lo ha detto il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli, durante una diretta Facebook con il Deputato Questore Francesco D’Uva.

Progetti utili alla collettività, per i percettori del reddito di cittadinanza stesse tutele dei dipendenti

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 I percettori del reddito di cittadinanza (rdc) impegnati nei progetti utili alla collettività (puc) nei casi di infortunio sul lavoro, malattia professionale o infortunio in itinere riconosciuti dall’Inail hanno diritto alle stesse prestazioni previste in favore della generalità dei lavoratori dipendenti, come l’indennità per inabilità temporanea assoluta, le prestazioni per danno permanente in capitale e in rendita, comprese quelle a favore dei superstiti, le prime cure, le prestazioni protesiche e riabilitative, e le altre prestazioni sanitarie integrative erogate ai lavoratori dipendenti e parasubordinati assicurati con l’Istituto.

Il premio per il 2020 è pari a 0,90 euro per ogni giorno di attività. La circolare Inail n. 10 dello scorso 27 marzo indica i beneficiari della copertura assicurativa e le modalità e i termini per l’applicazione della tutela, che si attua mediante un premio speciale unitario che per il 2020 è pari a 0,90 euro per ogni giorno di attività effettivamente svolto da ciascun lavoratore, oltre l’addizionale pari all’1% (art. 181 dpr 1124/1965), con onere a carico del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Il decreto legge Cura Italia del 17 marzo, a causa dell’emergenza Coronavirus, ha disposto per due mesi la sospensione degli obblighi connessi alla fruizione del rdc e dei relativi termini. Nello stesso periodo sono pertanto sospesi anche gli adempimenti e i termini indicati nella circolare.

I soggetti assicurati e gli obblighi dei datori di lavoro. Oltre ai lavoratori beneficiari del rdc impegnati nei puc, rientrano tra gli assicurati anche i destinatari del sussidio impegnati volontariamente nei progetti e quanti sono coinvolti volontariamente nelle attività senza percepire il rdc, nonostante versino in condizioni di povertà individuate con provvedimento del Ministero del Lavoro. L’impegno settimanale richiesto è pari a un numero di ore compatibile con altre attività, compreso tra un minimo di otto e un massimo di 16. La copertura assicurativa è attivata, in qualità di datori di lavoro, dai Comuni o dalle Unioni di Comuni titolari del progetto che hanno in carico tutti gli adempimenti connessi con la gestione del rapporto assicurativo nei confronti dell’Inail, compresi quelli relativi alle denunce di infortunio e di malattia professionale del personale coinvolto nei puc.

I dati raccolti sulla piattaforma GePI. Per l’attivazione della copertura assicurativa e per la determinazione e la rendicontazione del relativo premio sono utilizzate le informazioni registrate nella piattaforma digitale del Reddito di cittadinanza per il patto di inclusione sociale (piattaforma GePI), istituita presso il Ministero del Lavoro. Il numero delle giornate di effettiva attività prestata dai soggetti, in base al quale è calcolato il premio per il periodo di riferimento, deve essere comunicato all’Inail, attraverso la stessa piattaforma, entro il 30 del mese successivo al termine di ciascun trimestre dell’anno.

Friultrota di Pighin s.r.l. – Aringa Sciocca – Aringa Dolce Affumicata (Filetti di aringa affumicati a freddo)

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Marchio: Friultrota di Pighin s.r.l.

Denominazione: Aringa Sciocca – Aringa Dolce Affumicata (Filetti di aringa affumicati a freddo)

Motivo della segnalazione: Richiamo per rischio microbiologico

Agroalimentare, FAI CISL: produttori e distribuzione facciano solidarietà

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Condividiamo l’impegno del Governo a sostenere gli ultimi, è importante che in questo momento l’approvvigionamento di cibo sia garantito a tutti, in particolare alle famiglie più bisognose. Chiediamo a tutti gli attori del mondo produttivo agroalimentare e alla distribuzione di farsi promotori di solidarietà. Il nostro appello è rivolto in particolare ai nostri interlocutori datoriali per contribuire, con una parte delle produzioni, a garantire gratuitamente beni alimentari, tramite il mondo del terzo settore, evitando che si creino situazioni in cui alcune fasce sociali rischiano di non poter acquistare beni primari. Tutte le parti sociali possono contribuire, assieme al terzo settore, a sostenere i Comuni in questo momento difficile: serve un impegno condiviso per fare in modo che la crisi non lasci indietro nessuno”.

ASSARMATORI: Scatta il conto alla rovescia per il blocco totale dei collegamenti dei traghetti

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“Siamo vicini al punto di non ritorno. Devono essere necessariamente prese le misure d’emergenza che gli armatori stanno richiedendo urgentemente oppure non ci sarà altra alternativa al blocco dei collegamenti nazionali operati dai traghetti. Non una serrata ma l’inevitabile approdo del collasso generale di quella che finora rappresenta un’eccellenza mondiale nel nostro Paese, l’Italia con 350 navi ha la più grande flotta di navi ro-ro pax al mondo, ma da quando è esplosa l’epidemia Covid-19 la situazione si è fatta insostenibile”. Secondo il Presidente di ASSARMATORI, Stefano Messina, non è più il tempo della diplomazia. “Non è il momento di nascondersi dietro le parole perché forse non a tutti è chiara la drammaticità della situazione”.

“Facendo i raffronti con i risultati delle medie degli ultimi anni – spiega Messina – le compagnie armatoriali operanti in questo settore nell’ultimo mese hanno incassato circa cinquanta volte di meno (non un quinto, ma proprio 50 volte di meno). Per effetto delle restrizioni alla mobilità, infatti, i traghetti non possono più imbarcare passeggeri se non per limitatissimi casi di comprovata urgenza, ma l’incertezza sul futuro ha completamente azzerato anche le prenotazioni, da questi giorni sino ai prossimi mesi, quelle che in primavera e soprattutto  in estate assicurano il flusso di cassa indispensabile alla tenuta dei conti e alla continuità aziendale; le aziende che garantiscono il trasporto passeggeri, infatti, hanno strutturalmente un margine operativo lordo negativo da ottobre a marzo, poi tra la primavera e l’estate incassano quanto serve per riportare i conti in equilibrio. Con il fatturato e gli incassi vicini allo zero ed incidendo sui costi comunque non è possibile sopravvivere e se si vuole evitare che le Autostrade del Mare interrompano ogni servizio, che le isole maggiori e minori, dove vive un quinto della popolazione italiana perdano il contatto con il resto del Paese, che il trasporto di merci vitali si blocchi, che decine di migliaia di marittimi perdano il lavoro, bisogna permettere a queste aziende di sopravvivere. Bisogna quindi attivare anche per il settore marittimo tutte le misure conseguenti a partire dalla immediata parificazione dei servizi di collegamento con le isole a quelli aerei considerati di servizio pubblico, con l’estensione ai primi dei benefici garantiti ai secondi dall’articolo 79 del decreto Cura Italia. Occorrerà poi garantire alle nostre imprese l’accesso ai meccanismi di garanzia previsti dall’art. 57 dello stesso decreto, vigilando affinché gli istituti di credito adottino – con altrettanta urgenza – le procedure volte alla erogazione dei finanziamenti”.

“Anche questa misura, però, da sola non può bastare – ha proseguito Messina – c’è anche bisogno di istituire un fondo di compensazione per i danni subiti dalle aziende che esercitano servizi marittimi di trasporto di cabotaggio e di collegamento con le isole e di integrare con capitali pubblici il fondo Solimare che ha finora garantito, con il solo finanziamento diretto delle imprese e dei lavoratori, il sostegno ai marittimi senza lavoro, ma le cui risorse sono adesso insufficienti per sostenere un’emergenza di tale portata”.

“Persino la Grecia, Paese che ancora non è uscito del tutto dal grave default che lo ha colpito dieci anni fa, ha deciso di destinare al settore marittimo una parte rilevante delle risorse messe in campo contro l’epidemia. “L’Italia -conclude Messina – non faccia l’errore fatale di non capire la gravità del momento”.

Coronavirus, 77635 positivi, 12428 deceduti e 15729 guariti

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Quotidiana conferenza stampa della Protezione Civile sulla situazione del contagio da coronavirus in Italia. Al momento sono 77635 i positivi (4023 in terapia intensiva, 28192 ricoverati non gravi, 45420 in isolamento) e i nuovi positivi sono 2107; si registrano purtroppo 837 deceduti (in totale sono 12428) e 1109 guariti (in totale 15729).
Nel mondo sono 800mila i contagiati con 38000 deceduti.

Coronavirus, dagli Usa 100 milioni di dollari di aiuti all’Italia

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Italia e Usa dialogano sulle iniziative da intraprendere contro l’epidemia di Civd-19. Una telefonata tra Trump e Conte, ha riguardato l’analisi della situazione e soprattutto gli sforzi per combattere la pandemia di coronavirus”.
Non è mancata una promessa di sostegno, anche economico da parte degli americani. Il presidente Trump, in conferenza stampa, ha annunciato cento milioni di dollari di aiuti diretti all’Italia.

Coronavirus, Confindustria: ” Nel 2020 Pil a -6%”

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I dati economici naturalmente sono negativi e le previsioni future ancora peggiori. Il Covid-19 è uno choc esterno che “colpisce l’economia come un meteorite” e affonda il Pil italiano, che a fine 2020 registrerà un -6% a patto che entro fine maggio riprenda almeno il 90% delle attività economiche. Altrimenti, le previsioni “andranno riviste al ribasso”.
Sono le previsioni del Centro Studi di Confindustria.
Nei primi due trimestri la caduta cumulata è stimata in un 10%. Gli economisti di viale dell’Astronomia si attendono comunque per il 2021 un rimbalzo con un parziale recupero al +3,5%. Ma tutto è basato sull’ipotesi di una graduale ripresa delle imprese attive: dal 40% di inizio aprile al 70% di inizio maggio fino al 100% a fine giugno.

Coronavirus/ Turismo in crisi, persi 30 miliardi

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Il Centro studi sul turismo dell’Università Cattolica ha calcolato per il 2020 una perdita di circa 30 miliardi di euro, con una regressione del settore ai valori di sessant’anni fa, 260 milioni di presenze in meno rispetto al 2019). Il turismo è il settore più colpito dagli effetti del coronavirus, ed è tra quelli che sta ricevendo meno attenzioni, la pandemia ha paralizzato il turismo, rimesso in discussione la globalizzazione, richiamando le contraddizioni ambientali a partire dai 20 mila aerei che viaggiano contemporaneamente nel mondo.   In futuro si dovranno adottare nuovi modelli, nuovi stili di viaggio, più equilibrati per superare i miraggi esotici degli ultimi decenni e rivalutare i tesori domestici. 85% degli alberghi chiusi; azzerate le prenotazioni per la primavera, disdettata buona parte dell’estate, gli operatori cin ginocchio causa mancanza di liquidità, poiché il turismo è un settore che vive di girocassa. Quella che stiamo vivendo è una condizione di emergenza, che non deriva da dinamiche negative di mercato o da crisi di singoli operatori che destabilizzano l’arena competitiva, al contrario, siamo in presenza di una causa di forza maggiore, una pandemia di dimensioni inimmaginabili fino a poche settimane fa, che ha colto tutti di sorpresa, dalle Istituzioni alle imprese fino ai consumatori ed ha bloccato incassi e ciclo di pagamenti, si naviga “a vista”.

Il rimedio è attuare strategie aziendali valutando; impatti finanziari con ricorso al credito e ottenere risparmi, agevolazioni, anticipazioni dal punto di vista strettamente gestionale. Il turismo può rappresentare la cartina di tornasole dei cambiamenti futuri, il settore si basa su spostamenti delle persone e sul desiderio di visitare posti diversi da quelli in cui si vive quotidianamente. Gli imprenditori dovranno chiedersi quali impatti avrà il cambiamento delle abitudini dei consumatori, soprattutto se ci sarà riscoperta e valorizzazione della prossimità in contrapposizione all’esoticismo che ha caratterizzato il settore dei viaggi negli ultimi decenni. in armonia con le dinamiche ambientaliste degli ultimi anni e l’Italia dovrà sfruttare tutte le opportunità. Nel breve termine, la domanda turistica sarà inevitabilmente depressa, nessuna strategia potrà avere successo senza una azione nazionale/europea che sostenga la domanda e porti i consumatori a tornare quanto prima possibile alle abitudini precedenti all’epidemia. Il sostegno del Governo al comparto si riduce alla sospensione di ritenute fiscali e contributive, al rinvio della scadenza Iva di marzo, ai voucher per il rimborso dei pacchetti turistici e a un fondo da 150 milioni per il rilancio dell’immagine del Paese all’estero (fondo destinato a cultura e made in Italy, affidato a Maeci e Ice, e non a turismo ed Enit). Ci sono interventi che gli operatori del settore turistico aspettano da troppo tempo; la revisione del cuneo fiscale, per abbattere il costo del lavoro e ridurre il gap competitivo fra Italia e altri Paesi come Grecia e Spagna.

Una sana competizione a livello europeo richiederebbe: uniformità del costo delle risorse, reintroduzione dei voucher, elemento di flessibilità  che tutelava sia l’impresa che il lavoratore, errore madornale abolirli, in particolare nei settori turistico e agricolo caratterizzati da uso di lavoratori temporanei, riduzione del cuneo fiscale, sostegno finanziario da parte degli istituti di credito, per ripartire ci vorrà anche uno stimolo economico a favore dei consumatori. Senza strumenti adeguati, ammortizzatori sociali e sostegno delle banche, la crisi del turismo,13% del Pil, contribuirà in modo rilevante al calo complessivo dell’economia italiana dei prossimi mesi. Il turismo potrebbe ripartire in autunno, bruciando la stagione turistica estiva, oppure potrebbe ripartire lentamente con le prenotazioni estive con calo di presenze intorno del 60%, il turismo balneare domestico ne trarrebbe benefici, grazie alla preferenza di destinazioni meno esotiche e più di prossimità, a patto che si riesca a gestire l’epidemia ,la Cina dimostra che il virus si può (e si deve) debellare, con la collaborazione di tutti. Forse vivremo una stagione turistica estiva più concentrata  che potrebbe iniziare a luglio e prolungarsi fino a settembre, questa crisi accelererà le dinamiche del cambiamento; Digitale, innovazione e sostenibilità parole chiave, per le aziende per offrire nuovi servizi ai consumatori.

L’Italia è uscita sderenata per essere stata la prima nazione europea a dichiarare la diffusione del virus, la classificazione di “Paese untore” è durata poco, tutti i Paesi del mondo stanno affrontando la pandemia con  numeri che hanno avuto una crescita esponenziale nel corso dell’ultima settimana, organismi autorevoli, tra cui l’Oms, riconoscono all’Italia una serietà e una capacità nell’affrontare l’emergenza assente in altri Paesi. Bisognerà promuovere ancora di più il brand “Italia”, riscoprire la prossimità, il km0, la ricchezza del made in Italy, occorre prevedere la centralità del cliente prima del prodotto, interrogarsi sulle sue esigenze, prima di concentrarsi su quello che l’azienda produce. La scarsa considerazione politica nei confronti del settore turistico deriva dalla sua frammentazione: in Italia si contano 33.000 alberghi, con una penetrazione delle catene alberghiere in termini di numero di hotel pari al 5%, caratterizzato da realtà familiari anche con storie di successo alle spalle. Per cogliere le dinamiche del settore, sfruttare le opportunità e affrontare, con risorse adeguate, le difficoltà, è inevitabile puntare sulla crescita dimensionale delle realtà turistiche, catene alberghiere o reti organizzate di operatori del settore.

La frammentazione porta con sé una debolezza intrinseca nel far valere gli interessi di un settore strategico come quello del turismo in Italia. Le proposte del Governo, anche in un periodo eccezionale come quello attuale, dimostrano il vuoto di rappresentanza, di fatto è come se ci fosse un mancato riconoscimento dell’importanza del settore. È assurdo che a livello governativo non ci sia  consapevolezza del ruolo determinante del turismo del tempo libero, in termini di occupazione, nonostante sia un settore altamente ad alta intensità di manodopera; inoltre, è come se si ignorasse il ruolo di promozione e valorizzazione che il turismo ha in riferimento all’attrattività dell’intero sistema Italia, si ha l’impressione che il turismo riguardi solo le attività museali e culturali, gli operatori italiani devono comprendere che nel mondo del turismo “piccolo non è più bello”: ci vuole un cambio di mentalità, è necessario aprire al capitale, cercare una crescita organica o attraverso operazioni straordinarie, seguire un piano industriale, alla fine ne usciremo, a patto che si realizzi una grande alleanza fra Europa, Stato, tessuto imprenditoriale e istituzioni finanziarie, che abbia come obiettivo comune una ripresa rapida di uno dei settori più strategici del sistema economico italiano.

Alfredo Magnifico

Coronavirus/ Riapertura graduale delle attività, prime ipotesi

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I dati meno gravi che si registrano in questi giorni in merito all’epidemia di coronavirus, non faranno allentare subito le maglie delle restrizioni. Nello specifico serviranno ancora diverse settimane. ​​​​​La serrata totale durerà almeno fino a Pasqua, poi, se il numero dei malati continuerà a calare, il governo valuterà una riapertura graduale. Ma prima di maggio niente passeggiate, né saranno aperti bar e ristoranti.
Bisognerà mantenere la distanza di almeno un metro ancora per diverso tempo e indossare la mascherina nei luoghi pubblici. Dopo la data limite del 18 aprile potranno riaprire poche attività: si valuteranno quelle della filiera alimentare e farmaceutica finora non comprese tra i servizi essenziali ( le imprese di meccanica legata all’agroalimentare oppure quelle chimiche) che dovranno comunque dimostrare di essere in regola con le norme sulla distanza di sicurezza tra i dipendenti e la dotazione dei dispositivi di protezione.
Si darà probabilmente il permesso a chi non ha particolari contatti con i clienti, come chi fa riparazioni oppure certi artigiani. Tempi più lunghi per estetisti e parrucchieri, così come le palestre. Bar, pub e ristoranti, vedranno reintrodotte le misure precedenti: il distanziamento dei tavoli ed evitare che le persone stiano a contatto davanti ai banconi. Dovrà essere rispettata la regola della distanza minima di un metro tra gli avventori.
Per ultimi riapriranno i luoghi soggetti ad affollamento o assembramento su certi numeri: quindi tempi lunghi per cinema e teatri, che dovranno comunque far rispettare le distanze di sicurezza, mentre i grandi eventi, come concerti e partite, dovranno essere attentamente valutati.